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Perchè la guerra con l’Iran è inevitabile: non si può permettere la produzione di una bomba atomica a Teheran, sebbene del tipo senza fallout radioattivo

Fantomas by Fantomas
14 Marzo 2022
in Geopolitica
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Perchè la guerra con l’Iran è inevitabile: non si può permettere la produzione di una bomba atomica a Teheran, sebbene del tipo senza fallout radioattivo
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Dopo aver spiegato come verranno combattute le future guerre, emerge sempre più evidente come una guerra con l’Iran diventi ogni giorno sempre più inevitabile.

Cronistoria: prima dell’embargo iraniano di circa 15 anni fa sul nucleare, Teheran voleva produrre uranio arricchito ossia aveva reattori ottimizzati per produrre plutonio, centrifughe ecc.. Furono bombardati e distrutti, diciamo azzerati. Poi ci furono le incredibili aperture di Obama a fine mandato, atte a permettere l’uso di reattori nucleari per scopi civili, senza plutonio.

Il problema è che, scientemente o meno, Obama ha commesso un enorme errore strategico: permettendo all’Iran di utilizzare il nucleare per fini civili ha indirettamente permesso di produrre la famosa acqua pesante, ossia l’acqua con un idrogeno pesante composto, nel nucleo, da un protone e da un neutrone. Ciò ha implicazioni serissime: infatti il reattore nucleare “civile” iraniano lavorava a livello progettuale, proprio con deuterio ed uranio (…), aspetto “molto critico per le sue implicazioni militari”.

Di primo acchito uno sarebbe portato a pensare, ma no, nessun problema, no plutonio-no problem. Purtroppo tale ragionamento è errato.

Infatti gli USA utilizzano da 25 anni armi di potenza nucleare a base di deuterio ed uranio non arricchito, ossia senza successivo fallout (…). Tale tecnologia, soprattutto con Hillary Clinton come Segretario di Stato, rischia di essersi diffusa a soggetti diciamo “non allineati”.

Un po’ di storia. Le applicazioni delle teorie chimico-fisiche di Fleishmann e Pons, ossia della fusione fredda, possono permettere con semplici accorgimenti di ottenere una bomba di potenza atomica ma di piccole dimensioni, fino a 5-10 kt, utilizzando un catodo di uranio invece che di palladio e facendolo saturare con deuterio al di sotto della soglia critica, soglia che non stiamo qui ad elaborare.

Tale struttura, uranio (al posto del palladio) più deuterio, se compressa istantaneamente, permette l’innesco della fusione fredda, processo che per inciso non è una idiozia, anzi (…). Il problema è che in presenza di uranio detta energia derivata dalla fusione fredda arriva ad innescare un meccanismo di fissione dell’uranio, con liberazione di quantità di energia molto elevate. Insomma, una piccola bomba atomica che verrebbe prodotta NON a partire dall’uranio arricchito, U235, difficile da ottenere, ma dall’uranio normale, l’U238, metalloide di cui l’Iran è ricchissimo.

Or dunque, va compreso l’errore strategico – volontario? – di Obama atto a permettere lo sviluppo di un ordigno di potenza nucleare a soggetti diciamo non allineati. Infatti il problema dell’Iran con accesso al di fatto nucleare civile risiede proprio nella disponibilità oltre che dell’Uranio anche e soprattutto del deuterio, ossia dell’acqua pesante.

Tanto che, ad inizio 2016 lo stesso The Hill, pubblicazione vicina ai Dem USA, pubblicò un articolo in cui si evidenziavano precisamente tali problematiche.

 

Non sto a spiegarvi la teoria, per altro splendidamente illustrata dal geniale fisico Italiano, Emilio Del Giudice, purtroppo prematuramente scomparso alcuni anni fa. Sappiate solo che, dopo Fermi, le teorie della fusione fredda furono sì annunciate da Fleishmann e Pons ma perfezionate da Giuliano Preparata, anche lui morto prematuramente, con cui i due scienziati inglesi erano in contatto giornalmente (…).


Sta di fatto che la bomba nucleare ad uranio impoverito, preparata diciamo in modo abbastanza home made (…), raggiungerebbe facilmente potenze di 1/5 quelle di Hiroshima sulla base di qualche centinaio di kg di uranio, pur senza fallout radioattivo (nonostante ciò, le aree resterebbero contaminate da raggi gamma per un periodo di qualche settimana/mese).

Non sto ad aggiungere quali implicazioni tale arma avrebbe negli equilibri globali, soprattutto relativamente ad Israele, che guarda caso ha visto con favore il cambio di guardia alla Casa Bianca. Che poi, precisamente in tal contesto, Berlino, per bocca del suo establishment apicale, decida di apertamente cercare di dotarsi di armamenti nucleari – ben ricordando l’alleanza secolare con l’Iran e la Turchia dei tedeschi (Mossadeq ebbe come consigliere economico il ministro nazista H. Schacht, fino a quando non fui “eliminato” dal golpe dello Scià filo-USA) – non fa che aggiungere sale al confronto globale che cova sotto la cenere.

Or dunque: se l’Iran avrà a breve armi nucleari sebbene di piccola potenza e senza fallout, la prima cosa da escludere è che i pasdaran iraniani si avvicinino ai confini di Israele, come stavano facendo in Sirya. La seconda problematica è che nel medio termine le due anime sionista e ariana-iraniana si scontreranno, inevitabilmente, con effetti nefasti vedremo per chi in maggior misura.

Scenario tanto realista quanto drammatico, purtroppo. Soprattutto dopo gli annunci recenti di Tehran, citati all’inizio.


