Tyler Durden per Zero Hedge
Le febbrili speculazioni sull’improvvisata conferenza stampa delle 13:30 con il Segretario di Stato Pompeo, il Segretario al Tesoro Mnuchin e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Bolton, sono state rapidamente spazzate via quando Trump ha annunciato, inaspettatamente, di aver licenziato Bolton.
Egli ha twittato di aver informato John Bolton che “i suoi servizi non sono più necessari alla Casa Bianca” per “il forte disaccordo con molti dei suoi suggerimenti”.
In questo modo ha posto fine ad un mandato tumultuoso, segnato da numerosi contrattempi nella politica estera degli Stati Uniti.
Secondo le nostre fonti Trump era sempre più scontento della bellicosità e del comportamento generale di Bolton (ricordiamo allo scopo: “Bolton ‘Deep in His Heart’ Believes Trump Is a ‘Moron,’ Former Aide Claims“).
Il punto di svolta c’è stato quando Bolton ha espresso il suo scontento per l’improvvisato invito di Trump ai talebani, nella settimana dell’11 settembre, a Camp David.
L’overture di pace, come abbiamo già detto nel fine settimana, all’ultimo momento è crollata.
Come per ogni decisione personale di Trump, anche questa non è sembrata procedere senza intoppi.
Infatti, pochi minuti dopo il suo annuncio, Bolton ha twittato che “….. ieri sera ho offerto le mie dimissioni e il Presidente Trump mi ha detto: ‘Parliamone domani’”.
Non è chiaro se poi ne abbiano davvero parlato, ma il verdetto di Trump è stato chiaro: “sei licenziato”.
Un ex Funzionario ha contestato il racconto del Presidente: “Sarà, Bolton, il primo Consigliere per la Sicurezza Nazionale che, conseguenza della pubblica umiliazione, romperà con il suo Presidente rivelando cos’è successo nel backstage?”.
Qualunque sia la ragione del licenziamento, Bolton sarà comunque sostituito da un neocon meno guerrafondaio. Si tratta quindi di una mossa prudente, attesa da molto tempo.
Persino i nemici Liberal del Presidente non avranno altra scelta che applaudire e, parlando di applausi, nessuno sarà più felice dell’Iran e del Venezuela:
L’inchiostro digitale non si era nemmeno asciugato sul tweet con cui Trump licenziava Bolton, che l’ex NSC già lanciava una velata minaccia:
Bloomberg ha descritto in dettaglio l’accesa relazione del settantenne Bolton con l’Amministrazione Trump.
Egli si era unito allo staff della Casa Bianca nell’aprile del 2018, “portando una visione interventista nell’inner circle di Trump”:
“””Fin dall’inizio Bolton era sembrato quasi un estraneo nel programma “America First “.
A volte perseguiva le sue datate priorità di politica estera, creando tensione con gli alti Funzionari dell’Amministrazione e con lo stesso Presidente.
Bolton arrivò ad occupare il ruolo di Ambasciatore presso le Nazioni Unite per il suo ardente sostegno all’invasione statunitense dell’Iraq (2003), quando prestava servizio nell’Amministrazione di George W. Bush.
Successivamente fu collaboratore di Fox News e ricercatore presso il conservatore American Enterprise Institute”””.
Qualche settimana prima di unirsi all’Amministrazione Trump, Bolton scrisse un op-ed sul Wall Street Journal in cui spingeva per un “colpo preventivo” contro la Corea del Nord, proprio mentre il Presidente perseguiva vie diplomatiche con Kim Jong Un.
Bolton affermò che le sue opinioni personali erano ormai “alle sue spalle” e che “la cosa importante è ciò che il Presidente dice e quali consigli posso dargli”.
Tuttavia, quando Trump visitò a giugno la zona demilitarizzata (che divide in due la penisola coreana) per incontrare Kim, Bolton era assente. Era impegnato ad incontrare i Funzionari della Mongolia.
Aspettando maggiori dettagli sul colpo che Trump ha portato al complesso militar-industriale che sostiene il Deep State, ecco una descrizione più accurata di Curt Mills del “The American Conservative”:
“””La fine della più lunga guerra americana [Afghanistan] sarebbe un’importante confutazione delle tesi dei Democratici che, giorno dopo giorno, sosterranno che quello di Trump sia solo un imbroglio.
Ma, per chiudere il conflitto afghano, il Presidente avrà probabilmente bisogno di un Consulente per la Sicurezza Nazionale più in sintonia con la sua visione.
Fra questi citiamo il favorito di Tucker Carlson [commentatore politico di Fox News], Douglas Macgregor, e la sua seconda miglior scelta, Stephen Biegun, o infine il Generale in pensione Jack Keane, un’”aquila” decisamente pragmatica.
Bolton sembra seguire la logora traiettoria dei Funzionari scaricati da Trump.
Il proto-Trump Jeff Sessions, ad esempio, primo Senatore ad avallare la sua candidatura, fu nominato Procuratore Generale ed “incubatore ideologico della nuova destra”, salvo diventare persona non gradita all’Amministrazione. L’”esecuzione” formale non si fece attendere troppo.
Il flusso e riflusso seguito da Bolton è stato meno drammatico, ma non meno esplosivo. Anche James Mattis, del resto, “camminò sull’acqua” fino a quando non ce la fece più ad andare avanti.
Bolton è stato per qualche verso la luce principale del risveglio neoconservatore ma ora, semplicemente, non lo è più“””.
E mentre i mercati hanno sbadigliato a questa notizia, il prezzo del petrolio, al contrario, è rapidamente calato, visto che le probabilità di una guerra con l’Iran sono crollate con l’uscita dall’Amministrazione del neocon più aggressivo.
Trump, quindi, ha finalmente imparato a non circondarsi di bellicosi sostenitori della guerra?
La risposta ci sarà quando il Presidente rivelerà chi sarà il sostituto di Bolton come Consigliere per la Sicurezza Nazionale.
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Link Originale: https://www.zerohedge.com/geopolitical/trump-fires-john-bolton-after-disagreeing-strongly-his-suggestions
Scelto e tradotto da Franco