Premessa
In tempi passati scrivemmo l’articolo di cui al seguito, in cui veniva spiegato il caso di un mafioso oriundo americano mandato in Italia a “gestire” gli affari durante uno dei periodi più turbolenti della storia italiana. Ai tempi era impossibile spiegare – semplicemente, i tempi non erano maturi – come fu proprio la Francia, col controllo di Stato, sottolineo, di Stato dell’oppio, ad essere stato alla lunga il maggior rischio corso dalla giovane democrazia Repubblicana Italiana. Infatti, ciò avvenne proprio grazie ai raffinatori di oppio francesi, maestri nel mondo, avendo fornito per anni la materia prima migliore alle fumerie d’oppio di tutto il mondo (a seguito dell’introduzione di tale vizio in Cina, con gli inglesi, per “controllare” dall’interno il fu Impero Celeste, il progetto sarebbe stato di introdurlo in tutto l’Occidente).
La Guerra del Vietnam non servì infatti per combattere il comunismo come i media vi hanno fatto credere, ma per sterilizzare il rischio che la Francia utilizzasse l’oppio nel post guerra per controllare l’Europa e l’Occidente, grazie alla sua mafia “home made“, il clan dei marsigliesi e la conseguente destabilizzazione sociale interna indotta (…). La sfida francese sembrava essere stata depotenziata, il rischio “francese” sembrava sterilizzato grazie all’uso dei siciliani per fini geopolitici, che spodestarono i francesi. Ciò valse fino al golpe europeo contro Nixon, negli USA: da lì in avanti i francesi videro l’occasione di vendicarsi contro gli invidiati italiani sempre a loro agio nei rapporti privilegiati con i parenti USA.
Fu dunque un attacco a 360 gradi quello francese: in pochi anni l’Italia perse ad esempio il primato sul nucleare civile, che gli spettava grazie ad Enrico Fermi, così nacque EDF in Francia, scippando all’Italia il primato del nucleare civile grazie ad un golpe interno all’Italia che dal caso Ippolito in avanti si estese ad altri ambiti, un vero e proprio attacco per destabilizzare “dall’interno” il paese (ne parlò benissimo il giudice Priore in “Intrigo Internazionale”, Chiarelettere). Dunque ci fu l’arrivo in massa in Italia di malavitosi francesi liberati incredibilmente dalle patrie galere d’oltralpe, per destabilizzare il Paese, appunto il clan dei marsigliesi: Albert Bergamelli, Jacques Berenguer (poi si scoprì legato a doppio filo alla loggia P2 di Licio Gelli), Maffeo Bellicini, il clan Zemmour (curiosamente, un omonimo è oggi in politica in Francia, Eric Zemmour lo stesso che disse alcuni anni fa che vedeva il nord Italia e la Francia come la stessa cosa), tutti nomi da ri-studiare per bene. Ad esempio anche l’Abbruciati della Banda della Magliana divenne quello che è stato proprio grazie a loro, ai marsigliesi (ed al loro sponsor di Stato). L’ultimo arresto, pensate, del clan dei marsigliesi, avvenne proprio in Italia, nel 2010, il francese Daniel Nieto, che viveva ancora nei pressi a Genova.
Si deve al giudice Vittorio Occorsio lo smantellamento di tale rete in Italia, giudice poi ucciso si disse da una connivenza politica di stampo “nero”, in realtà era geopolitica pura che si potrebbe forse dire parlasse fluentemente il francese (…). I rapimenti in Italia partirono proprio con il clan dei marsigliesi, quasi ci fosse stata una timeline ben calcolata per destabilizzare l’Italia. Fino ad arrivare al sequestro Moro, gestito dalla scuola Hyperion basata guarda il caso – encore – a Parigi, Rou de la Tournelle, a due passi dalla sede dei servizi segreti francesi. E poi l’attentato di Ustica, contro Gheddafi [di madre italiana, nota di redazione], uccisione mancata, il Rais venne poi “terminato sempre dai francesi” circa 30 anni dopo, nel 2011 (…).
