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Home » I piani di Emmanuel Macron per il “Più Europa” porteranno solo ad una maggiore povertà

I piani di Emmanuel Macron per il “Più Europa” porteranno solo ad una maggiore povertà

Franco Leaf by Franco Leaf
2 Agosto 2021
in Generale
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  Nota del Traduttore: le critiche tranchant di un globalista duro e puro si aggiungono a quelle espresse dal fronte “populista’. Emmanuel Macron è ormai una persona assediata, forse in balia del vento. Palesemente, un sovranista ha opinioni dissimili da quelle di Matthew Lynn, ma può comunque essere utile, sul piano culturale, ascoltare chi milita su posizioni diverse. Può essere data per scontata, anche se omessa, la posizione anti euro dell’articolista, con tutto quello che ne consegue, perché tipica del periodico inglese.

§§§§§

Proprio non ce la fa a non comportarsi in modo sfrontato. Messo a mal partito dal movimento dei “gilets gialli”, sfidato dai populisti e con un’economia piatta che potrebbe presto cadere in piena recessione, il Presidente francese Macron ha comunque proposto per il 2020 un’enorme estensione delle competenze dell’UE. I suoi piani comprendono controlli alle frontiere comuni, un’agenzia per la difesa della democrazia e una serie di nuovi poteri per consentire a Bruxelles di rafforzare il controllo sull’economia. Si tratta, per usare una frase tradizionale, del cosiddetto “Più Europa”. Il problema è che il “Più Europa” è anche e sempre di più una “Povera Europa”. Ma in questo momento le cose di cui l’UE avrebbe realmente bisogno sarebbero alcuni successi in campo economico. Al contrario, i piani di Macron non faranno che peggiorare ulteriormente l’economia. Con gli inglesi in uscita, ogni mese che passa l’UE svolta sempre di più verso una gestione statalizzata. I tedeschi si sono già convertiti a una politica industriale interventista, proteggendo i vincitori, sovvenzionando i “campioni nazionali” e chiudendo i confini ai concorrenti stranieri, soprattutto se commettono l’errore di essere cinesi. Nel frattempo il presidente Macron, che inizialmente si era presentato come un liberalizzatore, un riformatore liberale, sta diventato sempre di più la caricatura del pianificatore industriale francese degli anni ’60, impegnato ad intromettersi in ogni aspetto del business e dell’economia. Basta dare un’occhiata alle proposte economiche contenute nella sua lettera al “popolo d’Europa”. Invece di un mercato aperto, con le persone libere di acquistare e vendere quello che vogliono, purché nel rispetto delle Leggi, egli vuole imporre sanzioni o addirittura divieti definitivi alle società che a suo dire non proteggono sufficientemente i dati online, o che non pagano quello che egli ritiene sia la giusta quantità di tasse, o che non si pongono determinati obiettivi ambientali. Le regolari multe da più di un miliardo di euro imposte dall’UE ai giganti della tecnologia – che hanno già fatto di Google un contribuente al bilancio dell’UE di dimensioni quasi pari alla Polonia – non sono sembrate sufficienti. Ogni anno si aggiungeva qualche miliardo in più, salvo dire a questi giganti tecnologici di andarsene direttamente a casa, supponendo che non lo avessero già deciso spontaneamente. Non ci si può quindi sorprendere se dovessero fare un passo fuori dall’Europa di Macron, privando il Continente dalle aziende più dinamiche, innovative e creative dell’economia globale. Allo stesso tempo, tutti saranno costretti a comprare dai “campioni nazionali” scelti dallo Stato. E, ancor più bizzarramente, egli vuole un salario minimo europeo, concordato ogni anno a livello centrale. Inizialmente saranno probabilmente consentite alcune differenze tra la Bulgaria (l’attuale salario minimo è di 260 euro/mese) e la Germania (salario minimo attuale di 1.498 euro al mese), ma egli si aspetta che queste differenze vengano armonizzate rapidamente nell’interesse della comune “solidarietà”. Dopotutto, ha ipocritamente affermato Macron, “l’Europa deve portare avanti un progetto di convergenza e non di concorrenza”. È difficile si possa seriamente credere che ancor più protezionismo, investimenti statali, costose leggi sul lavoro e regolamentazioni intrusive possano essere una buona ricetta per l’economia europea. Le élite di Bruxelles hanno costantemente spinto sulla stessa formula, ovvero una sempre maggiore integrazione franco-tedesca giunta ad una maggiore protezione delle loro aziende. Ma quello che hanno realizzato sta trasformando il Continente nel più debole dei tre principali blocchi economici. Due miliardi di euro di moneta stampata [il QE] hanno generato solo una debole ripresa, mentre ora sta tornando la recessione. Raddoppiare le stesse politiche non servirà a cambiare la realtà. L’UE è ossessionata dal desiderio di proteggere il Continente dai giganti della tecnologia senza riuscire a chiedersi perché alcuni dei paesi al mondo più tecnologicamente brillanti abbiano inventato così pochi giganti di Internet. Ed è anche diventata ostile all’ascesa della Cina, come se l’industrializzazione del più popoloso paese al mondo fosse in qualche modo una minaccia piuttosto che un’opportunità. Il rilancio dell’UE non è un compito senza speranza. Potrebbe certamente essere utile qualche riforma. Ma adesso ciò di cui ha più bisogno è di far crescere l’economia. Deve conseguire alcuni tangibili successi economici per dimostrare che il progetto europeo è davvero utile. Tuttavia una maggiore integrazione non risolverà niente ed è per questo che non funzionerà. Matthew Lynn Link Originale: https://blogs.spectator.co.uk/2019/03/emmanuel-macrons-plans-for-more-europe-will-only-lead-to-a-poorer-europe/ Scelto e tradotto da Franco ***** Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.
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