Per capire veramente la Spagna va necessariamente compreso il Don Quijote de la Mancha, di Cervantes.
Curiosamente, molti pilastri della cultura spagnola, che è anche sudamericana si noti bene, non vengono assolutamente insegnati, se non incidentalmente, in Italia: evidentemente, vista la furbizia italica, da non confondere con l’intelligenza, esiste il timore che tale insegnamento possa inficiare la narrativa imperante, fatta da troppi secoli di indottrinamento delle masse finalizzato a che la gente abbassi sempre la testa (…).
Solo così si spiega la totale carenza italica in analisi che riguardino non solo il Cervantes, ma anche e soprattutto Borges, Ortega y Gasset, Antonio Machado, Federico Garcia Lorca e tanti altri. Parlo della Cultura spagnola
La verità sta tutta nell’essenza del racconto citato, che nel don Quijote è evidente (mi rifiuto a chiamarlo come tradotto in Italiano, usando la metrica francese, un vero insulto).
In primis si sappia che la Spagna ha un concentrazione di nobiltà diffusa ENORME, gente con titolo ma senza o poca ricchezza è cosa comune, a partire dagli Hidalgos. La ragione la spiega il Quijote stesso, che combatteva i mulini a vento ma sempre per nobili sebbene illusori fini. Questo perchè il titolo nobiliare in Spagna veniva dato per azioni che incontravo il rispetto della gente comune, non necessariamente pro- Dio denaro.
Primo, il titolo corretto è “El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha” appunto, riconoscete la traccia di cui sopra, Hidalgo. La novella inizia descrivendo un povero nobile, “Hidalgo” – il cui nome esatto sarà rivelato solo alla fine dell’opera: Alonso Quijano – di un luogo imprecisato della Mancia, che impazzisce leggendo libri di cavalleria e si crede un cavaliere errante medievale.
Il Quijote è coinvolto in avventure tragicomiche di ogni tipo in cui, spinto dalla bontà e dall’idealismo, cerca di “rimediare alle lamentele” e di aiutare gli svantaggiati e gli sfortunati.
Capite dunque il messaggio rivoluzionario, per l’Italia quanto meno?
Infatti il suo scudiero, Sancho Panza, rappresenta nel contesto il giudizio del popolo sul suo Cavaliere, che si può tradurre così: Sancho, sedotto dalla ambizione del Quijote, perché a differenza del suo padrone è un uomo realista e pratico, accetta l’incarico di scudiero dopo aver giurato solennemente di seguirlo fedelmente, pur non comprendendo il suo idealismo. Mentre il Quijote si dedica a risolvere i malintesi immaginari sul suo cammino, Sancho, semplice e pacifico, cercherà di dissuaderlo dal cacciarsi in complicazioni. Ma stimando l’illusione di fare del bene del suo Cavaliere.
Bene, tradotto succintamente il messaggio di tal romanzo da un ingegnere, questo vi basti per darvi il sunto, che segue.
Tale infatti è il romanzo più famoso della cultura spagnola. Ora vi sfido a trovare un riferimento simile omologo in quella italiana, come messaggio etico di massima grandezza e diffusione riconosciuta. Semplicemente non esiste (nel caso del Don Quijote si tratta di altruismo come bandiera alla ricerca dell’utopia del bene comune, trasfigurando una realtà votata al soddisfacimento delle pulsioni più onestamente altruistiche che stanno in ognuno di noi; da cui anche la prostituita Dolcinea che diventa la donna Angelo, molto diversa la versione data in Spagna rispetto ai cantori italiani anche in tema diciamo romantico…).
Ovvero: non esiste in Italia un omologo del Don Quijote, parlo dell’altruismo come filo conduttore da parte della nobiltà divenuta popolare, quanto meno per come conosciuto dalle masse, per come la storia ed il paese, il popolo, la cultura lo ha interpretato e battezzato nei secoli.
In Italia c’è invece il Don Rodrigo del Manzoni come esempio, o le avventure di Pinocchio del massone fiorentino [ossia filo franco-inglese] Collodi, un racconto che fa spesso paura ai bambini; prima invece c’era il feudalesimo (invenzione francese per altro, che attecchì molto bene in Italia, ndr).
