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Home » Le Banche Commerciali non creano “denaro netto”, ma debito (il Vero Potere prospera sulla follia e sull’ignoranza)

Le Banche Commerciali non creano “denaro netto”, ma debito (il Vero Potere prospera sulla follia e sull’ignoranza)

Megas Alexandros by Megas Alexandros
5 Agosto 2021
in Generale
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Le Banche Commerciali non creano “denaro netto”, ma debito (il Vero Potere prospera sulla follia e sull’ignoranza)
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Megas Alexandros

Le Banche Commerciali possono creare moneta (al netto) dal nulla, come fanno le Banche Centrali?

Al riguardo, ho avuto molti scontri sui socials.

In effetti, la non perfetta conoscenza dei “sistemi economici monetari” fa si che il “Vero Potere” possa imperare sulle nostre vite.

Sembra impossibile, ma questo concetto non è del tutto chiaro anche a certi Professori di Economia.

I socials sono pieni di personaggi che si arrampicano sugli specchi per dimostrare che il mondo bancario goda di questo privilegio.

Ricordo, al riguardo, una gentile Signora che si occupa di economia e che scrive su Scenari Economici.

Inoltre, nei giorni scorsi ho dovuto riprendere l’argomento anche con un lettore del nostro blog.

E allora eccomi qui, ripassiamo insieme com’è che funziona il sistema.

La moneta non è un qualcosa che si trova in natura, ma è una creazione dell’uomo e ormai sappiamo che la “moneta fiat” è un monopolio dello Stato.

Ovvero, è quest’ultimo che la emette dal nulla (out of the thin air), per primo e in esclusiva — e, di fatto, non deve restituirla a nessuno.

Un altro aspetto assolutamente da ricordare è il funzionamento dei “bilanci settoriali”, che intervengono sempre in qualsiasi ciclo economico.

Per ben comprendere la macroeconomia devono essere assimilati due concetti fondamentali:

— Com’è fatto un sistema economico

— Cos’è e come funziona la moneta

Una volta compresi, tutto il resto è nient’altro che una conseguenza naturale.

Con quest’articolo vorrei illustrare il primo punto, attraverso la descrizione dei “bilanci settoriali”.

La divisione in settori e i relativi bilanci

Per ogni singola nazione si può delineare un perimetro virtuale.

All’interno ci sono tutti i soggetti economici che costituiscono l’essenza di quella nazione: i cittadini, le aziende, le banche, il Governo e la Banca Centrale.

Tutto quello che si trova all’esterno rappresenta, invece, “il resto del mondo”.

Questi soggetti vanno a costituire due settori distinti:

— il settore governativo (o pubblico), composto dal Governo e dalla Banca Centrale

— il settore privato: composto da famiglie (cittadini), imprese e banche

L’interfaccia con le altre nazioni va a costituire, invece, il settore estero.

Figura 1: Il sistema economico di una nazione diviso in settori.

I tre sottosistemi (pubblico, privato ed estero) interagiscono fra di loro attraverso i “flussi di ricchezza”.

Ogni settore ha pertanto entrate ed uscite che possono essere schematizzate come nella Figura 2:

Figura 2: Flussi di ricchezza tra i settori pubblico, privato ed estero.

Un punto cruciale da ben comprendere è che i cittadini, intesi anche come collettività, non fanno parte del “settore pubblico”, ma appartengono al “settore privato”.

L’obiettivo di tutti i privati è di massimizzare il proprio profitto. Ovvero, massimizzare i guadagni e minimizzare le perdite.

Questo avviene attraverso transazioni finanziarie che, tutte assieme, finiscono per costituire il “profitto” del generico soggetto facente parte del “settore privato”.

E’ immediato notare che il settore privato non possa creare ricchezza “al netto”. Esso è composto, in effetti, da soggetti che danno vita a transazioni orizzontali.

S’immagini, ad esempio, che il “settore privato” sia costituito da due sole persone che, per semplicità, chiamiamo A e B.

Ipotizziamo, poi, che A venda una mela a B al prezzo di 1€. A transazione ultimata, nessuno dei due ha prodotto ricchezza “al netto”.

Infatti, mentre A si è arricchito di 1€, B si è impoverito esattamente della stessa quantità. Ne segue che la somma della ricchezza di A e di B resta invariata.

La somma algebrica della ricchezza dei tre settori, quindi, è costante.

Ora, le Banche Commerciali appartengo a pieno titolo al “settore privato” ma, secondo alcuni, è nello svolgimento della loro attività di “concessione del credito” — ovvero quando prestano una certa somma ad un loro cliente — che creano moneta “netta” dal nulla.

Andiamo a vedere quello che succede a livello contabile quando una Banca Commerciale concede un prestito.

