Tom Luongo per Strategic Culture
Da quasi un anno la mia tesi principale è che sarà la Convention del DNC [Democratic National Committee] a determinare il destino delle “elezioni presidenziali” negli Stati Uniti.
Quei quattro giorni potrebbero essere i più drammatici rispetto a qualsiasi altra Convention Democratica dal 1860, quando il favorito James Buchanan fu messo da parte perché un Avvocato dai forti legami con le “Ferrovie dall’Illinois”, Stephen Douglas, potesse essere schierato contro il Repubblicano Abraham Lincoln.
Anche Lincoln era uno degli Avvocati delle “Ferrovie dell’Illinois”. Tanto per dire.
Mancano meno di due settimane ed è inevitabile porsi alcune domande sulla strategia dei Democratici.
Ad esempio, cosa possono fare per gestire Joe Biden?
Non che l’ex Vicepresidente non sia stato un buon “soldato dell’Impero”. Lo è stato senz’altro.
Il problema è la sua impresentabilità come candidato.
Le prove del suo declino cognitivo, acceleratosi negli ultimi mesi, si accumulano ogni volta che appare in pubblico.
Non riesce nemmeno a leggere correttamente un teleprompter!
L’unica cosa che tiene uniti i Democratici è il loro odio per Trump.
Ma quell’odio non può essere il principio animatore su cui basare una strategia elettorale anche se, a questo punto, ci avranno certamente pensato.
Internamente, la guerra per controllare il futuro del Partito si è svolta su tre fronti:
a — I Boomers, rappresentati dalla fazione di Hillary Clinton, hanno perso in modo spettacolare quando la ex First Lady ha sostenuto una versione maschile di se stessa. Il disconnesso e atipico Mike Bloomberg è stato usato come un mero cavallo da tiro per gonfiare il conteggio dei suoi delegati.
b — I frustrati Gen-Xers, rappresentati da Barack Obama, che avrebbe dovuto guidare il Partito dopo i suoi due mandati da Presidente. Biden è il suo rappresentante, emerso alle primarie come il candidato che teoricamente poteva allontanare il “Centro del Paese” da Trump.
c — I Millennials, rappresentati alle primarie da Bernie Sanders e dalla sua “squadra”. Ora sono guidati da Alexandria Ocasio-Cortez, il cui obiettivo è cacciare tutti i globalisti e rifondare il Partito come avanguardia di una “rivoluzione culturale statunitense”.
Nessuna di queste tre persone è accettabile per il “Centro degli Stati Uniti” e oggi, per quanto sia difficile crederci, stanno incolpando Donald Trump dei loro problemi.
Obama ha esercitato forti pressioni affinché Biden fosse il candidato.
Alla fine ha battuto Hillary per il controllo nominale del partito, facendo passare al suo candidato il miasma delle primarie.
Non si può biasimare un Presidente per un disastro naturale come il Covid-19, ma per tutto l’anno è stata questa la strategia dei Democratici.
Qualunque cosa Trump dicesse o facesse in risposta al virus era sbagliata.
E’ stata questa la strategia dei Democratici fin da prima che Trump entrasse in carica — ma è stata controproducente perché li ha fatti sembrare isterici e irrilevanti.
Quindi, a meno di due settimane dalla Convention, la grande domanda è: “chi sarà il compagno di corsa di Biden?“.
Il fatto che non abbiano ancora scelto dimostra che non hanno altra strategia per vincere le Elezioni che cercare di rubarle, imbrogliando con il voto postale.
Perché è chiaro che nessuno dei candidati a Vicepresidente abbia le potenzialità per “portare a casa” uno stato-chiave.
Vista la rapidità del declino di Biden, la scelta del V.P. deve tener conto che sarà il Presidente effettivo per la maggior parte del mandato.
Perché la Convention chiarirà al resto del mondo che Biden dovrà farsi da parte, per motivi di salute, non più tardi della metà del 2021 (dovesse vincere).
Ma, ancor più pressante, c’è il problema che, per battere la “squadra di AOC” e tenere Hillary legata, i Democratici hanno finito con lo scegliere un candidato non-eleggibile [Biden], per poi trovarsi con un plotone di potenziali “compagni di corsa” del tutto inaccettabili sia per l’establishment del DNC che per il Paese in generale.
Chi si sintonizzasse sulla Convention si renderebbe conto immediatamente che questa volta, quando compilerà la scheda elettorale, si troverà a votare per la metà inferiore della scheda [il/la Vice], piuttosto che per la metà superiore [il Presidente].
Inoltre, visto che Biden sta perdendo lucidità in modo così rapido, la possibilità che alla Convention di Milwaukee si verifichi un “colpo di stato interno” è davvero elevata.
È per questo che il New York Times sta chiedendo di cancellare i dibattiti presidenziali.
Non perché “non hanno mai avuto alcun senso come test per la leadership presidenziale”.
Ma perché tutti sanno che Trump, con Biden, ci pulirà il pavimento.
In realtà, i dibattiti fra Trump e Biden saranno così asimmetrici che potrebbero lavorare a vantaggio di Biden.
Le persone potrebbero considerare gli attacchi di Trump come una sorta di “abuso sugli anziani”.
Trump dovrebbe attenuare la sua prorompente personalità, ma non sono sicurissimo che sia in grado di farlo.
Ma sto divagando.
Le altre fazioni all’interno del DNC stanno affilando i coltelli.
Hillary entrerà in scena con tutta la bile che la sua cistifellea può ancora produrre per contrastare la potenziale ascesa di qualsiasi altra donna alla presidenza prima di lei.
AOC (e compagnia bella) si schiererà con i delegati di Bernie e piazzerà un candidato di disturbo.
Obama cercherà di capire come tenere assieme il suo nuovo potere mentre Biden, francamente, sbaverà su se stesso rannicchiato in un angolo.
E questa potrebbe essere l’immagine più brutta di questa patetica e sordida faccenda.
Biden avrebbe già dovuto farsi da parte.
Avrebbe già dovuto accettare l’orologio d’oro per il suo servizio e passare nel grande “campo da golf globalista”.
Ma invece è stato strumentalizzato da personaggi cinici e pazzi di potere che cercano disperatamente non solo di evitare l’Obamagate, ma di avere un’ultima possibilità per riconsegnare gli Stati Uniti alla “Gente di Davos”, perché abbia luogo il loro “Great Reset”.
E’ chiaro che questa campagna elettorale sia stata concepita per mettere pressione a Trump, per chiedergli miracoli in modo che gli americani possano rifiutarlo perché incompetente — accettando, di conseguenza, qualsiasi Presidente basta-che-non-sia-lui.
A Milwaukee, qualunque cosa accada, scopriremo quanto sia piccolo e incompetente chi gli si oppone.
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Link Originale: https://www.strategic-culture.org/news/2020/08/06/dnc-convention-is-election/
Scelto e tradotto da Franco
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