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Home » La vera pandemia si chiama CovUE-1992.

La vera pandemia si chiama CovUE-1992.

Chicco Valli by Chicco Valli
23 Marzo 2022
in Attacco all'Italia?, Crisi, Crisi del globalismo, Crisi Italia, Euro, Euro Crisis, EUropa, Fine dell'EU post Brexit, Generale, Germania, ITALEXIT
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La vera pandemia si chiama  CovUE-1992.
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Ovvero storia di un colonialismo mascherato – Ultimo atto – Riprendiamoci le chiavi di casa

 

Le ultime mosse in seno alla Commissione Europea vedono la identificazione di aree non allineate, titolate da Paolo Savona in modo eufemistico “aree non ottimali”, con il Nord Europa (Germania, Olanda, Austria, Finlandia ). Queste aree comprendono l’Italia, la Spagna ed il Portogallo. Forse anche la Francia che probabilmente trema per lo shopping bancario ed aziendale effettuato in Italia da 20 anni a questa parte che rischia di andare “in fanteria”.

Sono aree che noi definiremmo meglio come zone tendenzialmente idiosincrasiche rispetto alle prime.

Le ragioni di questa dicotomia risiedono nei punti di dissidio sulle misure urgenti da intraprendere per affrontare la crisi casualmente o meno originata dal Covid19 nei paesi UE già gravati dei meccanismi di stabilità come Spagna ed Italia

AREE PANGERMANICHE

1. Volontà a creare/far creare posti di lavoro nei Paesi più finanziariamente ed economicamente più deboli attraverso un sostegno diretto della UE e senza “ricatti” o “clausole vessatorie”? NO

2. Volontà a far abbassare le tasse? NO

3. Volontà ad emettere Eurobond/Coronobond? NO (più sotto si approfondisce quali altri NO comprenda)

4. Volontà a far sostenere una Spesa Pubblica sottratta irredimibilmente ai meccanismi di stabilità? NO

5. Volontà a permettere al singolo Stato di poter intervenire sul Debito e ridurlo/azzerarlo con un intervento “one-shot” di redenzione totale o parziale una-tantum del debito, una sorta di “giubileo straordinario” del debito? NO

6. Volontà a sopprimere le regole MES (che non fanno parte del trattato TCE-TFUE, ma sono solo accordi intergovernativi MAI approvati dal Parlamento italiano)? NO

7. Volontà a sostenere con aiuti di beni e servizi sottratti a qualsiasi onere immediato e futuro per il Paese aiutato? NO

8. Volontà a sostenere con aiuti gratuiti di personale medico e sanitario, strutture mobili o infrastrutture a favore dei Paesi più colpiti dal virus? NO (così sembra per il momento)

9. Volontà a sostenere con liberalità finanziarie l’Italia? NO

10. Volontà a permettere all’Italia una stretta sull’immigrazione (o redistribuirla in zona UE) che pone un rischio incrementale da ritenersi difficilmente controllabile che aggraverebbe ulteriormente la situazione pandemica? NO

11. Volontà di non impedire o non rallentare processi di acquisizione delle risorse urgenti relative alla crisi pandemica acquistate o regalate da Stati extraUE? NO

La Germania dicendo NO agli Eurobond cd “Coronabond”, ma appoggiando solo ed esclusivamente la linea della “Pandemic Crisis Support”, porterà necessariamente a rinviare il problema del Debito Pubblico per gli Stati “non allineati”, come l’Italia, ed far esplodere il loro debito esponenzialmente nel prossimo futuro grazie anche alla capitalizzazione degli interessi sul debito pubblico stesso altresì cumulato:

– dice pure NO alla creazione di un Debito Comune per far fronte all’emergenza,

– dice NO alla formazione di un fondo di garanzie comuni in cui ciascun Paese pro-quota PIL sostenga gli impegni presi