Curioso che 50 anni dopo l’inizio della saga marsigliese in Italia sia stato proprio un siciliano “doc”, Sergio Mattarella, la cui famiglia è guarda caso di Castellammare del Golfo, in Sicilia, vedrete oltre, a firmare uno dei trattati più contestati e – aggiungiamo noi – pure azzardati della storia della Repubblica Italiana, quello del Quirinale, visti i rischi che tale accordo può far correre all’Italia (…).
Trattato guarda caso del tutto simile al trattato di Fontainebleau del 1807 con cui i francesi con l’inganno invasero la poi Spagna innescando la prima guerra civile spagnola. Immaginiamo che il Presidente possa non aver ben valutato il rischio corso nel ratificarlo, un Trattato che andrebbe immediatamente abrogato (peccato poi accettare per la cerimonia della firma dello stesso, lato italiano, l’invio a Roma della Porta dell’Inferno di Rodin, un simbolo prettamente satanico voluto incredibilmente da Macron in persona a Roma per suggellare tale accordo)(…).
Vi lasciamo all’articolo sotto, di quasi una decina di anni fa, secondo noi illuminante per cosa accadrà nei prossimi mesi.
MD
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Per capire il presente guardate al passato: il caso di Joe Adonis, il mafioso oriundo che visse nel centro di Milano in rappresentanza del Clan mafioso vincente d’oltrecoeano
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Nel caos politico di questi giorni mi tolgo dalla mischia – se volete – e cambio decisamente argomento, puntando l’attenzione su quello che ritengo siano le basi storiche per capire cosa capita ai nostri giorni.
Partiamo da Castellamare del Golfo, una ridente cittadina siciliana in provincia di Trapani, affacciata sul mare. Pochi ricordano però come tale splendido luogo in terra sicula sia stato la culla del potere mafioso, parlo della mafia vincente italo-americana, la mafia che per intendersi sovrintese lo sbarco alleato in Sicilia (Lucky Luciano era infatti uno dei colonnelli ma non il generale della fazione vincente).
Meno conosciuto dalla platea era il vero boss dei boss che emerse dalla guerra di mafia per antonomasia, la cosiddetta guerra castellamarese che si svolse negli USA negli anni ’30 in quanto tutti i boss coinvolti erano di Castellamare del Golfo, in Sicilia. Dopo tale guerra emerse la moderna struttura mafiosa americana; e dalla commissione emerse il vero capo dei capi, Joe Bonanno detto anche Joe Bananas – nato a Castellamare del Golfo e vissuto fino a 97 anni negli USA , trapassando nel 2002 – a cui si ispirerà anche Francis Ford Coppola nel film “Il Padrino”.
La guerra castellamarese tra i mafiosi siciliani negli States era più di una guerra di mafia, rappresentava il controllo del potere a partire “dalla strada” negli Stati Uniti, il potere vero. Anche perchè gli italiani negli USA ai tempi erano tanti e votavano sempre e soprattutto in blocco. Ecco perchè a buon titolo può essere affermato che l’Unione Siciliana e la Tammany Hall, le associazioni di nostri oriundi in USA, decisero in passato ben più di un presidente americano.
Certamente Truman, i cui voti parlamentari furono ottenuti con l’appoggio della Tammany Hall (…). Vi basti sapere che la guerra castellamarese finì con un solo capo, il Padrino appunto (il castellamarese doc Joe Bonanno) e che anche i luogotenenti del suo avversario diventarono poi suoi colonnelli. La compagine era infatti di tutto rispetto: Vito Genovese, Lucky Luciano, Joe Adonis, Franck Costello, il palermitano Vincent Mangano ecc..
