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Home » Un grosso cambiamento nella “guerra per il petrolio” (fine del progetto Grande Israele?)

Un grosso cambiamento nella “guerra per il petrolio” (fine del progetto Grande Israele?)

Franco Leaf by Franco Leaf
1 Agosto 2021
in Generale
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Tom Luongo per Gold Goats ‘n Guns

La “Gente di Davos” pensa davvero di essere fin troppo intelligente. Nonostante i suoi auspici, i negoziati con l’Iran sul nuovo JCPOA [accordo sul nucleare iraniano] sono vicini alla conclusione.

Biden/Obama lo firmeranno, dopo qualche simbolica resistenza alla revoca delle sanzioni.

Perché dico questo? Per il gasdotto Nordstream 2.

Biden ha fatto marcia indietro sul Nordstream 2 e, su insistenza di Davos, farà marcia indietro anche sul JCPOA.

Davos ha bisogno di energia a basso costo per l’Europa ed è questo, in sostanza, il senso del JCPOA.

Certo, gli Stati Uniti grideranno (ma solo un po’) contro la riduzione delle sanzioni, ma l’Iran tornerà nel mercato del petrolio e renderà possibile all’Europa d’investire ancora una volta nei progetti di petrolio/gas in Iran.

Ora che Benjamin Netanyahu non sarà più alla guida d’Israele, la probabilità di una svolta è molto più alta rispetto alla settimana scorsa.

I Likudniks del Congresso e del Senato hanno appena perso la loro raison d’etre. L’ultimo tentativo di Bibi di colpire Hamas per mantenersi al potere si è ritorta contro di loro.

La politica degli Stati Uniti verso Israele sta cambiando rapidamente perché le giovani generazioni, Gen-X e Millennials, non hanno la stessa fedeltà verso Israele dei Baby Boomers.

Fa parte di un ethos geopolitico che ormai è superato.

Così, in cambio di un qualche accordo sulla capacità nucleare dell’Iran da raggiungere in un prossimo futuro, l’Europa otterrà dei gasdotti provenienti dall’Iran (che passeranno anche attraverso la Turchia) e un migliore accesso a quel Corridoio Nord-Sud che ora fa parte (ufficiosamente) della “Belt and Road Initiative” cinese.

La Russia, ora che il Nordstream 2 è quasi finito, non si opporrà più. Accoglierà lo JPCOA con favore perché costituisce la base per un accordo di pace più ampio e sostenibile in Medio Oriente.

Quello che andrà a perdersi sarà il programma sionista per la Grande Israele.

Ma la grande vittoria geopolitica di Davos — così pensa la sua “Gente” — è che, restituendo l’Iran ai mercati petroliferi, andrà a ridursi il dominio della Russia nel settore. 

In effetti, la ragione per cui la Russia, oggi, “fa” il prezzo del petrolio (quale produttrice del “barile marginale”) è che Trump ha tolto dal mercato il petrolio iraniano e venezuelano.

L’imminente conclusione dei negoziati JPCOA, secondo Davos, aiuterà a salvare i moderati iraniani nelle prossime elezioni.

Ma con il Consiglio dei Guardiani dell’Iran che sta spianando la strada a Ebrahim Raeisi, quest’eventualità è molto improbabile (H/T to Pepe Escobar’s latest on this):

 … così, per Raeisi, sembrerebbe quasi fatta: un burocrate relativamente senza volto, senza il profilo di un radicale dell’IRGC [Guardie della Rivoluzione Islamica], ben conosciuto per la sua lotta contro la corruzione e per l’attenzione verso i poveri e gli oppressi.

In politica estera, il fatto cruciale è che probabilmente seguirà i dettami dell’IRGC.

Raeisi sta dicendo di aver “negoziato tranquillamente” perché fosse assicurata la presenza di più candidati, “per rendere la scena elettorale più competitiva e partecipativa”.

Il problema è che nessun candidato ha il potere d’influenzare le opache decisioni del Consiglio dei Guardiani, composto esclusivamente da religiosi: può farlo solo l’Ayatollah Khamenei.

Come suggerisce Escobar, non ho dubbi sul fatto che l’Iran sia in modalità post-JCPOA e che uscirebbe da Ginevra anche senza un accordo, se necessario.

Ma in questo caso Davos taglierebbe l’accordo di cui l’Iran ha bisogno per portare il petrolio e il gas in Europa, dando la colpa agli Stati Uniti per le ambizioni nucleari dell’Iran.