– dice NO a tassi bassi ed uguali per tutti gli Stati UE

– dice NO alla redistribuzione delle risorse a favore dei Paesi più colpiti dalla crisi endemica da Coronavirus

– dice NO alla redistribuzione al saldo netto attivo (PNE) della sua bilancia dei pagamenti costantemente sopra i parametri fissati dai trattati UE e pari al 6% (loro sono all’8%) e quindi ad una revisione degli equilibri competitivi tra Stati all’interno dell’”Unione” per avvantaggiare quelli che stanno sostenendo più pesantemente la “crisi virale”

– dice NO ALLO SPREAD ZERO, ovvero ininfluente su questa massivo sostegno finanziario della Spesa Pubblica dei singoli Stati aderenti alla “Unione” Europea.

Non si vogliono approfondire le ragioni di questa posizione, già ampiamente discusse su questo sito, salvo solo ricordare che in questo modo continuerebbe a tutelare la propria egemonia economica e finanziaria e il proprio sistema bancario che, in condizioni di VERO libero mercato, avrebbe già dovuto far fallire molte banche tedesche già 10 anni fa, con Deutsche Bank capofila ed i suoi storici oltre 80 mila miliardi di derivati tossici “in pancia” (e forse anche molto oltre), ed ora “ridotti” a poco meno di 50, comunque sempre oltre 12 volte il proprio PIL/paese (link) che in tempo di crisi avrebbe portato il sistema-Germania a FALLIRE DUE VOLTE. Nel 2008 e nel 2020, o quanto meno una delle due volte, naturalmente in ipotesi eziologica.

La BCE,

a differenza di una qualsiasi altra NORMALE banca centrale nel mondo:

1- NON PUO EMETTERE DIRETTAMENTE MONETA SOVRANA PER SOSTENERE LA SPESA PUBBLICA DEGLI STATI ADERENTI ALL’EURO CHE NECESSITINO DI LIQUIDITA’ URGENTE (che banca centrale è allora?)

2- NON PUO’ FINANZIARE CON PRESTITI DIRETTAMENTE IL DEBITO PUBBLICO DEI SINGOLI PAESI ADERENTI ALL’EURO, quindi a tassi decisamente più favorevoli rispetto ai tassi di mercato.

3- NON PUO’ SVALUTARE L’EURO nei confronti delle altre valute per sostenere l’economia dell’Eurozona in quanto non può per statuto agire sulla leva dei cambi.

4- NON PUO’ ACQUISTARE TITOLI DI STATO SUL MERCATO PRIMARIO per sostenere il debito pubblico dei singoli Stati, ancorchè in modo differenziato e temporaneo.

Il cd Pandemic Crisis Support richiede in ogni caso delle aspettative di rientro nei patti di Stabilità Monetaria e Finanziaria nel medio-lungo periodo. Con un debito decisamente ampliato da questa crisi significherebbe un prevedibilissimo periodo di Austerity per l’Italia ancora peggiore di quello avviato da Monti. Chi sarà mai a farlo se non un signore delle lobbies? Un Mario Draghi ad esempio?

Repetita juvant: ricordiamoci cosa ha detto il mitico Cossiga di Draghi = “vile affarista”

STANDO IN EUROPA l’Italia di cosa avrebbe bisogno?

Prendere tutti i punti sopra e volgerli all’affermativo, dove la Germania dice NO e la BCE dice NON POSSO, mettere GERMANIA SI e BCE DEVE.

Quindi? L’Europa non serve a NULLA.

Detto ciò, Wolfgang Munchau dal Financial Times sostiene che: “Gran parte del denaro è credito, non sovvenzioni. Se un’azienda prende in prestito denaro mentre i profitti diminuiscono, la solvibilità si deteriora“.

Ma prendere a debito significa dover pagare il signoraggio al sistema ESB (sistema bancario europeo) che tratta con lo Stato quello che una Banca Centrale dovrebbe fare direttamente. Ed a interessi molto più contenuti, bassi e controllabili.

