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Home » L’aggravarsi della deflazione spinge l’Europa Meridionale verso una spirale del debito

L’aggravarsi della deflazione spinge l’Europa Meridionale verso una spirale del debito

Franco Leaf by Franco Leaf
2 Agosto 2021
in Generale
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Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph

L’Eurozona sta scivolando ancor più nella trappola della deflazione, rischiando una prolungata depressione economica (nei paesi del sud) e una crisi d’insolvenza al rallentatore.

L’inflazione IAPC nominale è scesa a –0,3 pc a settembre, raggiungendo –2,3 pc in Grecia, –1,1 pc in Irlanda, –0,9 pc in Italia e –0,6 pc in Spagna. Il core-rate è sceso al minimo storico di 0,2 pc.

“La Banca Centrale Europea ha completamente perso il controllo del processo d’inflazione. La situazione è molto grave”, ha detto il Prof. Ashoka Mody, ex Vicedirettore del Fondo Monetario Internazionale in Europa. 

La flessione al ribasso arriva assieme alla seconda ondata del Covid-19 e minaccia di troncare la già fragile ripresa prima che abbia raggiunto la “velocità di fuga”.

Madrid è di nuovo in quarantena. Parigi è in una situazione di “massima allerta” dopo che la percentuale di pazienti affetti da coronavirus, ricoverati in terapia intensiva, ha raggiunto la soglia di pericolo del 30pc.

La divergenza Nord-Sud è tossica per il regime monetario dell’Eurozona.

Per uno scherzo del destino, sono i paesi con il più alto rapporto d’indebitamento ad aver subito il maggior shock economico da Covid-19, spingendo le dinamiche del debito verso il punto di non ritorno.

“La nostra preoccupazione è che l’Italia e la Spagna vengano lasciate indietro”, ha detto David Owen di Jefferies.

Vaste aree dell’Eurozona sono a rischio deflazione, termine usato da Irving Fisher negli anni ’30 per indicare il momento in cui il calo del livello dei prezzi causa il deterioramento del debito reale, alimentando un circolo vizioso.

È estremamente difficile uscire da un tale processo di autoalimentazione. Di solito finisce con un’insolvenza di massa.

Lo scenario peggiore dell’OCSE prevede che l’anno prossimo il rapporto debito/Pil raggiunga il 229pc in Grecia, il 192pc in Italia, il 158pc in Portogallo, il 152pc in Francia e il 150pc in Spagna.

“Purtroppo, quest’ipotesi sta diventando plausibile”, ha detto Wen.

“Stiamo assistendo a una tempesta che potrebbe diventare molto forte nei prossimi sei mesi” — ha detto Mody — “I debiti devono essere rimborsati e molti nuovi debiti sono stati garantiti da Governi che non possono pagare”.

E ancora: “La BCE ha già acquistato 25pc del debito italiano e arriverà alla metà entro il prossimo anno. Possiederà di fatto l’Italia e la Spagna. In senso stretto, non ci sarebbero problemi tecnici, ma la BCE non è una normale Banca Centrale: è una Banca per una Confederazione di Stati — e quindi il limite è di natura politica”.

Mody ha detto che i finanziatori sono stati spinti ad acquistare Titoli di Stato e ora sono invischiati in un ciclo ancor più pericoloso rispetto a quello del 2012:

“Sono molto stressati. Il loro value-to-book-ratio — il miglior indicatore — indica chiaramente che i debiti sui loro libri contabili, secondo i mercati, valgano solo 20 o 30 centesimi di dollaro. La BCE è intrappolata e deve comprare tutto per evitare che le banche esplodano. Come andrà a finire questa storia?”.

La Banca d’America ha detto che l’Eurozona presto flirterà con tassi d’inflazione “core” pari a zero.

“Non c’è nessuna reflazione. I mercati sembravano che si fossero svegliati a fronte di una debole ripresa. Un controllo della realtà è probabilmente in cantiere per la fine dell’anno”, così ha dichiarato, prevedendo che la BCE, a dicembre, sarà costretta a raddoppiare gli stimoli.

