L’interesse per la gestione del risparmio italiano di Parigi è cosa risaputa. Fin dai tempi di Amundi che acquistò i fondi Pioneer da Unicredit in forza di un un Amministratore delegato francese a capo dell’istituto bancario di Piazza Cordusio, il militare ex Legione Straniera Mustier. Oggi è il turno di Generali, la mitica Assicurazioni Generali, il boccone più grande.
Infatti Pioneer aveva circa 250 miliardi di euro in gestione, Generali invece addirittura circa 650. In totale poco meno di 1000 miliardi di euro in gestione prospetticamente svenduti ai francesi. Se pensate che il risparmio finanziario degli italiani è circa di 2500-3000 miliardi di euro, capite che siamo quasi a metà in mano francese (anzi, considerando il risparmio italiano nelle banche italiane gestito indirettamente dai francesi, molto probabilmente siamo abbondantemente sopra il 50%, vuoto per pieno).
Or dunque, gestire gli asset di risparmio degli italiani è assolutamente fondamentale per Parigi, oggi che sta perdendo le colonie africane. Ossia in vista della Germania che si appresta ad uscire dall’euro, DEXIT, andiamo a poco (…).
Il motivo è semplice: avere un gestore grande di denari stranieri può aiutare a far comprare ad esempio i propri debiti invece di quelli del paese che si vuole colonizzare.
Penso che messa così la faccenda sia più comprensibile…
Dunque, avere il comando degli acquisti ad esempio di obbligazioni statali, ossia il controllo del risparmio straniero, permette di indirizzare i soldi messi da parte alle famiglie dove conviene nel caso al gestore, ossia al paese che li gestisce.
Tradotto: un’eventuale crisi dello spread stile 2011 sembra facilmente innescabile avendo il controllo del risparmio di un paese terzo, ad esempio solo ritardando dentro lo stesso trimestre l’acquisto di bonds ad esempio italiani a favore di quelli di altri Paesi (in guerra vale tutto)(…).
Il gestore italiano Pioneer è finito alcuni anni fa ad Amundi, venduto da un AD francese del gruppo italiano, di fatto ceduto alla banca degli agricoltori francesi associati con i soldi delle elites storiche d’oltralpe di Societè Generale.
Il risparmio italiano in Assicurazioni Generali invece dovrebbe finire direttamente nelle mani di apparati legati agli interessi dello Stato francese grazie sempre ad un AD francese, Donnet, visto che l’acquirente in pectore, Natixis, rappresenta le banche popolari d’oltralpe.
Questo fa capire ad esempio il motivo per cui, storicamente, la Banca d’Italia aveva una partecipazione di blocco in Generali, partecipazione poi sparita con l’avvento dell’euro: della serie, la prima Repubblica era assai più attenta alle dinamiche strategiche rispetto ai parvenu venuti con Berlusconi…
Riassumendo: di fatto, due gestori grandissimi italiani stanno per essere assorbiti dallo Stato francese o sue derivazioni, che poi gestiranno il risparmio italiano. Chiaramente a vantaggio francese.
Anche un bambino capisce che è una follia permettere questo.
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Invece a Roma, Milano, Firenze sembrano fregarsene. Questo, permetteteci, è inaccettabile.
Premesso che la levata di scudi dai media italiani è impensabile, tutti a letto con Davos; va però aggiunto che il governo dovrebbe invece ribaltare il tavolo. Ed invece tutto tace.
E qui si evidenziano i problemi tipici italiani, di oggi: la borghesia vendidora, ormai entrata anche in politica, borghesia che è soprattutto del nord Italia (lo stesso quadrante guarda caso a letto coi tedeschi nella R.S.I., lo “stato fantoccio nazi-tedesco nel nord Italia”, ndr) , è sopravvissuta all’impoverimento generale dalla caduta del muro di Berlino in avanti solo svendendo assets. La lista è lunghissima, partendo da Montedison acquisita sempre – non a caso – dai francesi. Anzi, direttamente dallo stato francese (EDF, ai tempi di proprietà addirittura del ministero della difesa francese, ndr).
Dunque anche questa volta non si fa eccezione: svendere asset ed avere ritorni diciamo particolari sembra essere lo sport nazionale, nella migliore delle ipotesi ritorni politici, chiaramente senza essere in grado di escludere a priori anche altri tipi di ritorno (…).
