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Home » Come trasformare una scaramuccia energetica, il North Stream, in una guerra mondiale, ad es. incendiando l’Oriente caucasico

Come trasformare una scaramuccia energetica, il North Stream, in una guerra mondiale, ad es. incendiando l’Oriente caucasico

I focolai di guerra calda nei vari angoli del globo, sempre più vicini all’Occidente, si stanno moltiplicando: quando un grande Paese non avrà più nulla da perdere, per disperazione, temiamo si arriverà ad un conflitto regionale se non mondiale… Chi svolterà per primo verso tale tragica deriva? L’attacco in corso all’Impero del dollaro

mittdolcino by mittdolcino
21 Settembre 2023
in Geopolitica
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
Come trasformare una scaramuccia energetica, il North Stream, in una guerra mondiale, ad es. incendiando l’Oriente caucasico
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L’attacco all’Impero del dollaro ha seguito tre direttrici : la prima, tentare di imporre una sebbene farlocca alternativa cd. arcobaleno, BRICS+ based, ossia “mille bandiere”, alla moneta globale USA, il dollaro; la seconda, attaccare gli USA, potenza egemone, dal di dentro; la terza, separare l’Italia dai suoi oriundi italoamericani, facendo per altro il sacco delle Penisola (a favore francese, che senza i ricchi asset italiani messi nel mirino via auspicata attivazione del Trattato del Quirinale e’ destinata a crollare, a maggior ragione perdendo il Franco CFA).

Gli strani incidenti USA, dopo la sconfitta di Trump “pilotata” (che però ha proiettato i militari USA, potere di ultima istanza, i militari USA, al comando dell’America, ndr) sono infatti da ascrivere a mero terrorismo interno ma di matrice esogena. Idem la pressione migratoria ai confini americani (e italiani, vedasi di seguito, migranti usati come arma, precisamente nello stesso modo!).

Gli States sono per altro attentissimi a non aprire mai più di un fronte di scontro contemporaneamente; da qui la fine prossima della campagna Ucraina, andiamo a poco, che altro non era che mettere Putin, uomo vicinissimo alla fu Stasi, sotto pressione al fine mollare il nemico, ossia l’asse avversario costituito da Germania, Francia e Cina, avversari dell’asse Atlantico.

Dunque verrà incendiata l’Africa, il fronte “caldo” più telefonato della storia. Infatti, senza consumi e risorse primarie africane gli esportatori seriali, Germania e Cina in primis, sono destinati a saltare per aria, andando in trade deficit strutturale.

E qui entra in ballo la risposta atlantica al tentativo “esterno” di spodestare il dollaro dal comando globale: il rinnovato patto di camp David, oggi esteso all’Asia ed ampliato dall’Arabia al Marocco.

Con tale patto sia la Russia che l’EU, oltre che Londra (oggi rientrata nei ranghi, post Brexit), si vedevano escluse nel 1978 dal gioco grosso, ossia il controllo del medio oriente e dell’Africa mediterranea, petrolio incluso.

In tale contesto l’Italia continua come allora a fare da perno, con le sue basi militari e la sua proiezione africana, oltre che con la sua innata capacità di dialogare con l’Africa.

Da ciò deriva la necessità EU, come risposta, di destabilizzare proprio la Penisola, processo iniziato con Obama e comunque sempre perseguito dai governi Dem USA da Nixon in avanti, visto il nesso storico dei Dem americani (ex schiavisti, ndr) tendenzialmente filo Francia, Germania ed UK (…).

Infatti è proprio l’Italia che permette il perpetrarsi, anche oggi, del patto di Camp David, fin dai tempi di Comiso e Sigonella, i due avamposti nucleari avanzati dell’America in Europa, allora coi missili (oggi direi più con la base di armamenti tradizionali più grande al di fuori dei confini usa, Camp Darby, precisamente sulla fu linea gotica Tirrenica, non a caso, oltre che coi droni dalla Sicilia e con il MUOS).

