In questi turbolenti anni, la politica e l’economia hanno perso il primato sulla finanza che è passata a comandarle e a decidere le sorti di stati interi come su una tavola di risiko. Vorrei ricordare agli euroinomani anti-svalutazione e traditori delle loro nazioni, cosa è successo nell’anno 1992, quando ci fu un fenomeno che, per l’euroinomane convinto, costituisce il peggior crimine che si possa commettere : La svalutazione della moneta. Ebbene sì, nel 1992 l’Italia svalutò la famosa liretta del menga, che permetteva a tutti di avere un salario che non perdesse potere di acquisto e condurre una vita dignitosa secondo i dettami dell’art. 36 della Costituzione. Vediamo cosa avevano detto i Padri Costituenti nell’Articolo 36.
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. La nostra costituzione di stampo Keynesiano aveva stabilito che la cosa più importante non erano le supercazzole europee come “la stabilità dei prezzi” o il “controllo dell’inflazione”, ma le cose più importanti erano la piena occupazione e la salvaguardia del potere d’acquisto per i salari più bassi. Vediamo i “DISASTRI” e “CATACLISMI” generati dalla svalutazione che non è l’inflazione. Le definizioni di questi due termini (svalutazione e inflazione) spauracchio degli euroinomani le prendiamo dal testo preferito dai luogocomunisti : Wikipedia. Un principio fondamentale :
LA SVALUTAZIONE NON E’ L’INFLAZIONE Vediamo le definizioni del prontuario del luogocomunista che, dopo aver letto due righe e unito con altre due righe lette sul giornalone mainstream al bar, si sente di colpo economista pronto a raccogliere come Vangelo le bufale scritte sul giornale dagli economisti prezzolati dai grandi poteri. Io ho una formazione economica e vale la pena ricordare sempre che l’economia è una scienza sociale non esatta. Gli economisti dovrebbero avere la modestia di ammetterlo. Invece no, gli economisti mainstream sono convinti di maneggiare una scienza esatta come la matematica e sparano sentenze che nella stragrande maggioranza dei casi si sono rivelate nel tempo sbagliate. Vediamo cosa sono la svalutazione e l’inflazione. Svalutazione : In economia la svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più monete (in regime di cambi fissi); quando invece ci si trova in regime di cambi variabili si parla di deprezzamento della moneta. Con lo stesso termine si può intendere anche la diminuzione del valore di una merce nei confronti della moneta, ed è un normale processo della commercializzazione. Inflazione : in macroeconomia l’inflazione (dal latino inflatio «enfiamento, gonfiatura», derivato da inflāre «gonfiare» è l’aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo, che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta. Come ben vedete dalla definizione del testo preferito dai luogocomunisti, non c’entrano nulla l’una con l’altra, ma questo è il gioco preferito dagli economisti ordoliberisti prezzolati: Indurre confusione per raccontare storie e bufale. Gli economisti e i giornalisti al soldo delle elite ordoliberiste, si divisono in due categorie : • quelli intelligenti che fabbricano i messaggi sbagliati • quelli ignoranti che li diffondono. Per diffondere fandonie devi essere stupido, perché se non sei stupido ti rifiuti di diffonderle.
