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Home » Frexit: una necessità sia tattica che strategica

Frexit: una necessità sia tattica che strategica

... in certi momenti la moderazione è una trappola.

Franco Leaf by Franco Leaf
29 Ottobre 2021
in Generale
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Redazione di Gaulliste Libre (sintesi)

Alla fine di agosto Henri Temple ha pubblicato un interessante articolo sul sito del Front Populaire in cui si chiedeva se fosse possibile riconquistare la nostra sovranità senza passare attraverso la Frexit.

Nonostante il meccanismo che propone sia preciso ed elegante, ritengo sia comunque insufficiente per riprendere il controllo del nostro destino.

Credo che solo un discorso chiaro e fermo su una Frexit unilaterale e immediata possa raccogliere (un giorno) la maggioranza del popolo francese.

Rivolgere l’arma del Diritto contro l’Unione Europea

Dopo aver ricordato le tappe fondamentali della decostruzione della nostra sovranità, Temple sottolinea che la Corte di Karlsruhe già da tempo stia conducendo una forma di guerriglia giuridica contro l’”ordine dell’UE”, analogamente a quella polacca.

Anche alcuni candidati presidenziali (Zemmour, LR, Le Pen o Mélenchon) propongono di portare la lotta sul terreno giuridico, mettendo la nostra Costituzione al di sopra dei Trattati, delle Leggi e della giurisprudenza dell’UE attraverso una “riforma costituzionale” da sottoporre a referendum.

L’obiettivo di Temple è quello di “liberare la Francia dalla camicia di forza di Bruxelles (…) senza tentare l’avventura della Frexit”.

Propone, inoltre, di rendere colpevole di tradimento chi mina i principi del preambolo della Costituzione, imponendo un referendum su qualsiasi Trattato che non sia applicabile senza una sua modifica, abbassando al contempo la soglia per il rinvio alla Corte competente.

Propone di aggiungere, inoltre, che “la Costituzione sia la legge suprema del popolo francese” e che nessuna regola internazionale o europea le sia superiore.

Qualsiasi violazione di questa norma comporterebbe la nullità e la perseguibilità penale del Capo dello Stato, dei membri del Governo e di qualsiasi Autorità Istituzionale, compresa la Magistratura.

In termini assoluti quest’approccio potrebbe sembrare attraente. Dopo tutto, si tratta di rispondere alla legge con un’altra legge — e le modifiche proposte sembrano incontrare l’approvazione dei francesi.

Sorprendentemente, quest’approccio ricorda lo “scudo costituzionale” che Michel Barnier propone per le questioni migratorie, necessario per attuare una moratoria.

Un sovranista e un ex Commissario dell’UE che propongono approcci simili per allentare la camicia di forza giuridica europea! Davvero singolare.

Ma anche supponendo che questi dispositivi giuridici possano essere messi in atto — e che siano accettati dai nostri partner europei — continuo a pensare che siano largamente insufficienti nella forma e nella sostanza.

La necessità di una rottura completa con l’UE

E’ senz’altro vero che sia possibile annullare per legge alcune delle cose che l’UE ha fatto. Ma temo che l’ombrello costituzionale proposto da Henri Temple possa proteggerci solo da una piccola parte del suo diluvio normativo, legislativo e giurisprudenziale.

Una riforma costituzionale, probabilmente, non potrebbe proteggerci da tutte le cattive idee spinte dall’UE, come ad esempio la privatizzazione del trasporto ferroviario o un Trattato Commerciale come il CETA.

Una rete costituzionale non può essere, logicamente, a maglie molto strette … a differenza dell’ordine giuridico dell’UE che ne ha di molto più fini.

Temo che un tale sistema lascerebbe al loro posto troppe delle politiche dannose che sono state perseguite per più di trent’anni.

Ci vorrebbe molto tempo e sarebbe difficile creare un numero sufficiente di scudi costituzionali contro le politiche dell’UE.

Attenendosi alla nostra attuale Costituzione, è lecito temere che la grande maggioranza delle politiche dell’UE possano essere mantenute.

Impugnare un accordo commerciale, poi, sarebbe una questione troppo lenta e rischiosa (soprattutto perché darebbe un immenso potere d’interpretazione ai Giudici, che potrebbero decidere di pronunciarsi a favore dell’UE).

In conclusione, rispondere a una legge con un’altra legge equivarrebbe a legittimare la presa di possesso della “legalità giuridica” sulla “legittimità politica”.

Insomma, sia in pratica che in linea di principio un tale percorso mi sembra pericoloso.

Inoltre, cosa ci sarebbe da perdere rompendo completamente e rapidamente con l’UE?

Un Paese come la Francia — con un pesante deficit commerciale con i suoi partner europei, una moneta troppo cara per la sua economia e un grande contributo finanziario all’Unione — non avrebbe niente da perdere se aderisse a una Frexit unilaterale e immediata.

Nessuna delle politiche messe in atto dall’UE va a beneficio del nostro Paese, con l’ultimo “Piano di Recupero” che ci costa quasi il doppio di quanto ci porta, infliggendoci al contempo nuovi vincoli.

Bisogna assolutamente tornare a una moneta nazionale sottoposta all’autorità democratica di politici eletti per recuperare un po’ di spazio di manovra.

Sarebbe del tutto illusorio pretendere di lottare contro l’evasione fiscale in una UE che ha come suoi membri 3 dei primi 5 parassiti del pianeta, secondo Gabriel Zucman [palese il riferimento ai noti paradisi fiscali].