Tale patto di Camp David permetteva e permette anche di tenere fuori gioco la Russia, che nel caso controllasse in parte il nord Africa ricco di idrocarburi potrebbe arbitrare sui prezzi energetici fossili forniti all’EUropa.

Capite dunque il motivo per cui l’errore alla lunga maggiore di Berlusconi fu proprio quello di far entrare in Libya Vladimir Putin, errore marchiano che causò la sua caduta oltre che dell’oriundo da parte di madre M. Gheddafi (…).

*****

Sappiate che oggi siamo arrivati all’epilogo delle scaramucce di cui sopra.

Dopo aver tenuto vivo il fuoco ucraino per quasi 2 anni, il focus è passato all’Africa subsahariana, terminando di fatto l’anacronistico e vile impero francese basato sul Franco CFA.

Tale crollo indotto, a cui l’Italia partecipa in veste difensiva (ad esempio addestrando i golpisti nigerini?), induce pavlonianamente Parigi a ribellarsi, per non cadere rovinosamente.

E appunto rifacendosi sull’Italia: forse non avete capito che mezzo esercito francese è oggi al ridosso delle Alpi, come da noi paventato. Si dice per fermare i migranti in arrivo dall’Africa, visto che senza Franco CFA la Francia crolla. In realtà è un passo di molto maggiore portata oltre che deliberatamente aggressivo nei confronti dell’Italia.

In realtà, come vi ripetiamo da anni, l’obiettivo taciuto è quello di tentare di allargare i confini francesi.

Ma la risposta EU oggi non è militare, non ancora almeno.

Infatti prima viene la leva economica:

come prima del North Stream, che esplose perfettamente il giorno dell’elezione di Giorgia Meloni, il prezzo del gas resta lo strumento principe per piegare la Penisola.

Prima del North Stream, di fatto in funzione, altro che fermo ai tempi (peccato fluissero carichi “di test” in import in EU, a favore dei due soci EUropei, ndr), il gioco era quello di fracassare l’Italia coi prezzi elevati dell’energia, del gas soprattutto, che si porta dietro il prezzo dell’elettricità.


L’Italia può sopravvivere senza gas russo, la Germania no….


Oggi che ci si rende conto che l’Italia, in forza della propria infrastruttura gas, è immune dall’assenza di gas russo, quanto meno se la Libya torna a fare quello che ha sempre fatto, esportare gas (capacità di import gas italiana=almeno 120 bcm/anno; capacità di import dalla Russia=40 bcm/anno; consumi interni <80 bcm/anno, ndr) diventa chiaro che una ripresa della Libya lato Atlantico, in corso, rinnovando Camp David ed innescando tensioni ad arte in Africa finalizzate al ritorno del controllo italiano della Cirenaica, fracasserebbe l’intero piano sino-franco-tedesco anti atlantico.

Ovvero il fallimento del piano di fatto anti-americano incentrato inizialmente sul North a Stream salverebbe anche e soprattutto l’alleato italiano, paese che rimarrebbe dunque pro Atlantico anche per i prossimi decenni. E qui si capisce l’importanza di supportare il governo appunto filo-Atlantico di Giorgia Meloni.

Ovvero, oggi l’obiettivo è sedimentare definitivamente detto asse Atlantico (vedasi ENI che ha già fatto l’accordo con BP, ossia con Londra, per lo sfruttamento congiunto dell’area libica; ossia gettando a mare sia i russi che soprattutto i francesi in loco, ndr).

*****

Si sta cucinando una guerra calda tra paesi occidentali?

Da qui i recenti sviluppi, come risposta sempre più “calda”, sebbene ancora per procura: incendiare il Caucaso, un giochetto tipicamente russo, ossia EUropeo. Partendo da Baku, ossia dall’Azerbaijan, precisamente il luogo strategico che Hitler voleva conquistare, ricchissimo di gas e petrolio, se non fosse stato fermato a Stalingrado.

