Redazione: The Spectator è un prestigioso magazine britannico d’ispirazione conservatrice, ma non favorevole a Boris Johnson. Ci da comunque una bella notizia, visto il carattere popolare e sovranista del nostro sito.
Sarà dunque “Boris il Rosso”, il candidato di Donald Trump per il quale tifiamo, a guidare i Tories e quindi la Brexit, anche se non c’è ancora l’ufficialità.
E’ una bella notizia, finalmente, anche per il nostro paese. Se c’è una speranza, almeno quella, per l’Italexit, questa non potrà che passare attraverso l’uscita della Gran Bretagna dall’inferno europeo.
La tristezza di Isabel Hardman è la nostra felicità.
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Isabel Hardman per The Spectator
Chi può fermare Boris Johnson? L’ex Sindaco di Londra sarà inevitabilmente uno dei candidati al ballottaggio finale per la leadership dei Tories, partendo da una situazione di grande vantaggio.
Gli altri concorrenti, rassegnati, stanno già parlando di quello che egli farà come Primo Ministro, piuttosto che dirci cosa potrebbero eventualmente fare per poterlo battere.
Considerando che c’è stata un’operazione del tipo “vanno bene tutti tranne che Boris“, di cui si continuerà a parlare negli anni a seguire, certe affermazioni sembrano essere un’ammissione piuttosto precoce della sconfitta.
È vero che nella loro presunzione gli avversari di Johnson erano stati fin troppo fiduciosi sul fatto che egli non fosse abbastanza popolare, nel Partito, per potersi garantire il ballottaggio finale.
Ma il risultato di ieri dimostra che la sua campagna elettorale è riuscita a rovesciare qualsiasi forma d’impopolarità.
Non ha molto senso, quindi, cercare di convincere centinaia di parlamentari a non sostenere Boris. La cosa più intelligente da fare, per gli avversari più duri di Johnson, sarebbe quella di lavorare sul suo appeal verso i conservatori.
Il problema, tuttavia, è che i suoi rivali non sono affatto d’accordo su come poterlo battere.
Tutti concordano sul fatto che il modo migliore per fargli perdere questa competizione sarebbe quello di sfruttare le sue gaffes. Ma ogni candidato, tuttavia, ha una sua originale linea d’attacco.
Gli staff che hanno organizzato alcune fra le più grandi campagne contro Boris hanno cercato di raggiungere un accordo con gli altri candidati per coordinare i messaggi, ma questi approcci sono sempre stati respinti perché tutti pensavano di avere il “messaggio giusto” e consideravano gli altri molto più deboli.
L’effetto di tutti questi messaggi, così diversi fra loro, non ha aperto alcuna breccia fra gli iscritti del Tory.
C’è una battuta su Boris Johnson, diffusa dai sostenitori di Michael Gove, che egli schivi il pericolo [di gaffes] rifiutandosi di concedere interviste ai media e cercando al contempo di disertare le trasmissioni televisive.
C’è poi l’argomentazione di Jeremy Hunt secondo cui Johnson è stato un misero Ministro degli Esteri.
Sajid Javid, invece, dipinge Boris Johnson come una figura del passato, una “notizia di ieri”, una caricatura di sé stesso che privilegia i legami tipici della vecchia scuola.
A Dominic Raab, inoltre, piace sostenere che il suo avversario non abbia i mezzi per assicurare il tipo di Brexit che il Partito vuole.
Rory Stewart, nel frattempo, è riuscito ad ottenere una grande attenzione per i suoi attacchi a Johnson, ma non quella dei membri del Tory.
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Link Originale: https://blogs.spectator.co.uk/2019/0[6/can-anyone-stop-boris-johnson-becoming-prime-minister/
Scelto e tradotto da Franco
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