Ma torniamo al 1992 : Tale evento è stato descritto dai media mainstream come il peggiore dei mali, ma noi cerchiamo di vedere come realmente sono andate le cose. L’eurone panacea di tutti i mali non esisteva, ma l’Italia faceva parte dello SME (Sistema Monetario Europeo). Aveva una valuta di riferimento che si chiamava ECU a cui tutte le valute nazionali aderenti dovevano stare agganciate, con una oscillazione (o forchetta) ammessa tra il 3% e il 5% a seconda delle divise. La Germania poteva vantare un’economia più solida di altri, con un sistema produttivo industriale di assoluta avanguardia e con una moneta forte che in pratica faceva da riferimento per tutte le altre economie. Il marco così forte portava a casa nostra moltissimi vantaggi. In primis un sacco di turisti tedeschi che venivano da noi perché, con il Marco forte, il nostro mare era molto conveniente. I media mainstream vi diranno che i tedeschi vengono ancora. Certo, i radicalchic miliardari che vanno nelle Spa altoatesine o nelle città d’arte. Manca la fascia medio/bassa dei popoli nord-europei che riempiva le spiagge della Romagna. Io vivo in Romagna e vi assicuro che, durante l’estate, le auto con targhe del nord europa si contano sulle dita di una mano, mentre con la lirina del minchia, come si dice in Romagna, ce n’era un ginocchio. Ora, queste classi più basse che riempivano l’Italia con le Mercedes gialle con i sedili rivestiti di montone, vanno in altri paesi dove sfruttano la forza dell’euro per fare una vacanza che sia anche conveniente. Spendono euro a Francoforte come a Ravenna o a Rimini. E qui interviene l’effetto del miracoloso eurone che ci salva da tutto. Non permettendo la svalutazione che è fisiologica per mantenere il potere d’acquisto delle fascie più deboli, fa andare i turisti e i loro soldi da altre parti. In Croazia o in altri paesi dove sfruttano la forza dell’euro a loro vantaggio. Vogliamo dire una volta per tutte che entrando nel cambio fisso ci siamo dichiarati “Tafazziani”? L’Italia faceva una politica monetaria adatta alla situazione della sua economia. Ma la classe politica della prima repubblica spazzata via da tangentopoli, aveva una caratteristica fondamentale : sapeva tenere la finanza al proprio posto e la politica e l’economia conservavano il primato. Il continuo aumento del costo del lavoro dovuto ai risultati positivi delle lotte per i diritti, determinava una continua perdita di competitività del sistema produttivo italiano a cui si doveva far fronte con svalutazioni della lira nei confronti del marco tedesco. Ma questa non era un’anomalia particolare, perché quasi tutte le valute mondiali si svalutavano nei confronti del marco tedesco come ben vediamo da questi grafici.
Partendo dal 1953, vediamo che la Lira Italiana, nel corso dei decenni si era continuamente svalutata sul Marco Tedesco. Ma queste non erano le “svalutazioni competitive” messe al bando dagli economisti ordoliberisti prezzolati, ma erano il risultato delle politiche commerciali tedesche tutte rivolte all’export. Il principio è semplice. Se esporto tanti prodotti, la mia valuta si APPREZZA. Ma questo fenomeno non era circoscritto all’Italia, perché, come vediamo dai grafici seguenti, TUTTE LE VALUTE EUROPEE si svalutavano sistematicamente nei confronti del Marco Tedesco. Tali svalutazioni avvenivano causa politica commerciale e non perché eravamo uno stato corrotto. Oppure dobbiamo dire che tutta europa era corrotta. Ma dal grafico seguente possiamo notare lo stesso andamento della Sterlina,
Del Franco Francese
.
E della Peseta Spagnola
Ma vediamo nel grafico seguente che anche il Dollaro Americano aveva più o meno lo stesso andamento di svalutazione sistematica nei decenni fino all’ingresso dell’eurone.
La germania aveva un sistema produttivo all’avanguardia, vendeva all’estero tanti prodotti con conseguente apprezzamento del marco tedesco. Qualche trauma queste svalutazioni lo generavano, ma in modo molto circoscritto e in breve tutto si riequilibrava. Negli anni precedenti il 1992 la Germania, per non perdere competitività e per difendere i suoi interessi, voleva stabilizzare i cambi fra le valute europee facendo aderire i paesi dell’area allo SME. Sfruttando tutto il nostro spirito tafazziano anche noi aderimmo a un sistema fatto ad hoc per la grande industria tedesca che penalizzava il nostro tessuto industriale fatto al 99% da piccole e micro imprese. Infatti, dopo qualche anno, tutti i nodi vennero al pettine. Nel 1992, la situazione delle aziende italiane divenne insostenibile soprattutto per gli esportatori, mentre gli importatori facevano affaroni andando ad acquistare all’estero tanti beni primari causa il fatto che i prodotti nazionali non erano più competitivi.
