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Home » Il conto della serva sull’inutilità (ovvero l’insignificanza) del Recovery Fund dell’EU: non ci sono alternative a riattivare la mano invisibile dell’imprenditoria per uscire della crisi. Ossia uscire dalla moneta unica, per abbassare le tasse!

Il conto della serva sull’inutilità (ovvero l’insignificanza) del Recovery Fund dell’EU: non ci sono alternative a riattivare la mano invisibile dell’imprenditoria per uscire della crisi. Ossia uscire dalla moneta unica, per abbassare le tasse!

mittdolcino by mittdolcino
29 Agosto 2021
in Crisi Italia, Fine dell'EU post Brexit, Italia come l'Argentina
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
Il conto della serva sull’inutilità (ovvero l’insignificanza) del Recovery Fund dell’EU: non ci sono alternative a riattivare la mano invisibile dell’imprenditoria per uscire della crisi. Ossia uscire dalla moneta unica, per abbassare le tasse!
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Sto leggendo fesserie incredibili sul Recovery Fund, pagato in gran parte dagli italiani – ossia, non è gratis, in larghissima parte va restituito – dove ti viene detto anche dove devi spendere i tuoi soldi! Ossia non dove i soldi servono veramente al Paese, no, ma dove serve all’EU, una sorta di piano quinquennale come succedeva nella DDR dove è cresciuta Angela Merkel. E, vedrete, a beneficio anche e soprattutto delle aziende tedesche. Ad esempio, si parla di idrogeno e di idrogenizzatori: chi sono i principali costruttori di macchine per produrre idrogeno? Per caso i tedeschi? Avete capito…

Ma il problema è un altro: i fondi sono ampiamente insufficienti post-COVID, ve lo dimostreremo sotto. Anzi il RF è davvero insignificante rispetto ai numeri economici del virus. Ovvero, l’elemosina di circa 210 mld € distribuiti su vari anni sono giusto una goccia nel mare, che NON servirà assolutamente per uscire dalla crisi! Anzi renderà l’Italia ancora più schiava dal debito, da restituire. L’unica vera soluzione la leggete al titolo.

Il Recovery Fund (RF) è un fondo a cui partecipano, come finanziamento, tutti i Paesi EU, ossia anche l’Italia. Dunque, prima di partire, l’Italia paga al fondo la sua quota parte. Facciamo i conti: si parte dal 127 mld € di prestiti RF e di 82 mld € a fondo perduto. Da tali 82 mld € senza restitutuzione (“grants“) bisogna però dedurre quanto l’Italia contribuirà direttamente al fondo: essendo il peso di Roma nell’EU pari al 13,5%, l’Italia dovrà sborsare subito ca. 55 mld di €. Ovvero i fondi “gratis”/a fondo perduto dal RF saranno solo ca. 25 mld €, meno di 2 punti di PIL ma in tre anni!

Notando però un aspetto importantissimo: il RF impone anche come utilizzare i soldi! C’è proprio uno schema operativo a cui tutti i paesi EU devono adeguarsi:

rivoluzione verde e transizione ecologica ca. 77 miliardi di euro; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura ca. 50 miliardi di euro; infrastrutture per la mobilità ca. 30 miliardi di euro; istruzione e ricerca ca. 21 miliardi di euro; parità di genere e coesione sociale ed economica ca. 18 miliardi di euro e salute ca. 10 miliari di euro (…).

Numeri approssimativi, da conto della serva (basati sulla prima bozza del piano nazionale italiano su come verranno spesi detti soldi [Pnrr]), lì siamo. Ben notando che ci sono anche altre sottocategorie per ciascuna categoria sopra citata di intervento con i fondi del RF; ossia l’EU dice anche dove e come come gli Stati devono spendere tali soldi…. dunque anche lì decide l’EU!

Andiamo all’erogazione: poco più di 1/3 sia nel 2021 che nel 2022, il resto nel 2023. Diciamo 70 mld € all’anno, facciamo prima. Ben ricordando che i soldi a fondo perduto saranno solo circa 25 mld € su tre anni!

Conclusione: alla fine, al netto dei 25 mld € “regalati”, tutto sommato una miseria, l’EU concede all’Italia giusto di sforare i conti di Maastricht sul lungo termine con l’erogazione di detti fondi, nulla più. Ossia nessun regalo, viene solo detto “Vi concediamo di fare deficit per investire nell’economia, ma solo dove vi diciamo noi“.

E lì si cade nel punto iniziale: quante aziende straniere avranno di fatto tecnologie così esclusive a tal punto che gran parte dei soldi erogati dal RF dovranno essere nei fatti versati dall’Italia ad aziende straniere? Un esempio su tutte, l’auto elettrica: visto che l’Italia NON ha più oggi produttori auto nazionali, ogni sovvenzione data per la sostituzione dell’auto in elettrica andranno all’estero!


Nei conti si consideri anche il versamento che l’Italia deve fare al RF, 55 mld €

Andiamo ora al confronto dei 210 mld € “concessi” dall’EU, di cui solo 25 a fondo perduto (il resto andrà restituito, ndr) rispetto al crollo economico italiano nel 2020.

