Come detto nel precedente articolo, ne faremo alcuni che analizzeranno i dati della mortalità in zone più specifiche in modo da fare capire che ciò che ci raccontano i media mainstream, con i giornalisti-servi, non corrisponde alla realtà.
Il metodo con cui si determinano le chiusure è assolutamente assurdo ed è stato suggerito dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. È basato sui dati forniti dagli Stati membri ogni settimana che sono :
- numero di nuovi casi notificati ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni
- numero di test per 100mila abitanti effettuati nell’ultima settimana
- percentuale di test positivi effettuati nell’ultima settimana
Vediamo quale mostruosità generate da tale elaborazione di questi dati.
Viene assegnato il colore arancione scuro se le Regioni hanno un tasso di contagio a 14 giorni superiore a 500 per 100 mila persone.
Basta fare un semplice calcolo per vedere cosa genera questo assurdo calcolo.
500 casi su 100.000 persone corrispondono allo 0,5%.
Quindi se lo 0,5% (in lettere zerovirgolacinquepercento) della popolazione si contagia si chiude.
Teniamo conto che più del 98% dei contagiati guarisce.
Il 2% purtroppo muore.
Prendiamo come esempio l’Emilia-Romagna che ha conseguito tale ambizioso obiettivo.
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- Abitanti : 4.441.985
- Lo 0,5% di contagiati corrispondono a 22.210 abitanti.
- Il tasso di guarigione dei contagiati è del 98% circa corrispondente a 21.766 abitanti che guariscono.
- Il tasso dei deceduti (purtroppo) è di circa il 2% circa corrispondente a 444 persone decedute.
- Deceduti dal 01/01/2020 al 30/11/2020 : 53.567
- Giorni dal 01/01/2020 al 30/11/2020 : 334
- Deceduti al giorno : (punto 5 / punto6) = 160,38
- Se prendiamo il numero di deceduti al punto 4 e lo dividiamo per il numero dei giorni al punto 6 otteniamo 1,32 deceduti al giorno che corrisponde allo 0,82% dei deceduti totali nella regione.
In totale lo 0,82% dei deceduti rischia di morire di Covid.
Quindi vengono ordinate le chiusure delle regioni in base a parametri di contagio che sono assolutamente anacronistici e non in linea con la realtà. Tali parametri non sono raggiungibili nemmeno in luglio con 40 gradi all’ombra quando il virus si suicida da solo e più si fanno tamponi e meno si rispettano i parametri. Quindi il tutto si basa su una analisi che, secondo la letteratura scientifica, genera oltre l’80% di falsi positivi.
Normalmente, quando si fanno modelli statistici, ci si basa sui dati storici.
Come mai i nostri “esperti” (a questo punto di non si sa di che cosa), nel determinare le chiusure, non si basano sui dati delle mortalità “vere”, ma si basano su “presunti” dati di contagio quando praticamente il 98% dei contagiati guarisce?
Noi non abbiamo investigato su chi è morto di Covid perché non si riesce a costruire con esattezza se uno è morto di Covid o di altre patologie. Per questo abbiamo analizzato i dati di mortalità totali.
Il modello usato dagli esperti, apparentemente pare una follia, ma a questo punto è logico pensare sia un pianificato meccanismo di smantellamento dell’equilibrio economico e sociale del paese.
Dopo aver analizzato i dati nazionali, cominciamo ad analizzare le singole regioni partendo dall’Emilia-Romagna che ieri ha dichiarato che alcune zone passano da lunedì in zona arancione scuro.
Una tra questa è la provincia di Ravenna che fino a ieri era una delle zone meno colpite in assoluto dal virus. Partiamo dai soliti dati Istat e vediamo la provincia e il comune di Ravenna che è uno dei più estesi d’Italia.
In precedente articolo abbiamo notato che le tabelle sono difficilmente leggibili. Mettiamo quindi il link al sito istat dove si possono consultare. Le potete trovare all’indirizzo.
Nella prima schermata vengono proposti i dati nazionali.
Fate click in alto a sinistra su “Dati mensili per regione, provincia e comune”.
Nella finestra che si apre selezionate sulla destra la regione, la provincia o il comune mentre in basso a destra potete selezionare la fascia di popolazione.
Scusate per questo artifizio ma caricare tutte le tabelle in formato leggibile diventava quasi impossibile. In ogni caso potete leggere fino in fondo poi farvi le vostre verifiche direttamente sul sito Istat.
Tabella provincia di Ravenna :
Notiamo da questa tabella che i decessi sul totale della popolazione sono aumentati rispetto alla media degli ultimi 5 anni del 7,8%. Il dato sembra alto ma se lo confrontiamo con il dato nazionale risulta che tra il 2014 e il 2015 la mortalità era aumentata anno su anno dell’8,62%.
