Negli scorsi giorni non sono passate sotto silenzio le parole di Oscar Giannino, quello che millantava non tanto le lauree false ma di essere andato allo Zecchino d’Oro- per intenderci, tanto per chiarire lo spessore del personaggio –; egli ha affermato che l’Italia ha sbagliato a supportare Maduro ossia, e qui sta il punto, ad andare contro l’EU sul Venezuela. Il fatto che tale esternazione, visti i suoi trascorsi, arrivi da Giannino già depone per non prenderla troppo sul serio, anzi. Detto questo, la mossa italiana di bloccare in sede EU la mozione svedese – da sempre a carro di Berlino – è molto interessante, per diversi aspetti.
Prima di tutto Maduro ha il supporto di gran parte della popolazione venezuelana, sebbene si tratti della popolazione povera che vive di sussidi. Inoltre, i generali che contano sono con lui, inclusi i soldati naturalmente; chi ha defezionato sono poche figure secondarie. Va poi ricordato che la mossa USA di appoggiare Guaidò non sembra essere finalizzata – si ritiene – a portarlo immediatamente al potere, una auto-proclamazione da operetta come quella del giovane politico venezuelano fa abbastanza ridere, ben sapendo che gli USA sanno benissimo come si fa a fare i colpi di stato in Sudamerica (vedasi Cile, Brasile, Argentina ecc.). Ovvero Guaidò sembra la classica figura utile per creare il caos. Certo, la fine di Maduro è segnata ma a termine; chi pensava che fosse cosa fatta, beh, si è sbagliato di grosso. Infatti, come scritto in precedenza da colleghi – che cerco di interpretare -, si tratterà giusto di quanto sangue verrà versato in Venezuela nei prossimi mesi, poco o tanto, non se verrà versato. Ricordo l’esempio di Robert Mugabe, ras dello Zimbabwe per 27 anni: emerse come presidente del ricchissimo paese africano nel 1980 dalle milizie marxiste e se ne andò nel 2007, ricchissimo lui (è triste dover rilevare che ovunque la sinistra segue lo stesso percorso, quanto arriva al potere pensa solo ad arricchirsi il più personalmente possibile).
Anche Mugabe era a capo di un paese ricco di risorse, anche lui causò l’iperinflazione nel suo paese. Rimase al potere per decenni, ma creò il caos, rendendo il paese ingovernabile. O meglio, governabile solo da lui, che è più corretto. Infatti in casi simili, ad es. come per gli USA oggi con in Venezuela, la cosa importante è proprio questa, il caos; e nel caso specifico evitando un appiattimento totale verso Cina e Russia del paese (soprattutto Cina). Ben si sa che Mugabe, per non farsi deporre, non esitò a concedere concessioni – sebbene in partenariato – a tutti, americani, inglesi, russi; la finanza anglosassone non lasciò mai il paese (ad es. la colonialissima Old Mutual; ricordo che lo Zimbabwe è la ex Rhodesia, l’archetipo dello sfruttamento coloniale sistemico di stampo britannico in Africa). In tutto questo i cinesi sono stati tenuti in larga parte fuori dallo Zimbabwe che conta, come dimostra la dimensione ridotta del perimetro delle attività di Eximbank nel paese (al contrario dell’Angola). Ossia un leader sotto pressione concede tutto; forse quello che si vuole ottenere a Caracas sono proprio concessioni (…).
A livello sistemico quello che non viene colto è che, proprio per la natura dei due sistemi USA e EU, quando gli USA dicono che verrà imposto un embargo ad un paese non è detto che alcune sue selezionate aziende non possano continuare a fare business in loco “per ragion di Stato”; ad esempio in Iran con la Exxon (il più grande gruppo petrolifero mondiale), quando Tillerson era a capo della segreteria di Stato. Invece l’EU, per sua natura burocratizzata e controllata da 56 occhi di 28 paesi diversi di fatto in competizione tra loro, se si decide di bloccare le relazioni con un Paese – di fatto – poi si è obbligati a dare seguito. Questo almeno fino alla scorsa settimana quando tre paesi, non l’EU, hanno deciso di creare un’alternativa “a tre” dello SWIFT per effettuare i pagamenti all’Iran (un game changer secondo chi scrive, ndr), pur ufficialmente sposando – almeno in parte – le posizioni americane votate all’embargo (ma per l’Iran è cosa diversa, visto che si parla di bomba atomica, ndr)(…).
Inoltre ENI è uno dei più grandi operatori petroliferi del Venezuela, dove gli italiani sono una minoranza assai influente visto che non sono considerati coloniali come gli spagnoli pur essendo europei. Or dunque, il vero effetto della mossa italiana di non appoggiare ufficialmente Guaidò di fatto è stato, da una parte quello di spaccare ufficialmente l’EU; dall’altra di potenziare in Venezuela la posizione di ENI. Certo, non si può pensare che la mossa di Roma sia stata intrapresa senza un pre-accordo con gli States; infatti al parlamento europeo non sono stati solo i pentastellati a bloccare la mozione EUropea, sia membri del PD che della Lega hanno votato contro a Strasburgo…
In tutto questo permettetemi di dedicare un pensiero ai vertici di Total e Repsol in loco a fronte della mossa di ENI – oops – dell’Italia: come si sentiranno in queste ore (dopo aver fatto ogni tipo di nefandezza in Libya pur di abbattere Gheddafi)…
Concludendo, molto probabilmente lo scopo nemmeno troppo recondito dell’operazione Guaidò, certamente supportato dall’esterno, non vuole essere il golpe ma far scendere Maduro a più miti consigli, ad esempio spezzando il cordone ombelicale che lo lega non tanto alla Russia, quanto alla Cina (il vero creditore di Caracas, si dice 50 miliardi pagati in export di petrolio, e qui sta il punto, …). Certamente la mossa italiana getta l’EU nel caos, parallelamente rafforzando la posizione italiana in Venezuela, ossia rafforzando l’ENI, che resta uno se non l’operatore privilegiato in loco. Forse c’è da sbagliarsi ma è possibile che gli italiani – e l’ENI in particolare – stiano giocando una partita complessa, diventando quasi un cavallo di troia di interessi altrui (in tale contesto i recenti accordi nel golfo persico per comprare giacimenti e raffinazione degli arabi non appaiono affatto casuali, anzi, …)
Ossia, se così fosse, la mossa italiana sarebbe assolutamente spiegabile. E dunque, assai mirabile sebbene rischiosa. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane: l’ENI infatti si dice sia in procinto di firmare accordi strategici importantissimi in loco, fermi da anni. Probabilmente la mossa italiana potrebbe sbloccarli.
Alla faccia di quanto ne può pensare il tuttologo Giannino, che se ricordo bene già una volta fu ripreso da qualcuno più grande di lui (intervista con Mario Monti, infuriato con sponda obamiana, in diretta su La7) per i suoi sproloqui pubblici – nel giro di una settimana vennero fuori pubblicamente la storia di lauree false e le sue millantate frequentazioni col mago Zurlì – .
Mitt Dolcino