Questo dovrebbe essere il primo segnale. Quando acquisti all’estero beni primari come il pane, significa che non è sbagliato il prezzo ma è sbagliato il valore della moneta. Ma il tafazzismo nazionale trovò un grande rappresentante. L’allora direttore della Banca d’Italia, Carlo Azelio Ciampi che ricordava i mali della svalutazione e ricordava che il paese non doveva svalutare perché una valuta forte obbligava l’amministrazione pubblica ad essere più virtuosa e l’industria verso le produzioni con elevato valore aggiunto. Ciampi in seguito si scatenò in riforme draconiane come potete ben leggere in questo articolo di repubblica del 17/07/1993 https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/17/ecco-tagli-della-manovra-ciampi.html Il tutto condito dal preannuncio di sventure per l’Italia, se avessimo svalutato la nostra Lira per l’ennesima volta. Avevamo quindi una serie di traditori dell’interesse nazionale e dalle oligarchie monopoliste che avevano ben chiaro il disegno da perseguire. I grandi imprenditori come Benetton, si sono trasformati in monopolisti concessionari di servizi pubblici e questi, da una lira forte, avevano grandi vantaggi. Inoltre avevamo tutta la oligarchia nazionale con capitali in lire e soprattutto la finanza con interessi a livello internazionale. Quindi si è avuto il sorpasso definitivo delle oligarchie finanziarie sulla politica e sull’economia. Nelle grandi imprese come la Fiat si dava importanza alla componente finanziaria rispetto a quella industriale. Con il licenziamento dell’Ing. Vittorio Ghidella avvenuto il 25 novembre 1988, la Fiat disse addio al settore industriale delle automobili per diventare una società finanziaria venditrice di debiti sotto la guida di Romiti. Questa vicenda Fiat è la linea spartiacque del sistema italiano e sarà oggetto di un articolo specifico. Qui si scatenò la fantasia dei media prezzolati con tassi di inflazione a 2 cifre, perdita di fiducia dei mercati, bilancia commerciale sotto lo zero, prezzo del petrolio alle stelle, invasioni di cavallette, terremoti, cataclismi, uragani, alluvioni, miseria e perdita di valore per tutti. Il patriota Ciampi, nell’ostinazione di difendere il cambio della lira, finì le riserve valutarie della Banca D’Italia in difesa di una parità di cambio insostenibile e fummo obbligati a svalutare. Ciampi, per questo suo grande servizio reso alla comunità, fu nominato prima superministro dell’economia, poi Presidente Del Consiglio e poi Presidente della Repubblica. Il popolo italiano ringrazia. Successe che la lira tracollò. Il marco tedesco ad agosto 1992 quotava 750 lire per 1 marco, e in breve tempo arrivò a quasi 1300 lire. Quindi la lira in 3 mesi perse il 40% del suo valore rispetto al marco tedesco. Per le nostre banche locali, in particolare BCC e le Popolari quasi nessun danno. Tali banche erano pochissimo internazionalizzate, facevano il loro lavoro di banche del territorio che davano credito alla economia locale. Ricordiamo che il Signor Enzo Ferrari, fondatore di una impresa che ora ha sede fiscale in Olanda, senza l’intervento di una nota banca locale, al giorno d’oggi non lo conoscerebbe nessuno. Tali banche che avevano impieghi e raccolta in lire non fallirono e non vi furono episodi di danno irreparabile al sistema finanziario. Quelli che soffrirono furono gli importatori e le filiali italiane di aziende straniere. In particolare le case automobilistiche straniere, fecero quello che non vogliono fare adesso e che hanno dovuto fare con la Brexit : per mantenere le quote di mercato si tagliarono i profitti assorbendo la svalutazione con il proprio margine commerciale. Gli italiani indebitati in valuta estera erano coloro che avevano contratto mutui in ECU o le grandi imprese con attività estere. Ma queste lavoravano anche per l’estero