Robert Sierra della Fitch Ratings sostiene che la pandemia abbia lasciato un “output gap negativo” circa quattro volte superiore allo shock della crisi Lehman, portando cicatrici permanenti nei mercati del lavoro e mantenendo i prezzi al ribasso qualunque cosa faccia la BCE.

“Ci aspettiamo che l’inflazione globale scenda a –0,6% entro la fine dell’anno”, ha detto.

La BCE ha minimizzato il calo dell’inflazione definendola una distorsione temporanea dovuta al calo dei prezzi delle materie prime all’inizio della pandemia.

Ma la sua storia è stata rapidamente superata dagli eventi. I prezzi del rame e del minerale di ferro stanno scivolando da settimane. Il greggio Brent è sceso del 15pc dalla fine di agosto ed è tornato sotto i 40 dollari. 

Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha dichiarato questa settimana al forum ECB Watchers che la BCE seguirà la Fed statunitense e permetterà all’inflazione di superare l’obiettivo del 2pc, così le economie in difficoltà potranno correre per un po’ di tempo.

In questo frangente una simile retorica è solo accademia, visto che la BCE non ha i mezzi per raggiungerla. Il tasso di riferimento è già a –0,5pc.

La signora Lagarde ha insistito sul fatto che potrebbe scendere fino a –2pc prima di raggiungere il “tasso d’inversione”, dove fa più male che bene.

La sua affermazione ha fatto sollevare le sopracciglia a più d’uno perché l’incursione della Bank of Japan nell’area dei tassi negativi viene largamente considerata come un fallimento.

Inoltre, tassi profondamente negativi sarebbero considerati da Washington un tentativo per far svalutare l’euro.

Altri 500 miliardi di euro destinati ad acquisti di obbligazioni, nel caso la pandemia si estenda al 2021, sono ormai considerati certi.

Questo potrebbe far salire i prezzi degli asset e tenere a galla le aziende indebitate, ma non avrebbe più alcuna influenza sull’economia reale.

I mercati hanno investito molta fiducia sugli stimoli fiscali del “Recovery Fund” dell’UE, pari a 750 miliardi di euro.

Tuttavia, i piani trapelati dal Tesoro Italiano mostrano quanto quest’ammontare sia deludente una volta che il denaro sarà distribuito in 27 paesi e si estenderà fino al 2026.

L’Italia ne è il maggior beneficiario, ma le sovvenzioni nette saranno di soli 10 miliardi di euro nel 2021 e di 15 miliardi di euro l’anno successivo.

Si cercherà in ogni caso di evitare i prestiti del Fondo, perché sono concessi a condizioni simili a quelle di una troika. Anche il Portogallo li ha rifiutati.

Né è chiaro quando il Recovery Fund vedrà la luce, visto che Polonia e Ungheria hanno minacciato di bloccarne l’approvazione per la presenza di una clausola di “buona condotta” — mentre Finlandia e Paesi Bassi potrebbero subordinarlo a un referendum.

Nel frattempo, le Agenzie di Rating avvertono che potrebbe esserci un’ondata di inadempienze alla scadenza dei piani per il posticipo delle scadenze dei debiti.

Le Banche stanno già inasprendo preventivamente le condizioni di credito.

Paul Watters di Standard & Poor’s ha detto che le “aziende blue chip” hanno aumentato l’indebitamento netto dell’8pc nella prima metà del 2020, ma per costruire cuscinetti di sicurezza in contanti non per gli investimenti.

Questi risparmi precauzionali hanno fatto aumentare la massa monetaria, ma potrebbero contrarsi nuovamente man mano che queste aziende ripagheranno i prestiti.

La preoccupazione è per l’impennata degli “angeli caduti” — le aziende degradate al rango di spazzatura, con rating B– o anche inferiore.

I numeri sono raddoppiati dall’inizio del 2019 e hanno raggiunto un record del 32,6pc alla fine di agosto.

Watters ha detto che i tassi negativi non possono più proteggere quei morti-viventi una volta che le loro entrate si ridurranno.

La deflazione li spingerà al muro ancora prima.

*****

Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2020/10/02/deepening-deflation-pushes-southern-europe-closer-debt-spiral/

Scelto e tradotto da Franco

*****

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