Redazione: Insistiamo sull’area Asia-Pacifico, oggetto di scontri d’importanza non inferiore a quelli di cui tanto abbiamo parlato in Europa, Medio Oriente e Sud America.
Aumentano le tensioni fra Cina ed Australia, sullo sfondo della sfida commerciale e strategica fra Giappone e Corea del Sud, di cui presto ci occuperemo.
Sembrano ripetersi gli stessi eventi che hanno caratterizzato la Nato, con scontri aperti fra gli stessi paesi membri.
Non condividiamo tutti i passaggi dell’articolo e, anzi, il riferimento strategico lo contestiamo apertamente, ma resta importantissimo per la lucidità con cui descrive la situazione nel Pacifico asiatico, pressoché ignorata dalla blogosfera italiana.
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Tony Kevin per Off-Guardian
La mia precedente esperienza professionale come “pianificatore” presso il Dipartimento degli Affari Esteri australiano e presso le aree ad esso correlate, nelle quali ho lavorato per trent’anni, mi ha permesso di affinare la capacità di “collegare i puntini” tra fatti apparentemente disconnessi.
Nel caso che descrivo, dopo aver letto tre storie sulla Cina a pagina 11 dell’Australian Financial Review (AFR) di Mercoledì 24 Luglio, è stato particolarmente facile.
La prima storia riguarda il significato dell’ultimo “Libro Bianco sulla Difesa” del Governo Cinese (il primo in quattro anni) che, in modo insolito, individua l’Australia come un paese che “sta cercando di ritagliarsi un ruolo più importante nelle questioni sulla sicurezza dell’area Asia-Pacifico”, e quindi un paese da vedere come “nuova fonte d’incertezza nella regione”.
L’AFR ha segnalato un commento di Rory Medcalf, membro del ”National Security College” ed ex pianificatore della Difesa del Governo Australiano, in cui sostiene che essere “nominati” nel Documento della Difesa Cinese sia una buona cosa, “perché riconosce che l’Australia è un paese da prendere sul serio. Non significa che siamo un bersaglio”.
Questa è una delle cose più stupide che Rory Medcalf abbia mai detto pubblicamente sulla “sicurezza nazionale australiana”, da quando è diventato una parte rispettata di questa conversazione pubblica, da cui sono escluso per le mie radicali idee politiche.
Non si capisce in quale modo possa essere positivo essere definiti dalla Cina in modo così negativo.
Dimostra, al contrario, che la Cina ha infine respinto le pretese australiane, risalenti ai tempi del Primo Ministro John Howard, secondo cui l’Australia può essere sia un buon partner economico della Cina che un forte alleato militare degli Stati Uniti (contro la stessa Cina).
Dai tempi di Howard e sotto i successivi governi laburisti e di coalizione, i nostri tentativi di cavalcare questi due cavalli sono stati correttamente interpretati dalla Cina come ipocrisia auto-ingannevole e pensiero doppio.
Il Governo Cinese è arrivato al punto di disprezzare gli sforzi australiani, che da un lato vogliono valorizzare la Cina come importante investitore, maggior mercato d’esportazione e principale investitore nell’immobiliare e nell’istruzione, e dall’altro pretendono di essere sempre più coinvolti, assieme agli americani, nel contenimento strategico della Cina (lo abbiamo visto nelle decisioni sulla Difesa e sulla Sicurezza Nazionale), senza patire alcuna conseguenza.
Ogni nostra decisione (come il rifiuto dello “Huawei 5G”, il rumoroso attivismo nelle basi statunitensi a Darwin, il dichiarare Cina e Russia come principali obiettivi della “Legge australiana sull’Influenza Straniera” del 2018 e la sola Cina come “concorrente strategico” nel Sud Pacifico) esprimeva entusiasmo per essere diventati il cortile di casa degli Stati Uniti.
Le decisioni dell’élite australiana in materia di appalti per la difesa, prese per aiutare gli Stati Uniti a proiettare potenza militare a lungo raggio nella regione Asia-Pacifico, giunte ai commenti dei media mainstream ostili ad ogni rivendicazione strategica cinese o russa (nessuna contro-opinione ha mai potuto essere espressa nel dibattito pubblico principale), inviano lo stesso inequivocabile messaggio alla Cina e alla Russia: “siamo felici di prendere i vostri soldi nel commercio e negli investimenti, ma vi vediamo come un nemico strategico”.
La Cina, dopo essere stata per molti anni immensamente paziente, dando alle nostre élite molto più tempo di quanto meritassero per riconoscere l’errore di un pensiero ipocrita e incoerente, ci ha servito nel suo ultimo “Libro Bianco sulla Difesa” un inequivocabile avvertimento, gravido di conseguenze.
Ma Rory Medcalf, in una delle sue dichiarazioni più idiote, pensa che sia “una buona cosa”. E nessuno, nel tradizionalista mondo strategico australiano, lo ha contraddetto.
