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Davos — Terzo giorno: il nuovo modello imperiale Anglo-Olandese

Franco Leaf by Franco Leaf
2 Agosto 2021
in Generale
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Redazione di LaRouche Pac

Per capire veramente la straziante esperienza di attraversare lo Specchio Riflettente per entrare nella Terra Fantastica, considerate che il terzo giorno del World Economic Forum (Conferenza di Davos 2021), in uno dei Gruppi di Discussione dal titolo “Azione di mobilitazione sul Cambiamento Climatico”, c’è stato un dibattito dedicato alla creazione di un movimento popolare, “save the planet”, per soccorrere l’umanità da una crisi imminente!

Tra le voci progressiste che si sono ascoltate c’erano quelle di: Ben van Beurden (Amministratore Delegato della Royal Dutch Shell), Feyke Sybesma (Presidente Onorario della Royal DSM NV), Rebecca Blumenstein (Vice Caporedattore del New York Times), Jesper Brodin (Amministratore Delegato del Gruppo IKEA), Alok Sharma (Presidente dello UN Convention on Climate Change — COP26 — e Membro del Gabinetto di Sua Maestà), Borge Brende (Presidente  del WEF, Amina Mohammed, Vice Segretario Generale dell’ONU) e infine John F. Kerry (Inviato Speciale degli Stati Uniti per il Clima).

Non esattamente la voce del popolo.

Il presunto argomento di discussione del terzo giorno è stato “Combattere il Cambiamento Climatico” — quello che il WEF chiama gentilmente “gestione globale del bene comune”.

Ma, in un mondo dove “la neve è nera”, l’ipotetico contenuto della discussione aveva, in realtà, tutt’altro scopo. 

La stella del terzo giorno è stata niente meno che Mark Carney, apparso su due Gruppi.

Ha rilasciato un’intervista al podcast di Radio Davos ed è stato menzionato, con grande deferenza, da numerosi commentatori. Il link del sito dell’Agenda Davos 2021 è diponibile qui.

Nel podcast di Radio Davos, Carney (Inviato Speciale dell’ONU per Azione sul Clima, Ex Governatore della Banca d’Inghilterra, Ex Presidente dell’International Settlements’ Committee sul Global Financial System, consulente finanziario del Regno Unito per l’imminente conferenza di Glasgow COP26 United Nations Climate Change) si è concentrato sulla richiesta che le procedure  per la Green Finance e l’eliminazione del carbonio vengano rese obbligatorie per ogni nazione e per ogni settore del compartimento privato.

Ha nominato la Taskforce per il “Climate-related Financial Disclosures” (TCFD), un’organizzazione creata dalla “United Nations Environment Programme Finance Initiative”.

Per molti anni la TCFD, il cui Presidente è Michael Bloomberg, ha raccolto dati sui rischi collegati al clima, sulla base di una serie di investimenti “a beneficio di compagnie, banche e investitori”.

Ma la partecipazione in quest’impresa è stata su base volontaria.

La proposta di Carney è che i Governi debbano imporre quest’approccio a tutti i settori e a tutte le Società: “Essendo parte del COP, quello che stiamo cercando di stabilire è una serie di linee guida, che rendano obbligatori questi programmi per le nazioni nei prossimi anni; e così diffonderli nel mondo”.

La Nuova Zelanda, la Svizzera e il Regno Unito hanno annunciato che rispetteranno la richiesta vincolante del TCFD mentre, l’Unione Europea, sta formulando una legislazione per seguire la stessa direzione.

Alla domanda se il “costo per ridurre le emissioni di gas serra” possa essere incorporato nei prezzi dei prodotti, Carney ha mostrato i prezzi attuali del carbone (3 dollari per tonnellata), dicendo che potrebbero essere adottate delle misure per portarli fino a 75-100 dollari per tonnellata.

Ha anche aggiunto: “Molte altre politiche, molti altri regolamenti, molte altre cose possono aiutare. Siamo ancora lontani dai prezzi del carbone di cui abbiamo bisogno per riuscire a fare quello che vogliamo”.

Carney è anche apparso su un altro Gruppo di Discussione: “Mercato del carbone: una conversazione”.

I partecipanti erano Carney, Bill Winters (Amministratore Delegato di Chartered Bank; Annette L. Nazareth (precedente Commissario della SEC) e Bill Gates (Presidente della Bill&Melinda Gates Foundation ed ex Presidente della Microsoft).

In questo Gruppo l’enfasi è stata posta sulla necessità di eliminare le emissioni di CO2 a livello mondiale entro il 2050. 

La questione se lanciare o meno un “mercato per la compensazione delle emissioni di carbonio” è stata discussa da Winters (Standard Chartered Bank) il quale ha affermato che “mercati finanziari di compensazione” sarebbero la chiave per riuscire a muovere miliardi di dollari dalle banche (tipo Chartered Bank) verso chiunque rimuova il carbonio dall’ambiente.

Ha dichiarato: “Il prossimo passaggio è far sì che le persone possano guadagnare da queste cose e che possano fare investimenti che abbiano un impatto dimostrabile”.

