Certamente qualcosa di grosso sta bollendo i pentola. L’altro ieri la temutissima Gina Haspel è arrivata a Roma per un coordinamento con i servizi segreti italiani. Fatto forse addirittura più significativo – con un tempismo che lascia di sasso – parallelamente anche J. Stoltenberg era a Palazzo Chigi come capo della NATO, a reiterare il ruolo cruciale dell’Italia nell’alleanza Atlantica. Solo alcune ore prima l’eurocrate Borrell, probabile futuro ministro degli esteri EU, anche lui con un tempismo da far tremare i polsi, aveva affermato che l’EU deve dotarsi un esercito permanente di 60’000 soldati per attività di matrice EU. Ossia un esercito EUropeo in proiezione extra-EU, sebbene rimanendo – almeno lui, Borrell, che non è più così “atlantico” – fuori dai confini italici…..
Tutto questo è inusuale. Penso non ci sia mai stata a memoria d’uomo, in tempo di pace, cotanta concentrazione di ruoli atlantici in Italia in così breve tempo. Certamente ci manca qualche elemento ma la situazione resta chiaramente densa di interessanti interrogativi, di rischi e dunque anche di opportunità.
Prima di tutto, la Libya: certamente se il governo attuale – meglio dire, Giuseppe Conte, con il supporto USA – dovesse risolvere il problema libico, ossia indirettamente anche quello dei migranti, riceverebbe il plauso generale da tutti gli italiani. Infatti, ben sappiamo che il modo migliore per limitare il flusso di migranti dalla Libya, flusso che l’EU evidentemente NON vuole interrompere, è lavorare con la tecnica dei due forni con EU ed USA (andrà indagato, secondo lo scrivente, se lo scopo recondito di Bruxelles sia stato voler invece destabilizzare l’Italia coi migranti, ndr). Dando però preminenza al secondo addendo; può essere infatti – assai probabile,… – che a certe condizioni Washington sia l’unica davvero interessata a dare una mano al Belpaese, anche per propria convenienza (…). Che tale contesto possa avere collegamenti con la crisi turco-siriana è allo stato delle cose tutto da verificare, ma non lo si può escludere a priori.
Il rapporto biunivoco con EU ed USA in ambito di strategie militari di Difesa rischia di nascondere forti contraddizioni: se l’Italia dovesse partecipare all’esercito EU ipotizzato da Borrell a nome dell’EU significherebbe imputare un costo di svariati miliardi annui aggiuntivi ai conti già piangenti di Roma (a cui forse, a tale punto, si sommerebbero richieste simili lato USA, …), in un momento in cui l’Italia vive una crisi economica epocale. Restare invece nell’alveo NATO (ed USA) non comporterebbe nessuna spesa diretta, ma solo continuare a dare l’accesso alle 110+ basi militari USA in Italia (la storia ci dice che nelle guerre che contano, Roma ha iniziato sulla sponda tedesca e finito su quella anglosassone, ndr). Quali saranno gli indirizzi ottimali da prendere è tutto da decidere. Anche tale aspetto può avere intriganti correlazioni con lo scenario di guerra tra Turchia e Medio Oriente curdo, in fieri, ricordando che turchi e tedeschi sono alleati da più di 100 anni (…).
Parallelamente c’è l’immancabile aspetto economico: se l’Italia dovesse ottenere flessibilità nei conti dagli USA verrebbe raggiunto l’obiettivo principe dell’attività di governo nel frangente attuale, trovare risorse per la crescita (meglio detta, abbassare le tasse per far ripartire la crescita). In tale contesto l’addendo NATO, in un contesto di guerra fredda strisciante (con la Cina, questa volta) può essere un elemento di confronto oltre che di peso nelle decisioni, fino ad oggi non considerato.
Va per altro ricordato, restando agli aspetti meramente nazionali, come le contrapposizioni strategiche e programmatiche tra il partito italiano di maggioranza relativa, la Lega, ed il presente governo governo Conte (lo chiamerei governo Arlecchino, visti i vari e forse troppi colori rappresentati, a supporto) alla fine si riducano a due aspetti chiave:
1. la flessibilità nei conti per l’Italia concessa da Bruxelles e
2.il blocco dei migranti, sempre che la sinistra metta da parte il suo europeismo, in quanto potenzialmente contrario agli interessi nazionali.
Visto che la Lega ha inopinatamente rinnegato l’ITALEXIT, se Giuseppe Conte dovesse riuscire in qualche modo (…), a contemporaneamente fermare i migranti e ottenere grande flessibilità nei conti dall’EU (memento il ridicolo 2.04% di deficit statale concesso al precedente governo) gli stessi esportatori del nord Italia, quelli che oggi votano Lega, ossia i principali stakeholders leghisti, sarebbero i primi ad essere soddisfatti dello status quo, ossia del presente governo, riducendo le tensioni politiche.
Dunque, se in tale contesto (da cui derivano forse le ragioni almeno di una parte delle recenti visite in Italia di personaggi che contano, …) la mina vagante Matteo Renzi dovesse venire disinnescata – magari in forza di un suo supporto passato alla fronda di Hillary Clinton anti-Trump -, per l’Italia sarebbe assolutamente possibile che a breve non ci siano più i presupposti per un changeover leghista a livello nazionale, in quanto i macro-obiettivi – ossia i desiderata – degli stessi votanti di peso della Lega al nord verrebbero comunque raggiunti ma in assenza di esasperanti ed inutili tensioni con l’EU (ripeto, tutto questo vale perchè la Lega ha ufficialmente rinnegato l’ITALEXIT, sconsideratamente – in attesa che Salvini lasci il seggio italiano per prendere quello all’europarlamento, abbandonando potenzialmente la barca italiana che affonda, … –).
L’avvento nella Capitale di pezzi da novanta dell’Alleanza Atlantica lasciano ben sperare per un attimo di “tranquillità istituzionale”. In tutto questo va dovutamente stigmatizzato come lo scrivente ritenga che nè un governo italiano targato Lega nè uno a componente PD – ossia intrinsecamente pro-EU ossia anti-ITALEXIT – sia risolutivo in quanto provvederà solo a calciare il barattolo più in là, senza affrontare e tanto meno risolvere alla radice i veri problemi del paese. Problemi che sono addirittura esistenziali visto che sono intrinsecamente legati alla natura stessa della moneta unica, ingegnerizzata per avvantaggiare il blocco franco-tedesco a svantaggio principalmente della potenza economica del sud- EU, l’Italia.
Si resta dunque dell’idea che l’ITALEXIT possa nascere solo “all’estero”, da soggetti non italiani – visto che i locali si sono dimostrati dichiaratamente incapaci di prendere decisioni “da statisti” a favore del proprio Paese, vedasi i fatti di Agosto 2019 -, ma venga invece imposta – nei tempi opportuni – “dall’esterno” (post Brexit) con la condizione sine qua non di avere un governo italiano affine agli USA, come succede da 100 anni a questa parte – ri-rammento che in entrambe le guerre mondiali l’Italia iniziò coi tedeschi e finì con gli anglosassoni, ndr -. Forse basterebbe tale considerazione per concludere che molti dei leader politici italiani che si sono avvicendati al governo negli ultimi 10 anni rischiano di diventare “obsoleti” a breve, in qualche modo (…).
Mitt Dolcino
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