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Home » L’Australia sta bruciando: la colpa è dei verdi e dei piromani

L’Australia sta bruciando: la colpa è dei verdi e dei piromani

Franco Leaf by Franco Leaf
4 Agosto 2021
in Generale
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Mike “Mish” Shedlock

In Australia, almeno 15 milioni di acri [oltre 6 milioni di ettari] sono stati devastati dagli incendi. Gli attivisti del “cambiamento climatico” sono quindi “scesi in armi”.

Secondo il WSJ [https://www.wsj.com/articles/why-down-under-is-burning-up-11578441348]:

 “””L’attuale ciclo d’incendi è cominciato alla fine dello scorso anno. Ha carbonizzato almeno 15 milioni di acri e ucciso oltre due dozzine di australiani, fra i quali alcuni volontari “vigili del fuoco” che si erano precipitati nell’inferno per salvare case e vite umane.

La narrazione sui cambiamenti climatici semplifica enormemente la spiegazione sul perché degli incendi boschivi. Tanto complesse le cause quanto prevedibile la loro ricorrenza: l’Australia si trova nel mezzo di una delle sue ricorrenti siccità.

Bizantine restrizioni ambientali impediscono ai proprietari terrieri di ripulire la macchia, la boscaglia e gli alberi, mentre i Governi Statali non fanno la loro parte per ridurre il carico di combustibile nei parchi.

Lo scorso novembre un ex capo dei Pompieri dello Stato di Victoria si è scagliato contro l'”approccio minimalista” del Governo sulla riduzione del pericolo di combustione in bassa stagione. Questa denuncia è stata ascoltata in tutto il paese”””.

Cause principali

1. Gli incendi dolosi: dall’inizio dell’attuale ciclo di incendi boschivi sono stati arrestati più di 180 presunti piromani.

2. Le restrizioni ambientali e una sbagliata “ideologia verde”.

Non c’entrano i cambiamenti climatici

Possiamo quindi sostenere che gli incendi boschivi australiani siano stati causati dagli esseri umani, non dai cambiamenti climatici [https://www.washingtonexaminer.com/opinion/australian-wildfires-were-caused-by-humans-not-climate-change]:

 “””In Australia e California le somiglianze fra politica, vegetazione e clima sono sempre state sorprendenti. Entrambi i luoghi sono belli da morire, di estrema sinistra e politicamente verdi.

In entrambi i luoghi alla gente piace vivere circondata dalla vegetazione, che ogni anno si secca in modo sufficiente da bruciare con fiamme alte fino al cielo — con o senza cambiamenti climatici.

Questo grazie a ‘stagioni delle piogge’ relativamente brevi, con un clima perfetto per godere della spiaggia. Tutto è straordinariamente verde quando piove — e marrone quando smette di piovere.

Quando le piogge sono copiose, come negli ultimi anni in Australia, la vegetazione diventa ancora più fitta, fornendo una maggiore quantità di combustibile per gli incendi.

Allo stesso tempo, il nostro “culto del verde” milita attivamente contro la combustione programmata della vegetazione secca.

In California, questi ‘incendi prescritti’ sono ora in gran parte vietati (perché la combustione rilascia la temuta anidride carbonica), garantendo che il disastro sia sempre dietro l’angolo.

Idem per l’Australia, dove è pur consentito bruciare le sterpaglie, ma lontano dai luoghi dove sarebbe necessario.

Da anni l’Australia era pronta ad esplodere.

David Packham, ex capo dell’’Australia’s National Rural Fire Research Centre’, avvertì in un articolo del 2015 che la quantità di combustibile [sterpaglie secche] era salita al livello più pericoloso di sempre. Fece notare che questo risultato era frutto di una sbagliata ‘ideologia verde’.

È molto conveniente per i ‘verdi’ incolpare il riscaldamento globale. In realtà, ad essere colpevoli sono le politiche che essi sostengono”””.

67 anni di dati sugli incendi boschivi

La crisi degli incendi dolosi

Ma la crisi non è dovuta solo agli ‘incendi spontanei o accidentali’. La crisi è dovuta anche agli ‘incendi dolosi’. In Australia, il numero di persone accusate d’incendio doloso sfiora le 200 unità.

Ecco il mio piromane preferito: “””Un pompiere volontario australiano è stato accusato di aver deliberatamente appiccato dei fuochi durante la crisi degli incendi boschivi. La polizia ha arrestato quell’uomo, 19 anni, in relazione agli incendi dolosi in una zona a sud di Sydney”””.

Secondo ‘The Spectator Australia’ [https://www.spectator.com.au/2020/01/we-dont-just-have-a-bushfire-crisis-we-have-an-arson-crisis-too/] non ci sono cospirazioni in questa storia.

Nonostante gli incendi dolosi siano stati tentati in passato come strumento di terrore, quelli australiani sembrano derivare dalle azioni di individui non collegati fra loro, psicologicamente disturbati o quanto meno sconsiderati.

Ma questa non è una novità. Il criminologo ecologico Paul Read, a novembre, aveva scritto che:

“”“Un’analisi satellitare effettuata su 113.000 incendi, dal 1997 al 2009, ha confermato ciò che sapevamo da tempo: il 40% degli incendi è doloso, mentre un altro 47% è accidentale.

Ciò corrisponde, grosso modo, ai dati del decennio precedente, quando ca. il 50% di tutti gli incendi erano sospetti o intenzionali e ca. il 37% accidentale. Combinati, raggiungono lo stesso valore: l’87% degli incendi è prodotto dall’uomo”””.