In definitiva, Davos ha ottenuto quello che veramente voleva: spingere Netanyahu fuori dal potere.

La politica aggressiva di Trump verso l’Iran ha ottenuto lo stesso effetto della belligeranza dei Neocon: aumentare le simpatie per gli integralisti all’interno del Governo di quel Paese.

Ho già sostenuto che l’uccisione del Gen. Qassem Soleimani non sia stata solo un errore, ma anche un punto di svolta, perché ha sigillato un’alleanza tale fra Russia/Cina/Iran che nessuna iniziativa europea potrà mai annullare.

I sauditi, ora, stanno combattendo per la loro vita, con la Mezzaluna sciita in via di formazione e con la Cina che tiene in mano il futuro della Casa dei Saud.

La Siria sarà restituita alla Lega Araba e tutto il “lavoro di pace” fatto da Trump sarà rapidamente annullato.

Netanyahu se n’è andato, Israele è stata appena politicamente sconfitta da Hamas e, ora, il resto della storia può svolgersi tranquillamente, dopo quattro anni di attesa.

The Saker, nell’articolo sopra linkato, ha elaborato due liste utili a mettere l’intera situazione in prospettiva:

Gli obiettivi d’Israele:

1. Abbattere un forte stato arabo laico [Siria] con la sua struttura politica, le sue forze armate e i suoi servizi di sicurezza.

2. Creare in quel Paese il caos totale per giustificare la creazione di una “zona di sicurezza” non solo sul Golan, ma anche più a nord.

3. Innescare una guerra civile in Libano scatenando i Takfiri contro gli Hezbollah.

4. Lasciare che i Takfiri e gli Hezbollah si dissanguassero a vicenda, per poi creare una “zona di sicurezza”, ma questa volta in Libano.

5. Impedire la creazione di un ‘asse sciita’ Iran-Iraq-Siria-Libano.

6. Spezzare la Siria lungo linee etniche e religiose.

7. Creare un Kurdistan da usare contro Turchia, Siria, Iraq e Iran.

8. Rendere Israele il mediatore incontrastato del Medio Oriente, costringendo KSA, Qatar, Oman, Kuwait e tutti gli altri ad andare da Israele per qualsiasi progetto di gasdotto o oleodotto.

9. Isolare, minacciare, sovvertire e infine attaccare l’Iran con un’ampia coalizione regionale di forze.

10. Eliminare tutti i centri del potere sciita in Medio Oriente.

I risultati ottenuti:

1. Lo Stato siriano è sopravvissuto e le sue Forze Armate sono ora molto più capaci di quanto non lo fossero prima dell’inizio della guerra (inizialmente l’avevano quasi persa). Basti pensare a quando l’Iran e gli Hezbollah erano costretti a “tappare i buchi” sulla linea del fronte. Ora, i siriani stanno facendo un ottimo lavoro per liberare ogni singola città della Siria.

2. Non solo la Siria è più forte, ma gli iraniani e gli Hezbollah si trovano adesso in tutto il paese, la qual cosa sta portando gli israeliani in uno stato di panico e di rabbia.

3. Il Libano è solido come una roccia. Anche l’ultimo tentativo saudita di rapire Hariri si sta ritorcendo contro. (Aggiornamento 2021: nonostante l’esplosione a Beirut, Hezbollah è ancora al comando).

4. La Siria rimarrà unita e il Kurdistan non si farà.

5. Milioni di rifugiati siriani stanno tornando a casa. Israele e gli Stati Uniti appaiono come degli idioti totali e, ancora peggio, come perdenti senza più alcuna credibilità.

Il risultato è che tutti gli aggressori della regione stanno ora parteggiando per la pace.

Ecco perché mi aspetto un qualche tipo di accordo che restituisca l’Iran all’economia globale. Senza, non c’è modo che il nuovo scintillante accordo commerciale fra Germania e Cina possa funzionare.

La linea dura di Trump contro l’Iran è sempre stata un errore, anche se le ambizioni nucleari dell’Iran sono reali.

Con il Trattato Open Skies ormai lettera morta, gli Stati Uniti hanno dei seri problemi logistici nella regione e questi si moltiplicheranno se Erdogan, in Turchia, scegliesse finalmente da che parte stare, rinunciando alle sue ambizioni neo-ottomane — fatto ora molto probabile.

Ma quando si tratta di petrolio, come sempre, Davos non ne azzecca mai una.