La seconda notizia, a pagina 11 dell’AFR di Mercoledì scorso, ci ha avvertito che stanno per riprendere i negoziati commerciali bilaterali Cina-USA, dopo la drammatica sospensione di Maggio.
La ripresa dei negoziati è una conseguenza del dialogo civile ristabilito tra Xi e Trump al vertice del G20 di Osaka tenutosi a Giugno.
La ripresa di questi vitali colloqui commerciali, dopo l’improvvisa rottura di Maggio, significa che entrambe le parti stanno seriamente contemplando la rinnovata possibilità di reciproche concessioni commerciali.
Ragione per cui i negoziati si concentreranno principalmente sull’interesse personale di entrambe le parti.
Trump, un Presidente dal forte spirito commerciale, non si preoccuperà troppo degli interessi dei paesi terzi come l’Australia.
Perché, quindi, dovrebbe farlo la Cina, ora che siamo stati ufficialmente dichiarati come “nuova fonte d’incertezza strategica nella regione” e paese che cerca un “più importante ruolo militare”?
Non ci tratterà da amici, naturalmente. E i nostri diplomatici sarebbero degli ingenui ad aspettarsi il contrario.
La terza notizia, sempre a pagina 11 dell’AFR di Mercoledì, riferisce della creazione della prima pattuglia aerea congiunta russo-cinese a lungo raggio nel Pacifico, composta da tre aerei militari russi e tre cinesi.
Hanno volato insieme attraverso una “zona d’identificazione della Difesa Aerea Sudcoreana” (la cui legittimità non è riconosciuta dalla Cina), sorvolando un’isola la cui sovranità è disputata fra Corea del Sud e Giappone.
Secondo quanto riferito da Funzionari della Corea del Sud, sono stati sparati “centinaia di colpi d’avvertimento”.
Il Ministero della Difesa della Russia ha dichiarato che gli aerei russi avevano volato per 11 ore percorrendo 9.000 km e che “aerei da caccia stranieri li avevano scortati in 11 diverse occasioni”.
Il Ministero non si è degnato di segnalare alcun colpo d’avvertimento. Sono forse stati sparati da una distanza molto prudente e quindi semplicemente ignorati?
Questi arerei, chiaramente, non si erano persi né avevano invaso lo spazio aereo sudcoreano in modo accidentale.
Il loro percorso è stato un test importante e si prevede che in futuro seguiranno altri voli simili. Il percorso sarebbe stato pianificato con cura ed eseguito all’unisono da entrambe le forze aeree, altamente specializzate.
Non si trattava quindi di “incursioni in uno spazio aereo”, come asserito da un portavoce della Difesa degli Stati Uniti, ma di una deliberata affermazione della libertà cinese e russa di volare in spazi aerei internazionali il più vicino possibile alla Corea e al Giappone, come dimostrazione della loro capacità di operare come alleati nel Nord Pacifico.
I voli congiunti mostrano quanto velocemente stia procedendo la cooperazione militare russo-cinese a livello di alta tecnologia.
È molto più impressionante che guidare dei carri armati nella nevosa tundra siberiana, o scambiare frittelle di amicizia nel Quartier Generale Militare, come hanno fatto Putin e Xi un anno e mezzo fa.
Si è trattato di un delicato esercizio di navigazione di precisione (si noti la parità di forze, che a sua volta invia un importante messaggio diplomatico) appena al di fuori dei confini territoriali dell’Alleanza Occidentale.
Sono state necessarie una reciproca fiducia militare russo-cinese e delle teste assai fredde per ignorare i colpi d’avvertimento e proseguire insieme. Un’impressionante dimostrazione militare, significativa sotto ogni aspetto.
Nella misura in cui l’evento è stato segnalato, come ad esempio nell’articolo di AFR, è sempre stato descritto come un’escalation e una provocazione russo-cinese nei riguardi dell’Alleanza Occidentale.
Ma non era nessuna delle due: si è trattato della legittima determinazione a proteggere i reciproci interessi strategici vicino ai confini della Russia e della Cina nel Pacifico Settentrionale, attraverso la proiezione del potere militare a dell’alta tecnologia di entrambe le nazioni.
Ma non aspettatevi che i pianificatori strategici australiani, gli accademici della difesa o le élite dei media mainstream prendano coscienza di questi tre fatti e ne discutano il significato per la Sicurezza Nazionale australiana.
E non aspettatevi che io sia invitato a parlare o a scrivere su questi argomenti in qualsiasi forum mainstream.
Le mie considerazioni continueranno ad essere confinate nei silos della mia Pagina Facebook e nella mia lista di contatti ed e-mail personali.
Almeno il mio pubblico di lettori, che leggerà e ascolterà la verità e le opinioni liberamente contestate dei nostri principali media sulle importanti questioni della Sicurezza Nazionale, non continuerà ad essere ingannato dalle nostre élite.
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Link Originale: https://off-guardian.org/2019/07/31/east-west-strategic-temperature-hotting-up-in-asia-pacific/
Scelto e tradotto da Franco
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