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Home » La fine del “sistema Merkel” in un Paese in crisi

La fine del “sistema Merkel” in un Paese in crisi

Franco Leaf by Franco Leaf
2 Agosto 2021
in Generale
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La fine del “sistema Merkel” in un Paese in crisi
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Redazione di Voci dalla Germania: Il “sistema Merkel” è alla fine e la CDU, a pochi mesi dalle elezioni politiche, non ha né una leadership né un programma in grado di fronteggiare i numerosi e gravi problemi del Paese.

La crisi sociale ed economica del “paese reale” è sempre più profonda e grave, mentre l’elettorato non ha più fiducia nella leadership della Cancelleria.

Un commento molto interessante di Thomas Schmoll tratto da N-TV

*****

Come se fosse stata immortale, per anni CDU e CSU avevano fatto affidamento soprattutto sulla popolarità della Cancelliera.

Il “tu mi conosci” aveva sostituito i contenuti.

Ma ora la CDU ha un problema: si è svuotata in termini di persone e di contenuti.

Ricordiamolo, alle elezioni federali del settembre 2013 la CDU e la CSU festeggiarono un risultato sensazionale. Il 41,5% dei cittadini aveva votato per loro.

La vittoria era stata conquistata innanzitutto da Angela Merkel, che aveva condotto la Germania attraverso la crisi del “debito sovrano europeo“.

La cosa sorprendente del suo trionfo è che quel risultato era stato ottenuto con una campagna elettorale in gran parte vuota.

Trasformando il prolungamento della “durata in vita delle centrali nucleari” nella ”uscita dal nucleare”, era riuscita a sottrarre ai Verdi un cruciale tema di mobilitazione.

La strategia della Merkel fino a oggi poteva essere spiegata con una sola frase: “Tu mi conosci”.

La scienza politica la chiama “mobilitazione asimmetrica”.

La leader cristiano-democratica ha capito che non si tratta di programmi, concetti e slogan. Ad essere decisive sono la fiducia e la credibilità.

Un esempio: “Le infermiere sono gli eroi silenziosi della Germania”. 

La citazione viene dalla campagna elettorale per il Bundestag del 2013.

Quattro anni dopo, però, in un programma televisivo per le elezioni del Bundestag, un’infermiera attaccò la Cancelliera: “Lei è al governo da dodici anni e ai miei occhi non ha fatto molto per il settore infermieristico”.

CDU e CSU, nel 2017, ottennero comunque il 32,9 %. 

Un crollo ma, dopo la crisi dei rifugiati che portò l’AfD al Bundestag, fu comunque un risultato forte, molto al di sopra di quello della SPD, che si  fermò al 20,5%.

La Cancelliera continuava ad avere la fiducia della gente.

Ciò che alcuni hanno criticato come “mancanza di chiare convinzioni politiche e persino di visione”, da altri è stato invece lodato come un pragmatismo intelligente e un’abile azione politica.

Il risveglio causato dal Coronavirus è stato ancor più violento: la Merkel non ha né la leadership né la necessaria concentrazione su ciò che si deve fare.

Durante la crisi, solo una volta la Merkel si è mostrata in forma smagliante

“Gli infermieri sono gli eroi silenziosi della Germania” è una sua frase del 2013, che ha ripetuto più volte anche durante la pandemia.

Il problema dell’assistenza — nonostante tutti i buoni propositi del Ministro della Salute Jens Spahn — resta irrisolto. E lo stesso per molti altri problemi.

La Germania per oltre dieci anni è rimasta indietro nelle riforme, perché la Merkel ha preferito amministrare senza turbare nessuno preservando la reputazione della CDU come Partito popolare.

Basti pensare alla riforma fiscale promessa per anni al Paese e la mancata modernizzazione digitale.

Ma ampi settori della popolazione non se ne sono accorti,  perché a loro non manca nulla.

