A fronte di nostri interventi passati che hanno coinvolto direttamente premi Nobel, grandi medici, ricercatori, cattedratici ecc. riteniamo di avere maturato una certa rispettabilità, corroborata dal fatto che per scelta non riceviamo ne’ sovvenzioni , ne’ donazioni.
Tempo fa stavamo organizzando un’intervista con un famoso climatologo italiano, direi famosissimo.
Bene, dopo i convenevoli di specie, ricevemmo le solite aperture, date dal fatto di avere intervistato soggetti del calibro di Alan Derschowitz per intenderci.
Alla domanda sull’argomento preciso, lo abbiamo in dettaglio esposto:
“Influenza sul riscaldamento climatico dei jetfuel solforati insufflati in alta troposfera, con eventuale metallizzazione post combustione”.
Silenzio. Panico.
Dopo alcune balbuzie del cd. prof, la faccio semplice, la risposta è stata, circa, “voglio continuare a far ricerca”, “leggete i miei libri”, con rifiuto di proseguire alcun discorso. Così termino’.
A nulla valsero le referenze, aver studiato a livello post laurea con uno dei più importanti professori moderni a livello mondiale di ingegneria chimica, aver ricevuto premi, aver studiato in distinte Università. Nulla. Solo una sorta di panico, ricordandoci che anche gli ingegneri dovrebbero trovare ostica la materia climatica (i fisici però raramente risolvono equazioni differenziali a derivate parziali come base delle proprie competenze formative, ndr)
Li’ capimmo di essere sulla buona strada.
In effetti il professore emerito Valentina Zharkova, Ucraina di origine ma professoressa in UK, da noi intervistata tempo prima a seguito della pubblicazione del suo importante paper sulla Bibbia della fisica degli astri, Astrophysical Journal, non più retractable (al LINK) ci indirizzo’, visto che fece il suo Ph.D in energy transmission, su come la spiegazione della CO2 per il riscaldamento climatico fosse secondo Lei insostenibile. E cosa si aspettasse invece per il clima negli anni a venire.
Come si rileva facilmente, lo spettro visibile va da 400 a 700 nm circa (grafico in basso), ossia da 0.4 a 0.7 micrometri (fattore x1000); l’assorbimento energetico del vapore acqueo invece è spostato verso lunghezze d’onda maggiori, ossia con picchi oltre i 10 fino a 100 micrometri. I raggi – principalmente UV – incidenti dal sole sulla terra sono in larga parte inferiori a 400 nm, vedasi in calce per i riferimenti. Mentre i raggi IR emessi dalla terra di notte [riscaldata di giorno dall’irradiazione solare] sono presentati nella figura che segue, la prossima.
Fonte seconda immagine: https://water.lsbu.ac.uk/water/water_vibrational_spectrum.html
Con il giusto metro, non fu difficile comprendere la vera genesi dell’attualità, in campo Green. Che ruota, appunto, sulle notti calde e tropicali.
Prima di tutto, come premessa, sappiate che la CO2 in atmosfera è assolutamente marginale, idem quella emessa dalle automobili. Infatti la stragrande maggioranza della CO2 è sciolta negli oceani, vedasi le figure che seguono, alla fonte, sotto. Idem per l’influenza della CO2 come gas serra, infatti il gas serra più potente, alla lunga, è il vapore acqueo, l’umidità insomma.
Ovvero, sembra emergere un riscaldamento indotto in altro modo (…), NON dalla CO2, vista più come una conseguenza inevitabile – vista chimicamente – data dalla liberazione di CO2 dagli oceani a causa delle acque più calde, ovvero della minore solubilità del gas in acqua con l’aumentare della temperatura.
Parimenti – si noti – la terra sta reagendo, aumentando con più CO2 la vegetazione (…), vegetali che crescono ad esempio sempre più ad altezze maggiori, con più copertura verde, visto che le piante si nutrono di CO2.
Come si rileva facilmente, un incremento di nubi alte in atmosfera incide sullo spettro di emissione IR della terra: ossia gli aerosol insufflati in alta troposfera, di fatto nubi alte (in forza di un comportamento igroscopico dei combusti, trattasi di umidità), assorbono calore in uscita da radiazione IR scaldando il pianeta (…) Fonte: al LINK
Ora, le notti calde. Perché?
Si congiungano dunque i puntini: il terrore dell’argomento di cui al professore, sopra, e le notti calde, due elementi davvero correlati…
Si perché, come emerso prepotentemente in recenti paper specifici, documenti ufficiali, anche in position paper ufficiali dell’EU del 2010, l’effetto dei cd. contrails, scie chimiche di condensazione da jetfuel, possono essere esacerbati, aumentati insomma, da jetfuel molto solforati. Se poi si addizionasse anche alluminio (ad es. come idrossido o simile, come effetti chimici) in post combustione si produrrebbe un forte flocculante in cielo, altamente igroscopico.
Varie fonti, convergenti
Si tratterebbe nel caso del famoso alluminio solfato, che per ogni molecola può aggregare fino a circa 20 molecole di acqua, con formazione di umidità dispersa in cielo ad alte tangenze, in abbondanza .
Così si spiegherebbe bene lo strano effetto “panna montata” in cielo nelle scie di condensazione appena irrorate come aerosol in cielo, dai jet, con condensazione appunto di acqua (come conseguenza della combustione di jetfuel solforati degli aerei). Scie che poi si disperdono ovvero si diffondono, “aprendosi in cielo”, trasformandosi una nebbiolina diffusa in quota evidente soprattutto a fine giornata, dopo aver sopportato il transito di svariati jet facenti la stessa funzione. Umidità in alta quota insomma.
