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Home » Siete pronti per la fine del globalismo pro-Cina? Intanto sarà hard Brexit (magari con Boris Johnson a Downing Street, il trumpiano nato cittadino statunitense)

Siete pronti per la fine del globalismo pro-Cina? Intanto sarà hard Brexit (magari con Boris Johnson a Downing Street, il trumpiano nato cittadino statunitense)

mittdolcino by mittdolcino
14 Marzo 2022
in Geopolitica
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Non voglio parlare dei sovranisti post elezioni EU, che restano lontanissimi dal poter solo lontanamente pensare di essere influenti a Bruxelles, in quanto tale epilogo era ampiamente previsto (purtroppo i sovranisti italici hanno mentito quando vi hanno illuso sul “cambiare l’EU dal di dentro”; e noi vi avevamo avvertito per tempo, ndr).

Invece nei grandi disegni globali, quelli che ci riguarderanno molto da vicino (…), molte cose stanno accadendo dopo anni di incredibile stallo dovuto alla necessità di eliminare le incrostazioni clintoniane ossia globaliste (per loro interessi, Dem) in seno alle istituzioni USA. Ed a fronte di una presidenza USA trumpiana oggi finalmente forte.

Con l’elezione di William Barr al dipartimento di giustizia americano le cose stanno infatti cambiando. Il motivo è sottile, ed è un peccato che i leghisti italiani – teoricamente affini a Trump – non l’abbiano capito: mentre qualcuno tra Milano e Brescia riteneva (a torto) che Trump sarebbe caduto nell’impeachment di Müller (che alcuni, o forse molti, ritengono essere parente del famoso Heinrich Mueller, capo nazista della Gestapo sparito negli ultimi mesi di guerra e mai più riapparso) alla fine il Commander in Chief è stato prosciolto; dunque si fecero convincere a firmare l’accordo coi cinesi della Via della Seta, certamente male consigliati – apposta? – da un giovane leader dell’improbabile governo Renzusconi, governo morto prima di nascere. Poi tutto andò a catafascio, lato Renzusconi, come sappiamo. Ma la firma con la Cina rimane e va corretta (si dice che oggi i militari siano al comando delle operazioni USA per cui mettetevi l’animo in pace, qualcuno dovrà pagare per l’errore, è la prassi, …).

Saranno pure teorie complottistiche ma una certa strana somiglianza…

Sembra che Trump abbia convinto Mueller a lasciarlo lavorare, base argomenti concreti: nessun Russiagate, nessuna ingerenza russa a favore di Trump – anzi sembrerebbe quasi il contrario col caso Uranium One, … -, in realtà con l’ombra sinistra di un golpe globalista a danno di un presidente eletto, golpe alla fine fallito, evidentemente per ovviare ad un presidente che sta davvero facendo gli interessi del 99% degli americani e non quello delle elites. Si dice che Mueller sia stato convinto a suon di documenti scottanti sull’ 11/9 e sulle tante cose taciute, tragedia molto dubbia nella genesi e nell’implementazione che vide pesantemente coinvolto l’ex capo dell’FBI (W. Barr non a caso è un uomo assai vicino alla famiglia Bush, che oggi è salva, ndr).

W. Barr e George Bush padre, presidente

Archiviato il Russiagate, oggi Barr sta chiedendo conto ai clintoniani di come andarono veramente le cose durante l’elezione di Trump; dalle prime evidenze sembra che mezzo mondo abbia ordito per affossare il presidente USA. Non so se lo avete capito ma furono i servizi segreti inglesi a costruire il dossier Steele contro Donald Trump, ossia una ingerenza inaccettabile (anche la famosa Gola Profonda che inchiodò Nixon rendendo informazioni sul Watergate al Washington Post era un uomo dell’MI6, se si va a leggere la storia capite che i ruoli FBI di Comey, Strok, Steele etc. sembrano una sorta di dejavu nixoniano, ndr). William Barr sta scoperchiando tutto e temo che da qui in avanti arriveranno anche i morti, infatti mezzo mondo di quello che conta è coinvolto nell’anti-trumpismo. Alla fine il Land of Free si è rivelato per quello che è: il sistema USA del check and balance funziona, con una giustizia a termine controllata dalla politica negli indirizzi (lo sosteneva anche Falcone quando ipotizzava l’abbandono dell’obbligo di azione penale sostituendolo con indirizzi – appena dopo venne ucciso, coi Dem USA di fatto già al potere –); ossia la democrazia USA si sta rivelando reale e dunque meno prona a fare gli interessi di pochi rispetto ad es. all’EU. Ecco dunque Trump che sta cambiando alla radice le leve di potere prima interne e poi globali, anzi globaliste.