Vediamo ora di togliere la fascia di popolazione “oltre 85 anni” e vediamo il grafico successivo. Notiamo che il numero totale dei deceduti nella provincia è 4.626. I deceduti oltre gli 85 anni sono 2539 (4.626-2.087=2.539) che corrispondono al 54,88% del totale.
Notiamo immediatamente (nella quarta riga) che il numero di aumento scende all’1,2%.
Se addirittura togliamo la fascia di popolazione 75-84 e quindi teniamo tutta la popolazione fino a 74 anni otteniamo una diminuzione di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti del -2,8%.
In questa fascia (0-74 anni) Ravenna non ha avuto nemmeno l’impennata di Marzo 2020. In questo mese ha avuto meno deceduti della media dei 5 anni precedenti. Da questi dati sorge una domanda :
perché non mettere in lockdown solo la popolazione oltre i 74 anni e lasciare liberi tutti gli altri ?
Perché creare squilibri economici e sociali quando solamente proteggendo gli anziani si risolverebbe il problema? Non lo diciamo noi, lo dicono i numeri.
Il comune di Ravenna ha i seguenti dati :
I deceduti sono aumentati dell’11,8% ma se togliamo le fasce più anziane la situazione si ribalta completamente.
Se togliamo la fascia oltre 85 anni il risultato ci dice che la mortalità è aumentata dell’1,6%, un valore praticamente ridicolo come possiamo cedere dal grafico seguente:
Se vogliamo raggiungere la totale sicurezza possiamo togliere tutta la popolazione oltre 74 anni e otteniamo che la mortalità è diminuita del 4,1% come possiamo ben vedere dal grafico successivo.
Quindi si potrebbe avanzare l’ipotesi che, nella provincia di Ravenna basterebbe proteggere la fascia oltre 74 anni e il problema sarebbe risolto in totale sicurezza e senza nessuna ripercussione dal punto di vista economico e sociale.
La provincia e il comune di Ravenna sono stati analizzati per primi per mettere in risalto l’assurdità della chiusura di un comune e una provincia che, solo proteggendo una piccola parte della popolazione oltre i 74 anni, poteva rimanere aperto anche in Marzo e Aprile 2020.
Ma veniamo ora alla analisi dei dati della Regione Emilia-Romagna che dal punto di vista della distribuzione dei decessi è una delle più complicate in quanto abbiamo province come Parma e Piacenza che hanno altissima incidenza, un focolaio più piccolo nella provincia di Rimini e le provincie di Bologna, Ravenna e Ferrara con incidenza molto bassa.
Il virus praticamente segue la Via Emilia.
Molto attivo a Piacenza e Parma, si abbassa fino a Bologna, si rialza a Forlì-Cesena e si impenna di nuovo a Rimini.
Ma vediamo cosa succede se analizziamo attentamente i dati rispetto alla fascia di età della popolazione.
Per il Totale della regione Emilia Romagna :
Se prendiamo la Regione nella sua totalità notiamo (sul totale della popolazione) un aumento della mortalità del 15,7% localizzato nei mesi di marzo e aprile e un aumento deciso nel mese di novembre con lockdown in corso. Ci facciamo una domanda guardando questi dati : il lockdown è servito ?
Ora proviamo a togliere le fasce più anziane della popolazione partendo (grafico successivo) dalla fascia da 85 anni in su quindi considerando tutta la popolazione fino a 84 anni.
Nella fascia di popolazione fino a 84 anni la mortalità è aumentata del 13,9% nel 2020 sulla media dei 5 anni precedenti.
Ora proviamo a togliere un’altra fascia di popolazione e tenere tutta la popolazione fino a 75 anni.
Nella fascia di popolazione fino a 75 anni la mortalità è aumentata del 12,00% nel 2020 sulla media dei 5 anni precedenti.
Ora proviamo a togliere un’altra fascia di popolazione e tenere tutta la popolazione fino a 65 anni.
Nella fascia di popolazione fino a 65 anni la mortalità è aumentata del 4,3% nel 2020 sulla media dei 5 anni precedenti. Abbiamo il solito andamento con una leggerissima impennata in novembre.
Tale aumento è tranquillamente fisiologico in anni di una influenza un po’ più forte e nel 2014 – 2015 l’impennata nazionale è stata dell’8,62%.
Ma se scendiamo nella fascia fino a 55 anni vediamo che il tasso di mortalità scende a un valore negativo nel 2020 rispetto alla media 2015-2019 come vediamo dalla tabella seguente. Vediamo che fino a 55 anni la mortalità è calata del 4,4% con la curva dei decessi 2020 che, tranne il mese di marzo, si mantiene costantemente al di sotto della curva dei decessi medi dei 5 anni precedenti senza alcuna impennata nemmeno in novembre 2020.
