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Home » L’Africanizzazione dell’Italia: dove sta andando la Penisola? Alziamo lo sguardo e cerchiamo di capire come l’incubo si stia concretizzando

L’Africanizzazione dell’Italia: dove sta andando la Penisola? Alziamo lo sguardo e cerchiamo di capire come l’incubo si stia concretizzando

mittdolcino by mittdolcino
3 Agosto 2021
in Crisi Italia
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
Disordini di massa in Francia, Spagna, Algeria, Iraq, Libano, Egitto, Hong Kong, Venezuela, Cile, Ecuador e Bolivia.
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L’Africa è da tempo il serbatoio di consumatori e di materie prime al servizio dei paesi avanzati. L’arrivo sulla scena della Cina non ha migliorato la situazione per tali paesi storicamente “colonizzati”, anzi, ha semplicemente messo in competizione i poteri coloniali storici con un nuovo avversario nella spartizione del continente africano (gli USA di norma non sono mai stati particolarmente attenti a tale area del globo, discorso diverso per la Francia). In realtà lo stesso discorso si estende a tutti i paesi del globo dove ormai la Cina opera: denari vengono elargiti da Pechino ai governi locali anche in sud America ed anche in Europa con il fine di fare competizione ai poteri tradizionali, possibilmente facendoli indebitare. I risultati per i paesi ad esempio africani – ma non solo – sono drammatici -.

E’ sotto gli occhi di tutti: i paesi emergenti ricchi di materie prime restano fortemente destabilizzati. Anche e soprattutto a fronte di più soldi pagati dai cinesi per le stesse materie prima prima cedute agli ex poteri coloniali tradizionali. Ovvero, tradotto, in tali paesi c’è la reazione contro-intuitiva di una esplosione della disoccupazione, enormi differenza di ricchezza tra elites locali e 99,9% del resto della popolazione che non arriva a fine mese, zero possibilità e illusioni per il futuro, prossime generazioni novelli criceti non risparmianti solo consumanti. E previdenza – ossia sanità e welfare – oltre che pensioni future pari a meri di livelli di sopravvivenza.

Andate in Tunisia, Libya, Marocco ed Algeria e capite cosa questo significhi. Enormi migrazioni verso i paesi limitrofi ancora relativamente ricchi sono la normale conseguenza. Ovvero enormi sbarchi in Italia.

Già da quanto sopra capite l’errore marchiano commesso dai governanti italiani nell’accettare la Via della Seta, che sotto molti versi ha portato l’Italia sulla stessa traiettoria (e mira) dei paesi africani limitrofi. Guarda caso la Penisola sta vivendo una drammatica riduzione di benessere, da circa/oltre 10 anni, con un peggioramento sostanziale ed evidente della crisi negli ultimi 2 anni.

Arriviamo alla vostra Italia. La Penisola ha prima di tutto un enorme fardello: le promesse fatte dallo Stato principalmente agli Italiani, promessa che si chiama INPS. Ovvero le pensioni future degli italiani, che lo Stato ha promesso di pagare. Già oggi vengono prelevate dalle tasse degli italiani 108 miliardi di € ogni santo anno per pagare le tasse senza far saltare l’INPS. Ovvero, fatta la differenza tra quanto l’INPS paga di pensioni e quanto riceve di contributi, ogni anno mancano circa 108 miliardi di euro, che vengono pagate con le tasse degli italiani. A ciò si aggiungono circa 120 miliardi di costi della sanità, per garantire appunto la cd. “mutua”. Fanno – malcontati – 230 miliardi. A questo dobbiamo aggiungere circa 70 mld di € di interessi sul debito contratto dagli italiani, debito pari a circa il 160% del PIL italiano se si esclude il PIL non dichiarato (le tasse vengono calcolate come% sul PIL dichiarato e non su quello teorico calcolato in modi per altro assolutamente incerti ed anzi assai dubbi). La somma dei tre macro-costi italiani, che gli italiani sono costretti ad assumersi con le tasse SENZA POSSIBILITA’ di scelta se pagare o meno, assommano a ca. 300 mld di euro, miliardo più, miliardo meno. Chiamerò tale posta LA TRIADE (pensioni, sanità e interessi).

La somma di tutte le tasse – inclusi i contributi – incassati dallo Stato italiano assommano a ca. 825-836 mld di euro per il 2019 a seconda delle fonti [notasi: sembra contro-intuitivo ma, base DEF gialloverde e giallorosso, nel DEF governativo in cui era presente la Lega riferito all’anno 2019 le entrate per lo stato – ossia principalmente le tasse – sono maggiori, ndr]. Al di fuori delle mille congetture che si possono fare sui numeri, basta prendere una tabella del NADEF 2020, praticamente uguale a quella del governo precedente e di quello prima, in cui viene espresso in % del PIL il costo delle prestazioni sociali che lo stato dovrà sobbarcarsi negli anni a venire.