Tre numeri ed una semplice considerazione spiegano tutto: il deficit 2020 dello Stato si approssimerà al 12% ca. del PIL. Il crollo del PIL sarà invece ca. del 10%. A ciò aggiungeteci il deficit dell’INPS, che dovrà essere appianato dallo Stato, come sempre succede. Deficit dovuto al fatto che tra cassa integrazione da COVID e contributi non versati dai professionisti, a fronte di pensioni che vanno comunque pagate, si ingenera un buco micidiale nei conti dell’istituto di previdenza, buco di cui quasi nessuno a Roma (e nelle sedi dei partiti) ama parlare. In breve, una nota dello scorso mese dell’INPS valuta il deficit dell’INPS a poco meno di 30 mld €, due punti di PIL abbondanti, da sommare ai disastri sopra.

Dunque, se si considera il denominatore del rapporto debito/PIL dello Stato, il PIL, che scende del 10%; se si considera dunque il numeratore, che sale del 12%; se si considera anche il debito dell’INPS che fa aumentare il debito – ossia il numeratore – del 14% (12+2), arriviamo alla conclusione che il peggioramento del rapporto debito/PIL a fine 2020 si arriverà ad un valore di debito/PIL tra il 165 ed il 170%!

A tale disastro va aggiunta la sparizione, in ambito di COVID, dell’economia sommersa, visto che stando a casa e con le attività chiuse anche il sommerso sparisce. Contando che l’EU valuta il sommerso pari a ca. il 20% del PIL (in realtà è il 12% scarso, ma l’EU lo considera più alto, un’altra cazzata ereditata da Berlusconi per permettergli ai tempi di fare più deficit, ndr), arriviamo alla triste considerazione che se depuriamo il PIL dal sommerso – che non c’è più causa COVID – abbiamo un rapporto debito PIL che si avvicina pericolosamente al 190%.

Passiamo alle cifre sopra tradotte in mld €: un 10% di PIL perso vale circa 160 mld €. Un 14% di deficit statale – che va in debito – vale circa 200 mld €. Il debito incrementale italiano+perdita di PIL nel 2020 assommerà a fine anno ca. 360 mld €, IN UN SOLO ANNO.

Qualcuno pensa davvero che “concedendo” 70 mld € all’anno per tre anni con il RF, di cui solo 8 all’anno circa gratis, si possa risollevare il Paese?

Illusi.

Chi pensa sia possibile risollevarsi grazie al RF, visti i numeri sopra, o è scemo o è in malafede (venduto alla cadrega o a qualche surrogato di cadrega). O è talmente non dotato d’intelletto da non capire i numeri sopra, che sono semplici e a prova di fesso.



Dunque, checchè ne dicano i falsi sovranisti, leghisti in primis, stare nell’€ significa accettare di fare a breve, appena finita l’emergenza, come “promesso” da Weidmann/Bundesbank per altro (“rientrare dal debito dopo la crisi COVID”), una patrimoniale a carico delle famiglie che confischerà di fatto anche la prima casa ai nonni; la logica dice che per tornare in linea di galleggiamento ci vorranno quanto meno 600 mld di tassa eccezionale a carico delle famiglie italiane. Ovvero circa il 10% di tutti i loro averi, vuoto per pieno, casa inclusa.

E, notate, NON per risollevarsi, solo per stare a galla. Infatti 600 mld di imposta straordinaria su un debito statale totale di ca. 2700-2800 mld €, puntando rapidamente verso i 3000 mld € (a breve), senza possibilità di fare deficit, senza possibilità di inflazionare, senza possibilità di svalutare la propria moneta, senza possibilità di abbassare le tasse ai propri ai cittadini [tutti fattori collegati l’uno con l’altro, ndr], significa arrivare inesorabilmente – SOLO QUESTIONE DI (POCO) TEMPO – all’inevitabile suicidio socio-economico!

Per diciamo risolvere la crisi italica del debito statale sarebbe infatti necessaria una super-mega-patrimoniale – con tassa di successione inclusa – di almeno 1000 mld di euro, diciamo il 20% del valore di tutti gli assets delle famiglie italiane, diciamo 1/3 di quelli finanziari!


Italiani, tacete! La Lega ha deciso che non si esce dall’euro, nonostante le promesse elettorali (a Roma come avete notato, si ingrassa bene…).

Stare nell’euro significa questo, spiegatelo ai leghisti!

E notando, dulcis in fundo, che comunque per i grandi patrimoni ci saranno le solite italiche vie d’uscita; ossia i grandi patrimoni la patrimoniale NON la pagheranno, tra art. 134 del decreto rilancio e legge sui Paperoni, oltre a tecnicismi vari per evitare l’imposizione, ma accessibili solo ai patrimoni con tanti zeri.

Inutile girarci attorno: vi stanno prendendo per il celeberrimo “culo“, ormai senza distinzione tra destra e sinistra. Parimenti, senza che ci sia alcun soggetto che voglia veramente portarvi fuori dall’euro, magari per il tramite di CCF vari come sostiene il buon Cattaneo , alla fine la gallina da spennare siete voi, con tasse che in generale resteranno altissime!

A Roma, questo è certo, puntano a continuare a fare la bella vita di sempre. Mentre l’Italia affonda (dico questo sia ai nordisti che ai meridionali, vittime entrambi di politici scellerati che hanno trasformato Roma – di nuovo – nella Grande Meretrice, vedasi “Il Gladiatore”).

Noi dunque speriamo in Trump, infatti solo con gli USA a supporto si può pensare di uscire dall’euro (di converso, è ormai tristemente chiaro che la posizione della Lega per stare nell’euro riflette il loro supporto di fatto per i Dem- proBiden, come è per altro emerso nei fatti e negli atti [non nelle vacue parole, ndr] di detto partito degli scorsi mesi, ndr).

MD

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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