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Home » “Non è mai un affare investire in un paese comunista”, ben detto (tranne se lo fai per potere e non per soldi, vero Berlino?)

“Non è mai un affare investire in un paese comunista”, ben detto (tranne se lo fai per potere e non per soldi, vero Berlino?)

Il famoso investitore Kyle Bass ha ben spiegato ieri a CNBC, in collegamento dalla patria della meritocrazia (gli USA), che investire in Cina, paese comunista, non ha alcun senso economico, daremo i dati a supporto nel nostro intervento, in calce. La logica infatti dovrebbe far capire che un regime comunista, monopartito, dove non si sceglie un governo, che è sempre dell'unico partito, difende i privilegi della casta politica (proprio come fa Davos). E le imprese devono sottostare alle decisioni prese in alto, i profitti esistono solo quando vuole il partito. Per uno straniero non ha alcun senso economico investire in Cina sperando di guadagnarci. A meno tali investimenti in realtà abbiano fini geopolitici e NON economici. Come per Berlino...

mittdolcino by mittdolcino
10 Marzo 2024
in Dal mondo
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
“Non è mai un affare investire in un paese comunista”, ben detto (tranne se lo fai per potere e non per soldi, vero Berlino?)
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Kyle Bass è uno dei pochi che colse in anticipo l’arrivo della crisi subprime, oltre che la sua natura sistemica. E ci ha fatto pure una montagna di soldi. Per questo è molto stimato. La sua capacità, al contrario di Paulson, che era più politico nel suo approccio, ossia meno tecnicamente rilevante e geniale, è stata confermata negli anni a venire, con risultati stellari da quasi 20 anni.

La valutazione fatta ieri a CNBC è dirimente: rappresentando semplicemente i risultati economici e finanziari del sistema Cina vs. sistema Stati Uniti negli ultimi 15 anni le conclusioni sono sconcertanti, rispetto alla propaganda che vedete sui media.

– la Cina è cresciuta con PIL di circa il 3-4 volte mentre il principale indice cinese MSCI China index in dollari di Hong Kong (1:1 con il dollaro USA) è asfittico

– nello stesso periodo gli USA hanno visto una crescita del PIL circa del 70% mentre l’indice principale americano delle borse è salito di svariate volte (4-6).

Come capite per un investitore straniero non ha alcun senso economico investire in Cina.


Il poragone USA-China – PIL vs. mercati borsistici è dirimente per un investitore internazionale (i profitti finanziari delle aziende quotate servono per pagare le pensioni occidentali, ndr)


Che poi la Cina si appresti a sbattere la faccia contro il muro lo dicono in tanti.

Anche l’Economist, che fino a poco tempo fa propagandava il sorpasso cinese agli USA. Ma se analizziamo i più recenti grafici con inserita la differenza di previsione di crescita “degli esperti” per quanto riguarda Cina durante gli ultimi 15 anni (vedasi grafico al titolo), beh, la realtà dei fatti ci dice che la Cina si sta schiantando.

Il motivo è facile da capire.

E noi lo ripetiamo da lustri ma i fessi continuano ad ascoltare gli incantatori di serpenti in TV e in rete: la Cina, come la Germania, deriva il proprio benessere dall’export di propri prodotti. Ovvero in assenza di clienti per le loro mercanzie tali Paesi implodono.

L’America ebbe la fortuna di poter esportare in periodi di boom di consumi globali dopo la WWII, dunque potè fare barcate di soldi in simultanea all’interesse dei paesi compratori delle sue merci di far crescere il benessere della propria popolazione.

Cina e, in misura simile, Germania, vorrebbero fare lo stesso oggi, quando il mondo in realtà non ha strettamente bisogno di merci cinesi o tedesche, a meno di deindustrializzare suicidariamente i propri paesi, vedasi vera funzione della Via della seta e della EU francotedesca (…). Dunque i consumatori mondiali, OGGI, semplicemente se ne fregano, in teoria, di comprare beni all’estero devastando la propria industria manifatturiera / propria economia.

Da qui la reazione USA, prima con Trump, finalmente affossato da elezioni farlocche nel suo cruciale II. mandato. Ovvero Trump che ritornerà al potere in quanto in USA han capito A TUTTI I LIVELLI, che NON è nell’interesse USA permettere la deindustrializzazione americana. Da qui l’onshoring USA, in atto da almeno 5 anni.

