Tom Luongo per Gold Goat’s Gun
Scott Adams ha descritto perfettamente la nostra divisione politica: “Uno schermo, due film”.
Vuol dire che, pur osservando lo stesso evento, due persone possono elaborarlo in modo completamente diverso a seconda della loro prospettiva, che è fatta di una serie di cose — stato d’animo, esperienza, personalità, chimica del corpo, etc.
Fate un ulteriore passo in avanti e incorporate i tratti tipici della sopravvivenza umana, ovvero i pregiudizi all’interno e all’esterno dei gruppi sociali.
La possibilità che i cicli di feedback dell’ansia esplodano in divisioni incolmabili diventa quindi notevole.
Quello che stiamo vivendo non è un qualcosa di nuovo. Non dovrebbe nemmeno essere spiegato — ma viviamo in uno stato d’ansia così forte da farci perdere il raziocinio.
Scrivo su questo blog da più di tre anni. Ogni tanto devo ricordare a me stesso le cose che ho già scritto e che ho dimenticato, troppo preso a descrivere la nostra società che precipita nella follia.
Perché tutti noi mostriamo segni di vera follia davanti agli eventi mostruosi che osserviamo sugli schermi delle televisioni!
E’ in atto una “guerra mediatica” che ha lo scopo di scatenare una reazione violenta, volta a far avanzare dei particolari programmi politici.
Non importa quale sia il problema del giorno. Quello di oggi è l’incendio di Minneapolis, conseguenza della brutalità della polizia.
Il filmato della morte di George Floyd è sufficiente a far precipitare molte persone in una rabbia quasi omicida.
Come ha sottolineato Scott nel suo commento, nessuno pensa che l’omicidio di George Floyd possa essere stato (se del caso) niente più che un semplice omicidio. Bianchi, neri, marroni, uomini, donne, vegani, capitalisti …
Allora, perché è diventato un problema razziale?
Perché i nostri media e la nostra classe politica acclamano la distruzione di una città degli Stati Uniti spingendo le fiamme ancora più in alto, arrivando a giustificare la devastazione per promuovere una falsa guerra razziale?
Perché è semplicemente quello che vogliono vedere … per far sì che una massa critica di persone la veda allo stesso modo.
Siamo tutti indignati per l’incidente che ha dato origine alla rivolta. Su questo punto non ci sono due film.
Ma il modo in cui esprimiamo lo sdegno si basa sul nostro stato d’animo.
Se ci troviamo in uno stato d’ansia (la parte sinistra del cervello che sopprime quella di destra, lasciando spazio all’istinto di sopravvivenza), allora ci abbandoniamo alla spiegazione più semplice e rapida.
Per quelli di sinistra la brutalità della polizia è la metafora perfetta del razzismo sistemico e della divisione culturale. Vogliono paralizzare la polizia e minare il tessuto della società.
E’ vero che nel nostro paese la polizia sia stata per decenni un problema crescente. Dai tempi del “Clinton Crime Bill” degli anni Novanta è stata costantemente militarizzata fino alla disumanità.
Gli agenti di polizia, oggi, non assomigliano per niente a mio padre, poliziotto a New York negli anni ’70, quando i disordini sociali erano altrettanto gravi, se non peggiori, di quelli di Minneapolis.
Ricordo di aver visto con lui i disordini di Rodney King a Los Angeles. Mi disse che il problema, nella polizia, è che qualche Agente non ha ancora esperienza di vita, non ha in ballo la pelle o la famiglia.
Ma la sua generazione se n’è andata e anche quelli che sono arrivati dopo di lui stanno lasciando la scena (quest’anno, papà avrebbe compiuto 92 anni).
Mio padre non ha vissuto abbastanza per vedere il “Clinton Crime Bill”, ma sarebbe stato contrario.
Perché, fra guerriglie e soldi federali, la lealtà della polizia è stata politicizzata. Il degrado del rapporto con la comunità si è eroso fino a raggiungere il punto in cui oggi si trova.
E quindi, quale film vi passa per la testa?
Perché io so quale delle due narrazioni sta giocando dalla mia parte. Il nome del mio blog, Gold Goat’s Gun, ne è prova.
