È chiaro che siamo nel mezzo di un grande ribaltamento geostrategico. Da una parte la Cina, sottolineo comunista, che punta ad essere il faro tecnologico mondiale. E, notate bene, per espressa volontà di Xi ciò dovrebbe avvenire senza crescita interna, senza piena democrazia, ma piuttosto con una compressione di libertà per i locali, senza aumento dei consumi insomma. Comunismo insomma, diluito ma sempre comunismo, decide chi sta sopra chi vince e chi perde, meritocrazia solo un pochino (pochino si, ma sempre più che in Italia, comunque va detto).
Da ciò deriva che se i consumi mondiali non possono ne’ potranno essere in larga parte cinesi, dovranno di conseguenza essere di gente all’estero.
Stante che la Cina non ha materie prime, se non limitatamente, lo sviluppo cinese potrà consolidarsi solo con l’Africa, da trasformare in un bacino di materie prime a vantaggio cinese; con cui verranno prodotti beni comprati dagli africani, facendoli indebitare immaginiamo in yuan (visto che i prodotti finiti hanno maggiore valore aggiunto dei beni finiti). In poche parole, l’Africa diventerà una colonia; ne’ più ne’ meno di quello che erano le disgraziate colonie sottomesse a Gran Bretagna e Francia, due imperi coloniali vili e violentissimi.
Tale era infatti il modello coloniale di Londra ad esempio, con l’India: uguale preciso identico. Tale neo-modello coloniale in salsa cinese avrà successo, chiaramente, solo ed esclusivamente cinesizzando anche l’anima dei paesi preda, l’Africa ma non solo. Ossia trionfo mondiale del comunismo cinese, dentro cui le solite elites di sangue prospereranno. Elites col Rolex stile Breznev insomma etc.
E qui si contestualizza il supporto di Davos all’azione cinese di Xi.
Da una parte, palese, l’America si ribellerà a tale tentativo egemonico, come sta facendo con Trump. Parimenti i nemici esterni faranno in modo di cercare di far collassare il potere USA, ad esempio con guerre civili interne. O dissanguandola per via economica. O tirandola dentro in guerre di quartiere ovunque nel mondo. O dinamitando il modello americano. O un insieme di tutto questo.
Bene fa dunque Washington a puntare solo su centro America, incluse Colombia e Venezuela.
D’altra punterà sul Mediterraneo, anche domani appannaggio USA ma come porta per l’Africa, non verso il nord Europa.
L’Africa invece, terreno di battaglia.
L’Asia se la contenderanno Cina, India e Giappone, o quel che ne resterà di loro.
Taiwan diventerà cinese? Forse. Ma quando succederà la ciccia sarà già negli USA. E comunque sarà un ottima occasione di scontro, un’isola la difendi molto facilmente, molto facile, la Cina avrebbe solo da perderci a provare a conquistarla, con le atomiche a disposizione (…).
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L’Europa fu coloniale a pezzi, rimasta senza colonie…
Resta l’Europa dei fu imperi coloniali. E qui si inseriscono le parole del colonialista radicale Cecil Rhodes. Il quale già un secolo fa aveva capito che senza colonie gli immondi privilegi delle elites appunto coloniali (e di sangue) di Parigi e Londra, cristallizzati nell’Entente Cordiale nel 1904 (per difendere le colonia dalla spinta decolonizzatrice data dagli USA ai tempi recentemente pacificati dopo le destabilizzazioni europee), non erano sostenibili – ripetiamo – senza colonie. Da cui il famoso “O colonie. O guerra Civile“.
Inutile commentare oltre: forse, in fondo, tutto fu già scritto dagli stessi colonialisti tanto tempo fa.
Infatti, se USA e China troveranno il loro spazio, a spallate, una certa Europa invece sparirà: quella delle colonie e del sangue elitario coloniale e nobiliare ereditato da Worms, con suggello imperiale anti-Cristiano dal 1520 poi sbocciato nell’Anglicanesimo destinato a diventare l’impero erede di Babilonia.
Il piano di Davos, degli scorsi anni, era infatti di spezzare in più parti paesi intra-EU, creando così delle nuove colonie ad hoc in assenza di quelle esterne ormai rese indisponibili da vari sforzi di decolonizzazione (soprattutto lato USA); ovvero fomentando la nascita di neo-staterelli a loro satelliti coordinati coi dettami storici (forzati) dai colonialisti stessi nel secoli passati. Una storia scritta da loro e per loro; e che loro vorrebbero oggi rinverdire, diciamo così. Storia autoavverante per definizione insomma, per interesse di chi l’ha scritta (col sangue e coi soprusi).
Il primo paese da spezzare in più parti, paese ricchissimo, per succhiargli il sangue e mantenere vivi ancora per un po’ i privilegi elitari dei paesi ex coloniali, era ed è l’Italia. Ma con gli USA All In nella Penisola per ora è no contest.
