VdG: La recente proposta di annullare il debito pubblico generato dalla pandemia, lanciata da Sassoli in un’intervista a Repubblica, non è piaciuta affatto ai tedeschi.
Per alcuni importanti commentatori non sarebbe che l’ennesimo tentativo da parte del Club Med di scaricare il peso del loro enorme debito pubblico sugli operosi tedeschi. Ne scrivono die Welt e il leader di AfD Jörg Meuthen.
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Redazione di Voci dalla Germania
(…) Dal Parlamento Europeo arrivano pesanti critiche verso quest’idea e verso chi l’ha lanciata: il Presidente dell’Europarlamento David Sassoli.
“Le esternazioni in merito ad un possibile taglio del debito italiano sono populismo a buon mercato e sono anche estremamente pericolose”, avverte l’Eurodeputato dei Verdi Sven Giegold.
Che aggiunge: “Tali dichiarazioni dividono l’Europa e Sassoli, in qualità di Presidente del Parlamento Europeo, non dovrebbe partecipare a dibattiti così distruttivi”.
In ogni caso, la discussione non è giustificata dal punto di vista del contenuto, ha detto l’esperto di politica finanzaria dei Verdi.
Non c’è alcun segnale che i tassi d’interesse ultra-bassi possano tornare a crescere in un prossimo futuro — e questo fatto rende il debito pubblico italiano ancora sostenibile.
Avvertimento per una prossima “inflazione elevata”
L’Eurodeputato della CSU Markus Ferber ha dichiarato che un taglio del debito potrebbe anche ritorcersi contro di noi.
“Quando Sassoli chiede un taglio del debito, sta parlando per conto del debitore italiano inadempiente” — ha detto l’esperto di politica finanziaria —“Se l’Italia dovesse fare sul serio, allora le auguro buon divertimento nel collocare nuove obbligazioni sui mercati finanziari”.
“Quello a cui assisteremmo, farebbe dimenticare la crisi del debito sovrano greco di qualche anno fa”, ha concluso Ferber.
Anche Hans-Werner Sinn, il controverso ex Presidente dell’Ifo-Institute di Monaco di Baviera, reagisce con forza alla proposta di Sassoli.
“David Sassoli ha fatto una proposta sfacciata che calpesta il Trattato di Maastricht”, ha detto Sinn.
C’è molto denaro in circolazione dopo che la Banca Centrale ha acquistato per anni Titoli di Stato italiani. Se questi titoli venissero annullati, il denaro immesso non potrebbe comunque mai essere cancellato.
“Il denaro resterà in circolazione anche quando non sarà più necessario. Il risultato, a un certo punto, sarà una grande inflazione”, dice Sinn.
Secondo Sinn, il taglio del debito significa che i possessori dei Titoli, praticamente tutti i cittadini europei, sarebbero chiamati a pagare per la cancellazione del “debito pubblico italiano”.
“Minaccia esistenziale per la sopravvivenza dell’Eurozona”
Anche il Consiglio Economico della CDU è rimasto sorpreso dalle osservazioni di Sassoli.
“Contrariamente a quanto suggerito da Sassoli, le soluzioni miracolose non aiutano né l’Europa né l’Italia. Tali richieste, piuttosto, sono un segnale perché vengano messe in discussione le basi dell’attuale politica di salvataggio”, dice Wolfgang Steiger, Segretario Generale del Consiglio Economico.
Da anni, del resto, era evidente che la catastrofica situazione del Bilancio Italiano si sarebbe potuta trasformare rapidamente in una minaccia esistenziale per tutta l’Eurozona nel caso di una nuova crisi.
“Chi può contare su un aiuto nei momenti di bisogno, perde ogni incentivo a scongiurare con i propri sforzi un’imminente emergenza finanziaria”, ha detto Steiger.
Nell’intervista su “Repubblica” Sassoli rilancia anche il dibattito sull’”Unione del Debito Europea”.
L’occasione è l’”Accordo dei Capi di Stato e di Governo dell’UE” al vertice di luglio, secondo il quale la Commissione UE dovrà raccogliere 750 miliardi di euro per gli aiuti UE del post-Coronavirus.
E’ la prima volta che l’Unione Europea contrae congiuntamente debiti di tale portata.
(…) Il Presidente del Parlamento Sassoli rilancia l’appello fatto dalla Lagarde, di trasformare il Recovery Fund in un’Istituzione permanente dell’UE.
Nell’intervista della scorsa settimana il Presidente del Parlamento chiede, infatti, che il prestito congiunto venga reso permanente. Il suo annuncio non è stato una sorpresa e le reazioni non si sono fatte attendere.
“Con questa richiesta, Sassoli dimostra apertamente di considerare il Recovery fund come un primo passo verso l’Unione di Trasferimento”, ha dichiarato Markus Ferber, portavoce del Gruppo Conservatore del PPE alla Commissione Economia e Finanza del Parlamento Europeo.