C’erano altri Gruppi in cui si discuteva della Green Finance, ma lo spazio non ci permette di commentarli tutti.

In breve, il Gruppo “Transforming Food Systems and Land Use” ci ha fornito una visione distopica del mondo dove tutta la produzione di cibo verrebbe subordinata a un “Food Innovation Hub”.

Tutto il cibo verrebbe classificato a partire dalle emissioni di carbonio messe in circolazione nella produzione del cibo stesso e i consumatori, utilizzando un’app, saranno in grado di scannerizzare le etichette alimentari e avere informazioni sulla traccia ambientale del prodotto.

Nel “Gruppo Net-Zero, take a leap of faith”, il Ministro dell’Ambiente Cinese ha ripetuto la promessa di Xi Jinping di bloccare la crescita di emissioni di gas serra entro il 2030 ed eliminarle del tutto entro il 2060.

Ha annunciato che la Cina accelererà la creazione di un mercato interno del carbone.

Altri leader, tra cui Christian Mumenthaler (Amministratore Delegato della SwissRe), Yuriko Koike (Governatore di Tokio), Hank Cheol Shin (Amministratore Delegato della LG Chem) e Teresa Ribera (Vice Primo Ministro della Spagna) hanno dichiarato unanimemente le loro intenzioni: “assicurarsi che i Governi implementino politiche che vadano di pari passo con l’azione climatica”.

Mark Carney è apparso su un altro Gruppo chiamato “Financing the Net-Zero Transition”.

Altri partecipanti erano Werner Hoyer (Presidente dell’European Investment Bank); Oliver Bate (Amministratore Delegato di Allianz SE); Stephanie von Friedburg (Direttore Generale dell’International Finance Corporation) e Al Gore (ex Vicepresidente degli Stati Uniti e co-fondatore della Generation Investment Management).

La domanda che è stata posta immediatamente è questa: “Se la transazione verso un mondo a emissioni zero costerà trilioni di dollari, dove troviamo i soldi”?

Carney ha ribadito che “la responsabilità per la creazione di un mondo a zero emissioni ricadrà sul settore privato. E’ quindi necessario sbloccare diverse combinazioni di flussi finanziari, una commistione di investimenti pubblici e privati”.

Von Friedeburg ha detto che: “Mancano progetti che possano generare profitti. Come portiamo importanti gestori finanziari nelle nostre sfere operative? Abbiamo bisogno di finanza combinata, e dobbiamo ridurre i rischi di queste operazioni”.

Bate ha insistito: “Non può esserci una libera scelta … devono essere progetti che coinvolgono il settore pubblico e privato”.

Essenzialmente, ciò che viene dibattuto e concordato dai partecipanti di Davos è un modello combinato nel quale Governi e Multinazionali consegneranno tutta la loro sovranità e si lasceranno governare da politiche e meccanismi nuovi che verranno implementati da Carney e dai suoi sodali.

A nostro parere, questa non è una collaborazione tra pubblico e privato, come si potrebbe pensare, piuttosto l’aggiornamento dell’”Universo Orwelliano costituito dal vecchio modello imperiale Olandese”, nel quale la “legislatura olandese, la Compagnia delle Indie, la Borsa e la Banca di Amsterdam erano fuse in un’unica realtà oligarchica che gestiva l’Impero — e dove non c’era alcuna differenza tra pubblico e privato”.

La questione compulsiva del razzismo non poteva ovviamente essere ignorata, nemmeno per un giorno, e così è diventata centrale nel Gruppo “Delivering Social Justice in the Recovery”.

In quest’ambito, prominenti leader dei Diritti Civili quali Gabriela Bucher (Direttrice Esecutivo di Oxfam International); Sadiq Khan (Sindaco di Londra); Anisa Kamadoli Costa (Presidente di Tiffany & Co) e infine Darren Walker (Presidente della Ford Foundation) ci hanno lasciato alcune perle:

“La sfida contro il suprematismo bianco è reale” … “Tentare di sistemare i privilegi non funzionerà” … “dobbiamo abolire le ineguaglianze” … “Il miglior antidoto al populismo è stata l’elezione di Joe Biden” … e infine la mia favorita … s”e il capitalismo dev’essere sostenibile, dobbiamo frenare l’ideologia propagata da Milton Friedman”.

Un intermezzo comico ci è stato donato dal videoclip di Greta Thunberg, l’”esperta del cambiamento climatico”, Robert Downey Jr, la stella di Greaser’s Palace, e infine dalle goffe esibizioni dei fallimentari candidati alla presidenza Al Gore e John Kerry.

Sia Benjamin Netanyahu che Moon Jae-in (Presidente del Sud Korea) hanno tenuto dei discorsi.

Il discorso di Moon appoggiava velatamente gli obiettivi della Conferenza, mentre quello di Netanyahu era incentrato sul successo di Israele nel combattere la pandemia.

Entra in scena il Presidente Putin

Senza dubbio, il discorso del Presidente russo Vladimir Putin è stato il più importante — nonché unica nota discordante dell’intera Conferenza.