In realtà anche l’Italia ha un saggio storico, di utilità sociale, di tutto rispetto; che in origine fu anche una condanna, portata avanti per altro con grande ironia. Una rappresentazione molto simile, nei dettagli, direi anche nella radice, è infatti i “Promessi Sposi” del Manzoni. Tale è una verità direi assoluta, sebbene abilmente taciuta: già il E. N. Girardi nel suo trattato del 1963, “Manzoni e Cervantes“, rilevava la coerenza nel metodo e nella struttura del Cervantes con la grande opera manzoniana.
La verità è che, quale saggio storico (come ben spiegava il De Sanctis, professore agli albori dell’ETH di Zurigo, dove ancora oggi esiste una cattedra che porta il suo nome), i Promessi Sposi, con allegato – si noti bene, in calce – “La Colonna Infame”, rappresenta una piena condanna sulle ingiustizie del tempo, in Italia, dettate da ignoranza diffusa e nobilastri al seguito a promuovere l’ignoranza stessa, a vantaggio delle elites del tempo. Partendo dai fatti reali, descritti, tragici, parlo anche della gestione della peste, certamente non peggiore della gestione italiana del COVID-.
In realtà il Manzoni condannò la sua stessa nobiltà del tempo, molto simile ai don Rodrigo attuali adepti di Davos per altro. Rintracciando la radice del male proprio in loro, i nobilastri cattivi del tempo manzoniano che erano la maggioranza tra i potenti dell’epoca, dediti al male.
Il risultato?
Far dimenticare al volgo il messaggio di condanna del Manzoni, diluendone le conseguenze per le elites del tempo, elites locali soprattutto del nord Italia (diciamo don rodrighiane), messe in grave pericolo dalla narrativa manzoniana come forse mai era accaduto in passato(…).
E per fare ciò, visto che la storia non aiutava, ai tempi, con i sommovimenti di valore come quelli nazionalistici a supportare condanne di nobili venduti allo straniero, la furbizia italica, – che ripeto NON è intelligenza – portò a promuovere il Manzoni a padre della lingua italiana, facendo dimenticare il messaggio di condanna che invece il Manzoni intendeva dare!
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Spero il messaggio di cui al titolo emerga, così, a questo punto.
Anche perchè non è il ruolo di uno “sporco”, nel senso che si sporca le mani, “ingegnere” fare un lavoro di divulgazione che in realtà spetta ad altri.
Tornando al titolo, ossia al concetto in dibattimento, è chiaro che la cultura italiana indotta dalla cultura voluta dallo Stato, prima disunito ed oggi unitario, dal 1860-1945, mira a obiettivi completamente differenti in Spagna ed in Italia: progressivista e volto ad una evoluzione positiva della socialità il fine spagnolo. Funzionale invece alla sottomissione del popolo della Penisola, a vantaggio delle solite elites secolari, quello italiano.
Chiaro dunque, oggi che Davos è in pieno potere o supposto tale, che l’Italia vada in direzione totalmente diversa: Italia, un sistema nichilista, che protegge i nobili, i ricchi ed i potenti a prescindere, anche se malvagi; ossia protegge i Don Rodrigo davosiani, a danno del 99%+ della popolazione. La Spagna invece, sempre comunque cattolica, a cercare una mediazione.
Il motivo della supremazia spagnola, che da qui in avanti diventerà evidentissima, sta in tre punti cardinali: il primo motivo parte indubbiamente dalla radice Romana. Tre imperatori grandissimi come esempio di Stato, Imperatori romani, Adriano, Traiano e Teodosio il Grande erano iberici, di cui i primi due addirittura adottivi. Ed il terzo, la base del cattolicesimo moderno, visto che colui che diede la stura alla conversione cristiana di Roma, forgiò addirittura quello che poi è diventato il presente cristianamente parlando (…).
In tal contesto vale la pena di considerare come molti oggi lamentino la conversione dei babilonesi all’ebraismo, che era minimale a Babilonia e dintorni ai tempi dei Caldei. Ma nessuno discetta sullo stesso fenomeno accaduto a Roma con il cattolicesimo; ovvero senza indagare quali differenze sostanziali esistevano tra la Roma pre-cristiana e popoli nemici come i Cartaginesi ed i Babilonesi che di fatto al contrario di Roma adoravano Baal, Satana etc – ripeto – idoli pre-cristiani (va a finire che la gente scoprirebbe che la funzione storica millenaria di Roma è molto più pervasiva di quanto si possa lontanamente immaginare).
