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Home » La Proposta Weidmann per correggere l’aggiustamento del deficit Target2: una minaccia democratica per l’Italia

La Proposta Weidmann per correggere l’aggiustamento del deficit Target2: una minaccia democratica per l’Italia

mittdolcino by mittdolcino
2 Agosto 2021
in Euro Crisis
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
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Fra poco potrete dire di aver capito l’artifizio tecnico con cui l’EU vorrebbe spingere l’Italia nel baratro. Mi rifaccio alla proposta Weidmann, secondo cui i saldi negativi accumulati nel Target2, che non sono altro che il risultato contabile dei flussi di cassa da e per l’Italia verso gli altri paesi dell’eurosistema, dovranno essere garantiti oltre – ad un certo limite – da assets reali messi a disposizione da parte dei sistemi in deficit, ad esempio l’Italia. Vi chiedo di leggere l’articolo di cui al LINK per le spiegazioni tecniche del caso e per le referenze.


Fonte: https://www.zerohedge.com/news/2017-12-21/sharing-risks-counter-germanys-plans-seeing-target2-collaterilazation-gold-reserves

Voi sapete che l’Italia è il paese con più grande deficit strutturale Target2 mentre la Germania è invece il paese con il più grande credito Target2: chiaro, l’Italia è ricca, ha risparmi ma con i governo fantoccio degli ultimi 6 anni tutti ormai si sono resi conto che andiamo verso la catastrofe e dunque esportano appena possono loro i patrimoni all’estero.

Ma cosa è veramente il Target2, oltre alla finzione contabile di registrare i flussi di moneta EURO tra i vari paesi che adottano la moneta unica? Più altri paesi partecipanti (EFTA) inclusa di fatto anche la Svizzera (…), visto che Liechtenstein ne fa parte per le transazioni in euro.

Semplice: quando voi fate un pagamento in euro ad esempio in Germania per comprarvi una Mercedes voi state semplicemente depositando i vostri soldi nella Banca d’Italia che va in attivo di un importo equivalente, la quale, con una semplice comunicazione elettronica SENZA trasferimento di denaro [che restano in Italia, ndr], comunica l’avvenuta ricezione di denaro per fini di pagamento in beni provenienti dalla Germania alla Bundesbank di Francoforte. Quest’ultima registra un suo credito nei confronti della Banca d’Italia e trasferisce gli euro di cui alla comunicazione ricevuta al sig. Mercedes. Alla fine il risultato è che i vostri soldi NON si sono mossi dall’Italia: restano in Banca d’Italia la quale – come conseguenza – accumula debiti a nome del Paese per l’ammontare della transazione fatta nel caso al sig. Mercedes con la Bundesbank. La somma di tali crediti e debito per ogni paese è appunto il Target2.

Nota dell’autore: peccato nessuno vi dica che gli squilibri Target2 dell’Italia non hanno quasi nulla a che vedere con l’acquisto di beni fisici, visto che sono il risultato di manipolazioni finanziarie di tale indice – anche in modo truffaldino – sulla base dei flussi di valuta fra vari paesi non derivati da scambio di merci, ma puramente speculativi, ne parleremo nelle prossime settimane.

Appunto, dunque, i tedeschi dicono: io ti ho anticipato dei soldi, italiano! Questo approccio è vero e falso allo stesso tempo, per i motivi di cui alla spiegazione sopra (lasciamo perdere che il problema Target2 NON dipende dallo scambio di beni fisici con la Germania ossia con la bilancia commerciale). Ossia, se ipoteticamente la Banca d’Italia invece di fare un transfer bancario dovesse stampare tutta la moneta, metterla in una valigia molto grande e portarla oltre confine depositandola per contanti presso un contro bancario ad hoc aperto a suo nome ad es. in Germania il Target2 non sarebbe influenzato.

Dunque, tradotto, formalmente la Germania ha ragione ma praticamente – se l’euro esiste davvero – no. Infatti Draghi si è sempre opposto alla proposta Weidmann. Il problema è che Draghi termina il suo mandato nel 2019.

Bisognerebbe chiedersi invece il perchè di tale inutile complicazione, intendo il Target2 con flussi virtuali di denaro, che in realtà non si muove. Prima di tutto sappiate che tale complicazione NON è inutile, è un piano preciso, fu uno dei pilastri del fu piano Funk come presentato dal responsabile economico delle SS, Henke, circa 75 anni fa. Ossia, le transazioni vanno concentrate in Germania: questo era il piano nazista per l’EUropa dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale.

Andiamo oltre, visto che tale indirizzo di voler una garanzia per i debiti Target2 è stato proposto guarda caso da Weidmann che è non tanto il presidente della Bundesbank ma il capo della Bank of Internazional Settlements di Basilea, ovvero la banca centrale delle banche centrali, tesi per altro mutuata dallo stimato economista tedesco H. W. Sinn dell’istituto IFO tedesco, e da Die Welt, eminente giornale teutonico. Oltre ad essere stata ufficialmente presentata al consiglio della BCE, sebbene – per ora – rifiutata in quanto c’è ancora Draghi che si oppone. La garanzia da presentare per i debito Target2 oltre una certa soglia va presa tremendamente sul serio (sebbene Weidmann, checchè ne dicano tutti, non è in predicato di prendere il posto di Draghi alla BCE nel 2019, troppo prezioso il suo ruolo alla BIS).