È pleonastico derivare teoricamente l’effetto di tali umidità iniettata derivata da insufflazione di fatto di aerosol a grandi altezze, in termini assolutamente incontrovertibili secondo la chimica-fisica.
Infatti tale umidità in quota e’, a livello di cd. energy transmission, quasi trasparente nei confronti dei raggi UV (ultravioletti) emessi di giorno dal sole verso la terra.
Tali raggi UV arrivano dunque sulla crosta terrestre scaldando di giorno il pianeta terra. Poi, di notte, la terra scaldata dagli UV, riemette raggi infrarossi, verso il cielo.
E qui succede la “magia” della fisica: la stessa umidità TRASPARENTE agli UV diventa OPACA agli infrarossi. Ovvero, gli IR emessi di notte non riescono ad uscire dall’atmosfera causa umidità dei contrails (scie di condensazione), umidità su base solforata, ripetiamo.
Dunque tali raggi IR “rimbalzano” colloquialmente parlando, meglio detta vengono assorbiti dal sistema terrestre, ovvero tornano di nuovo verso la terra, non escono, determinando il riscaldamento da effetto serra a danno del pianeta.
Capite che non è un caso che siano proprio le notti calde la causa del riscaldamento in generale, non i giorni (diurni) caldi. Anzi, le notti calde sono il canarino nella miniera!
Attenzione però: quanto ciò riportato, oltre ad essere rilevabile facilmente da qualsiasi fonte tecnica informata, è pura realtà fisica.
Dunque non controvertibile come meccanismo, argomento per altro ormai ben presente in letteratura, si guardi la sezione “Clima” e “Clima ed Economia” di questo sito per le fonti scientifiche.
Argomenti – però – purtroppo accuratamente evitati dalla propaganda mediatica imperante, soprattutto in Europa, propaganda ignorante per definizione. Infatti non risulta che alcuno abbia confutato tali ragionamenti, di derivazione – lo ripeto – perfettamente scientifica e fattuale, spiegazione meccanicistica.
Infatti ad andare a fare semplici ricerche sull’argomento di scopre che sono proprio le notti calde a determinate , in quota massima, il riscaldamento climatico attuale.
Togli le scie di condensazione, ossia lo zolfo nei jetfuel, ed il clima tenderebbe a raffreddarsi, ad esempio (si noti per altro che togliendo detto zolfo dai combustibili si ridurrebbe drasticamente anche la formazione di acido solforico che corrode le turbine degli aerei, allungandone la vita utile, ndr).
Se ci pensate bene è proprio quanto accaduto nel 2020 quando, causa COVID, i voli aerei terminarono: il clima divenne immediatamente nevosissimo e freddo. Vi torna?
In fondo la propaganda per definizione si basa sull’ignoranza dei lettori. E su quella dei giornalisti, o sulla loro disperazione per portare a casa una buona pagnotta a fine mese.
Si, perché gli aerosol solforati insufflati in alta troposfera sono del tutto assimilabili ai cirri, o nubi alte, che si formano naturalmente. Ma che sono MOLTO MENO COMUNI delle nubi antropogeniche da insufflazione solforata via jetfuel (le nubi basse invece, stratocumuli, tendono ad essere mediamente con effetto refrigerante perché tendono ad assorbire anche parte delle radiazioni in arrivo dal sole, in proporzione maggiore, ndr).
Finalmente, arrivati fino a qui, se pensate che tutta questa sia una congettura speculativa provate giusto a leggere questo recentissimo articolo del MIT, che segue, una delle più importanti università al mondo: spiega per filo e per segno quanto da noi indicato!
Fonte: https://climate.mit.edu/ask-mit/how-do-clouds-affect-earths-temperature-are-humans-changing-clouds
Nubi ossia umidità, ovvero contrails, scalderebbero il pianeta…
Dunque, si, il riscaldamento climatico sembra essere proprio antropogenico. Ma voluto. E non dipendente dalla CO2!
La cosa interessante è notare come negli usa, dopo la cancellazione da parte di D.J. Trump del trattato Open Sky (firmato a Pratica di Mare, attivo dal 2003, l’anno del picco di calore in Europa, vi ricordate spero, ndr) assieme al combinato disposto dello Space Preservation Act (seconda versione, interessante vedere le differenze con la prima, ndr), si stiano moltiplicando i papers soprattutto americani ed anglo in genere (molti indiani, ndr) che introducono al grande pubblico quanto invece nascosto per anni, sul riscaldamento climatico indotto .
E taciuto soprattutto in Europa, l’unico luogo dove, sembrerebbe, il riscaldamento climatico continua ad essere pervasivamente presente, soprattutto sulle prime pagine dei giornali vicini al panel Green cd. Davos. E nei costi annessi per il 99,9% della popolazione residente.
Che poi il Green a tutti i costi sia l’architrave di Davos, usato per imporre costi assurdi al 99% della popolazione (chi invece viaggiava prima in jet privati continua e continuerà a farlo, ndr), ovvero per giustificare un piano sospettato di essere addirittura depopolativo, potrebbe essere fin’anche un mero corollario.
MD
***
Spettro delle lunghezze d’onda dell’emissione solare verso la terra: si noti che 500 nm sono 0.5 micrometri (dunque l’umidità atmosferica tende relativamente a non assorbire l’energia associata alle lunghezze d’onda provenienti dal sole [attenzione alla scala logaritmica dell’assorbimento])
Fonte: al LINK
*****
Image: thanks to NASA.ORG, https://science.nasa.gov/ems/13_radiationbudget