Lo stesso Wolfgang Munchau dal suo sito “Euro Intelligence” sostiene che da questa crisi potrebbe originare una Debito Pubblico Aggregato Europeo compreso tra almeno il 20% ed il 50% del PIL europeo, ovvero tra circa 3,5 mila miliardi di Euro ed un massimo di circa 8,5 mila miliardi.

Ed il nostro Paese, con Conte su cui tutta la popolazione sta contando e che a conti fatti finora sta impegnando APPENA “4,5 miliardi”, con parte di spesa già stanziata agli Enti territoriali e di cui soli 400 milioni come mancetta da distribuire ai “poveri”….ovvero gli italiani.

Cioè: lo 0,1% di quello minimo previsto necessario a sostegno per l’area UE e, siccome noi rappresentiamo circa il 10% del PIL europeo, quello di cui minimo abbisogneremmo lo dice un tedesco (noi siamo troppo occupati con le maschierine e le autocertificazioni “da collezione”): abbiamo bisogno di almeno minimo 350 miliardi di euro di Spesa Pubblica integrativa che sostituisca al più presto la Domanda Aggregata persa/che perderemo con la crisi “indotta” in atto .

Ma dove andiamo se la bicicletta non l’abbiamo?

E’ proprio necessario che lo Stato italiano si debba indebitare così a dismisura? NO.

Infatti, se lo Stato esercitasse la propria Sovranità monetaria e “stampasse” moneta sovrana in proprio, non avrebbe senso parlare di problemi di debito pubblico, nè tanto meno di spread, in quanto è lo Stato stesso che fissa/controlla il saggio di interesse sui titoli di Stato e la loro “duration“, i quali che possono così tornare ad essere forme di risparmio stabile e sicuro per le famiglie italiane. Titoli magari a breve o brevissima scadenza (un anno o addirittura mesi).

Stampa le bancanote proprie e paga con ciò tutta la Spesa Pubblica necessaria: 350 milioni ed anche più, solo il tempo necessario di farlo.

E pensare che nel 1959 avevamo ricevuto l’oscar per la moneta più forte al mondo.

Il nostro debito pubblico una delle tante leve a disposizione dello Stato….

Nel 1979 il rapporto Deficit/PIL faceva un baffo ai parametri di Maastricht dell’epoca perché era sotto il 60% (58,35%) con un Debito Pubblico a valori di mercato pari a 162.758,6 e rotti, milioni di euro. Eravamo talmente bravi che tutto l’oro che abbiamo (o che dovremmo avere, parte in deposito c/o terzi negli UK e negli USA) lo abbiamo accumulato proprio in quel periodo (anni-’50-’60). Eravamo bravini, vero? Forse qualcosa è andato storto dopo? Magari accettare l’ERT ed il Bruxels Business?

Nel 1991 eravamo persino diventati quarti al mondo per Real GDP (PIL reale), davanti a UK, Germania e Francia e ora siamo al dodicesimo posto arrancati dalla Turchia che ci fott…ops ci blocca le mascherine alla frontiera acquistate da una ditta italiana con soldi già anticipati e non restituiti, almeno finora. Forse l’invidia verso un Paese così forte e “spensierato” come quello dello “stivale italico”?

Ci hanno voluto far credere che eravamo un popolo indegno della UE, spendaccione e di serie B.

Ma eravamo in partenza i PRIMI DELLA CLASSE.

