Nel 1934 la rivalutazione dell’oro decisa da Roosevelt ebbe un effetto inatteso dall’Europa, ma non dagli USA: rivalutò anche la moneta cinese, basata sull’argento, in modo drammatico. Raddoppiandone ed oltre il valore. Il risultato fu che tutte le produzioni cinesi andarono completamente fuori mercato.
Per salvare l’economia si stampò moneta, creando inflazione: un paese molto popolato se si ribella sono guai, si sa…
Peccato che la cosa scappò di mano, la disoccupazione esplose, l’inflazione mangiò la ricchezza cinese. Dunque arrivò Mao, con la sua rivoluzione, dopo l’attacco cinese a Nanchino che colse alla sprovvista una Cina smarrita dal rapidissimo blocco dei commerci con l’estero.
Un po’ come sta succedendo oggi, coi dazi di Trump, a pensarci bene. Lo notate anche Voi?
Due dati vanno considerati, a supporto: Robin Brooks (dichiaratamente filo-tedesco ossia filo EU), conosciuto commentatore in rete e membro della rinomata agenzia IIF, ha iniziato ad esprimere dubbi sulla tenuta cinese, a livello economico: deflazione rampante, ha scritto. Robin ha ragione, indubbiamente.
Vedasi: https://x.com/robin_j_brooks/status/1929784783195836689
Ma chi deve preoccuparsi di più, nel contesto, è Davos: se la Cina ossia se Xi – il loro uomo in Cina – viene sostituito, la Cina smetterà di fare gli interessi di Davos, iniziando a fare i propri di interessi.
Risultato, nel caso: morte IMMEDIATA di Davos, ossia dell’EU, ovvero fine dell’euro. E tanti saluti agli ex imperi coloniali europei.
A riprova di quanto sopra, la grande stampa internazionale, quella pensante, non quella della propaganda, inizia a spiegare che, si, Xi potrebbe essere sostituito presto. Da chi? dal PCC; il Partito Comunista Cinese. Il motivo? Evitare una guerra con gli States, lato cinese. Guerra a cui la CIna non è assolutamente pronta.
Fantascienza? Direi assolutamente di no.
L’American Thinker, nel suo ultimo articolo, ce lo spiega bene. Da leggere con attenzione.
Un ultimo appunto: questo sito sono alcuni mesi che vi avverte che Xi non solo potrà essere presto sostituito per volere delle elites politiche di Pechino; ma addirittura che molto facilmente tale sostituzione avverrà MOLTO PRIMA di quanto possiate lontanamente immaginare (come abbiamo avuto tale dritta potete immaginarlo da soli).
Buona lettura, l’articolo del rispettato American Thinker, tradotto, lo trovate in calce. E al LINK.
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La Cina sta vivendo il suo “momento Biden”?
di James Zumwalt, su The American Thinker – 4 Giugno 2025 , al LINK
Anni fa la Cina era diversa. Fin dagli anni ’90, il sistema monopartitico del Partito Comunista Cinese (PCC) aveva seguito una costituzione che limitava il presidente del Paese a due mandati. Tradizionalmente, il presidente uscente presentava un potenziale successore prima della scadenza del secondo mandato. Il processo aveva funzionato molto bene, consentendo transizioni di potere senza intoppi.
Tuttavia, nel 2018, prima che il secondo mandato del presidente Xi Jinping terminasse nel 2023, nella sua riunione annuale, l’Assemblea nazionale del popolo – il parlamento cinese – ha votato per un cambiamento. O Xi era percepito come bravo nel suo lavoro o era temuto a causa del potere che esercitava, ma il parlamento ha approvato quello che è stato ampiamente considerato come un voto di facciata per il presidente a vita [enfasi aggiunta]. La motivazione del cambiamento è stata senza dubbio il fattore paura, poiché Xi aveva accumulato un potere che non si vedeva dai tempi del presidente Mao Zedong.
Per promuovere ulteriormente l’immagine e l’autorità di Xi, il suo nome e la sua ideologia politica sono stati inseriti “nella costituzione del partito – elevando il suo status al livello del suo fondatore, il presidente Mao”. È interessante il fatto che, su 2.964 voti espressi sulla questione del mandato a vita, sono state registrate solo due obiezioni e tre astensioni. Così, due anni dopo che avrebbe dovuto lasciare il suo incarico, Xi è rimasto – e rimane tuttora – in carica.
In qualità di presidente a vita, Xi ha combattuto la corruzione, punendo oltre un milione di membri del partito, il che ha aumentato la sua popolarità tra la popolazione. Tuttavia, ciò è stato presto accompagnato da iniziative volte a limitare le libertà personali.
Con il tempo, le cose possono cambiare e la Cina del 2018 è ormai diversa da quella del 2025, oggi. Di conseguenza, i cambiamenti tra queste due date sembrano avere un impatto sul regno di Xi. Tre esperti di Cina – con dati molto affidabili sulla direzione in cui soffia il vento della leadership a Pechino – sostengono che l’attuale autorità di Xi sia ormai nominale e che potrebbe lasciare il suo mandato a vita [enfasi aggiunta]. Se così fosse, somiglierebbe molto al ritiro “volontario” dalla politica del presidente Joe Biden, solo che è avvenuto in Cina.
Gli esperti cinesi basano questa lettura su alcuni fattori come la rinascita della fazione della Lega della Gioventù Comunista (CYL), messa in disparte, l’epurazione di figure militari vicine a Xi e l’omissione del nome del padre di Xi in un monumento che lo onora come rivoluzionario comunista.
Tra i fattori citati, la storia della fazione CYL rientra nella categoria di quelli che non hanno mai definito un leader precedente “fuori”.
Il CYL è guidato dal predecessore di Xi, Hu Jintao. Si riteneva che la carriera politica di Hu fosse stata scioccamente interrotta da Xi il 22 ottobre 2022. Xi ha umiliato Hu quando lo ha fatto estrarre senza tanti complimenti dal suo posto a una riunione del PCC da due uomini che lo hanno poi scortato fuori dall’edificio. Il 19 maggio 2025, però, i giornali cinesi hanno pubblicato articoli che promuovevano i principi di governo dell’era Hu, suggerendo una rinascita del PCC e il ritorno di Hu alla politica.
Secondo quanto riferito, i leader del PCC “non possono più tollerare Xi”. Sebbene le ali dell’autorità di Xi siano state presumibilmente tagliate, si prevede che il PCC attenderà di fare un annuncio ufficiale fino alla quarta sessione plenaria del 20° Comitato centrale. Ma c’è da scommettere che il PCC, come hanno fatto i leader del partito democratico con il ritiro del presidente Joe Biden dalla campagna presidenziale, costringerà Xi a uscire di scena per il bene del partito. Anche se non è ancora stata fissata una data, si pensa che sarà programmata ad agosto.
Sembra che ancora una volta un partito politico al potere – non disposto ad ammettere che il suo leader è un problema per il Paese – abbia lavorato silenziosamente dietro le quinte per rovesciarlo. Ci si aspetterebbe tanto dal PCC, ma non ci si dovrebbe aspettare altrettanto dal Partito Democratico.
James Zumwalt, su The American Thinker – 4 Giugno 2025