La spaccatura diventò palese durante la “crisi dei rifugiati” quando la Merkel, con l’affermazione “possiamo farcela”, pensava di parlare a nome di tutta la popolazione.

Avrebbe potuto funzionare se dietro di sé avesse avuto l’elettorato al completo. Ma non ce lo aveva, perché il Paese già da tempo era  profondamente diviso.

Lo stile presidenzialista del Governo è esploso in faccia al suo capo.

Per la prima volta importanti politici della CDU/CSU, come Horst Seehofer, si sono schierati contro la Merkel.

La tempesta è poi finita in un bicchiere d’acqua, ma la Cancelliera ha dimostrato una scarsa consapevolezza e i mugugni sono diventati più forti.

Il fatto che gli indici di approvazione della Merkel, all’inizio della pandemia, siano saliti, probabilmente ha avuto molto a che fare con l’espressione: “Tu mi conosci”.

La gente, da Rügen alla Foresta Nera, aveva ancora fiducia in lei e aveva tutte le ragioni per poterlo fare.

In effetti, la Cancelliera sembrava in piena forma ma, ancora una volta, come gestore della crisi e non come capo del Governo.

Spahn e il Ministro dell’Economia (Peter Altmaier), invece, sono apparsi incompetenti e non all’altezza del compito.

Poi, c’è il “vecchio caso” di Andreas Scheuer: il Ministro dei Trasporti è la prova vivente che l’incompetenza non sia un ostacolo alla carriera.

Perché la Merkel non lo abbia ancora cacciato dal Governo resta un grande mistero.

Un Paese non adatto al futuro

Angela Merkel è riuscita a cullare con la “politica dell’attesa” non solo una parte della popolazione, ma anche il suo stesso Partito.

E ora deve reinventarsi.

È sorprendente che la CDU si comporti come se da qui alle elezioni generali ci fosse un’eternità.

Il Segretario Armin Laschet sta fallendo nel tentativo di spiegare alla popolazione che “l’elezione del Bundestag riguarda la domanda: come possiamo modellare la Germania dopo la pandemia?”.

Come se la Repubblica, anche se non ci fosse stato il Coronavirus, fosse mai stata in grado di affrontarlo, il futuro.

La pandemia ha messo in luce i deficit del Paese in modo spietato.

Tali affermazioni hanno il solo scopo di distrarre la popolazione dal fatto che siano stati proprio la Merkel e la CDU/CSU — a volte sostenuti dalla FDP, a volte dalla SPD — a fare della Germania quello che è oggi: uno “stato industriale” con il disperato bisogno di fare riforme e investimenti, e che non è più il “campione mondiale” della gestione statuale.

Laschet cerca di nasconderlo annunciando un “decennio di modernizzazione” ma, per il resto, resta sul vago e cerca di copiare la Merkel, parlando molto senza dire nulla.

L’elezione per la “Presidenza del Partito” ha mostrato quanto la CDU sia vuota in termini di leadership.

Le donne sono completamente assenti mentre, Friedrich Merz, si è rivelato un personaggio arrogante ed egoista in cerca di vendetta, privo della minima idea di cosa sia una strategia politica.

La loro debolezza in termini di “contenuti” — poco chiari, esattamente come quelli della SPD — è stato dimostrato dalle dichiarazioni su Twitter, scritte sotto una foto di Laschet, subito dopo le prime proiezioni per la Renania-Palatinato e il Baden-Württemberg:

“E’ il momento di un nuovo inizio per il nostro Paese: dobbiamo usare le possibilità offerte dalla pandemia per rendere migliore la Germania”.

Possibilità offerte dalla pandemia?

Questo è ciò che Laschet dovrebbe spiegare alle persone che hanno paura per il loro futuro.

In verità, dopo la Merkel ci sarà ovviamente un nuovo inizio che, tuttavia, suona come il classico: “dopo di me, il diluvio”.

*****

Link Originale: http://vocidallagermania.blogspot.com/

Scelto e pubblicato da Franco

*****

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