Il secondo punto/motivo è collegato al primo, a Teodosio il Grande: il cattolicesimo pervasivo, ancora oggi, in Spagna. Se vogliamo, possiamo collegare tale pervasività in senso di utilità statale ad un ente ecclesiastico, che poi è il più conosciuto ma non necessariamente il più importante, l’Opus Dei spagnolo.
Va infatti ricordato che l’Opus in Spagna, nato appunto in Spagna, assorto a livello di riporto papale in difesa di Giovanni Paolo II che altrimenti avrebbe fatto la fine del suo predecessore, è l’entità che fornisce allo Stato spagnolo l’intelligentia massima nelle Istituzioni spagnole. Intelligentia cristiana. Affiancata ad intelligentia diciamo non cristiana.
Dalla simbiosi rispettosa della meritocrazia delle due anime di Stato, cattolica e non, nasce lo stato spagnolo attuale, unito dal collante patriottico di uno Stato che esiste da 1000 anni.- Ricordo per altro il caso, per farvi capire, dell’inondazione di Valencia l’anno scorso: emerse che tale fenomeno era ricorrente, non riscaldamento climatico come dicevano gli ignoranti nichilisti italiani citati sopra dunque.
Il motivo, a supporto di tale esternazione? L’esempio citato dice tutto: a Valencia esistono i registri storici delle inondazioni, registri di Stato, non privati o di famiglie importanti, no, di STATO, fin dal 1300….! Per dirvi cosa è lo Stato, là (…).
In fondo – capite dunque – sembra palese che in Occidente la continuazione dell’Impero Romano, ripeto come Stato, va cercata in Spagna, NON in Italia.
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La differenza tra l’inettitudine media e mediana dei politici italiani, ossia il loro essere parenti di Pulcinella, rispetto a quelli spagnoli, è evidentissima, sia nella forma che nella sostanza, basta osservare (cfr, molto evidente in questi giorni di guerra vera nel Golfo Persico: vedasi Luigi Di Maio Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico.[3] Assume l’incarico il 1º giugno 2023 e viene riconfermato il 15 gennaio 2025 per altri due anni: forse le ricorrenti e gravissime crisi nell’area durante il suo mandato sono da ascrivere alla sua inadeguatezza materiale al ruolo, figlia più di affiliazione che di competenza?).
Va infatti rammentato, come altro esempio, che l’ascolto in piedi dell’inno spagnolo giornaliero con alza bandiera incluso del tipico campamento infantile dell’Opus Dei va di pari passo con la preghiera a Dio. Non esiste alcun esempio simile in Italia, non vale la pena nemmeno cercarlo (…).
Il terzo punto/motivo è la sedimentazione materiale dei due punti precedenti, come focus: la Monarchia spagnola..
Mediamente amata, certamente tale Monarchia Spagnola non è scandalistica come quella britannica, sebbene il protestantesimo diffuso in Europa, soprattutto dopo la negazione della radice cristiana Europa invocata da Benedetto XVI, abbia portato all’attacco di Juan Carlos I e dell’istituzione monarchica spagnola in generale.
Fino a costringere il Re patriottico all’esilio ad Abu Dhabi, un paese moro (!)(affronto di Davos!), sebbene non esista alcuna prescrizione di legge affinchè ciò sia potuto accadere (le dimissioni di Benedetto XVI e quelle di Juan Carlos I vanno infatti lette in assoluto parallelo: in poco più di un anno tutto cambiò, partendo da Roma e poi a Madrid quale portare del testimone – di Stato – delle più alte virtù ereditate dai Romani).
In tale contesto gli americani tutto sommato sbagliano a dare così tanta importanza all’Italia, visto che resta Paese senza nerbo da secoli: molto più importante è la Spagna nella partecipazione attiva alla coalizione occidentali anti-protestante, ossia anti-satanica, ovvero anti-babilonese dell’Occidente là da venire.
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Tutto questo ci porta a concludere che, effettivamente, ci sono le basi per uno sviluppo differenziale sociale, culturale, economico e strategico ad assoluto favore della Spagna nei prossimi decenni.
L’Italia purtroppo, nella sua estrema anti-meritocrazia di Stato e di sistema, che è lo specchio dei tanti vulnus pregiudiziali ed anacronistici ovvero anche settari fino ad ora elencati, ha perso ogni qualifica ed ogni competenza, da utilizzare proficuamente per un eventuale risorgimento futuro prospero. Futuro che non ci sarà, in Italia.
