Il sottile confine tra democrazia e dittatura
Ci si potrebbe chiedere perché siamo arrivati a questo punto.
Noi aderenti alla MMT sappiamo bene che il limite non sono i soldi, ma la nostra fantasia e la capacità di comprendere le leggi naturali e di vivere in armonia con esse, in una diade simbiotica utile a tutti.
Ma non è andata così, mi viene da citare un vecchio libro:
“Ora, quello che voglio sono Fatti.
Insegnate a questi ragazzi e a queste ragazze solo i fatti e niente altro.
Solo di Fatti abbiamo bisogno nella vita.
Non piantate altro e sradicate tutto il resto.
Solo con i Fatti si può plasmare la mente degli uomini: il resto non servirà assolutamente a nulla, mai.
Questo è il principio su cui ho allevato i miei figli, e questo è il principio su cui ho allevato questi fanciulli.
Attenetevi ai Fatti, signori!”
Ed i fatti sono sotto i nostri occhi, la democrazia non è più funzionale al livello di complessità che ha raggiunto la finanza speculativa, tant’è che la si vorrebbe abolire.
I meccanismi dell’esercizio del potere politico sono ormai parte dello stesso fine speculativo.
Lo sbandierato grande reset di cui tanto si dice, altro non è che il reset (messa a zero) dei nostri diritti per entrare nel nuovo algoritmo sociale in via di costruzione.
Architetti di morte direi io, ma riprendendo Dickens ed una sua bellissima frase, egli direbbe…
“gli indefinibili moti dell’animo umano, che continueranno a eludere tutte le astuzie dell’algebra, anche le più sottili, fino al giorno in cui le trombe del giudizio non abbatteranno l’algebra stessa.”
Da tempo noi scriviamo che la finanza, è più pericolosa di mille eserciti come diceva Thomas Jefferson (terzo presidente USA).
All’epoca la MMT non esisteva ancora, tuttavia nella sua frase c’era il germe di come spendere la pubblica moneta.
Nel tempo però le cose sono cambiate, e come si sa il diavolo è nei dettagli.
Frode, manipolazione, inganno, elusione, evasione, commercio di armi, riciclaggio di denaro e soprattutto, “sliding doors” in cui la gente passa con disinvoltura dalla politica alla finanza e viceversa.
Portandosi dietro monumentali conflitti di interesse.
Charles Mackay nel suo nel suo “Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds” (1841), fu un pioniere dell’analisi finanziaria.
Individuava come la mania speculativa, sia la manifestazione della tendenza momentanea della società ad essere vittima di illusioni e follie collettive, in una parola delle mode.
Sappiamo bene che gli esseri umani pensano come un gregge, impazziscono come un gregge e rinsaviscono singolarmente, tornando lentamente all’uso della ragione.
In questo momento ci sono aziende che valgono, nella follia di Wall Street, più di 50 volte i loro fondamentali, è evidente che non può durare.
Questa follia vive anche delle commistioni di cui prima, si riflette nella politica, con azioni diverse, la più palese è la guerra sul fronte delle notizie.
Ogni manipolazione è lecita, così come sono manipolati i prezzi.
Ogni censura alle voci fuori dal coro è lecita, per sostenere il distopico racconto del falso mondo che stiamo vivendo e dei falsi profeti, suoi menestrelli.
A tal proposito consiglio l’ascolto dell’ultimo sforzo di artistico di Bob Dylan qui , una lirica che ci conduce alla scoperta del matrix dei nostri giorni.
Adesso parlano dell’impeachment di Trump, un fiammifero acceso nella santabarbara.
Addirittura una signora oltre il Gottardo che di certo non ama Trump, ha criticato le decisioni dei grandi del web, forse abbiamo veramente passato il sottile confine della libertà per entrare nel regno oscuro della dittatura.
Un avvertimento per ogni democrazia che voglia considerarsi tale, e non solo de jure.
Le Big-Companies, le multinazionali sono pericolose per le regole della democrazia, quando hanno la forza di confrontarsi con gli stati, ormai con i più grandi del pianeta.
Potrebbero decidere chi far parlare o meno, potrebbero nelle campagne elettorali, decidere i personaggi da fare apparire maggiormente.
Potrebbero preferire un pensiero politico ad un altro.
Ad esempio abbiamo osservato come in questi anni, le grandi compagnie abbiamo fatto trilioni di dollari ovunque.
Pagando tasse minime in paesi a loro scelta, mentre il main-stream si riempiva di lotta all’evasione.
E intanto la bottega sotto casa chiudeva, lasciando senza lavoro un paio di famiglie.
Non sono solo tempi ridicoli, ma pericolosi.
Abbiamo visto la propaganda a favore di una austerità dei conti pubblici, proprio come gradito all’establishment europeo, un altro spettacolare manufatto sbagliato degli ultimi venti anni.
Abbiamo assistito allo sterminio delle piccole e medie imprese, dei liberi professionisti, delle aziende famigliari.
Lo sterminio del maggior punto di forza di questo Paese.
Le notizie dei fallimenti, chiusure, marcavano la disperazione del singolo, della sua famiglia, punto certamente importante.
Nessuno però, salvo noi e qualche altra mosca bianca, ha mai detto che le colpe sono di un tessuto politico ed economico inadeguato.
Tempi difficili, tempi pericolosi, non resta che spegnere tutto e attendere gli eventi, forse il finale della battaglia è già scritto.
I prossimi giorni saranno cruciali.
Nell’attesa di un risveglio popolare, buona fortuna.
R.Z.
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