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Home » Cosa significa per gli Stati Uniti l’uscita dell’Italia dalla BRI cinese?

Cosa significa per gli Stati Uniti l’uscita dell’Italia dalla BRI cinese?

È il momento perfetto per rinvigorire le relazioni strategiche con un alleato europeo essenziale, scrive il National Interest. Italia alleato fondamentale per Washington, l'alleanza di Camp David destinata a superare la NATO nel Mediterraneo

mittdolcino by mittdolcino
29 Gennaio 2024
in USA
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
Cosa significa per gli Stati Uniti l’uscita dell’Italia dalla BRI cinese?
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Riprendiamo un importante e puntualissimo contributo del prestigioso National Interest, del 26 Gennaio scorso, periodico americano molto attento agli equilibri globali con l’America in veste pivotale.

Emerge chiaro un quadro di aperto supporto all’Italia. Anche in caso di rottura dell’Euro, emerge chiaramente che tale supporto non verrà meno. Ben sapendo che anche la NATO, con Trump alla Casa Bianca e forse con Robert Kennedy jr incluso nella corsa presidenziale, verrà molto probabilmente superata: con l’alleanza di Camp David, ossia il 5 Eyes+ (vedasi Francia e Germania a cercare invece di tenere in piedi il loro tanto bramato esercito europeo, ndr).

DI seguito la traduzione

*****

January 26th, 2024 

What Does Italy’s Exit from China’s BRI Mean for the U.S.?

Now is the perfect moment to reinvigorate its strategic relationship with an essential European ally

by Juan P. Villasmil Niccolò Comini

Fonte al LINK


Alla fine dello scorso anno, l’Italia ha annunciato formalmente che avrebbe posto fine alla sua partecipazione alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese, diventando il primo Stato a ritirarsi dal progetto dalla sua nascita, oltre un decennio fa. La mossa ha portato molti a temere che l’uscita dell’Italia sia simile ad altre famigerate uscite commerciali in tutto il continente e nel mondo, come la Brexit.

Il BRI, un progetto di investimento infrastrutturale globale volto a integrare le economie di altri Stati con quella cinese, è stato avviato dal presidente Xi Jinping e dal governo cinese nel 2013. Attraverso l’iniziativa, il Partito Comunista Cinese (PCC) ha investito in 147 Paesi in tutto il mondo, concentrandosi sui Paesi in via di sviluppo non occidentali in Asia, Africa e Sud America. Di conseguenza, la partecipazione dell’Italia all’iniziativa è stata uno shock per l’Occidente. Istituita con un memorandum d’intesa firmato tra Jinping e l’ex primo ministro italiano Giuseppe Conte durante la visita di Jinping nel 2019, Conte intendeva sfruttare la posizione economica dominante della Cina e portare gli investitori in Italia, dove ce n’era estremo bisogno.

Tuttavia, questa mossa ha turbato molti degli alleati dell’Italia, tra cui l’Unione Europea (UE), in quanto l’Italia era già un grande beneficiario dei suoi vari programmi di finanziamento, e gli Stati Uniti, che hanno visto nella crescente relazione sino–italiana la potenziale erosione delle proprie relazioni con Roma.

Tuttavia, cinque anni dopo, l’Italia non ha ancora soddisfatto le aspettative. Le esportazioni cinesi in Italia sono cresciute di 17 miliardi di euro, mentre quelle italiane in Cina sono cresciute solo di 4 miliardi di euro. Nonostante lo sviluppo infrastrutturale sponsorizzato dal gigante asiatico, è apparso subito evidente che l’Italia ha avuto il coltello dalla parte del manico. Considerando la reputazione dell’Italia come uno degli Stati più indebitati dell’UE, il crescente deficit commerciale con la Cina ha fatto storcere il naso ai politici.

Gli svantaggi economici non sono stati l’unica ragione per cui l’Italia ha abbandonato la BRI. L’Europa si sta allontanando dal commercio cinese. La Commissione europea ha iniziato a indagare sulle esportazioni di veicoli elettrici cinesi nel settembre 2023. Pressato dalle realtà economiche del partenariato commerciale, il primo ministro Giorgia Meloni ha iniziato a orientare l’Italia verso l’Occidente, non solo uscendo dall’accordo ma riaffermando l’impegno dell’Italia nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Gli obiettivi principali della Meloni sono sostenere gli sforzi dell’Ucraina e migliorare le relazioni transatlantiche dell’Italia. A suo avviso, il rafforzamento dei legami con la Cina ha ostacolato questo obiettivo, soprattutto quando non ha prodotto guadagni economici sufficienti a giustificare la partnership.

In seguito al suo riorientamento, l’Italia si è avvicinata all’Occidente, inducendo gli Stati Uniti ad avviare iniziative incentrate sul commercio con i suoi partner regionali, che promettono una crescita per tutte le parti coinvolte. In quest’ottica, gli Stati Uniti devono continuare a tendere la mano all’Italia, non solo perché non devono dare per scontato un alleato mediterraneo ed europeo, ma anche perché questa mossa mette in luce la sua leadership. Dopo anni di espressa neutralità nei confronti delle tensioni tra Cina e Stati Uniti, l’uscita dell’Italia dalla BRI offre agli Stati Uniti la possibilità di dimostrare perché legami più stretti con gli Stati Uniti sono più gratificanti della vicinanza con il suo più feroce concorrente geopolitico.

Inoltre, gli Stati Uniti devono segnalare in modo autorevole agli altri Paesi della regione perché la sicurezza e la prosperità economica che offrono rimangono ineguagliate. L’Italia può quindi essere usata come caso di studio, simbolo del malcontento regionale. Le azioni dell’Italia possono essere viste come un’opportunità per gli Stati Uniti anche in altri modi.

Grazie alla sua posizione dominante nel Mar Mediterraneo, l’Italia rimane un alleato essenziale per gli Stati Uniti, in quanto fornisce un accesso impareggiabile a vie d’acqua cruciali. Pertanto, più forte è il legame tra i due Paesi, meglio è. Washington e i suoi partner regionali si trovano ora nel momento ideale per rinvigorire, laddove necessario, le relazioni strategiche con Roma.

Juan P. Villasmil è collaboratore editoriale dell’Intercollegiate Studies Institute presso lo Spectator World. È anche collaboratore di Young Voices. Il suo profilo Twitter è @RealJPVillasmil.

Niccolò Comini è uno studente di scienze politiche al Kenyon College. Scrive spesso di politica italiana e affari esteri.

[enfasi aggiunta, grassetto, ultimo paragrafo]

Immagine: Palazzo Chigi, Il Presidente Meloni incontra lo Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati . Roma, 04/05/2023

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