È rilevante che nessun altro russo abbia partecipato alla Conferenza.

Putin, praticamente, non ha parlato del clima, dell’”eliminazione del carbonio” o degli obiettivi prefissati per la riduzione di CO2, non ha nemmeno accennato ai diversi aspetti della “Green Finance”.

Il suo discorso, piuttosto, si è interamente incentrato sui problemi economici concreti di ordine strategico.

Putin ha tracciato una similitudine con gli anni Trenta e ha ricordato dei rischi di un’insorgenza di pericoli sia strategici che sociali, dicendo che la situazione “potrebbe diventare imprevedibile e incontrollabile se restassimo con le mani in mano”.

Sul versante economico, ha attaccato le attuali “politiche di bailout” mascherate da “stimolo economico”, dicendo che: “stimoli economici fatti con metodi tradizionali (grandi prestiti ai privati) sono essenzialmente impossibili, mentre il Quantitative Easing non fa altro che creare bolle finanziarie e porta a una maggiore diseguaglianza sociale”.

Ha poi aggiunto che “il problema potrebbe essere risolto in 20-30 anni, attraverso politiche macroeconomiche di stimolo. Ma questi meccanismi hanno raggiunto i loro limiti e non funzionano. Le risorse sono esaurite”.

Ha inoltre detto: “C’è la possibilità di trovarsi davanti a un gigantesco collasso dello sviluppo globale, che sarà foriero di una guerra ‘tutti contro tutti’, del tentativo di affrontare le contraddizioni attraverso l’individuazione di nemici interni ed esterni e infine della distruzione non solo di valori fondamentali quali la famiglia (istituzione molto preziosa in Russia), ma anche di altre libertà fondamentali, quali il diritto di scegliere e quello della privacy. Vorrei anche sottolineare le conseguenze demografiche negative dell’attuale crisi sociale e della crisi dei valori, che potrebbero portare l’umanità a distruggere l’intera civiltà”.

Putin ha sottolineato non solo la situazione dei “Paesi in via di sviluppo”, ma anche la crescente crisi dei “Paesi Sviluppati” dove, sia in Europa che negli Stati Uniti,

“Le entrate di metà della popolazione sono stagnanti. Nel frattempo, i costi dell’educazione e della sanità sono saliti. In altre parole, milioni di persone provenienti dai Paesi ricchi hanno smesso di sperare in maggiori entrate.

Allo stesso tempo, hanno dovuto affrontare problemi quali provvedere alla loro salute e a quella dei loro genitori, dovendo assicurare al contempo un’istruzione dignitosa ai loro figli”.

Putin ha annunciato quattro priorità economiche:

  1. Chiunque deve beneficiare di condizioni di vita tranquille, deve possedere una casa e deve potersi permettere i trasporti, l’energia e i servizi essenziali.
  2. Chiunque deve avere un lavoro che gli assicuri un’entrata sempre crescente e, conseguentemente, uno standard di vita dignitoso. Chiunque deve avere accesso a un sistema educativo efficiente, indispensabile per permettere alle persone di svilupparsi e di crearsi una carriera, di avere diritto a una buona pensione e ai relativi benefici sociali.
  3. Le persone devono sentirsi sicure, sapendo che riceveranno cure mediche efficienti e di alta qualità, qualora sia necessario, e che il Sistema Sanitario Nazionale gli garantirà cure mediche moderne.
  4. A prescindere dalle disponibilità famigliari, i bambini devono ricevere un’educazione dignitosa per poter realizzare le loro potenzialità.

Nel suo discorsi, il Presidente russo ci ha messo in guardia contro lo strapotere delle high-tech e dei social media. Ha dichiarato:

“I giganti tecnologici, in particolare le compagnie digitali, ricoprono un ruolo crescente nelle nostre vite. Questo è noto da tempo, specialmente con riguardo alle elezioni negli Stati Uniti.

Non sono solo dei giganti economici. In certi ambiti sono direttamente in competizione con gli Stati.

Il loro pubblico è composto da miliardi di persone che trascorrono molto tempo in questi ecosistemi.

Queste compagnie pensano che il loro monopolio sia utile per organizzare processi tecnologici ed economici.

Ma la società civile si sta chiedendosi se questi monopoli agiscano nell’interesse generale della popolazione.

Qual’è il confine tra un grande business di successo, la richiesta di servizi e il consolidamento di grandi quantità di dati; il tentativo di gestire la società secondo il proprio volere e sostituire le istituzioni democratiche e fondamentalmente usurpare o restringere i diritti naturali delle persone di decidere come vivere; che cosa scegliere e quale punto di vista esprimere liberamente?

Abbiamo appena visto tutto questo negli Stati Uniti e sapete tutti quello di cui sto parlando. Sono convinto che la maggior parte delle persone condivida questa mia posizione”.

*****

Link Originale: https://www.larouchepac.com/20210129/davos-day-3-new-anglo-dutch-model

Scelto e tradotto da L’Alessandino

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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