Basandosi sui dati regionali totali, si potrebbe tranquillamente mettere “in protezione” la popolazione oltre i 65 anni e mantenere a vita normale il resto della popolazione.
Ma se andiamo ad analizzare ogni singola provincia notiamo che la distribuzione è completamente diversa e le protezioni potrebbero essere molto più larghe.
Precedentemente abbiamo visto che nel Comune di Ravenna, che da lunedì passa in zona arancione scuro senza nessuna logica, il numero dei decessi è inferiore rispetto alla media dei 5 anni precedenti già nella fascia fino a 75 anni (-4,1%) e presenta una crescita del +1,2% includendo tutta la popolazione fino a 84 anni.
Tale provincia potrebbe tranquillamente restare aperta con una protezione per le persone oltre gli 85 anni.
Se proprio si vuole essere sicuri si può proteggere tutta la popolazione fino a 75 anni, ma con questi dati, rinchiudere tutti in casa non ha nessun significato. Gli scopi sono altri.
Ma vediamo bene la distribuzione partendo dalle singole provincie :
Piacenza :
Qui l’aumento della mortalità risulta veramente preoccupante con un aumento del 39,1%. Ma i dati vanno letti ed interpretati.
Piacenza è stata colpita moltissimo nel mese di marzo con una impennata altissima di mortalità (+319,5% rispetto alla media dei 5 anni precedenti)
In tale mese ci sono stati 1.248 decessi sul totale annuale di 4.634.
Quindi nel mese di marzo si sono registrati il 27% dei decessi degli 11 mesi del 2020.
C’è da dire che in seguito la curva è immediatamente rientrata nel mese successivo per non rialzarsi più, nemmeno in novembre.
Quindi la famosa seconda ondata, in una delle zone più colpite non c’è mai stata e si direbbe che a Piacenza non muore più nessuno. Forse l’intelligenza del Dott. Cavanna ha fregato i globalisti ?
Perché chiudere tale provincia visto che la curva tranne il mese di marzo è sempre rimasta piatta anche considerando la fascia oltre 85 anni ?
Rientriamo al livello della media degli ultimi 5 anni considerando la fascia fino a 54 anni con un aumento dell1,8%, ma ribadiamo che la curva dopo aprile è completamente piatta.
Ribadendo quanto detto prima, riteniamo che questo dato non sia esatto in quanto si è avuta una impennata altissima nel mese di marzo e poi la curva si è appiattita.
Piacenza potrebbe tranquillamente restare aperta.
Parma :
Parma ha avuto come Piacenza moltissimi decessi nei mesi non solo di marzo ma anche di aprile. La curva non è rientrata così velocemente come a Piacenza, ma è prontamente rientrata nel mese successivo di maggio.
Nel bimestre marzo-aprile ci sono stati 2.281 decessi sul totale annuale di 6.197.
Quindi nel bimestre marzo-aprile si sono registrati quasi il 37% dei decessi degli 11 mesi del 2020. Causa tale numero così alto la mortalità non rientra sotto alla media 2015-2019 nemmeno togliendo le fasce più anziane
Da maggio la curva ha lo stesso andamento di Piacenza. È immediatamente rientrata per non rialzarsi più, nemmeno in novembre.
Quindi anche a Parma la famosa seconda ondata non c’è mai stata e chiudere tutto non ha nessun significato.
Reggio Emilia :
Reggio Emilia ha avuto un aumento di mortalità rispetto alla media 2015-2019 del 14,6% con la solita impennata in marzo e aprile 2020 e una leggera impennata a novembre.
Anche qui vediamo che escludendo le fasce più anziane della popolazione la situazione cambia completamente.
Considerando tutta la popolazione fino a 65 anni, l’aumento è del 3,5% e rientra nella normalità in linea con i picchi di diversi anni precedenti.
Anche qui basterebbe proteggere la parte più anziana della popolazione e lasciare i più giovani liberi di vivere normalmente.
Modena :
Modena ha un andamento molto simile a Reggio Emilia sia nei dati che negli andamenti. Solita impennata in marzo e aprile e piccola impennata a novembre. Modena ha avuto un aumento di mortalità rispetto alla media 2015-2019 del 13,9%.
Anche qui vediamo che escludendo le fasce più anziane della popolazione la situazione cambia completamente.
Considerando tutta la popolazione fino a 65 anni, l’aumento è del 5,3% e rientra nella normalità in linea con i picchi di diversi anni precedenti come dal 2014 al 2015. In questa fascia di popolazione, vediamo nel grafico successivo, a novembre la curva si abbassa e quindi anche qui la seconda ondata non esiste.
Bologna :
La provincia di Bologna ha avuto dati tali da non giustificare nessuna chiusura. Anche qui si ha il solito schema. Il virus colpisce gli anziani mentre non colpisce i giovani.