Sebbene le V. colonne di Davos in Italia stiano facendo di tutto per far crollare il governo pro-USA di Giorgia Meloni. Su tutti, Renzi, Salvini (aka Renzusconi) e D’Alema. Ovvero anche Romano Prodi, fu professore in Gran Bretagna non a caso; ed anche – volendo essere malpensanti – “eventuale” anello di congiunzione ad honorem col team di Philby, a Cambridge; ricordando i rumors su sue diciamo partecipazioni all’ “insieme” di cui al dossier Mitrokhin. E senza dimenticare la seduta spiritica del fu leader della DC con cui di fatto si depistarono le ricerche nel rapimento di Aldo Moro, col corpo dello statista rapito dalle BR ipotizzato dall’ex Premier bolognese che poi avrebbe privatizzato sciolto l’IRI e privatizzato l’Italia nel Lago della Duchessa (fonte: sua seduta spiritica con l’amico Clò, è storia moderna del Paese di Pulcinella…).
Riteniamo che – presto o tardi – anche in Italia si arriverà a rispondere con strumenti di guerra a tali destabilizzazioni, non intendendo guerra calda, diciamo più guerra per evitare la guerra o qualcosa del genere, scommettiamo (…).
I berluscones invece no, loro vedrete che venderanno tutto fra 2 anni, appena scaduta la deadline per non pagare le tasse di successione, we bet our 2 cts.
Davos dunque non è morta, ma solo disperata. Ovvero, da qui in avanti farà di tutto per difendere i suoi interessi, anche facendo follie (…).
Per inciso, in tale bailamme globale ci stupiremmo che non scoppiasse una guerra in Medio Oriente, ancora da decifrare nella genesi; guerra comunque a carro delle scaramucce fra superpotenze. Nel Fourth Turing (entro il 2030) ci sono sempre grandi guerre. E di norma una valuta di riserva viene sostituita da qualcosa d’altro, o meglio inizia la sostituzione (…)
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Resta in piedi la Russia Cristiana erede dei Bizantini…
Dove andrà a parare Mosca? Riteniamo quella Russa sarà la IV. Via.
L’Europa dovrà a tempo debito decidere se allearsi con Lei (come Berlino vorrebbe); o combatterla come vuole invece Londra; o conquistarne solo una parte come desidererebbe Parigi. Siamo pressoché certi che appena prima, e poi dopo la caduta di Zelensky, si moltiplicheranno i false flags di Davos e delle sue elites, indubbio, per scatenare una grande guerra in Europa. Vedremo se guerra calda sarà (…).
Nel caso, l’unico paese rispettato da Mosca resta e resterà Roma, per questioni note da circa 2000 anni. Con Madrid a carro ideologico Cristiano. Peccato Sanchez senza Dio, vedremo anche lì cosa succederà, come in Italia.
La previsione che si può fare oggi in fondo è solo una: non sappiamo se Trump ed i suoi militari sapranno rintuzzare il colpo ideologico-economico cinese, che cercherà di prendersi commercio ed anima del mondo. Noi chiaramente lo speriamo. Ma sappiamo fin d’ora che gli USA mai saranno comunisti, questo è certo, a meno di immigrazione selvaggia negli States. Da qui capite quale sarà il focus trumpiano da qui in avanti, con parallela cancellazione della droga in arrivo negli USA, anche con le bombe (sta già succedendo).
I due paesi che invece imploderanno, praticamente certo, sono quelli di Parigi e di Londra.
Nel secondo caso, lo splendido isolamento britannico farà loro vivere una battaglia peculiarmente British, una vera guerra civile nel caso contro gli immigrati fatti arrivare apposta (da Davos, che vive di tragedie e di scontri: finite le colone, come ben diceva Cecil Rhodes, non resta che la guerra civile per perpetrare gli immondi privilegi delle elites di sangue sempre coloniali) Resta da vedere solo se sarà guerra democratica o rivoluzione.
Per Parigi invece la storia è diversa: pochi ricordano che non più tardi di circa 80 anni fa la Francia era divisa in due. Per aver perso una guerra, proprio come oggi. Sebbene oggi la sconfitta sarà immensamente maggiore, riteniamo, con Macron e con Davos perdenti (e sempre con gli immigrati fatti arrivare dalle stesse elites coloniali di Londra, in fondo sono davvero le stesse, stessi metodi, stessi fini, Entente Cordiale docet).
Stante che riteniamo poco probabile che l’emblema dell’impero Romano culla dell’Occidente possa essere fatto a pezzi, oggi, andrebbe aggiunto che forse è la Francia il vero vaso di coccio europeo oggi. Anche come stato democratico. Della Gran Bretagna invece poco ci deve importare: è un’isola, avrà dunque il suo personalissimo epilogo, auguri ai popolani Britannici autoctoni (contro gli islamici), noi comunque tifiamo per loro.
Che poi tale battaglia campale, ideologica, contro il popolo di Allah riporterà il cattolicesimo nelle Isole britanniche, beh, questo in fondo lo diamo per scontato.
MD
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Image: Cecil Rhodes, public domani, vedasi https://en.wikipedia.org/wiki/File:Punch_Rhodes_Colossus.png