L’unica cosa intelligente è cercare le ragioni di Obama, che con la sua scellerata (per lo scrivente) scelta di permettere a Teheran di produrre deuterio ha innescato una corsa globale agli armamenti che non si vedeva dal 1935 – sono quasi certo che verrà ricordato come il presidente USA più guerrafondaio di sempre -: evidentemente qualcuno deve aver convinto il primo – e forse ultimo – presente nero americano a pensare che, vista la produzione prospettica di shale oil in patria, gli USA stavano ai tempi diventando la prima potenza mondiale in termini di produzione petrolifera. Oggi infatti gli USA sono il primo produttore mondiale di olio, dunque non necessitano di import. Certamente ad oggi i due fattori – nuclear challenge e shale oil – sono maturati aggiungendo la variabile Cina in aperta sfida agli USA, elemento potrebbe catalizzare conseguenze inattese ai tempi di Obama (…).

Tradotto: una guerra in medio oriente tra medio-orientali, provvisto di annichilire o meglio allineare preventivamente la Russia (da qui il caos in Ucraina, speriamo cosa del passato, …) che con la sua produzione di olio sarebbe in grado di confrontarsi ad armi pari con gli USA/edulcorare gli effetti di eventuali macro-correttivi, avrebbe permesso agli USA dei Dem di Hillary Clinton di restare a capo del mondo, annichilendo per via indiretta la Cina. In tale contesto l’unità di intenti con Mosca sul Venezuela delle scorse settimane sembra un segnale degno di nota.

USA world’s top oil producer (est.), 2019

Quella illustrata spora sembra l’unica spiegazione logica, economically sound e pragmatica, da americano cinico, appunto progetto cinico come solo i clintoniani potevano arrivare ad elaborare. Infatti in tale contesto la Cina sarebbe implosa con il prezzo dell’oil troppo alto, olio di cui Pechino necessita. Idem l’EUropa; forse anche per tale ragione la Libya è stata preventivamente concessa da Hillary in suddivisione tra i vari paesi europei come serbatoio di idrocarburi di ultima istanza, tanto per non far morire economicamente il Vecchio Continente.

Per inciso, quanto illustrato sopra è questione tecnica e scientifica, che viene semplicemente riportata, assieme alle fonti. L’acqua pesante in eccesso dell’Iran è invece fatto assodato, base testate giornalistiche sopra insospettabili, accreditate a livello bipartisan, ad es. The Hill.


Le ragioni invece della decisione Obamiana di permettere la produzione di acqua pesante a Teheran (chiaramente finalizzata, nelle quantità indicate da The Hill, solo per obiettivi militari) resteranno argomento di discussione per gli storici per decenni; dunque, quella sopra è solo una delle possibili interpretazioni pragmatiche (può anche essere che Obama fosse – chi scrive non lo pensa – semplicemente scellerato, scegliendo di gettare le basi per una futura guerra in Medio Oriente, impossibile commentare oltre). Esiste per altro il dubbio che il clan Clinton puntasse ad una destabilizzazione a scadenza degli equilibri globali che ultimamente – anche grazie al supporto dato dalla Fondazione Clinton, evidentemente deve averne tratto vantaggi di qualche tipo – si sono tradotte in un vantaggio strategico a favore esplicito di Germania e Cina, di fatto ormai chiare alleate nella loro sfida a Washington, ossia per annullare il controllo de facto degli apparati USA rispettivamente in EU e in Asia, equilibri figli di Yalta (con tale chiave di lettura, Mosca NON sarebbe un nemico degli USA ma un elemento di mantenimento dello status quo, …)[guarda caso è stato creato il Russiagate “preventivo”, magari per evitare che, appunto, preventivamente l’asse ex Yalta si riformasse garantendo la cristallizzazione degli equilibri attuali di potenza in mani russe ed americane escludendo Cina e Germania a capo dell’EU, ndr]. Non è infatti un caso che i Dem USA abbiano interessi dichiaratamente convergenti con quelli ad es. della potenza dominante in Europa, la Germania.

A questo punto qualcuno dovrebbe spiegare che senso ha supportare ancora i clintoniani e parallelamente sbeffeggiare Donald Trump, che forse – per il rotto della cuffia – andandosene dalla Sirya e regolando preventivamente l’Iran aggressivo e nucleare magari riesce ad evitare una catastrofica guerra simil-nucleare in medio oriente. Ossia nel mondo.

 

In tale contesto mi chiedo che senso abbia la relativamente recente cena intima tra clintoniani e Moavero Milanesi (sembra benedetta dal Presidente Mattarella) in terra USA: gli europei davvero vogliono governanti che tifano per la guerra in Medio Oriente ossia per un cataclisma globale? Ovvero, se si scoprisse che i clintoniani volevano un epilogo come quello sopra proposto, il mondo come reagirebbe? (il tempismo dell’accordo BRI con la Cina da parte dell’Italia, forse essendosi fatti forviare dalle sirene – che forse erano ex primi ministri, … – che davano Trump sotto impeachment, rischia di venir ricordato come uno degli errori più grossolani della storia moderna).

Per questa ragione, che da sola mi sembra ampiamente sufficiente, Donald J. Trump rischia di apparire come un elemento di mediazione, a vantaggio occidentale oltre che USA. A patto di giocare la stessa partita. E sempre che la Cina non decida di andare fino in fondo alla sfida all’Occidente (la mossa di spingere all’improvvida ed assolutamente inattesa adesione al BRI l’Italia a suon di denari clientelari e la Germania che non riduce il surplus di bilancio, di fatto allineandosi a Pechino, non fa altro che confermare uno scenario assai allarmante).

Fantomas

*****

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