E ha aggiunto: “Questo, del resto, è sempre stato un interesse italiano e ora, a Roma, qualcuno pensa che la pandemia causata dal Coronavirus abbia aperto tutte le porte”.
La disputa sulla condivisione del debito divide l’Europa.
Anche alcuni importanti politici europei, nelle ultime settimane, hanno respinto categoricamente l’idea e fra questi c’è anche il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz.
Paschal Donohoe, Presidente dell’Eurogruppo, che deve mediare tra i Ministri delle Finanze dell’Eurozona, in una recente conversazione con WELT non ha voluto impegnarsi su una posizione precisa.
“In Europa potremmo anche discutere sul mantenimento di questo strumento” –– ha detto il politico irlandese a inizio mese — “Ma al momento il Recovery Fund è la risposta a una crisi mondiale senza precedenti. Gli eventi ci indicheranno su quale strada proseguire per il futuro”.
Olaf Scholz elogia il Fondo per la Ricostruzione post-coronavirus
Anche all’interno del Governo Federale ci sono voci che ipotizzano la messa in comune del debito, almeno nel medio termine.
Fra questi il rappresentante più importante è il Ministro Federale delle Finanze e Vicecancelliere Olaf Scholz (SPD).
Negli ultimi mesi, infatti, ha più volte sostenuto che i prestiti congiunti europei e il Fondo per la Ricostruzione non siano una faccenda di breve durata legata alla crisi.
“Il Fondo per la Ricostruzione è un vero e proprio passo in avanti per la Germania e per l’Europa e non può essere rinviato”, sostiene l’uomo che il prossimo anno vorrebbe essere eletto Cancelliere.
Lo considera un passo importante sulla strada verso gli Stati Uniti d’Europa.
Scholz considera un modello l’ex Segretario del Tesoro statunitense Alexander Hamilton che, nel 1790, riuscì a centralizzare diverse competenze, che comprendevano le entrate congiunte dei vari Stati federati e un’autonoma capacità d’indebitamento.
Anche il politico dei Verdi Sven Giegold è fondamentalmente positivo sulla possibilità che l’UE contragga debiti congiunti.
“In linea di principio, riscuotere le tasse a livello europeo, emettere debito comune ed investire insieme rafforzerà l’Europa”, ha sostenuto l’esperto di politica finanziaria.
Molto dipenderà, tuttavia, se il denaro sarà speso in modo oculato — e il Fondo per la Ricostruzione dovrà dimostrarlo, prima che si possa pensare a una comune politica fiscale europea.
Il leader dell’AfD Jörg Meuthen sostiene che la proposta sarebbe un pericolo molto serio per il laborioso contribuente tedesco
Cari lettori, i media del gruppo GEZ non ritengono necessario informare i cittadini tedeschi in merito a uno sviluppo esplosivo che potrebbe anche portare alla fine dell’euro.
In Italia è in corso un acceso dibattito sulla possibilità di cancellare gran parte del debito pubblico del Paese.
Qualche giorno fa il quotidiano italiano “La Repubblica” ha pubblicato un’intervista a David Sassoli (nientemeno che l’influente Presidente del Parlamento Europeo) dal titolo molto eloquente: “L’Europa deve cancellare il debito Covid”.
(…) Ma l’Europa è davvero la risposta ai nostri problemi?
La valutazione non potrebbe essere più sbagliata: questa UE, che negli ultimi anni è andata alla deriva in una direzione completamente sbagliata (e con essa l’Eurozona, contraria a ogni logica economica), non è la risposta ai nostri problemi ma, in moltissimi casi, ne è la vera causa.
Ed è proprio questa sbagliata Unione Europea che, secondo il Sig. Sassoli e i suoi amici dell’Europa Meridionale, assuefatti al debito e ai trasferimenti fiscali, ora dovrebbe trasformarsi in un Governo Europeo che (senza alcun diritto di veto dei singoli Stati Nazionali che verrebbe abolito di fatto) dovrebbe decidere sulla redistribuzione della ricchezza creata nei singoli paesi.
Si tratta del palese tentativo di spremere ulteriormente i “paesi del nord” in favore dei già molto ricchi “paesi del sud”.
Nel sud del nostro Continente, infatti, sono gli Stati ad essere poveri (perché non riscuotono abbastanza tasse dai loro cittadini, visto il livello di prosperità che possono permettersi), mentre i cittadini sono in media molto più ricchi di noi tedeschi e possono andare in pensione prima.
Allo stesso tempo, c’è la minaccia di buttar via ciò che era stato stabilito nel Trattato di Maastricht e nel Patto di Stabilità, ovvero ciò che i politici tedeschi, specialmente quelli della CDU e della CSU, avevano solennemente promesso ai cittadini di questo paese.
