
Bart: Vorrei inaugurare la rubrica “Mosche bianche”. O “Pecore Nere”, scegliete voi l’animale che v’infastidisce di meno. Vorrei dedicarla a quelle poche voci coraggiose che si oppongono al politically correct, alla dittatura dell´ovvio e alle banalità del mainstream. Il tutto usando un´arma semplicissima, economicissima ma, al tempo stesso, formidabilissima (perdonate il neologismo): il buon senso.
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Evita Duffy per The Federalist
“Non credo che dovrebbero mancare di rispetto alla bandiera o all’Inno Nazionale” — ha detto il due volte campione del Super Bowl a Jon Zaghloul di Sports Talk Chicago/WCKG — “Ci sono già così tante piattaforme a disposizione delle persone che vogliono protestare per una qualsiasi ragione”.
Ma l’ex squadra di McMahon ha continuato la sua Crociata nella NFL a favore di una presunta “giustizia razziale”.
Durante l’Inno Nazionale, prima della partita di domenica contro i Panthers, mentre i fan si alzavano, si toglievano i cappelli e mettevano la mano sul cuore, i giocatori dei Bears si sono inginocchiati unendo le braccia, oppure alzando i pugni in aria.
Un´altra ventina di giocatori hanno preferito restare nel tunnel. Fra questi Eddie Jackson, Khalil Mack e Allen Robinson.
In questa stagione, sembra che il tema della “giustizia razziale” abbia monopolizzato l´attenzione dell´intero campionato NFL, ancor più di quanto la prima “inginocchiata” di Colin Kaepernick lo abbia fatto all´interno del movimento Black Live Matters.
Persino il Capo della NFL, Roger Goodell, ha modificato drasticamente la posizione della Lega sulla protesta contro l´Inno Nazionale.
Nel 2016 Goodell disse testualmente che: “Penso che sia importante avere rispetto per il nostro Paese, per la nostra Bandiera, per le persone che rendono il nostro Paese migliore, per le Forze dell’Ordine e per i nostri militari che combattono per le nostre libertà e i nostri ideali”.
In un video apparso a Giugno sul canale Twitter della NFL, lo stesso Goodell sentenziava: “Noi, la National Football League, ammettiamo di aver sbagliato a non ascoltare i giocatori della NFL e incoraggiamo tutti i giocatori a farsi sentire e a protestare pacificamente. Noi, la National Football League, crediamo che le vite dei neri contino”.
Continua McMahon: “Penso che Goodell stia rendendo un pessimo servizio al campionato … ne sta distruggendo il brand. Quello che i giocatori stanno facendo è ridicolo. Con tutto quello che sta succedendo stiamo perdendo un sacco di fan”
McMahon ha ragione. Da quando la NFL ha dichiarato “guerra” al patriottismo, gli ascolti e le presenze sono crollati.
Un sondaggio commissionato a settembre da The Federalist conferma questa disaffezione.
Nella partita d’apertura di questa stagione, quella tra i campioni in carica dei Kansas City Chiefs e gli Houston Texans (una delle poche ad ammettere tifosi nello stadio), i texani sono rimasti negli spogliatoi durante l’Inno Nazionale.
Quando la squadra è uscita dal tunnel, i tifosi li hanno sommersi di fischi, che sono continuati anche durante il “minuto di silenzio”.
Alla domanda se fosse preoccupato per le eventuali conseguenze dei suoi commenti, McMahon ha risposto di no: “Sono sicuro che proverò molto dolore sui social media, ma non mi interessa. Non sono mai stato su Facebook, Twitter o altra robaccia del genere”
McMahon ha mostrato molto coraggio, se consideriamo che quasi tutti i giocatori che hanno osato criticare chi s’inginocchiava sono stati intimiditi fino alla ritrattazione.
Lo scorso Giugno anche il quarterback dei New Orleans Saints, la star Drew Brees, ha dovuto fare marcia indietro.
Dopo aver detto in un´intervista “Non sarò mai d´accordo con chi manca di rispetto alla Bandiera degli Stati Uniti o al nostro Paese”, Brees si è giustificato spiegando che la tradizione militare della sua famiglia aveva condizionato i suoi sentimenti.
Conseguenza degli attacchi ricevuti su Twitter, Brees ha poi rilasciato una lunga serie di scuse, sostenendo che i suoi commenti erano privi di “sensibilità”.
McMahon ha definito “ridicolo” il fatto che Brees abbia dovuto scusarsi con i suoi compagni di squadra per le sue opinioni o per il suo supporto ai militari.
McMahon ha infatti collegato il suo personale rispetto per la Bandiera e per l´Inno Nazionale proprio all’ammirazione per l´Esercito Americano: “Parliamo dell´1% del paese che protegge il restante 99% e, grazie a questo, abbiamo le libertà di cui godiamo”.
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Link Originale: https://thefederalist.com/2020/10/21/former-bears-qb-jim-mcmahon-calls-nfl-players-kneeling-ridiculous/
Scelto e tradotto da Bart
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