Pensate ad esempio che il più grande ed avanzato produttore di chip di Taiwan ed al mondo, TSM, sta costruendo un mega impianto in USA. E che il capo e padrone di NVIDIA è un taiwanese americano. Spero intendiate perchè gli USA, scegliendo per quanto possibile di consumare beni prodotti in loco ossia non cinesi e tedeschi, hanno già vinto…

Se poi aggiungiamo a quanto sopra il blocco selettivo dei canali tipo Suez o Panama, beh, siamo al cappotto.

*****

Per i motivi sopra riportati, e per il motivo di innescare crescita nei paesi diciamo revanscisti (Cina e Francia-Germania), ovvero i paesi esportatori seriali, essi necessitano di un grande conflitto armato nei paesi a cui loro vendono mercanzie, USA esclusi. Appunto, per creare la base per l’acquisto futuro delle loro merci, ossia creare sviluppo. Uno Schumpeter 2.0 applicato insomma.

Ecco spiegato dunque il driver tedesco e francese pro guerra, inevitabile in Europa. Chiaramente, in tale contesto, la corruzione francotedesca farà di tutto, a livello apicale, per raggiungere i propri obiettivi nei paesi facilmente corruttibili (…).

Parimenti, va ricordato lato Cina, che da 90 anni i tedeschi hanno un rapporto privilegiato con il gigante cinese, che volevano alleato già nella WWII.

Peccato che l’invasione di Nanchino dei giapponesi costrinse Berlino obtorto collo a scegliere in corsa come alleato il Giappone in quanto Pechino, alle prese con la rivalutazione dell’argento [usata come moneta cinese, l’argento era la moneta cinese, ndr] causata dalla decisione di Roosevelt di rivalutare l’oro (…), di fatto, si portò dietro una crisi economica inflattiva smisurata che spinse i vicini giapponesi ad approfittarne per conquistarne il cuore. Ovvero costringendo Berlino a cambiare cavallo.

(…)

Che poi la Germania sia oggi il principale investitore diretto in Cina, sebbene i ritorni siano asfittici come ben ha spiegato dallo stimato Kyle Bass, non fa che confermare la nostra tesi. Anzi, va detto chiaro che la dipendenza dalla Cina per i profitti da parte delle aziende sistemiche tedesche è una questione ormai imbarazzante, che causerà disastri immani non appena a crisi economia cinese diventerà mainstream (cfr. a forza di non esportare le fabbriche si fermano; poi la gente protesta, sono in 1,4 miliardi a poter protestare, volendo, ndr)


Il benessere delle Corporations tedesche dipende dalla Cina ormai… (ossia, si mette male per Berlino nei prossimi tempi)


Meglio dunque che i paesi che hanno forte presenza di basi USA sul proprio territorio leveraggino a dovere il rapporto privilegiato con gli USA, togliendosi dal giogo francotedesco. In quanto a far nulla, ossia a seguire i francotedeschi, si finisce a fare una guerra utile solo appunto a francesi e tedeschi. Che, devastando tutto nei paesi loro clienti, ad esempio i paesi EU periferici, puntano così a costringere di fatto a comprare i loro beni , innescando un crescita futura del PIL ad oggi inesistente, vedasi la manifattura dei due paesi dominanti in EU.

Anche per tale motivo consigliamo all’Italia di togliersi dal giogo tedesco (vedasi richiesta francese di mandare truppe in Ucraina, per una guerra assurda NON essendo l’Ucraina parte della NATO, ndr).

In particolare, è necessario NON supportare Ursula von der Leyen alla presidenza EU, in quanto nel sangue di tale comandante in capo, per ora non diciamo gerarca, scorre davvero sangue fu nazista nelle vene. Quanto meno ad assimilare quanto scrisse nero su bianco il rinomato Foreign Policy qualche tempo fa: gli avi di Ursula Von der Leyen, anta Albrecht, furono nazisti attivi in Ucraina per altro. E pure, dall’altro lato, trader di schiavi/schiavisti in America.

Che poi si vada verso una guerra calda in EUropa, frutto di interessi asimmetrici in seno ai Paesi EU, ormai è palese. Quello che non mi è chiaro è se di nuovo gli italiani saranno disposti a mandare a morire sul Don i propri famigliari per fare interessi NON italiani, ma franco tedeschi.

A voi la scelta.

MD

****

Grafico al titolo:

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