Notizia fatta trapelare non solo grazie ad X.com di Elon Musk, ma anche dall’eminente FT che ha evidenziato un report in riguardo: Londra necessita di un accordo col CME americano, la borsa oro USA, perché ci sono problemi di consegna.
Di norma per farsi consegnare l’oro fisico a Londra ci voleva qualche giorno, ora diverse settimane.
Ciò ha causato la crescita del cosiddetto “location spread” per la stessa commodity tra Europa ed USA, circa 50 USD all’oncia.
Primo punto, da assimiliare: nei contratti future il prezzo sale sul mercato dove si è ragionevolmente certi che esiste il sottostante in consegna; scende invece dove ci sono dubbi di consegna. Oggi i mercati dove l’oro è a premio sono Pechino e USA (dove esiste prodotto fisico), Londra a sconto (dove c’è carenza).
Altro punto saliente da comprendere per bene è che la borsa cinese permette l’apporto in import sul future, di oro, ma poi ne vieta l’esportazione: ossia un trader può anche fare fortuna là ed accumulare oro, ma poi l’oro lo tiene in Cina. Quando si dice essere paese comunista…
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Una carenza di oro, di fatto, c’è quando i prezzi salgono troppo, frutto di grande domanda.
Questo è causato di norma da problemi geopolitici, insicurezza sistemica, guerre ecc., che determina la speculazione. In soldoni ciò alimenta la salita eccessiva dei prezzi, dunque i cosiddetti margin call “bull”, che nei future di traducono in consegna di contanti a garanzia dei contratti, se va bene; ma nel caso anche di prodotto fisico da consegnare, ben ricordando che i future – al contrario dei derivati bancari – prevedono sempre la consegna del bene reale.
Ad esempio nel margin call “bear”, quando si scommette al ribasso e si viene chiamati a rimpinguare il margine di garanzia, si aggiusta solo con denaro, non con il fisico. Di norma tale margin call “bear” implica eccesso di sottostante.
Oggi, a circa 14 anni dalla fine dì Gheddafi, in Libya, nel 2011, il caso della carenza di oro fisico si ripete, anticipato dal FT che annuncia un accordo tremendamente voluto da Londra per ridurre lo spread nelle quotazioni del metallo giallo.
Ciò implica, di fatto, trasportare oro dall’America all’Europa.
La banca di Inghilterra si è rifiutata di commentare.
L’amico Tom Luongo riassume bene…
Prima di tutto un punto di tranquillità per gli amici italiani: la maggior parte dell’oro italico, circa la metà, è all’estero, sì, ma non in Gran Bretagna, bensì in USA.
Il punto negativo invece, in generale, è che nel 2011 la faccenda si risolse diciamo bene, per Londra, in quanto la più grande banca USA, JPMORGAN, contemporaneamente al problema oro da consegnare causa timori post subprime, aveva enormi problemi con l’argento, che l’istituto di New York non disponeva a garanzia della consegna.
Ciò causò un silver run, che fu “messo a posto” magicamente guarda il caso a seguito della altrettanto magica sparizione dell’oro di Gheddafi, circa 400 tonnellate di riserve libiche sparite durante le travagliate vicissitudini neocoloniali del 2011 e di cui si sono perse le tracce. Parlo dell’invasione della Libya per mano franco-inglese, sotto Obama.
Oggi sembra invece Londra sia sola nella carenza di metallo prezioso, dunque necessita un accordo per la consegna del fisico con gli USA (ergo, vis a vis con Washington, o Londra abbassa la testa o “piega la schiena”…)(…).
La realtà viene collegata anche ai timori che ogni eventuale dazio USA generico (uguale a quelli imposti a Cina e Messico ad esempio) verso l’Europa affonderebbe Londra, che per sua sfortuna non ha miniere d’oro a supporto. Infatti alcuni dicono che ci sia dell’oro spedito in emergenza da Londra a Washington per evitare futuri dazi, una spiegazione poco credibile secondo noi.
O meglio, Londra viveva dell’oro delle colonie che ora non ha più, più facile questa di spiegazione. Washington ha invece oro in casa propria, dunque il fisico ci sarà sempre. A maggior ragione col Canada dentro gli States, visto che il Canada è tuttora l’Eldorado.
Ricordo per altro che gli accordi Basilea III., attivi dal 1.1.2025, permettono di usare l’oro fisico come sottostante a garanzia bancaria (Tier1 et al.), senza sconti (prima era a sconto, fino a fine 2024: dunque Basilea III. rappresenta una vera rivoluzione)(…). Chiaramente ciò spinge le banche ad accumulare oro a garanzia.
Le implicazioni di cui sopra vanno comprese anche alla luce della fine del LIBOR in USD, basato storicamente a Londra e terminato ufficialmente il 30.9.2024 sebbene con ulteriori ultimi 6 mesi di durata contrattuale dei contratti esistenti, ndr): l’ultimo contratto andrà in “expiration” il 31.3.2025 (…).
Ciò vi fa intuire, in pratica, come l’età dell’oro coloniale sia in realtà terminata da tempo.
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Una piccola appendice sull’origine dell’oro come preziosità: il motivo più antico che ho trovato è quello ipotizzato da eminenti sumerologi per cui detto oro serviva, in epoche passate, a civilita’ antichissime come strumento a difesa del clima, ossia per scaldare il pianeta che diventava freddo (l’oro tende a mantenersi inerte, stabile, per natura, ndr).
La tecnica, direi incredibilmente, o forse no, è molto simile alle ipotesi recenti fatte “al contrario”, in teoria, da omologhi di Bill Gates, quando hanno proposto di iniettare materiali vari in stratosfera per modificare il clima (…).
Non ho nemmeno detto se il pianeta in questione, nel paragrafo precedente, per l’uso “climatico” di detto oro, fosse la terra, notate bene.
MD
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