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Home » I numeri del COVID (alias Pataccavirus?): purtroppo troppe cose non tornano! (seconda parte)

I numeri del COVID (alias Pataccavirus?): purtroppo troppe cose non tornano! (seconda parte)

Ollie Savio by Ollie Savio
2 Agosto 2021
in Crisi del globalismo, Salute
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
In pillole, cosa sappiamo sul virus COVID-19 (chiamato anche “nuovo coronavirus”, visto che ci siamo imbattuti in diversi altri coronavirus in passato…)
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(mai dimenticare che il coronavirus è della famiglia dei virus del raffreddore, che – come il raffreddore, muta troppo velocemente – non è vaccinabile; da qui le tante varianti, che saranno anche due all’anno… per sempre!)

Avevamo detto in precedente articolo che avremmo fatto altre analisi sui dati dei decessi man mano che l’Istat avesse messo a disposizione dati certificati.

Non sono ancora disponibili i dati di novembre e dicembre ma vorremmo fare un’altra analisi confrontando due periodi : 2015 e 2020.

Vediamo perché.

Nel 2015 abbiamo avuto un picco di decessi rispetto al 2014 piuttosto significativo.

I decessi hanno avuto un aumento dell’8,67% rispetto al 2014.

Anche qui abbiamo un’idea in proposito, ma non la esprimiamo perché riteniamo che ogni cronista dovrebbe soltanto esporre i fatti senza dare nessun tipo di giudizio.

Ciclicamente, come si può vedere dai dati Istat, ogni 4/5 anni si ha un picco collegato a situazioni straordinarie come, per esempio, un’influenza un po’ più forte del solito.

Per esempio, nel 2003 si è avuto un picco nei mesi estivi collegato al fatto che la temperatura è stata a 40 gradi e oltre per 3 mesi di fila.

Nell’articolo precedente, i dati Istat forniti nel sito www.istat.it paragonano su base mensile i deceduti nell’anno 2020 verso la media dei deceduti nei 5 anni precedenti e sono aggregati per ogni provincia.

Faremo la stessa cosa del precedente articolo ma paragonando i dati del 2020 ai dati del 2015 tenendo conto che nel 2013 e 2014 si è avuta la stessa situazione del 2018 e 2019 con un abbassamento del numero di deceduti rispetto all’anno precedente come è visibile nella seguente tabella già pubblicata nel precedente articolo.

2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020
514.342 501.434 496.403 543.522 506.140 542.412 528.970 530.785 588.331
-2,57% -1,01% 8,67% -7,39% 6,69% -2,54% 0,34% 9,78%

Vediamo che nel 2013 e nel 2014 abbiamo avuto un consistente abbassamento del numero di decessi rispetto all’anno precedente e poi una impennata consistente (+8,67%) nel 2015.

Circa la stessa situazione si è avuta nel 2020 dopo un abbassamento negli anni 2018 e 2019.

Quindi consideriamo (ce lo dicono i dati) i due anni con i picchi di deceduti che sono il 2015 e il 2020.

Notiamo immediatamente che anche il numero di deceduti in più rispetto al 2014 e al 2019 non è molto differente.

2014 2015 Differenza 14-15 2019 2020 Differenza 19-20
496.403 550.356 53.953 530.785 588.331 57.456

In questa tabella vediamo la differenza tra i picchi :

2014 e 2015 (550.356-496.403) = 53.953 decessi in più.

2019 e 2020 (588.331-530.785) = 57.456 decessi in più.

Vediamo che tale differenza (57.456-53.953 = 3.503) è molto piccola e se la spalmiamo sul territorio nazionale vedremo risultati veramente sorprendenti.

Vediamo un aumento di decessi negli anni dovuto all’aumento dell’età media della popolazione (siamo lo stato più vecchio del mondo dopo il Giappone).

Nell’analisi dei dati si rileva immediatamente che nei mesi di gennaio e febbraio (pre-covid) è stato rilevato un grosso calo della mortalità rispetto alla media dei cinque anni precedenti.

Sono stati rilevati 117.253 decessi contro i 129.545 della media dei 5 esercizi precedenti.

Tale calo è del 10,48% sul 2015 come vediamo dalla tabella che segue.

2015 2020 %Incremento
129.545 117.253 -10,48%

Da questo dato notiamo che il calo di mortalità nel 2020 rispetto al 2015 nei primi due mesi dell’anno è veramente molto strana. E’ nettamente la più bassa degli ultimi 10 anni.

Nel 2015 il numero di deceduti nei primi due mesi è di 129.545 persone mentre nel 2020 i deceduti sono stati 117.253.

Ben 12.292 deceduti in meno.

Nel 2015, nei mesi più freddi dell’anno dove normalmente avviene il maggior numero di decessi, i decessi sono stati circa il 23,54% del totale dei decessi al 31/10.

Nel 2020 i decessi sono stati il 19,93%% del totale.

Una diminuzione mai registrata in tutto il quinquennio.

Nella tabella qui sotto vediamo come la percentuale di deceduti nei primi due mesi dell’anno sia stata nettamente la più bassa degli ultimi 6 anni dal 2015.

Si dice che il giro fosse già in giro da dicembre.

Probabilmente in gennaio e febbraio 2020 circolava una variante benefica che salvaguardava la salute delle persone.

Avevamo una cosa mai successa in campo scientifico: un virus benefico che curava e salvava vite come possiamo ben vedere dalla tabella qui sotto che espone la percentuale di mortalità nei mesi di gennaio e febbraio rispetto al totale dei deceduti al 31/10/2020.