 

Il fatto che Londra fosse coinvolta nella tresca anti Trump è fatto dirimente chela dice lunga su come la perfida Albione interpreti i rapporti di forza, da sempre. La chiave di volta è giunta questa settimana dopo il quarto tentativo di Theresa May di far passare un very soft Brexit, addirittura con secondo referendum confermativo: quando è troppo è troppo, e fu così che i grandi saggi conservatori capeggiati da Brady hanno tolto la spina ad un primo ministro britannico mai tanto attento a fare gli interessi di Berlino dai tempi di Edoardi VIII.

La realtà è forse meno prosaica: fino a quando Trump era a rischio caduta Londra ha tenuto il classico piede in due scarpe; ora che sta vincendo, Boris Johnson ritorna a far capolino; lo stesso soggetto che, oltre ad essere un fan della prima ora di Trump, è anche nato cittadino americano. Naturalmente con Johnson-futuro premier la Brexit sarà/sarebbe, nel caso, hard. Ossia Berlino affonderà/affonderebbe, inevitabile. Va infatti ricordato che il potentissimo MI6, il servizio segreto esterno, dipende dal ministero degli Esteri che Johnson ha diretto; solo per andarsene nottetempo con la scusa del Brexit quando si accorse che in realtà lui non comandava ovvero era lo stesso MI6 a scavargli la fossa reputazionale con uno stillicidio di gaffe opportunamente evidenziate se non create ad arte da chi veramente tirava le fila.


 

Quello che giustifica oggi la grande risorgenza anti-globalista – ossia la rinnovata forza di Trump – è la sfida alla Cina: il mondo occidentale capeggiato da Washington ha capito i rischi che sta correndo lasciando spazio all’ultimo vero impero ufficialmente senza freni religiosi, Pechino. Dunque, pena il proprio annichilimento a termine, reagisce. E a capo della coalizione ci sono chiaramente gli USA, prossimamente assieme a Londra, mentre la Russia resterà volutamente non belligerante. Da qui capite l’enorme errore dell’Italia a firmare l’accordo della Via della Seta, che per inciso è stato “brokerato” non da un leghista – i leghisti alla Giorgetti ci sono semplicemente cascati, diventando però i traditori dell’asse occidentale, …-; secondo chi scrive, resta comunque impellente che la figura politica che nel caso ha fatto da broker nell’accordo con la Cina venga letteralmente annichilita. Ma questa è un’altra storia.

Attendiamo gli eventi, ossia:

    • le indagini del quasi Grand Jury voluto da Barr sulle evidenze del sospetto tentativo di golpe contro Trump in seno all’FBI,
    • la prossima sentenza della Corte Suprema USA che limiterà il voto ai migranti non registrati ed irregolari (con un crollo dei consensi Dem stimato in più di 10 milioni di voti, che si volatizzeranno nottetempo in quanto di fatto non esistenti),
    • il viaggio di Trump a Londra, pericolosissimo.

Sperando nella perdurante salute della Regina Elisabetta e di un hard Brexit spedito, che ormai sembra avviato al successo anche grazie al supporto indiretto di quel Farage che, dietro protezione USA (Blackwater?) ha accettato di tornare in politica a fare quello che sa fare meglio, opposizione ai filotedeschi. Ossia agli alleati della Cina nel tentare di preservare il globalismo asimmetrico and anti-anglosassone attuale.

Poi in autunno o forse prima il grand-piano USA vedrà la luce, oggi stiamo ancora mettendo in fila le pedine. Come affronterà l’EU ed in particolare l’Italia tale eventuale frangente diciamo molto burrascoso è tutto da interpretare, ben sapendo che esiste la possibilità che la Penisola diventi terreno di scontro per procura tra poteri globali tradizionali ed emergenti.

Mitt Dolcino

*****

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