Il flagello degli Eucalipti

A seguire, un interessante articolo del 2013 [la colpa è degli alberi di Eucalipto?] https://www.livescience.com/40583-australia-wildfires-eucalyptus-trees-bushfires.html:

“””’Guardando la foresta di Eucalipti della Tasmania, vedo un gigantesco pericolo d’incendio’ — ha detto David Bowman, un ecologo dell’’Università della Tasmania’ — ‘In una giornata molto calda, quelle piante bruceranno come torce e inonderanno di scintille le nostre periferie’.

Come molte piante native delle regioni soggette agli incendi, gli Eucalipti (conosciuti in Australia come “alberi della gomma”) si sono adattati per sopravvivere, o addirittura prosperare, in caso d’incendio.

Le foglie cadute di Eucalipto creano densi tappeti di materiale infiammabile.

Anche la corteccia degli alberi si stacca e cade a terra, fornendo ulteriore combustibile che attira il fuoco verso le foglie, creando enormi “incendi a corona” che si diffondono rapidamente nella parte superiore delle foreste.

Inoltre, l’’olio di eucalipto’ — che fuoriesce dagli alberi con la sua caratteristica fragranza — è a sua volta infiammabile.

Quest’olio, combinato con il letto di foglie e la corteccia (cadute nei periodi di tempo secco e ventoso) può trasformare in pochi minuti un piccolo fuoco in una terrificante, esplosiva ‘tempesta di fuoco’.

Ecco perché gli alberi di Eucalipto — specialmente l’’Eucalyptus Globulus’, comune in tutto il ‘Nuovo Galles del Sud’ — vengono talvolta chiamati, ironicamente, ‘alberi di benzina’.

La minaccia rappresentata dagli Eucalipti fu evidenziata fin dal 1991, quando un incendio bruciò le colline attorno a Oakland, in California.

Quell’incendio uccise 25 persone e cancellò più di 3.000 case, secondo la ‘Federal Emergency Management Agency’ (FEMA). La colpa fu principalmente attribuita alle migliaia di Eucalipti delle Oakland Hills.

Nonostante la loro meritata reputazione — quella di peggior incubo di un pompiere — gli Eucalipti sono molto apprezzati per la rapida crescita, che li porta a diventare alti ‘alberi da ombra’ che, secondo alcune ricerche, aiutano anche a respingere gli insetti attraverso lo stesso ‘olio di eucalipto profumato’ che è accusato di alimentare gli incendi.

Tom Klatt, responsabile ambientale della UC Berkeley, in un rapporto alla ‘University’s Division of Agriculture and Natural Resources News Center‘ ha dichiarato che gli Eucalipti presenti sui ripidi pendii delle colline sono estremamente infiammabili quando i venti caldi di fine estate e dell’autunno cominciano a soffiare, rendendo impossibile il controllo del ‘fronte delle fiamme’, che si muove fino a quando i venti si fermano’”””.

Tre idee sugli Eucalipti

1. Ehi, piantiamo l’Eucalipto. Cresce velocemente.

2. Quando si secca, non bruciamo le foglie e le cortecce, perché rilasceremmo CO2.

3. Incolpiamo pure il “riscaldamento globale” se qualcosa dovesse andar storto con i punti 1 e 2.

“Che diavolo hanno fatto gli uomini?” — ha detto David Bowman — “Hanno diffuso una pianta pericolosa in tutto il mondo”.

Ma questa storia non serve a far vendere i giornali.

I negazionisti del clima arrostiranno sé stessi

Secondo gli ambientalisti, i ‘negazionisti del clima’ finiranno con l’arrostire se stessi e tutti gli altri [https://www.msn.com/en-us/news/opinion/climate-deniers-are-cooking-themselves-and-everyone-else/ar-BBYA0sv]:

“””L’Australia, come molti altri paesi (compresi gli Stati Uniti) è patologicamente dipendente dai combustibili fossili e sta arrostendo sé stessa e il resto del mondo.

Senza una forte politica internazionale sul clima, in futuro avremo siccità, incendi e altre catastrofi, tali da far sembrare la crisi attuale un tranquillo ‘sogno ad occhi aperti’”””.

Nel complesso, questa considerazione merita solo una B- o una C+ [sistema di valutazione anglosassone] perché non termina con una previsione come quella della AOC, secondo cui il mondo finirà fra 12 anni se non facciamo nulla.

A Miami, tutti affogheranno entro 6 anni.

‘Arrostire sé stessi’ è OK’, ma l’articolo nel complesso fallisce miseramente l’obbiettivo.

Per ottenere una vera trazione è necessario un titolo come questo: “A Miami tutti affogheranno entro 6 anni”

Questo sì che sarebbe un titolo da A++: è garantito che attirerebbe l’attenzione.

Bugie e manipolazioni

Le bugie, la manipolazione delle temperature, la pessima gestione del territorio, gli incendi dolosi, le restrizioni ambientali e le altre ideologie ecologiche sbagliate ….. non contano niente.

Una storia politicamente scorretta come questa, sfortunatamente, non va da nessuna parte, al contrario del “A Miami tutti affogheranno entro 6 anni”, che invece farebbe molta strada.

A proposito, propongo a mia volta che la ragione più probabile degli incendi dolosi sia che gli “attivisti del riscaldamento globale” vogliano attribuirne la colpa ai cambiamenti climatici!

————

Link Originale: https://moneymaven.io/mishtalk/economics/australia-is-burning-blame-the-greens-and-the-arsonists-qOyj1My1CUyZtgo1I8mXIAS

Scelto e tradotto da Franco

*****

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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