Anni gen-feb Totale 31/10 %suTotale
2015 129.545 550.356 23,54%
2016 112.739 513.686 21,95%
2017 134.917 546.317 24,70%
2018 124.644 531.408 23,46%
2019 126.859 538.356 23,56%
2020 117.253 588.331 19,93%

Ma la cosa veramente interessante è la distribuzione territoriale dei decessi e il loro incremento.

Regione 2015 2020 Variaz. %
Lombardia 84.265 110.453 31,08%
Piemonte 45.897 50.342 9,68%
Valle d’Aosta 1.326 1.395 5,20%
Liguria 19.151 20.442 6,74%
Trentino-Alto Adige 8.020 9.244 15,26%
Veneto 41.728 44.108 5,70%
Friuli-Venezia Giulia 12.787 12.491 -2,31%
Emilia-Romagna 43.427 47.953 10,42%
Marche 15.402 16.155 4,89%
Toscana 38.484 38.116 -0,96%
Umbria 9.190 8.740 -4,90%
Lazio 49.874 49.077 -1,60%
Campania 47.886 46.252 -3,41%
Abruzzo 13.099 12.918 -1,38%
Molise 3.401 3.250 -4,44%
Puglia 33.906 35.023 3,29%
Basilicata 5.475 5.409 -1,21%
Calabria 17.485 17.238 -1,41%
Sicilia 45.569 44.877 -1,52%
Sardegna 13.984 14.848 6,18%

Il dato totale Italia presenta un aumento di mortalità del 6,90%. (2015 verso 2020)

Abbiamo messa per prima Lombardia perché riteniamo che dovrebbe indagare la magistratura e mettere mezza Italia dietro le sbarre.

In seguito, senza evidenziazione, abbiamo tre regioni che hanno registrato una media superiore alla media italiana del 6,90% che sono :

Trentino-Alto-Adige, Piemonte ed Emilia Romagna.

Il Trentino-Alto Adige ha una percentuale elevata trovandosi al confine con la Lombardia.

Sulle più grandi (Piemonte ed Emilia-Romagna) esponiamo anche la suddivisione per provincia.

Piemonte
2015 2020 %VARIAZ
Alessandria 5.438 6.024 10,78%
Asti 2.569 2.793 8,72%
Biella 2.172 2.416 11,23%
Cuneo 6.229 6.344 1,85%
Novara 3.443 4.084 18,62%
Torino 22.200 24.494 10,33%
Verbano 1.777 1.786 0,51%
Vercelli 2.069 2.401 16,05%

Vediamo qui in Piemonte che le provincie con mortalità più bassa sono quelle più lontane dalla Lombardia.

Emilia Romagna
2015 2020 %VARIAZ
Piacenza 3.120 4.277 37,08%
Parma 4.359 5.683 30,37%
Reggio Emilia 4.660 5.149 10,49%
Modena 6.199 6.760 9,05%
Bologna 10.297 10.462 1,60%
Ferrara 4.276 4.224 -1,22%
Ravenna 4.009 4.063 1,35%
Forli Cesena 3.638 4.013 10,31%
Rimini 2.869 3.322 15,79%

In Emilia-Romagna, come avevamo detto nell’articolo precedente, si è avuto un andamento strano.

Ha colpito durissimo nelle provincie più vicine alla Lombardia come Parma e Piacenza.

Quando ci si allontana dalla Lombardia il virus sparisce.

Notiamo che le provincie di Bologna e Ravenna hanno avuto aumenti trascurabili e addirittura Ferrara ha registrato una diminuzione.

Poi il Virus si rialza a Forlì-Cesena e raggiunge una percentuale ragguardevole a Rimini e nella confinante Pesaro nelle Marche. Sembra che il Virus colpisca solo lungo la Via Emilia e sparisca se ci si allontana dalla Via Emilia stessa.

Le altre regioni hanno avuto percentuali nettamente inferiori alla media nazionale con numeri per nulla allarmanti.

In tali regioni (tranne Puglia Sardegna e Marche) i morti sono diminuiti rispetto al 2015 e hanno fatto lockdown lo stesso.

In queste zone, con meno decessi rispetto al 2015, la classe politica ha devastato il tessuto economico e sociale anche se il virus non è praticamente esistito.

E la cosa veramente bella è che continuano imperterriti.

Se gli abitanti si svegliano rischiano veramente il linciaggio.

In queste dieci regioni i morti sono diminuiti rispetto al 2015.

Hanno forse avuto la versione benefica del virus?

Le terapie intensive con file enormi, nel 2015 non c’erano?

Ci sarà una nuova Norimberga per questa gente?

La classe politica che governa queste regioni si può solo definire in due modi :

o sono inetti o sono corrotti.

Il Governatore De Luca, l’uomo che voleva mandare i carabinieri con il lanciafiamme a casa delle persone ha registrato una diminuzione dei decessi rispetto al 2015 del -3,41%.

Cosa risponderà al popolo campano quando un giorno gli chiederà perché non si è opposto alla distruzione del tessuto economico e sociale per combattere il nulla cosmico ?

Forse il popolo campano andrà a casa sua con il lanciafiamme per vedere se ci sono assembramenti?

Penso che tanti campani si siano presi la briga di analizzare i dati e, visto il numero di morti della regione dovrebbero chiedere a De Luca come mai li ha chiusi in gabbia come polli e come mai tentava di fare ordinanze più restrittive di quelle del governo ?

In queste 10 regioni, i governatori che cosa combattevano ? Il virus che non esiste ? Volevano che aumentassero i morti per fare risparmiare l’INPS? Ma visto che la pandemia nelle regioni rosse non esiste, da che cosa volevano difendere la popolazione ?

Tutta la classe politica con i suoi tirapiedi inetti, incapaci e corrotti non si sente schifosamente in colpa verso gli italiani che hanno messo in croce e alla fame per difenderli dal nulla?

Ai posteri l’ardua sentenza.

OS

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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