e potendo contare su incassi in valuta sono state in grado di minimizzare le perdite. Quindi i danni alla finanza furono veramente irrisori. Il sistema finanziario italiano era molto ben strutturato e diversificato ed ha assorbito benissimo lo shock. Ma cosa accadde nell’economia reale e nei prezzi dei beni che i cittadini acquistavano normalmente per soddisfare i propri bisogni primari o voluttuari? Per quelli prodotti in Italia, che allora erano la stragrande maggioranza, gli incrementi dei prezzi seguirono un trend di incrementi poco più del normale. L’incidenza delle materie prime importate quasi sempre è una componente molto bassa del prezzo finale dei beni. Anche la benzina ebbe un aumento ben minore dell’incremento del costo del petrolio in lire dovuto alla svalutazione. Per quanto riguarda poi i beni voluttuari d’investimento, quali automobili o elettrodomestici di provenienza estera anche qui ci fu un incremento abbastanza modesto. Le aziende estere presenti in Italia, pur di non perdere troppe quote di mercato in favore delle industrie italiane accettarono di ridurre di molto i propri margini di guadagno che erano diventati allora molto elevati. Anzi , nel settore auto, molte case straniere vendettero per alcuni anni addirittura sottocosto, pur di non perdere quote sul secondo mercato europeo. Insomma la tanto temuta inflazione a 2 cifre non ci fu e in brevissimo tutto si stabilizzò ai valori soliti come era già accaduto in passato. Ma cosa successe invece all’economia reale italiana, composta da piccole e medie industrie export oriented, ancora molto dinamiche, anche se un po’ prostrate dalle difficoltà affrontate negli anni precedenti il 1992? Ebbene, per chi non lo ricordasse, per queste, gli anni seguenti furono di quelli che ancora oggi si possono ricordare come gli ultimi del miracolo industriale italiano. Il lavoro per le aziende italiane riprese alla grande, dapprima e per ovvie ragioni per quelle esportatrici e poi per tutto il tessuto industriale italiano rivolto al mercato interno. Il portafoglio ordini era sempre gonfio e in crescita, gli investimenti delle imprese ripresero freneticamente, gli utili si gonfiarono come da anni non si ricordava e l’occupazione nell’economia reale ebbe un vero e proprio boom. Si verificò quello che si sta verificando in America con le politiche di Trump. Inoltre, buona parte delle lavorazioni del manifatturiero che avevano cominciato a prendere la via della delocalizzazione rientrarono precipitosamente per le ottime condizioni di competitività che l’Italia aveva riconquistato. Insomma, l’economia reale italiana visse dopo il 1992 gli ultimi anni di grande splendore, fatto che stranamente non viene registrato né ricordato negli annali della nostra storia come tale, in quanto offuscato dalla vicenda della svalutazione, ritenuta ben più degna di menzione e di cui doversi vergognare. Sembra un paradosso ma è proprio così. Finanziariamente parlando, il 1992 è ricordato come l’anno della disfatta dell’Italia ma il vero effetto negativo fu che il valore del nostro PIL calò bruscamente al livello che gli competeva. Questo fu un disastro per la stragrande maggioranza degli italiani? Assolutamente no. Infatti, per effetto della svalutazione e la successiva forte ripresa dell’economia reale, la ricchezza vera degli italiani aumentò di molto negli anni seguenti il 1992 anche se il PIL nazionale, espresso in USD o ECU, ebbe bisogno di molti anni per riprendere i precedenti valori. Ciò è stato considerato una iattura dagli uomini della finanza ma per tutti gli altri non è certo stato così. In quegli anni il benessere diffuso aumentò di molto in parte, per questa volta, anche a discapito delle oligarchie finanziarie. In poche parole, la ripresa della economia reale generò il famoso fenomeno della