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Home » Macron e la Francia vogliono la guerra in Ucraina per salvare l’euro. Ossia i privilegi di Parigi

Macron e la Francia vogliono la guerra in Ucraina per salvare l’euro. Ossia i privilegi di Parigi

La Francia, senza le materie prime a basso costo che arrivavano dall'Africa è destinata a fare crack, affossata dai privilegi che da sempre si concede Parigi.- Visto che, chiusa la porta libica (andiamo a breve) uranio e petrolio africano a basso costo saranno un miraggio, Parigi deve necessariamente restare aggrappata all'EU, ossia alla Germania. Infatti se l'euro finisce, Parigi implode. Dunque preferisce la guerra in Ucraina, a caccia delle risorse di cui l'asse con Berlino ha bisogno

mittdolcino by mittdolcino
17 Marzo 2024
in Fallimenti di Parigi
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
Macron e la Francia vogliono la guerra in Ucraina per salvare l’euro. Ossia i privilegi di Parigi
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Avete notato che Marine Le Pen, da anni fida filo russa, sembra addirittura avrebbe anche preso soldi da Mosca in passato, spinge per supportare l’Ucraina (forse come ha fatto pure un partito del nord in Italia, chissà se/quando verrà fuori)(…)

L’establishment francese non ha alternativa: deve tenere assieme l’EU, costi quel che costi, anche una guerra.

Peccato la Germania necessiti di risorse. Risorse che a causa di un piano revanscista pan-EU totalmente sballato (piano si direbbe fu pensato ancora nella vecchia DDR, ndr) MAI ci saranno, quanto meno se Berlino resterà nell’EU. Parlo del litio, moderno petrolio, a Mariupol/Dombass e dintorni.

Saltato per aria infatti il North Stream, vedasi il significato di un premierato inglese brevissimo servito proprio per tale fine, Liz Truss, e poi chiusi molti altri gasdotti ed oleodotti, ovvero bloccato o quasi Suez e Panama direi in modo molto selettivo, Berlino ha finalmente capito che è caduta nella trappola.

Come se non bastasse i porti americani sono oggi attentissimi a filtrare e dilazionare gli import che non garbano, per questioni geopolitiche.

Dunque, abbiamo finalmente capito che un paese fortemente esportatore dipende per il suo benessere da due drivers: i consumi dei propri clienti e le materie prime necessarie per produrle, se arrivano dall’estero. Se entrambi i canali, in uscita e di entrata, si bloccano, bene, tale paese è destinato all’implosione. In tale contesto resta un grave errore cercare di sfidare il Paese che compra moltissime tue merci, anche questo va detto.

La Germania ha oggi capito benissimo tale concetto.

La Francia invece no, non è riuscita a capirlo. Evidentemente – forse – non può capire. Perchè senza euro cade l’EU. Ossia cade il benessere francese, in forza di un debito elevatissimo e consumi interni troppo elevati rispetto all’export. In punta di manuale, Parigi potrebbe sopravvivere solo aggregando l’Italia a se, che esporta molto. Così manterrebbe i propri vizi ed i propri privilegi, facendo pagare il conto agli italiani.


Siamo alla disperazione, a Parigi ?


Macron, ossia Davos, avevano un piano con tale fine: gli USA, con G. Meloni e G. Crosetto, lo hanno fatto saltare, coi militari USA a supporto del paese occidentale faro nel Mediterraneo.

E la finanzia USA a comprare BTP, riducendo lo spread e facendo affermare oggi al FT a Giorgetti (sempre il solito rozzo politico, ndr) che, si, l’Italia è più affidabile della Germania… (tutti sappiamo che la prossima discesa dei tassi premierà tali investitori americani, ndr).

Conclusione: il grand piano che riguardava l’Ucraina e gli interessi EU, piano in cui V. Nuland recentemente dimissionata, in realtà defenestrata dai militari USA, aveva grande peso specifico (in concerto con Davos, a Bruxelles, Berlino e Parigi contavano sul deep state USA) oggi è castrato.

Chiaramente tale piano vedeva collaborazioni dell’asse EU francotedesca anche con Paesi che non ti aspetti; ossia non solo i sodali tedeschi extraeEU da 100 anni (Turchia, Iran [leggasi Hamas], Cina); ma anche qualche soggetto apicale in Israele, per un super-grand-piano sovrastante fatto di tradimento della Pax Americana di cui parleremo nei prossimi giorni.



Resta che l’EU francotedesca è davvero un morto che cammina.