Tremonti, da uomo concreto, studioso ed esperto ha ieri ricordato cosa sta evocando quanto stia succedendo con questo virus:

“Globalizzazione finita. È come Sarajevo 1914″

L’ex ministro dell’Economia Tremonti: “Lo sparo del 1914 pose fine alla Belle Époque, la pandemia a 30 anni di mercatismo”

“Questa pandemia è il tipico ‘incidente della Storia’. Un precedente, per capirci, è stata Sarajevo: un luogo remoto, un fatto inaspettato, improvviso e in sé drammatico ma non percepito subito come tale, ma poco dopo la Grande Guerra e la fine della Belle Époque e con questa la caduta della vecchia Europa. La Storia non si ripete per identità perfette, ma gli ‘incidenti’ sempre ricorrono”. Si può dire che nel suo libro Le tre profezie, Giulio Tremonti aveva previsto tutto. O quasi.”(tratto da “www.ilgiornale.it)

Giulio Tremonti aveva scritto anche, in tempi non sospetti (1995), “Il fantasma della povertà” intuendo sin da allora a cosa ci avrebbe portato questa globalizzazione, di cui la UE è solo una applicazione tecnico-pratica nell’area geografica europea.

Lui è uno che aveva capito. Ci ha provato nel 2011 ma lo hanno segato.

Ora il contesto e gli scenari internazionali sono completamente cambiati, anche grazie alla Brexit di Bojo e di Trump.

Abbiamo l’appoggio degli USA a Conte proprio ieri ribadito ad una giornalista:

Coronavirus, Trump: “Stiamo lavorando molto per aiutare l’Italia”

Coronavirus, Trump: Usa aiutano Italia anche monetariamente

Per il resto non abbiamo bisogno di imparare da nessuno.

Smettiamola di fare gli esterofili perchè pensiamo di non avere menti valide e conoscenze adeguate in Italia. Dall’energia, alla bioingegneria, dalla medicina, alla chimica, dall’aeronautica alla finanza.

Abbiamo il Know-How, abbiamo le menti, non lasciamo/costringiamole a fuggire all’estero. E’ quello che vogliono francesi e tedeschi. USA ovviamente ringraziano anche loro.

L’Italia ha fondato le prime banche ed ha portato la conoscenza della gestione monetaria nel mondo.

L’articolo appena pubblicato che ne dà solo un piccolo assaggio, https://www.mittdolcino.com/2020/03/30/un-grande-italiano-che-nessuno-ricorda-amadeo-peter-giannini-il-banchiere-che-investiva-sul-futuro/#more-20005

Sappiamo come e cosa fare perché le nostre teorie le abbiamo già pensate, studiate, discusse, testate e implementate.

Non solo attraverso la scuola fiorentina, genovese e veneziana, ma anche nel periodo fascista.

Le nostre conoscenze “ragioneristiche” e “finanziarie” di inizio ‘900 non hanno rivali ed hanno permesso anche improntare politiche che hanno portato rapidamente al nostro “boom economico”, caso scuola nel mondo, reso possibile SOLO con l’uso corretto della nostra sovranità monetaria con il controllo e la proprietà della stessa moneta in mano allo Stato.

Giacinto Auriti è il nostro grande maestro, ormai scomparso, ce lo ha ricordato per ben oltre 40 anni.

E Giulio Tremonti aveva scritto in tempi non sospetti (1995) “Il fantasma della povertà” intuendo sin da allora cosa ci avrebbe portato questa globalizzazione, di cui la UE è solo una applicazione pratica all’area europea.

Possiamo farlo? Certo! Occorre attivare immediatamente l’art 65 TFUE che permette la SEGREGAZIONE FINANZIARIA del paese che lo adotta, preservandolo da attacchi speculativi e rendendo possibile un difesa finanziaria dello Stato.

Poi pensiamo ad uscire dalla gabbia dell’Euro e di questa Europa che ci sta NEGANDO TUTTO.

Poi penseremo alla ITALEXIT TOTALE (EURO+UE).

La UE HA DIMOSTRATO CON QUESTA PANDEMIA DI ESSERE IN METASTASI.

E’ giunta ora di dire addio.

Chicco Valli

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

Tags: Auritibcecoronabondeurobondgiubileogiulio tremontiMunchaupandemic crisis supportpaolo savona
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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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