redistribuzione della ricchezza a vantaggio per la economia reale e a danno per la finanza. Personalmente posso dire tutti avevano ripreso fiducia nel futuro proprio e dell’Italia. Ma questo Eden durò per qualche anno, perchè una serie di traditori dell“interesse nazionale in nome degli interessi stranieri, nel 1997 ci fece «RIAGGANCIARE» all“ECU e quindi si rientrò nello stesso sistema di cambi fissi che ci aveva già ammazzato negli anni prima del 1992. IL TAFAZZISMO AL SUO MASSIMO LIVELLO!! In questi giorni di passione che stiamo vivendo, la preoccupazione di tutti, perfino di chi non ha nulla da perdere, è sulla sorte di questo sistema finanziario globale in accertato complessivo default. Poco o nulla si dibatte se il suo salvataggio è veramente possibile e a quale prezzo per i destini della maggioranza delle persone. La BCE con gli ultimi provvedimenti annunciati, cerca in tutti i modi di mantenere in vita un sistema finanziario marcio che vuole salvaguardare i privilegi dei pochi e dei peggiori, ovvero di quelli che nulla fanno per il miglioramento del bene comune ma che agiscono solo per il loro smodato interesse personale e la propria bramosia di potere. In più si può dire che anche le soluzioni e misure che la classe finanziaria sta ultimamente imponendo agli stati sono più un fattore di moltiplicazione del disastro, che è stato attuato con il loro determinante contributo, piuttosto che una soluzione dei loro problemi. Bisogna anche dire che il perverso intreccio finanziario globalizzato che è stato creato è talmente inestricabile che può avere una sola vera soluzione. Dovremmo ora farci una domanda. Questo governo, su cui tante persone me compreso hanno riposto tanta fiducia, saprà risolvere questi problemi e imporre il primato della politica e della economia reale sul potere dei mercati finanziari? Purtroppo, fino ad ora, ci si sta concentrando su palliativi. Ci si sta concentrando per curare un tumore con l“aspirina invece di risolvere i problemi veri. Il reddito di cittadinanza, quota 100 e la flat tax sono misure apprezzabili, su questo nulla da dire, ma i problemi sono altri. Uno Stato che non controlla la propria politica monetaria, ma che è costretto a chiedere i soldi in prestito ai mercati, non risolverà mai i problemi alla radice, ma metterà solo delle toppe temporanee destinate inevitabilmente a rompersi. Il governo dovrebbe capire che con questa Unione Europea non è possibile nessuna trattativa. Quando acquisti un vecchio casolare di campagna, hai due alternative : Ristrutturare oppure abbattere e ricostruire. Siamo sicuri che la Unione Europea comandata dai mercati finanziari sia veramente ristrutturabile ? E siamo sicuri che cedere le politiche monetarie (linfa del sistema economico) ad un ente estero sia la cosa giusta? Sono necessarie riforme che tolgano i denti agli squali della finanza e queste riforme la Unione Europea attuale non sarà in grado di farle. Tale Unione Europea parassita usa i soldi guadagnati con il sudore della loro fronte a vantaggio di chi non ha mai sudato e di soldi ne ha già montagne.
Questo è il vero problema e il governo mi sembra piuttosto pavido e privo di coraggio e di memoria. Sembra che ciò che è successo nel 1992 non se lo ricordi nessuno. Cosa succederà? Si vedrà presto. Gli squali della finanza criminale hanno dimostrato di avere un numero di vite ben superiore a quello dei gatti e fin che non gli verrà tolta la pompa del denaro resteranno ben vivi e vegeti. La politica deve riacquistare il primato per far diventare la finanza più etica e al servizio della gente onesta e laboriosa. Sognare non costa nulla e speriamo (con milioni di dubbi) che questo governo faccia diventare i sogni realtà. Fino ad ora purtroppo non è cambiato nulla.
***** Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.