Dunque, l’Italia può solo sperare, senza essere annessa da qualcuno, di rallentare il proprio declino, NON di arrestarlo.
A maggior ragione dopo il decreto del nipote di Badoglio, ministro Tajani, al governo con FdI (un vero ossimoro) che cancella con un tratto di penna la cittadinanza potenziale di decine di milioni di italiani nel mondo con il solo scopo di non avere interferenze nell’affossamento del Paese da parte di una elite sistemica di inetti, ad essere gentili.
In breve, non esiste nessuna possibilità di rinascita futura italiana; al contrario, esistono enormi potenzialità spagnole, con una classe dirigente iberica comunque degna di questo nome al potere già al suo posto in larga misura (i socialisti ideologici spagnoli verranno presto epurati, quanto prima: certamente anche grazie ai nostri suggerimenti gli amici americani siamo confidenti che considereranno i dovuti correttivi nella loro politica geostrategica internazionale, con focus sull’Europa).
Meglio detta, dopo il futuro cambio della guardia alla Moncloa, siamo confidenti che la comunque abnegata e brava Giorgia Meloni verrà affiancata ad anzi indirizzata nella propria politica internazionale, non avendo alle sue spalle in Italia una struttura statale pienamente democratica, sottolineo democratica in senso di essere degna di questo nome, a supportare il cambiamento necessario, bloccando il declino di cui l’Occidente ha invece tremendo bisogno.
Se avete dubbi in riguardo alle nostre critiche, guardate i vari incidenti, assassinii, disastri in Italia negli ultimi 50 anni, spessissimo senza colpevole. Anche per il ponte di Genova, tutti lo sanno, forse non è andata proprio come ci hanno detto (…).
Infatti quello che impressiona è come, a danno del Paese, ci sia una struttura occulta, di fatto di potere se non di Stato, in grado non solo di evitare danni ai colpevoli, ma addirittura di costruire versioni tanto imbarazzanti quanto improbabili. Che però nessuno si sogna di mettere in discussione pubblicamente (chiaramente non è nostro ruolo parolare di questo, a maggior ragione dopo il decreto Tajani sulla cittadinanza tali soggetti possono letteralmente votarsi da soli).
In Spagna invece, come contraltare, una infanta di Spagna, la sua famiglia, è finita indagata e condannata. Ed il giudice più iconico della magistratura iberica è stato radiato, Baltazar Garzon, per molto meno di quanto fatto da molti omologhi italiani (…).
In ultimo, un indirizzo possibile, per il futuro: si ricordi che il costruttore dell’impero globale cattolico ideale, che poi è Occidente, in Europa non che può essere che Carlo V, aveva un consulente di tutto rispetto che era guarda caso italiano, Mercurino Benvenuti Arborio di Gattinara.
Per dirvi le competenze italiche, anche all’estero.
Più in dettaglio, è al Gattinara che Carlo V abbandonò le visioni esclusiviste fiamminghe e castigliane e agì nell’ambito di una concezione umanistica cristiana dell’impero. Le sue idee sul primato imperiale in Europa, tuttavia, erano in diretta contraddizione con la crescente tendenza alla teoria degli Stati nazionali.
Come cancelliere, esortò Carlo V a creare un impero dinastico per stabilire regole globali (“Dominium Mundi”). Gattinara sosteneva l’imperialismo cristiano, basato sull’unità della cristianità, che avrebbe dovuto combattere o convertire protestanti, turchi e infedeli nel Nuovo Mondo. La sua teoria cercava di bilanciare la solidarietà delle nazioni cristiane con le esigenze di conquista per la creazione di un impero mondiale (…).
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Questo per dire, cara Giorgia Meloni e Guido Crosetto, che dal decreto Tajani sulla cittadinanza in avanti tutte le residue competenze italiche, soprattutto oggi all’estero, non andranno più a beneficio di Roma, una sorta di impegno a contropartita di quanto ottenuto, un impegno dunque.
Ma a vantaggio di altri, nel caso. Soprattutto – direi -, facendo diventare referente americano della compagine Occidentale con a capo l’America, Madrid quale erede occidentale dei valori antichi Romani diventati matura Repubblica.
MD