Articolo di qelsi.it: https://www.qelsi.it/2020/comincia-il-semestre-tedesco-angela-e-ursula-alla-conquista-dellitalia/
Redazione:
finalmente abbiamo trovato qualcuno non tanto che condivida il nostro indirizzo, sempre fattuale, ma piuttosto che si spenda pubblicamente per promuoverlo e, nel caso, difenderlo. Chiaramente il nostro indirizzo resta filo-atlantico (senza “se” e senza “ma”), chiaramente anti-euro (dalla Grecia vi dico che il COVID ormai è diventata una pagliacciata, taccio sull’austerità) e per il ritorno alla sovranità nazionale. Ma per favore non chiamateci sovranisti in quanto NON vogliamo essere confusi con quelli che magari avete votato, che di sovranista hanno poco se non proprio nulla. Preferiamo essere definiti patrioti, quello si, nel caso.
Detto questo, va letto l’articolo sotto, di qelsi.it. Chi segue questo sito saprà cogliere la linea comune. Attendiamo commenti
Angela Merkel si fa avanti, regina – ora anche formalmente – dell’Europa: comincia, tra squilli di tromba della stampa globalista, il semestre tedesco di presidenza dell’Unione europea.
E, per una beffa del destino, non poteva capitare in un momento più cruciale per la vita del nostro Continente, piegato dal Covid, sfidato dalla presidenza Trump, invaso dalla globalizzazione made di China, diviso tra le inconciliabili derive del Nord e del Sud.
Non è una partita soltanto continentale. L’ultimo incontro del 17 novembre 2016 tra il Presidente (uscente) Obama e la Cancelliera tedesca aveva sancito un preciso passaggio di consegne: di fronte all’avvento di Trump l’ultimo presidente liberal aveva trasferito il ruolo di leader del globalismo ad Angela Merkel, che non a caso è stata la principale condottiera in Europa e nel mondo contro il sovranismo avanzante. Anche a costo di allearsi con la Cina e chiudere gli occhi di fronte alla mostruosità di un totalitarismo sempre più dominate nella globalizzazione.
Il potere centrale, se non assoluto, che la Cancelliera ha assunto nell’Unione europea è reso plastico dal duo Angela-Ursula: la Presidente della Commissione europea von der Leyen non solo è tedesca ma era anche una delle principali collaboratrici politiche della Merkel. Una lucida strategia ha voluto che queste due donne – estremiste del liberismo globalista – siano oggi insieme ai vertici dell’Unione europea.
E ovviamente il primo obiettivo è quello di varare un Recovery Fund tagliato su misura sulle loro visioni politiche ed economiche: “i prossimi sei mesi saranno determinanti per il futuro Ue. Dobbiamo forgiare un accordo per il “Next generation Ue” (il nuovo nome politicamente corretto del Recovery Fund) e per il bilancio pluriennale al Consiglio europeo e dobbiamo essere sicuri che questo pacchetto sia approvato dal Parlamento Ue e ratificato dagli stati membri”. Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “C’è una enorme pressione sul tempo, è la crisi che determina il ritmo, ogni giorni perso le persone perderanno il lavoro, ci sarà un indebolimento delle nostre economie, ogni singolo giorno conta”.
“Deve esserci comunque per questa estate un accordo, non so immaginare un’altra variante”, ha detto Angela Merkel a proposito del negoziato in Europa sul Recovery fund e sul Quadro pluriennale del bilancio. La cancelliera ha sottolineato di volare a Bruxelles il 17 luglio per arrivare a un accordo a luglio, “ma se non ci sarà dobbiamo continuare a lavorare”.
Ma – prima o parallelamente – bisogna sottomettere definitivamente l’Italia, che, attraverso questo nuovo strumento, potrebbe smettere di essere contributore netto della UE, cioè smettere per un paio di anni di dare a Bruxelles più soldi di quanti ce ne tornano indietro. E quale è lo strumento di questa sottomissione? Il MES, il fondo salva-stati, il cui utilizzo obbligatorio è stato reclamato subito dalla Merkel alla vigilia del suo insediamento come Presidente di turno del Consiglio europeo.
Nicola Zingaretti, con un patetico compitino scritto sul Corriere della Sera, si è subito allineato su questo diktat, seguito il giorno dopo – ma guarda un po’ – dall’indimenticabile Mario Monti che ha redarguito i “sovranisti” per il loro intransigente rifiuto di questo strumento. Il Movimento 5 Stelle resiste a queste pressioni e, per ora, impedisce a Giuseppe Conte di sbragare: i grillini sanno che un cedimento in questo senso sarebbe la fine del loro movimento con la probabile scissione di una parte consistente dei loro parlamentari.
Ma non è solo contenzioso partitico. Il MES utilizzato oggi, apparentemente senza condizionalità, sarebbe – in base ai trattati vigenti – lo strumento per mandare la Troika in Italia se il nostro paese tardasse a rientrare nei parametri europei del fiscal compact non appena terminata l’emergenza. E rientrare in questi parametri (pareggio di bilancio e 60% del rapporto tra debito e Pil) è impossibile, oppure significa fare “riforme” lacrime e sangue: taglio delle pensioni e degli stipendi, patrimoniale sui conti correnti. Anche un cieco lo comprenderebbe.
Quindi, cari patrioti e cari sovranisti, caliamoci l’elmo sulla testa: il nemico si prepara ancora una volta ad invaderci scendendo dal Nord delle Alpi… mi dispiace, ma non è affatto retorica.
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