Ovvero un’Unione di Trasferimento senza diritto di veto, l’emissione di debito da parte dell’UE, la responsabilità congiunta sul debito (in pratica a carico della Germania), il finanziamento degli Stati attraverso la stampa di denaro e per finire, un taglio del debito per svariati miliardi di euro.
La violazione dell’art. 125 del TFUE, ora richiesta apertamente, non potrebbe essere più grave.
Si tratta della cosiddetta clausola di no-bailout, cioè il divieto di farsi carico del debito degli altri Stati dell’UE, vincolante per tutte le parti coinvolte.
C’è ancora qualcuno (che abbia un minimo di comprensione per il funzionamento delle economie nazionali) a credere che questa folle costruzione possa funzionare in maniera permanente a spese della Germania?
Direi di no.
Quest’euro sotto garanzia esploderà (rischio dal quale il nostro Partito ha sempre messo in guardia e per questo è stato messo nell’angolo assegnato ai presunti “nemici dell’Europa”!) e, anzi, senza l’aiuto della nostra un tempo solida Bundesbank questo processo sarebbe probabilmente già iniziato.
Perché è proprio la Bundesbank che attualmente sta violando sfacciatamente la ben nota Sentenza della Corte Costituzionale Federale del 5 maggio 2020 (anche se, molto probabilmente, con l’appoggio del Governo Merkel).
La Corte Suprema Tedesca, infatti, aveva vietato alla Bundesbank di continuare a partecipare agli acquisti di Titoli di Stato a partire dal 6 agosto 2020 “a meno che il Consiglio Direttivo della BCE non dimostri chiaramente con una nuova decisione che gli obiettivi di politica monetaria (…) non siano sproporzionati rispetto ai relativi effetti in termini di politica economica e fiscale”.
Ravel Meeth, Presidente dell’Associazione senza scopo di lucro “Bündnis Bürgerwille”, ha affrontato quest’argomento in un commento molto interessante sulla “Junge Freiheit”.
Egli sostiene che la “spiegazione comprensibile” richiesta dalla Corte Costituzionale Federale in realtà non sia mai stata fornita ma che, invece, con una grande auto-assoluzione si è voluto semplicemente sostenere che i vantaggi della politica della BCE “superino chiaramente” i suoi svantaggi.
Meeth sottolinea, inoltre, che dopo la Sentenza della Corte Costituzionale Federale la BCE non avrebbe stretto le redini del suo “programma di acquisto di titoli”.
Anzi, nel nuovo “programma di acquisto d’emergenza pandemico”, il “PEPP” (che è stato istituito solo dopo il ricorso alla corte costituzionale), ha addirittura aumentato il volume degli acquisti di titoli di Stato di altri 1,35 trilioni di euro.
Cito dal suddetto articolo:
“”Questo nuovo programma viola molti dei criteri che la Corte Costituzionale Federale aveva ritenuto essenziali per la delimitazione del finanziamento pubblico monetario.
Ad esempio, le obbligazioni italiane vengono acquistate in modo più che proporzionale (in relazione alla quota di capitale della BCE), non c’è uno scenario di uscita e ancora una volta non si fa un’analisi sul fatto che i presunti vantaggi del programma superino quelli negativi sul reddito da interessi percepito dai risparmiatori, sulle pensioni, sui prezzi degli immobili e degli affitti, sulla stabilità delle banche e sull’eccesso di debito pubblico.
In questo senso, il PEPP è anche una violazione dei Trattati Europei.
Grazie al nuovo programma, infatti, il volume del debito pubblico detenuto dalla BCE presto salirà a 3.550 miliardi di euro. Si tratta di circa dieci volte il totale delle entrate del bilancio federale nel 2020″”.
Consideriamo, quindi, che la Bundesbank, nell’ambito degli obblighi previsti dalla BCE, mese dopo mese acquista un numero sempre maggiore di obbligazioni italiane (in realtà in misura sproporzionata) e che in Italia si sta già chiedendo di poterle cancellare.
L’uscita della Germania da questa follia è assolutamente inevitabile.
L’unica domanda da porsi è quanto dolore questa decisione potrebbe causare.
Attualmente è a un livello molto elevato ma sopportabile, ma se aspettiamo ancora perderemo quel che resta della nostra prosperità.
È giunto il momento di proteggere quel che resta della nostra ricchezza dal suo trasferimento verso l’Europa meridionale.
Il momento per porre fine a tutta questa follia a spese della Germania e dei suoi cittadini è ora. E’ ora è il momento dell’AfD!
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Link Originale: http://vocidallagermania.blogspot.com/2020/11/perche-la-proposta-di-sassoli-ai.html
Scelto e pubblicato da Franco
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