Notasi bene: in caso di discesa del PIL la spesa totale in miliardi di € resterà bene o male costante, per la natura delle spese in oggetto. Ossia in caso di recessione la spesa % rispetto al PIL salirà.


Avete capito spero: l’Italia davanti a sè ha una grandissima incidenza della spesa incomprimibile totale dello Stato sul PIL, a fronte soprattutto del grande costo delle voci di pensioni, sanità ed interessi. Qualsiasi soggetto vada al Governo il problema non cambia. Ovvero, l’Italia ha fatto promesse ad investitori in BTP ed agli Italiani in termini di pensioni future e sanità, promesse che ci si aspetta mantenga.

Purtroppo tali promesse pesano come macigni. Dunque, o:

(A.) si trovano altri soldi rispetto a quelli incassati annualmente dallo Stato per pagare, o

(.B) si riducono le spese totali dello Stato.

Per attuare il punto (.A) bisogna aumentare le tasse. O inventarsi una evasione fiscale che non c’è, implementando una sorta di fascismo fiscale – dicesi anche uno stato di polizia fiscale – per estrarre più valore possibile dalle tasche degli Italiani. Lo stato oppressivo è sempre stata la scelta scelta della sinistra italiana. Duole rilevare che dal prossimo gli STESSI STRUMENTI USATI PER LA LOTTA AI MAFIOSI VERRANNO UTILIZZATI PER TROVARE LA SUPPOSTA EVASIONE FISCALE, parificando evasori fiscali ai mafiosi (non è uno scherzo, vedasi confisca allargata o per sproporzione, ndr). NOTASI: La differenza tra destra e sinistra sta solo nell’implementazione di uno stato più o meno oppressivo a livello di polizia fiscale, la differenza si riduce praticamente solo a tale aspetto.

Le elites italiane si sono arricchite dal 2013, ossia durante la crisi, mentre il paese si impoveriva e la classe media implodeva (UHNW = soggetti con un patrimonio superiore a 30 mln di USD)

Un altro modo per aumentare (.A) è fare aumentare il PIL, cosa però impossibile in presenza di una costante emorragia di aziende che delocalizzano fuori dall’Italia a causa di tasse sempre più alte. E, notasi bene, tali tasse colpiscono soprattutto la classe media e le famiglie, visto che le elites sono di norma più protette dalle tasse alte, ossia le politiche degli ultimi 20 anni hanno fatto in modo che la crescita del patrimonio delle classi ultra ricche sia cresciuto in Italia, a danno della classe media e medio bassa (questo dicono le statistiche ufficiali).

Capite dunque che il principale serbatoio di “tasse” da applicare per tenere in piedi la baracca sia sempre lo stesso, la classe media italiana che infatti sta morendo di stenti azzerando di fatto i consumi. Nessun partito politico vuole cambia il paradigma, ne i gialli, nè i verdi, nè i rossi. Questo E’ FATTUALE.

La seconda possibilità per fare quadrare i conti è ridurre le spese. Ossia, in generale, abbassare gli stipendi pagati dallo Stato (riducendo i consumi, ossia abbassando il PIL), o uccidere gli anziani come grandi percettori di pensioni e servizi sanitari. O ridurre le pensioni attuali. O ridurre le pensioni future. O ritardare la data di pensionamento.

Punto. Non esiste altra possibilità.

Penso che nessuno possa discutere su quanto sopra, è questione matematica (a meno di ricorrere a ricette di economia vodoo, che non voglio contemplare). O, alternativa, si può uscire dall’euro, svalutando i costi futuri dello stato – su tutti quelli della TRIADE – di fatto pagati dallo Stato a terzi, siano essi gli italiani a cui sono state fatte le “PROMESSE” o gli stranieri detentori di BTP.

Problema: se si esce dall’euro con le aziende italiani sistemiche forti e di proprietà italiana, bene o male se ne uscirà visto che proprio le grandi aziende italiane contribuiranno a pagare stipendi locali e tasse in Italia.

Invece, in caso di alienazione di aziende italiane sistemiche (Montedison, Italcementi, FCA, ILVA, su tutte; prossimamente Assicurazioni Generali ed Unicredit) il “paracadute italiano” non ci sarebbe ed il Paese diventerebbe, appunto, un mero paese di consumatori NON risparmianti.