Se tale proposta verrà accolta, ecco le conseguenze

Visto il già esistente deficit Target2 – oltre 450 mld di euro – dell’Italia, la gallina ricca e grassa da spennare (oltre ad essere il miglior alleato non anglosassone degli USA di Trump, il futuro avversario tedesco), è certo che il Belpaese sarà il primo destinatario del provvedimento. Ossia, verrà richiesto al Roma di mettere garanzia assets per permettere ulteriori sforamenti Target2 ossia in vcaso di esportazione di valuta/acquisto di beni di importazione. Di fatto, all’inizio, ciò comporterà la depauperazione degli assets italiani, parlo delle aziende di Stato messe a garanzia, guarda caso si parla di metterle tutte (ENI, ENEL, Finmeccanica…) in Cassa Depositi e Prestiti che poi magari verrà data a a garanzia del Target2. Successivamente, una volta di fatto alienati gli assets nazionali, dovranno essere coloro che vogliono trasferire moneta euro all’estero a dover pagare, leggasi i privati.

Ossia nascerà una valuta virtuale di trasferimento da Italia a Germania, chiamiamola EURITAGER, Euro Italiano-Germania ad un concambio inferiore ad 1:1: il complemento ad 1 sarà l’imposta a garanzia che ogni privato dovrà pagare per trasferire i suoi averi all’estero, notasi, anche per comprare beni di importazione. Si, alla fine i privati pagheranno di più ogni trasferimento all’estero, con relativa inflazione differenziale in Italia rispetto al resto dell’eurozona.

Voi direte: che mi importa, io compro solo beni in Italia e non in Germania. Errato: se voi comprate un bene ad esempio tedesco dovrete di fatto pagare un extra costo dato dal fatto che chi importa ad esempio la Mercedes poi dovrà corrispondere il valore in euro alla casa madre tedesca che gli venduto il bene. Ossia, ci sarà anche un’inflazione diversa nei vari paesi, il famoso aggiustamento automatico dei difetti dell’euro tanto declamato dagli economisti. Peccato che tale “aggiustamento” sarà pagato dai paesi eurodeboli con parallelo arricchimento tedesco. Chiaramente anche i denari trasferiti dalla Germania – che a quel punto sarà ricchissima di capitali, avendone accentrato i flussi – verso l’Italia varranno di più: ad esempio se un istituto tedesco dovesse prestare soldi ad un italiano per il mutuo, esso presterebbe 1 euro tedesco il cui valore sarebbe, che so, 1.05 euro italiani. Il tasso di interesse sarebbe lo stesso in tutta l’EU ma il tedesco verrebbe remunerato dall’extra costo dell’euro Italia-Germania ovvero, nell’esempio sopra, con il 5%.

Faccio presente che tale assetto si concilierebbe perfettamente con l’ipotesi di doppia valuta paventata da Silvio Berlusconi lo scorso anno (…).

Peccato che, nella proposta Weidmann, l’obiettivo nemmeno tanto celato sia quello di NON permettere l’Italia di svalutare ovvero uscire unilateralmente dall’euro, il terrore di Berlino che metterebbe in ginocchio gli esportatori tedeschi. Ossia lo scopo è sempre lo stesso, preservare la forza degli esportatori EUropei, Germania in primis. Detta meglio, tutte le crisi periferico-Europee (inevitabili in tale caso, paesi come l’Italia sarebbero ridotte sul lastrico) verrebbero scontate dalla moneta unica come giustificazione per svalutarla ad esempio contro l’avversario dollaro.

Parimenti non si permetterebbe all’Italia di godere di una svalutazione della valuta, come invece si avrebbe uscendo dall’euro.

Una mera conseguenza di tutto ciò sarà che l’Italia, a fronte dello sconquasso sociale risultante – di dimensioni epocali, a maggior ragione se riprendesse l’arrivo dei migranti -, in una situazione di perenne ricerca di fondi da mettere a garanzia, deriverà naturalmente verso un fascismo fiscale di matrice europea per evitare che la popolazione voti per uscire dall’euro. Ossia togliendo ricchezza privata agli italiani, l’unico salvagente in caso di ITALEXIT. Menti illuminate lo hanno definito fascismo fiscale finalizzato al pagamento del debito.

Per inciso, se questa proposta passerà – ossia se il governo gialloverde dovesse essere sostituito dalla troika e/o da Carlo Cottarelli, che è lo stesso – sarà la fine non solo dell’Italia ma a termine anche dell’EU. Passando per una disintegrazione totale del benessere dei paesi periferici, Italia in particolare. Dopo potrà succedere di tutto, non potendo escludere un ritorno ad essetti pre-1860

In due parole, l’euro è un progetto neocoloniale. A vantaggio tedesco.

Mitt Dolcino

*****

Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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