Redazione: nominare la Cina “manipolatrice di valuta” risponde più che altro a logiche interne, senza grandi conseguenze pratiche. Un modo sottile per far pressione sulla Fed affinché sia più coraggiosa nel taglio dei tassi e perché acceleri ed incrementi il QE.
La guerra valutaria è sempre più aspra ma è solo un aspetto, seppur fondamentale, di una competizione molto più ampia, che ha come posta il dominio del mondo nel resto di questo secolo.
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Tyler Durden per Zero Hedge
Come tutti sanno Lunedì, dopo la chiusura del mercato, il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha inaspettatamente nominato la Cina “manipolatrice di valuta”.
Il che, naturalmente, sarà visto come un’escalation della guerra commerciale e un aggravamento della situazione dei mercati, anche se la PBOC durante la notte ha fissato lo yuan leggermente più in alto del previsto (non aspettatevi che questa calma continui!).
Sebbene sia simbolicamente un atto significativo, visto che questa designazione è stata utilizzata per l’ultima volta 25 anni fa, è improbabile che comporti delle azioni sul livello dei recenti dazi doganali, o comunque altre sanzioni statunitensi.
Cosa significa essere nominato “manipolatore”?
Condividiamo la sintetica interpretazione di Steven Englander della Standard Chartered.
Cos’è la “forza di una valuta? Cosa significa “forza di una valuta”? “Forza di una valuta” significa – Valuta …..
Considerate le parti rilevanti della Sezione 3004 dell’”Omnibus Trade and Competitiveness Act” del 1988.
Essere designato “manipolatore” significa che: “….. il Segretario del Tesoro deve avviare dei negoziati con il Fondo Monetario Internazionale o a livello bilaterale, per garantire che quel paese adegui regolarmente e prontamente il tasso di cambio, per eliminare l’ingiusto vantaggio”.
Ai sensi della Sezione 701 del “Trade Facilitation and Trade Enforcement Act” del 2015, ….. se dopo un anno dall’inizio dell’impegno bilaterale il paese non ha adottato politiche adeguate per correggere la sottovalutazione, il Presidente intraprende una o più delle seguenti azioni:
(A) Proibisce alla “Overseas Private Investment Corporation” di approvare qualsiasi nuovo finanziamento …..
(B) Vieta al Governo Federale di procurarsi beni o servizi da quel paese …..
(C) Incarica il Rappresentante degli Stati Uniti presso il Fondo Monetario Internazionale di chiedere un’ulteriore e rigorosa sorveglianza sulle politiche macroeconomiche e di cambio di quel paese …..
(D) Incarica il Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti di valutare, in consultazione con il Segretario del Tesoro, se concludere o meno un accordo commerciale bilaterale con quel paese …..”.
Può essere imbarazzante essere nominato “manipolatore”, ma le conseguenze non sono così gravi.
Tuttavia, un anno di negoziati seguito dalle relativamente modeste sanzioni sopra elencate, potrebbe funzionare in senso politico se l’Amministrazione statunitense, nei prossimi mesi, non potesse concludere un accordo commerciale con la Cina.
In termini di mercato la nomina, per quanto vistosa, sarà vista probabilmente come un ulteriore inasprimento della disputa commerciale, che porterà inevitabilmente ad una reazione della Cina.
Designare la Cina come “manipolatrice” dovrebbe avere un impatto meno sostanziale sugli assets e sui relativi mercati rispetto ad un aumento dei dazi doganali, ma probabilmente aumenterà le pressioni del mercato sugli assets di breve termine e spingerà la Fed ad un ulteriore Allentamento Quantitavo [QE].
Il QE della Fed è probabilmente il mezzo più efficace, a lungo termine, per indebolire l’USD. Le azioni dell’Amministrazione americana potrebbero essere guidate, in parte, dal desiderio di aggiungere pressione sulla Fed.
All’immediata risposta del mercato degli asset si aggiungerà probabilmente una pressione al ribasso sulle azioni, sui rendimenti obbligazionari e sulle valute correlate al rischio.
Ed ecco la versione dello “FX Strategist” della Goldman, Andrew Tilton
Il Ministero del Tesoro statunitense ha designato la Cina come “manipolatrice di valuta” ai sensi della Sez. 3004 dell’”Omnibus Trade and Competitiveness Act” del 1988.
Questa decisione fa seguito all’indebolimento del renminbi cinese [yuan] sul dollaro statunitense. E’ la prima volta che il renminbi ha superato questa soglia, 7 a 1, in più di un decennio.
Il Tesoro ha usato quest’arma l’ultima volta 25 anni fa (la Cina fu già designata come tale nel 1992-94).
Se è pur vero che questa mossa rappresenta una simbolica escalation nel conflitto commerciale, come questione pratica non ci aspettiamo che, da sola, possa avere conseguenze importanti.
L’Amministrazione statunitense ha già applicato dei dazi sostanziali sulle merci cinesi.
La dichiarazione del Tesoro afferma solo che il Segretario al Tesoro Mnuchin “s’impegnerà con il Fondo Monetario Internazionale per eliminare lo sleale vantaggio competitivo creato dalle ultime azioni della Cina”.
(Zero Hedge: a questo proposito, notiamo che il Capo Economista del FMI ha detto recentemente che “nel 2018 la posizione esterna della Cina è largamente in linea con i fondamentali”, in parte a causa di “una maggiore flessibilità dei tassi di cambio e del reale apprezzamento dell’ultimo decennio”)
Ironia della sorte, le ultime azioni dei politici cinesi sembravano mirare alla limitazione del grado di deprezzamento del CNY [yuan].
La dichiarazione di ieri della PBOC minimizza quota 7 sul dollaro. Questo significa che la valuta cinese potrebbe potenzialmente rafforzarsi e non necessariamente deprezzarsi.
Riteniamo che ciò sia sostanzialmente coerente con le nostre previsioni (USDCNY a 7,05 in tre mesi, ovvero attorno al livello attuale), nonostante i rischi a breve termine sembrino ancora alterati rispetto alla debolezza [dello yuan].
Notiamo che la PBOC ha utilizzato questa mattina anche il più grande “fattore anticiclico” – un segnale che i politici cinesi vogliono evitare un forte deprezzamento.
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Link Originale: https://www.zerohedge.com/news/2019-08-06/what-are-consequences-being-named-currency-manipulator
Scelto e tradotto da Franco
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