Solo la Frexit potrebbe facilmente rimuovere tutte le regole e le norme che non ci piacciono.

La necessità di un discorso e di un mandato che siano chiari

Più in generale, come dimostra la sorprendente vicinanza delle proposte fatte da Henri Temple e Michel Barnier, c’è anche una questione relativa alla chiarezza del mandato elettorale.

Se i sovranisti optassero per un discorso meno divisivo rifiutando la Frexit (usando strumenti alternativi per recuperare margini di manovra), correrebbero il rischio di dire le stesse cose dei sostenitori dell’UE — che la criticano in campagna elettorale, salvo mettersi in riga dopo le elezioni.

Così facendo la differenza fra gli eurocredenti (solo un po’ dubbiosi) e gli euroscettici (che non vogliono essere troppo divisivi) diventa davvero tenue, il che pone un duplice problema: strategico (relativo alla realtà del possibile cambiamento) e tattico, su cui tornerò più avanti.

Strategicamente, il problema con un ”approccio meno divisivo” è che esso equivale a ottenere un mandato davvero debole per rompere con l’UE, analogo a quello solo leggermente critico che i “partiti tradizionali” stanno cercando.

Quindi, un approccio basato sul Diritto rischia di non raccogliere una maggioranza volta al cambiamento (perché permette una critica troppo blanda) e lascia ai Giudici la possibilità di mettere in discussione l’UE solo marginalmente — perché il Diritto si basa su interpretazioni che non andrebbero necessariamente nella direzione di una profonda messa in discussione dell’Unione.

Sarebbe un approccio molto simile al percorso intrapreso da Alexis Tsipras che, senza un chiaro mandato a staccarsi, ha finito con il portare avanti le stesse politiche che prima aveva denunciato …

In un ragionamento di tipo classico, sarebbe lecito classificare i cittadini fra chi sostiene incrollabilmente l’UE e chi, invece, vuole una rottura immediata.

Nell’ambito di questa visione, un discorso moderato sembrerebbe essere l’unico modo per poter raccogliere una maggioranza, mettendo insieme i sostenitori della Frexit con chi critica l’UE, ma senza volerla lasciare.

Ma un tale ragionamento ha due grossi limiti.

Non sono affatto convinto del carattere unificante di una linea moderata. L’esperienza di Trump, o la stessa Brexit, mostrano che la radicalità di un’idea possa essere il modo migliore per mobilitare persone particolarmente critiche nei confronti di politiche perseguite per anni.

Una posizione più moderata finirebbe con l’essere vicina, gioco forza, a coloro che sono stati al potere. Farebbe perdere il consenso dei cittadini più radicali e non convincerebbe i moderati, perché i discorsi delle due parti sarebbero sostanzialmente simili.

Oggi, penso che strategia e tattica debbano unirsi.

In effetti, c’è la necessità strategica di ottenere un chiaro mandato per la Frexit, per non restare impantanati mesi o anni in negoziati del tutto sterili, senza riuscire a cambiare le cose.

Inoltre, penso che una linea forte e dura, una Frexit rapida e unilaterale, sia anche la migliore possibilità per i sovranisti di riuscire ad emergere nelle elezioni presidenziali del 2022, soprattutto quando Mélenchon, Le Pen e Zemmour avranno seppellito quest’idea.

Perché … come possiamo sperare di esistere di fronte a questi “pesi massimi”, senza l’asse forte e differenziante costituito dalla Frexit?

Fra alternative critiche verso l’UE e partiti tradizionali anch’essi critici, la moderazione è una trappola che equivale alla rinuncia ad emergere in sede di campagna elettorale — salvo ci fosse un’altra grande idea (ma non c’è).

Inoltre, se nel 2019 il 40% dei francesi ha detto in un sondaggio che voterebbe “sì” a una “Frexit a freddo” — e quasi il 50%, al primo turno delle presidenziali del 2017, ha votato a favore di un candidato vicino al progetto — si deve credere che quest’idea non sia così marginale e che potrebbe raccogliere, al contrario, molte persone … purché sia portata avanti dalla persona giusta, nelle condizioni giuste e, probabilmente, attraverso un rassemblement sovranista.

Ci sono sufficienti francesi favorevoli alla Frexit per poter emergere nella prossima campagna presidenziale.

E poi, non dobbiamo credere che il 60% favorevole al “no” sia perso per sempre. C’è una parte significativa che è solo rassegnata all’UE e che potrebbe fare il salto, soprattutto in una guerra contro Emmanuel Macron.

Certo, a tutt’oggi la prospettiva che un sostenitore della Frexit possa sconvolgere le elezioni può sembrare molto improbabile. Il passare del tempo non aiuta e bisogna ammettere che non sia lo scenario più probabile.

Ma il fatto che sembri essere fuori gioco potrebbe essere, in realtà, la sua forza … perché l’attaccamento all’UE è ora davvero molto basso.

E, dietro a una minoranza di fanatici, c’è la realtà di una grande maggioranza di persone deluse. Una sua frangia potrebbe essere convinta a votare per la Frexit.

La strada dell’”altra Europa” non porterà lontano: è stata presa troppo spesso, in passato, e ha sempre deluso.

Se la via della “hard Frexit” sembra difficile è perché l’argomento è ritenuto impopolare, ma in realtà così non è.

E’ l’unica strada, in effetti, che ci permetterebbe un cambiamento forte e rapido, basato su un chiaro mandato dei francesi.

*****

Link: http://www.gaullistelibre.com/2021/10/le-frexit-une-necessite-aussi.html

Scelto e tradotto da Franco

 

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