Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati.
Oggi vi proponiamo una brillante analisi dell’intervista al comandante in capo militare delle forze armate USA, gen. Mark Milley a Foreign Affair, con ruolo apicale appena al di sotto del Presidente USA, come presentato da “The American Conservative“, rispettata rivista americana di estrazione conservatrice (repubblicana), di norma con ottimi agganci in ambito governativo USA.
Le informazioni che ricaviamo sono estremamente interessanti, in quanto complementano perfettamente le info in nostro possesso.
Da una parte, si riferisce che gli USA stanno cercando, sembra riuscendoci, un accordo per il fine delle ostilità in Ucraina. Chiaramente la contropartita USA sarà qualcosa che coinvolgerà Berlino e Parigi, da ridimensionare in quanto veri aperti avversari di Washington nello scacchiere Africano-Mediterraneo-vicino Oriente (…).
Dall’altra, lo schema di guerra ibrida sembra essersi già spostato su Taiwan, che Milley ricorda essere una preda molto più difficile da conquistare di quanto si immagini. I dettagli, in termini di guerra tradizionale, li leggerete sotto, nell’intervista. Vengono invece taciuti gli effetti di una guerra militare con nuovi mezzi, ad esempio uno tsunami che potrebbe devastare la costa cinese assolutamente piatta (…).
Insomma, anche Hitler con la microscopica ma montagnosissima Svizzera preferì fare accordi economici piuttosto che guerra, proprio perchè la Confederazione restava militarmente insignificante conquistarla. O meglio, ogni tentativo bellico, sebbene certamente vincente nel lungo termine, avrebbe comportato costi militari ed economici enormi, ovvero uno spreco di risorse ingiustificato (…).
Chiaramente la guerra ibrida con la Cina, nel contesto della difesa di Taiwan, non sembra nemmeno lontanamente giunta ai livello di scontro della sfida americana in Ucraina (non diciamo sfida a chi, in realtà, ndr). Forse si dovrebbe aggiungere – addirittura – autodifesa americana, nei confronti dell’EU franco-tedesca, ormai All In per la propria sopravvivenza i competizione con gli USA, i recenti attentati in terra americana potrebbero infatti avere una matrice comune ed eterodiretta (…).
In tale contesto leggiamo oggi sui media europei che la NATO starebbe mettendo urgentemente in sicurezza i cavi sottomarini con l’Europa. Ossia principalmente quelli dell’Italiana Telecom Sparkle, invano corteggiata dai francesi. E’ infatti chiaro che l’azione, ormai imminente se non in corso, di riallacciare i rapporti USA con l’Italia,. che altrimenti rischia il collasso socio-economico, passa inevitabilmente per la cacciata di Turchi e francesi dalla Libya.
In tale contesto va rilevato che il generale Haftar – di casa negli USA – in visita lampo a Roma negli scorsi giorni, ha viaggiato nella capitale italiana per incontrare su argomenti segreti un plenipotenziario USA politico-militare (…).
Work in progress.
Per intanto godetevi l’intervista in calce, tutta da leggere.
MD
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Lezioni di greco da Milley
da “The American Conservative“, articolo di Jude Russo (managing editor di The American Conservative e contributing editor per The New York Sun)
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Lo scenario di Milley a Taiwan assomiglia molto alla descrizione della spedizione siciliana fatta da Tucidide. i taiwanesi a respingere da soli gli invasori.
Il nostro Sumantra Maitra ha osservato ieri che le dichiarazioni del Gen. Mark Milley a Foreign Affairs dimostrano che il consenso in politica estera si sta lodevolmente muovendo verso la preferenza per la fine delle ostilità in Ucraina rispetto all’impegno in una guerra tra grandi potenze; il Dr. M(aitra) ha preso in prestito un’etichetta di Vegezio che sottolinea l’importanza di fornire al nemico una via d’uscita.
Nella stessa intervista, Milley ha osservato che un’invasione cinese di Taiwan – che alcuni commentatori sostengono sarà favorita da una pace mediata in Europa – è un cavallo di colore completamente diverso e sarebbe un compito molto più difficile.
Per attaccare Taiwan, dovrebbero organizzare un’invasione anfibia combinata con paracadutisti e assalto aereo, elicotteri ad ala rotante, missili, tutti i fuochi preparatori che ne deriverebbero; dovrebbero isolare le teste di ponte e poi avere il mezzo anfibio per farlo; e attraversare praticamente un centinaio di miglia d’acqua, il che è già di per sé impegnativo. Dovrebbero poi assicurarsi che anche il sottosuolo dell’acqua sia al sicuro dagli attacchi dei sottomarini. Dovranno rimuovere le mine, liberare le spiagge, attaccare e conquistare un’area urbana di circa tre milioni e mezzo di persone, in un Paese molto montagnoso che si presta alla difesa.
Ha poi osservato le difficoltà dell’operazione rispetto all’invasione del D-Day in Normandia, che aveva il vantaggio di soldati e comandanti già esperti di assalti anfibi.
Quindi quell’esercito, anche se all’epoca era buono nel 1944 – non dimenticate che Eisenhower scrisse una lettera di dimissioni in caso di fallimento la notte precedente. E questo avveniva sopra la Manica, che è, qualunque cosa sia, trenta miglia, qualcosa del genere. Ora si tratta di un centinaio di miglia con un esercito che non ha mai fatto nulla del genere. E farlo e portarlo a termine con successo – anche contro l’esercito di Taiwan, che non è la Wehrmacht, certo – ma il terreno è molto più difficile, molto più complesso a Taiwan di quanto non fosse in Normandia. Penso che sia un’impresa davvero pesante e credo che i cinesi lo sappiano.
In breve, un’invasione cinese di Taiwan assomiglia molto a quella di un altro autore classico: la descrizione di Tucidide dell’abortita invasione ateniese della Sicilia. Come ho osservato nella rubrica linkata, gli americani devono riflettere bene se fare di Taiwan la nostra Sicilia con un intervento diretto o, come gli spartani con i siracusani, se dare principalmente ai taiwanesi la possibilità di respingere da soli gli invasori.
Jude Russo
Managing editor di The American Conservative e contributing editor per The New York Sun