Pensa ancora di poter usare il JCPOA per inserire un cuneo tra Iran e Russia in relazione al commercio del petrolio. Pensa ancora che Putin si preoccupi solo delle vendite di petrolio e gas all’estero. 

È chiaro che questa “Gente” non ha ben ascoltato.

A Davos pensano che, mettendo in circolo 2,5 o 3 milioni di barili al giorno dall’Iran (facendo così scendere i prezzi del petrolio), la Russia sarebbe costretta a fare marcia indietro militarmente e diplomaticamente in Europa Orientale. 

Ma, con un rublo che fluttua liberamente, i russi non si preoccupano perché sono per lo più autosufficienti nella produzione di cibo e materie prime.

Niente di quello che Davos vuole si realizzerà. 

Putin sta spostando l’economia russa dal petrolio e dal gas, con un ambizioso piano di spesa interna annunciato prima delle elezioni della Duma del prossimo autunno.

Prezzi più bassi degli idrocarburi accelereranno i piani di diversificazione, visto che il capitale non trova più il suo miglior ritorno in quel settore. 

L’approccio “carota all’Iran e bastone alla Russia” di Bruxelles/Davos è infantile e le cose potranno solo peggiorare quando i Verdi andranno al potere in Germania alla fine di quest’anno. 

A meno che le elezioni tedesche non finiscano in uno stallo imprevisto, la CDU sarà solo lo junior partner dei Verdi, proprio come vuole Davos.

Non perdete l’importanza della biforcazione politica anche per quanto riguarda il petrolio. 

L’Amministrazione Biden sta cercando di rendere l’energia il più costosa possibile negli Stati Uniti — niente Keystone Pipeline, Whitmer che sta cercando di chiudere la “linea 5 di Enbridges” dal Canada al Michigan, ecc.

Questo è ciò che fece arrabbiare così tanto Trump quando era Presidente.  Questo è una parte del motivo per cui odiava il JCPOA. 

Nella sua mente, Israele e l’oleodotto EastMed erano la base della politica degli Stati Uniti nella regione.

Ma ora quei sogni sono morti e la svendita degli Stati Uniti alla “Gente di Davos” è in pieno svolgimento. 

Seriamente, Biden/Obama continueranno a minare la produzione di energia degli Stati Uniti fino a quando non saranno buttati fuori o dalla schiacciante vergogna delle “cause per frode elettorale”, o dalle elezioni di medio termine che porteranno al potere un GOP più pro-Trump o, infine, dai Militari (quest’ultimo punto credo sia poco probabile).

In conclusione, ritengo che i prezzi globali del petrolio abbiano raggiunto il picco (per il momento), non importa quali sciocchezze escano dalla bocca di John Kerry.

Lo spread Brent/WTI probabilmente crollerà e diventerà negativo per la prima volta da molti anni, quando il petrolio iraniano sarà in circolo, a fronte di quello statunitense che andrà a diminuire.

Vedremo un aumento dei prezzi del petrolio negli Stati Uniti nonostante la crescita dell’offerta globale — una parte della quale sta andando in Cina con un forte sconto. Da parte di chi? Dall’Iran.

Nel frattempo la Russia continua a tenere testa all’UE su tutto, smascherando non solo le ultime sciocchezze di Bellingcat/MI6/State Dept. sull’arresto di Roman Petrosovich in Bielorussia, ma anche riempiendo il vuoto diplomatico lasciato dalla confusa politica degli Stati Uniti in Medio Oriente.

Se io fossi l’israeliano Naftali Bennett, la prima telefonata che farei, dopo aver assunto l’incarico di Primo Ministro, sarebbe a Putin — che ora tira le redini sull’Iran, sugli Hezbollah e su una Siria arrabbiata e molto battagliera che ha appena rieletto Assad, perché ha affrontato l’assalto al Paese con notevole abilità geopolitica.

Perché è chiaro che Biden/Obama, a nome della “Gente di Davos”, hanno lasciato Israele là fuori a contorcersi nel vento, circondata da Paesi che vorrebbero sparisse.

Vedremo se otterranno quello che vogliono.

Penso che la vittoria sia chiara e che i giorni dell’avventurismo statunitense in Medio Oriente siano contati.

Le guerre per il petrolio non sono finite, assolutamente. Ma l’esito delle battaglie principali ha determinato quali di queste saranno combattute anche in futuro.

*****

Link: https://tomluongo.me/2021/05/29/critical-shift-war-for-oil/

Scelto e tradotto da Franco

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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