La Banca, contemporaneamente alla concessione del prestito, crea un deposito versando i soldi sul conto del cliente e, in effetti, il deposito creato è un nuovo deposito che prima non esisteva.

Ma è un deposito destinato a scomparire quando il cliente avrà rimborsato il prestito, con la banca che semplicemente addebiterà il nuovo deposito e, contemporaneamente, strapperà il documento di prestito.

Tutto come se non fosse mai successo — mentre gli interessi andranno ad aumentare i ricavi della banca.

Quindi, ricapitolando, le Banche Commerciali acquistano i “documenti di prestito” dal mutuatario e li pagano accreditando il suo conto presso di loro.

Il prestito è l’attivo della banca, il deposito la sua passività. Al contempo, il prestito è la passivita del debitore ed il deposito è il suo bene.

A questo punto, è necessario sottolineare come tutto questo movimento avvenga all’interno del “settore privato” e che, quindi, alla fine del giro non avremo nessun aumento di “mezzi finanziari netti” nel settore.

Avremo solo la creazione temporanea di un deposito (fondato su un rapporto di debito/credito) che, se utilizzato, sul momento potrà anche andare ad aumentare il Pil del Paese, ma che niente aggiungerà alla “ricchezza netta” del settore, perchè dovrà essere restituito.

Altro punto importante è che, quando le Banche Commerciali creano denaro dal nulla, alcuni danno per scontato, sbagliando, che lo possano fare senza limiti — e invece (come sottolineato dall’ex Vicepresidente della BCE, Vitor Constâncio in un suo famoso twitt), i limiti esistono e sono innanzitutto quelli imposti dai regolamenti finanziari messi in atto dalle varie Banche Centrali e dalle Autorità Pubbliche.

Stabilito che le Banche non possano creare denaro a volontà, resta il fatto che le Banche lo creano effettivamente dal nulla (ma non al netto), “o quasi”.

Nello spiegare quel “quasi”, Constâncio ci ricorda che, se nell’esempio classico della riserva frazionaria (quando una banca riceve 100 euro in deposito e poi ne presta 90 a un altro cliente, ha di fatto “creato” 90 euro. Prima c’erano 100 euro in circolazione, ora ce ne sono 190: i 100 del deposito, che il primo cliente può ritirare in qualsiasi momento, più i 90 prestati al secondo cliente) il deposito precede il prestito, la situazione nella realtà è molto diversa.

Oggi, nessuna Banca aspetta il denaro di un deposito prima di concedere un prestito.

Se necessario, può ricorrere a molti altri modi per finanziarsi: un prestito della Banca Centrale, il mercato dei prestiti interbancari, emissioni di strumenti finanziari propri come ad esempio le obbligazioni.

Nella moderna industria finanziaria, insomma, non c’è bisogno che qualcuno risparmi fisicamente del denaro per poi versarlo sul suo conto, permettendo alla sua Banca di concedere prestiti e, quindi, di creare denaro.

Ciò che rappresenta il vero vincolo alla “produzione di denaro” sono invece i regolamenti: ad esempio la riserva che la Banca è obbligata a mantenere in rapporto ai prestiti che concede.

Ma è possibile, e accade di frequente, che una Banca si esponga molto prestando troppi soldi e che, in un secondo momento, le Autorità di Vigilanza chiedano ai suoi manager di aumentare le riserve, ad esempio raccogliendo nuovi depositi o utilizzando altri strumenti.

Conclude Constâncio: “è importante ricordare questa sequenza (e cioè che la creazione di denaro possa arrivare prima dei depositi) perché è una delle ragioni per cui i regolamenti e la supervisione delle Banche siano così importanti”.

Prima di concludere, vorrei sottolineare la follia di chi sostiene che, con questo meccanismo, le Banche possano effettuare anche operazioni patrimoniali, come ad esempio pagare gli stipendi, acquistare beni e perfino immobili, facendo passare il tutto come se avessero a disposizione “l’albero della cuccagna”.

Così fosse non assisteremo ai fallimenti bancari e le sofferenze (NPL) non farebbero paura.

Le Banche non avrebbero bisogno di finanziarsi presso altre Banche o direttamente presso le Banche Centrali. Non ci sarebbero programmi come i vari LTRO ecc.

Evitiamo, quindi, di sostenere certe follie che possono portare solo a due risultati, entrambi poco simpatici: una denunca per diffamazione o il ricovero in un reparto di psichiatria.

In conclusione le Banche Commerciali non creano moneta “al netto” e, se facessimo affidamento solo su di esse, il “sistema economico” non potrebbe funzionare.

Anzi, a dirla proprio tutta, applicando appieno le teorie della MMT il corretto funzionamento di un “sistema economico” finalizzato alla piena occupazione lo potremmo ottenere tranquillamente senza le Banche Commerciali … ma non senza Banche Centrali, controllate da Governi sovrani che dispongono della propria moneta.

*****

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