Vediamo dunque montare, non senza nervosismo, le tensioni proprio nel Caucaso, ben sapendo che mai e poi mai gli USA aprirebbero tale fronte, oggi.

Infatti le tensioni armene/azere sembrano un “dirty/inside job” della Russia, alleata d’intenti con alcune fazioni turche, alleate dei tedeschi da oltre 100 anni.  Magari perché non contente dell’accordo di Ankara con Tel Aviv sul gas Mediterraneo, visto che ciò presuppone essere tagliati fuori dalla Libya, loro ex colonia fino al crollo dell’impero ottomano (da lì il famoso e meridionalissimo “Mamma ‘lì turchi”, visto che arrivavano anche da Cartagine, ndr).

Oggi l’unico obiettivo che può avere la tensione in Azerbaijan sembra essere  quello di tagliare la fornitura di gas all’Italia, sul TAP, che utilizza gas azero.

In tal modo, tagliando il TAP, l’Italia torna di nuovo al pre- North Stream bang, ovvero in carenza di gas. Anche con la cd. “ripresa” della Libya, con supporto USA.

Ma almeno – così – evitando una vera e propria guerra scatenata tra Francia (e Russia?) contro l’Italia, tutto sommato il vaso di coccio dentro al patto di Camp David.

Ad esempio, che so, facendo saltare le pipelines gas italiane con l’Algeria e/o, appunto, con la Libya, fatto che terminerebbe immediatamente l’EU (dando invece continuità allo status quo l’EU verrà terminata a scadenza, quando il trade deficit EU diventerà strutturale e non correggibile con il rientro di capitali a compensazione, costringendo la Germania a tornare al Marco, ovvero fracassando Parigi, ndr).

Siamo dunque qui, oggi – preoccupati – ad osservare gli eventi.

Ben sapendo delle quinte colonne pro- EU in Italia, ossia pro- francotedeschi, ovvero nemiche del Patto di Camp David di fatto.

Le parole di @ELuttwak spiegano il vero problema: sono i politici italiani che VOGLIONO I MIGRANTI!

"A chi in studio sosteneva le tesi delle porte aperte, ha risposto così: "Allora fate un ponte aereo tra Africa e Italia se pensate che devono venire qui immigrati perché servono" pic.twitter.com/cHeTeIQ9R5

— mittdolcino.com (@mittdolcino) September 19, 2023

In primis la Lega di Salvini, da sempre tifosa della Germania, direi un retaggio della R.S.I., ormai dichiaratamente pro- migranti per alimentare di manodopera a basso costo le imprese padane (un po’ come faceva Hitler coi lavori forzati imposti alle popolazioni europee sconfitte, portate nei campi di lavoro tedeschi per sfruttare il lavoro “aggratis”, ndr).

Sappiamo come è andata finire l’ultima volta…

Resta secondo noi che una risposta atlantica ai disequilibri interni di matrice esogena del paese perno, risposta necessariamente ferma e risoluta sempre evitata in passato, diventa – sigh – vieppiù cogente, ossia inevitabile.

Rischiando per altro, causa disperazione “altrui” (ossia non dell’asse Atlantico, ovvero in forza del combinato disposto, 1. crisi socioeconomica del duo franco-tedesco in EU ed Africa ex CFA e 2. parallela crisi in Asia da alto costo del petrolio, alta inflazione, alti tassi di interesse e ridotto export nel mondo anglo in forza di rottura parziale delle filiere) di innescare sebbene indirettamente una guerra mondiale calda p, di aggressione.

Da parte, ad esempio, della Cina su Taiwan e/o della Francia sull’Italia.

MD

*****

Image: thanks to Wikipedia, CC 3.0 , https://en.wikipedia.org/wiki/File:2020_Nagorno-Karabakh_war.svg

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