Il celebre giornalista Paolo Mieli parlava proprio stamane ai microfoni di Radio 24 lamentando – udite bene – la propaganda a senso unico solo pro Ucraina, ovvero sperando che almeno qualche posizione anche filo russa venga esposta sui media mainstream nei prossimi giorni, un cambio di rotta radicale rispetto agli scorsi 2 anni. Ed anzi aggiungendo la stigmatizzazione di una Le Pen francese ormai allineata a Macron pro Ucraina, mentre fino a poco tempo fa era il contrario.

La realtà è molto più semplice di come ce la descrivono: tutto l’establishment francese che conta sa che la Francia è il vaso di coccio dell’EU, dunque è impellente tenerne assieme i cocci.

La Francia anzi deve far valere l’unico asset che le rimane, il potere militare in ambito EU. Peccato che tale potere è nulla rispetto all’alleanza di intenti tra USA e Russia, alleanza che verrà declamata dopo le prossime elezioni russe, andiamo a poco.

Oggi dunque, l’asse franco-tedesco possiamo dire che è virtualmente morto, checchè Macron e Versailles più che Parigi ne pensino. Infatti con la perdita del Niger (uranio) e del Mali (minerali) oltre che del Franco CFA è solo questione di tempo prima dell’implosione francese, se non si pongono correttivi.

Per questo Parigi è oggi obbligata anche ad innescare una guerra Europea per salvare se stessa, non sarebbe la prima volta che succede (anche la WWII fu causata dalle folli richieste di Parigi contro i tedeschi, nel trattato di Versailles, ndr)

*****


“Se i #quisling [EUropeisti] dicono a gennaio produzione industriale -6,7 % in paesi con euro rispetto a gennaio 2023, sarà almeno -50%…”


A parte Israele, di cui parleremo nei prossimi giorni, resta da inquadrare un ultimo punto: la Germania.

Ma qui è molto facile comprendere i drivers: Berlino ha chiarito più e più volte che per rinunciare al marco, l’euro deve restare autosostenibile. Tale premessa è verificata quando il trade balance EU è positivo, ovvero con più dollari da export di quelli che se ne spendono per pagare le materie prima.

Oggi, in attesa di una forte salita dei costi delle materie prime francesi da usare per sostituire quelle africane NON PIU’ A PREZZO DA RAPINA (rapina ai paesi colonizzati africani intendo), in aggiunta alla salita del prezzo del petrolio e ad un dollaro sempre più forte (a causa del trade deficit sopra citato), il trade balance EU è destinato a diventare strutturalmente negativo. Sottolineo, strutturalmente.

A maggior ragione in presenza di un crollo della produzione industriale EU, fatto accaduto negli scorsi giorni, vedasi grafico sopra: tale elemento porterà inevitabilmente ad una riduzione dell’export EU. Ossia ad un doppio colpo in negativo per il trade balance EU, dunque anche per l’euro (il sistema EU dovrà a breve importare valuta a compensazione della bilancia di pagamenti, ovvero dovrà stampare moneta facendo inflazione).

E qui arriviamo all’ultimo punto: l’inflazione in EU non è stata abbattuta, nonostante i tarocchi statistici dei vari enti statistici EUropei.

Infatti l’inflazione non scende oggi in EU ed anzi resta altissima nei beni di prima necessita e nei canoni irrinunciabili oltre che nelle tasse. Mentre i salari restano stagnanti, soprattutto in Italia.

Ora immaginate cosa succederà se il trade balance EU diventasse strutturalmente negativo, fra qualche mese….

E contemporaneamente l’inflazione dovesse pure salire, ad esempio per una fiammata dei prezzi petroliferi: che senso avrebbe per la Germania restare nell’euro, se il trade balance tedesco comunque rimanesse molto forte quale è sempre stato, in un grande Paese per altro senza debito statale….?

Chiaro, solo questione di tempo, con inflazione in salita e trade deficit EU esploso, che la Germania sceglierà di sopravvivere, tornando al marco (visto che il trade surplus tedesco rimane e rimarrà comunque abbondante, nonostante un futuro marco rivalutato, ndr). Ossia condannando l’EU, ovvero in primis la Francia.

Che, letteralmente disperata, molto probabile proverà come al solito a “fare il colpo” sull’Italia, conquistandone militarmente ad es. il nord ovest, sarebbe una reazione di disperazione più che comprensibile.

E, soprattutto, sarebbe mossa prevedibile e forse anche prevista, chissà.

Auguri a Parigi, infatti noi – si sa – amiamo tanto i francesi, basta se ne stiano tranquilli dentro i loro confini (il problema è Parigi, meglio detta, Versailles, non la gente comune francese, ndr).

MD

***

Image: Macron, Presidente, dal sito https://www.elysee.fr/

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