Osservando i dati vediamo che Bologna ha avuto il seguente andamento dei decessi :
- Tutta la popolazione : +9,5% sulla media degli ultimi 5 anni.
- Popolazione fino a 85 anni : +5,4% già abbondantemente al di sotto di picchi di anni precedenti
- Popolazione fino a 75 anni : +3,1%
- Popolazione fino a 65 anni : -0,2%
Questi dati li potete vedere nei 3 grafici successivi e si può concludere che anche qui, proteggendo solo la parte anziana della popolazione si poteva procedere senza chiudere nulla.
Vediamo che a Bologna il picco del 9,5% (tra il 2014 e il 2015 si è avuto un picco dell’8,62%) non è poi così anomalo da pensare a una pandemia.
Ferrara :
La provincia di Ferrara ricalca più o meno l’andamento della provincia limitrofa di Ravenna come vediamo dai grafici seguenti.
Un leggero aumento di mortalità solo nella fascia oltre 85 anni.
Questa provincia non sarebbe nemmeno dovuta entrare nel primo lockdown esattamente come Ravenna come si può vedere dai grafici successivi.
Tutta la popolazione aumento del 6%senza picco di marzo-aprile
Popolazione fino a 85 anni : +1,2% senza picco di marzo-aprile
Popolazione fino a 75 anni : -0,7%
Forlì – Cesena
In base ai dati storici la provincia di Forlì Cesena e di Rimini riteniamo siano le uniche a presentare qualche criticità e dubbio.
Nella provincia di Forlì-Cesena, per rendere negativa al -3,4% l’aumento del tasso di mortalità è necessario scendere nella fascia fino a 55 anni come vediamo dai dati successivi.
Tutta la popolazione : +11,8%
Fascia fino a 75 anni : +12,9%
Fascia fino a 65 anni : +7,4%
Fascia fino a 55 anni : -3,4%
In questo provincia, però, non si hanno impennate nel mese di novembre e dovrebbe rientrare nelle casistiche di Parma e Piacenza dove la cosiddetta seconda ondata che ha dato origine ai lockdown di novembre non si è verificata.
Per questo si potrebbe prendere in considerazione di aprire tutto. Qui di seguito i grafici.
Totale della popolazione
Popolazione fino a 64 anni
Popolazione fino a 55 anni
La città di Forlì non è passata in zona arancione scuro ma è rimasta arancione. Secondo noi tale comune era uno di quelli che presentavano le maggiori criticità in base all’andamento annuale dei decessi rispetto alla media dei 5 anni precedenti.
Le variazioni sono le seguenti.
Tutta la popolazione : +13,4%
Fino a 85 anni : +17,5%
Fino a 75 anni : +21,8%
Fino a 65 anni : +16,2%
Fino a 55 anni : -3% con una curva in netto rialzo nei mesi di ottobre e novembre.
Con questi dati di Forlì si ha la conferma che i dati storici nella costruzione del modello che determina le chiusure non vengono minimamente presi in considerazione, mentre nella costruzione di un modello statistico attendibile la prima cosa da tenere in considerazione sono i dati storici e il loro andamento.
Su questa base, la città di Forlì è l’unica che presenta criticità mentre il modello europeo l’ha messa in zona meno critica. Mah!!!
Passiamo ora alla provincia di Rimini che era l’unica che ha presentato un pesante focolaio durante la prima ondata.
I dati per fascia di popolazione sono i seguenti :
Tutta la popolazione : +21,6%
Fino a 85 anni : +22,6%
Fino a 75 anni : 21,2%
Fino a 65 anni : +14,3%
Fino a 55 anni : 9,7%
Fino a 45 anni : -1,1%
Vediamo che si passa in terreno negativo solo nella fascia fino a 45 anni senza una grossa impennata in novembre.
Potrebbe rientrare nei casi di Parma e Piacenza ma con molta più cautela essendo l’unica provincia che scende in negativo sotto i 45 anni.
Questi sono i grafici.
Totale della popolazione
Fino a 75 anni :
Fino a 45 anni
Questi dati frutto della nostra analisi ci spaventano molto.
Hanno costruito un modello statistico basato su rilevazioni che, secondo la letteratura scientifica, generano oltre l’80% di falsi positivi e rilevano gli asintomatici che convivono tranquillamente con un virus senza nemmeno saperlo.
All’esame di statistica al secondo anno di economia insegnano che la base per la costruzione di un modello attendibile sono i dati storici.
A marzo non c’erano, ma adesso ci sono. Perché non li usano ?
Questa cosa puzza di caccia alle streghe e sempre di più assomiglia ad una truffa perpetrata con la complicità della classe politica inetta e corrotta.
Ma i dati escono tutti i mesi e i numeri dicono sempre la verità e stanno dimostrando che essendo pragmatici e non ideologici le chiusure si possono evitare.
Alla prossima puntata.
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