Oggi qualcuno – mi sembra di capire – vorrebbe attendere che l’euro salti da solo. Ma nel mentre si ipotizza di non fare nulla per tenere le imprese in Italia. Ben notando che se non si abbassano drasticamente le tasse le aziende italiane se ne andranno comunque, a pagare minori tasse in altri paesi EUropei (ad es., a Peugeot non fu stato permesso in Francia di mettere la sede fiscale in Olanda; in Italia invece questo fu permesso riducendo il livello di tassazione pagato da tali imprese in Italia, ossia dalla stessa sinistra che oggi vuole stra-tassare gli italiani).

Avete capito. L’africanizzazione dell’Italia sta avvenendo in modo diverso della Tunisia, della Libya o del Marocco. Ma la strada è la stessa,solo partendo da un livello di benessere più alto: riduzione ricchezza diffusa, disoccupazione alta, assenza di prospettive soprattutto per le future generazioni ed enorme emigrazione prospettica.

Precisamente in tale contesto si innescano le interferenze estere dei paesi EU, sia con l’austerità, sia incrementando la migrazione in Italia concentrando nella Penisola i migranti, che acquistando tutte le aziende italiani possibili, trasferendone la proprietà all’estero – ossia a termine anche le attività locali e le tasse -. Tutto questo verrà facilitato in presenza di instabilità sociale, sopratutto in presenza di enorme disoccupazione ad esempio a fronte di una chiusura di ILVA, che metterà sulla strada anche in centinaio di migliaia di famiglia.

Il risultato di quanto sopra sarà inevitabilmente maggiore emigrazione di italiani formati e relativamente ricchi dall’Italia divenuta troppo opprimente, come succede da 10 anni ormai senza soluzione di continuità. Tali italiani vengono sostituiti soprattutto da neri africani senza soldi, senza competenze e senza cultura che nel breve termine – nei primi 5 anni dall’arrivo in Italia – rappresentano solo un costo ulteriore per i conti dello Stato.

Dove stiamo andando a me è chiarissimo.

Come è chiaro che oggi non vengono discusse dai partiti politici – senza differenza di colore politico – alcuna soluzione in grado di far uscire uscire dal cul de sac l’Italia, che sta portando la Penisola verso instabilità sociale, maggiore povertà, maggiori tasse, minori servizi, maggiori diseguaglianze, minore PIL, maggiore disoccupazione e minore ricchezza. Si sta solo tirando a campare.

In tale contesto, visto che è solo questione di tempo prima che la situazione scappi di mano, i possibili epiloghi sono due: o ci sarà una fascismo fiscale per estrarre ricchezza dalle tasche delle famiglie per tenere in piedi la baracca italiana, mantenendolo status quo. O qualcuno destabilizzerà l’Italia, siano essi i vicini europei che vogliono prendere possesso degli assets italiani con la scusa dell’eccessivo debito. O altri interessati a fomentere la protesta italiana per fare un colpo di Stato. Da capire, nell’ultimo caso, se la destabilizzazione sarà finalizzata a far uscire veramente l’Italia dal vicolo cieco del declino in cui si è cacciata o semplicemente per romperla, l’Italia (…).

Come sapete, chi scrive ha affrontato questo problema, con estrema freddezza e calcolo, dal 2011 in avanti. Le ricette sono sempre le stesse, da 8 anni. Sappiate che sono fermamente convinto, dati alla mano, che nemmeno la beneamata Lega di Salvini voglia veramente risolvere il problema cambiando i drivers. Il motivo è semplice: anche i leghisti sono impreparati e pensano alla cadrega. Ossia sono alla fine semplici “tengo famiglia“, quanto meno verificando come si sono comportati negli scorsi anni quando erano al governo. A maggior ragione se verranno – come appare – “normalizzati” dall’Europa.

Basta che gli italiani siano consci di quello che sta accadendo. Chi scrive, italiano, vive all’estero con la famiglia straniera da tanti anni e – forse proprio per tale ragione – ha chiara la situazione e soprattutto quale sarà l’evoluzione futura. Senza avere per altro nessun interesse a tornare in Italia ne volontà di farsi cooptare da soggetti politici italiani, a cui non si ha intenzione di avvicinarsi , sentendo purtroppo l’olezzo della loro incapacità e del loro interesse personali a fare politica (dopo recenti disillusioni, ritengo si tratti di meri “tengo famiglia”). Però da italiano con un po’ di esperienza ci tengo, per la stima che ho per l’acume italico (acume non sociale e comunitario purtroppo), a cercare di far capire la reale portara dei rischi che si stanno correndo.

In bocca al lupo.

Mitt Dolcino

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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