Le due tendenze hanno subito un’accelerazione nel corso di questa quarta svolta.
Le guerre senza fine in Iraq e in Afghanistan hanno formato “forze di polizia” già militarizzate, composte da uomini che hanno combattuto e che vedono il loro lavoro attraverso quell’obiettivo.
Lo screening per l’instabilità mentale, nel migliore dei casi, è inefficace e quindi si commettono errori.
Ma quei posti di lavoro devono essere riempiti, soprattutto perché la ricchezza dei ceti medio-bassi è stata prosciugata dalle politiche liberiste e la tirannia dev’essere comunque garantita, insieme alla corruzione e alla necessità di ritrovare quel “senso di potenza” ch’era andato perduto in un mondo sprofondato nella depravazione.
Detto questo, perché dovremmo dividerci in senso razziale per colpa di un poliziotto bianco che ha soffocato un uomo di colore, ammesso che sia questo ciò che è realmente accaduto?
Può essere, questa, la scusa per bruciare una città e istigare rivolte in tutto il paese?
Non c’è alcuna connessione fra queste cose e la realtà. Sono stati tutti raggirati per colpa di un idiota.
Poliziotti e manifestanti si stanno scontrando, mentre i banchieri se ne stanno seduti a casa loro, a bere vino con i dollari della Federal Reserve appena stampati. La storia, alla fine, è sempre quella.
La triste verità è che, come ha sottolineato il Presidente Trump (e per questo è stato censurato su Twitter), la vicenda di George Floyd è ormai irrilevante.
La rivolta vive una vita propria. Il caos è stato organizzato per questioni molto più grandi dell’incidente che l’ha generato.
Quello che sta succedendo in Minnesota è stato un attacco coordinato.
Chi sta preparando pile di mattoni sparse in tutto il paese per alimentare le rivolte? La vicenda è davvero troppo ben organizzata.
C’è gente che ha pagato profumatamente per organizzarla. Si è presentata per prima e ha dato inizio alla festa.
Giunti a questo punto, qual’è la vostra reazione davanti allo schermo? Quale film state vedendo?
Il mio sta dicendo che questa è la fase successiva dell’operazione per spodestare Trump. Il film della Coronapocalisse per lo più è già finito (è servito a dividerci ancora di più).
Ora, l’uso della maschera in stile “Antifa” è stato completamente normalizzato. La persona che vi sta accanto può essere una minaccia per la vostra comunità.
Un film troppo paranoico?
Credo di no, i sistemi d’immagine sono davvero importanti. E’ questo lo scopo per cui i film vengono messi sullo schermo.
Jack Dorsey e Twitter stanno sfidando Trump a regolare o spegnere la piattaforma che censura i suoi tweet.
La CNN e MSNBC sanno che i loro indici d’ascolto sono pessimi. I veri rating esistono sui social media.
In questo senso, i loro giornalisti non sono più affidabili di quanto lo siano persone con l’iPhone che pubblicano i loro pensieri su Instagram e Twitter.
Il film che stanno vendendo è che Trump sia da biasimare a prescindere da quello che sta succedendo.
Se schiera la Guardia Nazionale per respingere la gente di colore, sarà subissato da una valanga di tweet.
Se non fa nulla, perde i conservatori che credono nella legge e nell’ordine, nell’equità e in tutto il resto.
Se s’impegnasse troppo, si troverebbe fra le mani una vicenda dieci volte più grande di quella della “Kent State University”.
Il mio film dice che questa è sicuramente un’operazione progettata per infliggere il massimo danno politico a Trump.
Palese che sia solo una lotta di potere che ha come posta la guida del mondo nel resto del secolo.
Alla guida ci sono persone malvagie che manipolano folle ciniche e disperate, inducendole ad atti di violenza e di odio.
Una montatura, quindi, per tenerci arrabbiati, impauriti e divisi.
Se non ci allontaniamo dagli schermi per vedere il copione per quello che è, la situazione finirà davvero con l’aggravarsi — fino a quando non brucerà molto più della sola Minneapolis.
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Link Originale: https://tomluongo.me/2020/05/30/one-screen-two-movies-three-times-the-trouble/
Scelto e tradotto da Franco
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