Risultato, nel 2002 il pentito Antonino Giuffrè dichiara[16]:
« …Trapani e in particolare il paese di Castellammare del Golfo rappresentano una delle zone più forti della mafia, non solo perché la meno colpita dalle forze dell’ordine, ma soprattutto perché punto di riferimento non solo di traffici normali, come droga e armi, ma anche luogo dove si incontrano alcune componenti che girano attorno alla mafia. È un punto di incontro della massoneria, ma anche per i servizi segreti deviati » |
Nota di redazione: Anche la famosa “”Trattativa” Stato-mafia” dopo la cadita del muro di Berlino – che ci fu – va compresa sulla base dell’intreccio di politica, affari e mafia che ha avuto il suo fulcro proprio in Castellamare del Golfo (…).
La storia sarebbe lunga, andrebbe ad esempio spiegato il ruolo di Al Capone nella guerra castellamarese e la sua sconfitta con l’altro malavitoso americano del periodo del proibizionismo, poi riabilitato, l’irlandese Joseph Kennedy, che poi sposando la figlia del sindaco di Boston, l’irlandese Fitzgerald, si sarebbe “ripulito” fino a dare alla luce il futuro e stimatissimo presidente americano, JFK (…), oltre a suo fratello Robert. Sta di fatto che Al Capone, anche lui coinvolto nella guerra Castellamarese, venne fatto fuori e del suo immenso tesoro finanziario in gran parte vennero perse le tracce. Ma non abbiamo tempo per approfondire in questa sede.
Possiamo però concludere affermando che il futuro della Sicilia e dell’Italia nei rapporti privilegiati con gli USA dal 10 Luglio 1943 in avanti (a cui seguì a breve distanza di tempo l’8.9.1943, non a caso, ndr) va interpretato anche sulla base di tali antecedenti, certamente importanti post seconda guerra mondiale. Si può dunque affermare che Castellamare del Golfo è stato dal dopoguerra uno dei feudi mafiosi per eccellenza, fino quasi ai giorni nostri, certamente fino alla morte di Joe Bonanno nel 2002. Direi tanto importante quanto intoccabile. E soprattutto poco chiacchierato, come deve essere per un luogo che ha rappresentato il cuore di un vero potere occulto, per decenni.
Bene, si sappia che un membro del Clan vincente (…) era Joe Adonis, che per uno strano scherzo del destino venne rimpatriato in Italia dagli States dopo varie inchieste mafiose, soprattutto l’inchiesta della Commissione Kefauver. In maggior dettaglio nel 1956 tornò volontariamente in Italia prima di esserne costretto dalla giustizia USA, portando con se un immenso tesoro, si dice parte del tesoro di Al Capone (…). Si stabilì nel centro di Milano – non a Palermo o Napoli – e da lì coordinò per conto delle famiglie vincenti gli affari mafiosi in Italia ed in Europa fino agli inizi degli anni ’70, quando morì di infarto (…).
Or dunque, per capire la moderna storia d’Italia bisogna partire dallo sbarco in Sicilia, comprendendo poi i legami privilegiati che si andarono a formare con gli USA, spesso mediati dalla mafia italoamericana. E la mafia, quella vincente, aveva in Castellamare del Golfo il suo “feudo intoccabile”. Ad esempio nessuno dotato di medio intelletto ignora che le basi militari americane in Sicilia non sono mai state veramente osteggiate, direi il contrario. I motivi li capite da soli. E’ infatti innegabile come i politici italiani abbiano avuto un accesso privilegiato post WWII al potere USA anche grazie alla mediazione dei nostri oriundi, molti dei quali – forse i più potenti – diciamo che erano stati in passato originariamente mafiosi.
Forse varrebbe la pena comprendere quanti politici italiani siano cresciuti all’ombra del vero “potere americano in Italia”, il potere di Castellamare del Golfo. E che fine abbiano fatto.
Buon approfondimento.
MD
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Image: mahdi rezaei unsplash.com, LINK