Si, perchè permettere tale svendita di assets di risparmio nazionale, oggi che la fine dell’euro appare sempre più probabile e prossima, è letteralmente folle. Anzi, svendere la gestione del risparmio degli italiani ai francesi è suicida, a termine (non vi dico nulla sulle implicazioni di questa mossa nell’indirizzo dei flussi di investimento e di risparmio europei verso l’ESG diretti dall’EU, ossia far pagare al popolino la folle transizione Green come di fatto proposto come soluzione da Ursula von der Leyen negli scorsi giorni/piano Draghi in pillole, ne abbiamo parlato ieri)
Forse, a conferma del fatto che effettivamente si tratti – per Generali-Natixis – di un vero e proprio scippo, c’è stata la dichiarazione ufficiale “non richiesta” di Donnet, AD francese di Assicurazioni Generali (memento il francese Mustier per Unicredit ai tempi della vendita di Pioneer), che nella più classica “excusatio non petita, accusatio manifesta” ha annunciato urbi et orbi encore “guarda caso” sui media italiani vicini a Davos che il risparmio degli italiani non si tocca. Così almeno ci sembra di intendere, l’AD francese di Generali implica che comunque non si tratta di scippo francese (…).
Invece, dopo tale intervista l’impressione netta è che lo scippo francese invece ci sia, eccome, se non propriamente certo oggi, certamente dietro l’angolo, al closing.
Chiaro, il partito romano di Giorgia Meloni poco capisce di certi tecnicismi essendo formato sulla base della cooptazione e dell’appartenenza, non della meritocrazia e della competenza, già abbiamo spiegato in passato che un professor Milei in Italia semplicemente non esiste ne può esistere vista la società retrograda “dei Don Rodrigo” che ancora contraddistingue il paese a forma di stivale (vedasi LINK) .
Tale vulnus strutturale italico, direi pure vulnus culturale, diventa però un evidente problema strategico nel caso in specie.
Per dare un’idea potremmo citare ad esempio il caso di governo del ministro dello Sviluppo Economico Urso, classe 1957, di nome Adolfo, che come ministero non sanzionò la “dimenticanza” della francese Stellantis nel comunicare la vendita di COMAU a stranieri, fatto accaduto giusto pochi mesi or sono (vedasi articolo de La Verità, sotto, pubblicato durante le vacanze estive dello scorso anno, quando la gente italica guarda solo l’ombrellone: sappiate che i più grandi scippi italiani capitano sempre in tale periodo, vedasi Montedison con le vicende dell’estate del 1993, incluso il giudice vicario del tribunale civile di Milano Curtò arrestato, con l’aggiunta di auto bomba esplosa nel capoluogo lombardo, ndr).
Dunque, incredibilmente, senza sanzionare ne’ esercitare alcuna prelazione su COMAU, azienda leader poi venduta anche quella dai francesi di Stellantis ad altri stranieri e non allo Stato italiano (…).
(Forse per ringraziare del trattamento di favore – avete visto tutti – poi Stellantis abbiamo letto negli scorsi mesi che ha quasi chiuso le fabbriche italiane dell’auto, prediligendo l’apertura di quelle francesi, chissà…).
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Quello che purtroppo in Italia non viene ancora percepito è che con Trump alla Casa Bianca le cose sono cambiate: con Trump il business che viaggia in parallelo alla politica continuerà ad esistere, certo. MA L’INTERESSE PRIVATO A LETTO CON LA POLITICA DEVE ESSETE PERSEGUITO SOLO NELLE MORE DEL GENERALE INTERESSE DEL PAESE.
Questo è il messaggio che è stato dato fin dalle prime ore del II. o III. mandato trumpiano, ieri l’altro, dipende da come lo si guarda.
Ergo, torniamo al titolo, come conclusione:
Se l’Italia da sola non è in grado di fare i propri interessi, bene, sono pressochè certo che in qualche modo interverrà Washington in veste di referente della coalizione atlantica. Infatti per Trump è e sarà fondamentale avere un’Italia che non affondi nel caos. E la svendita degli asset di gestione del risparmio degli italiani (Assicurazioni Generali, nel caso il deal andasse in porto) porterebbe enormi problemi a termine per il Paese, visto che darebbe solo la minoranza dei voti italiani nella gestione dello spin off dell’azienda comune di Generali con Natixis. Ovvero sarebbe un autogol clamoroso.
Ergo, come da titolo, forse ci vorrà una sorta di ordine esecutivo di Trump – o atto politicamente e/o strategicamente equivalente – per raddrizzare la situazione.
Certo, se l’Italia non è in grado di fare i propri interessi, ossia se non è capace di viaggiare con le proprie gambe, meglio qualcun’altro la aiuti.
E, a giudicare dai libri di storia, quel “qualcun’altro” NON potrà mai essere un paese europeo ex coloniale, visto che dalla fine dell’Impero romano – e con un parossismo evidentissimo negli ultimi 30 anni – lo spogliare dei propri beni la Penisola è stato un compito svolto benissimo soprattutto dai vicini coloniali dell’Italia. In primis dalla Francia.
MD
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Immagine: Assicurazioni Generali – Antica targa originale d’epoca, in latta sbalzata e litografata in rosso con scritte dorate in rilievo con il Leone di San Marco. Databile tra il 1924 e il 1940; tratta da Wikipedia, al LINK, (file is licensed under the Creative Commons Attribution 3.0 Unported license)