Wolfgang Münchau
Stanno emergendo ulteriori dettagli sul piano del Governo Draghi per il “Fondo di Recupero”.
Daniele Franco, il nuovo Ministro delle Finanze, è apparso di fronte a diverse Commissioni Parlamentari per esporre la sua strategia.
Siamo sbalorditi nel sentire che l’obiettivo sia quello di creare un tasso di crescita a lungo termine pari al 3% del Pil, come riporta La Repubblica.
Il giornale non ha detto se questo numero sia nominale o reale.
Una crescita nominale del 3% non sembra molto eccitante, se l’inflazione si avvicinasse al target della BCE [2%].
Ma un tasso di crescita reale del 3% sarebbe sensazionale considerando la crescita della produttività quasi nulla fin dall’inizio dell’eurozona.
Franco ha fatto notare che quest’aumento del tasso di crescita strutturale è subordinato alle riforme, che devono essere avviate molto presto.
Il documento riporta anche che ci sarà un piccolo calo negli stanziamenti che l’Italia riceverà dal Fondo di Recupero — 191,5 miliardi di euro dal precedente 196,5 — a causa di un ricalcolo del PIL.
Questi numeri comprendono la componente dei prestiti.
Ciò che conta per la performance di crescita a lungo termine è l’interazione tra investimenti e riforme strutturali.
Quello che diventa sempre più chiaro è che il nuovo Governo sia partito dal progetto di quello vecchio: una riscrittura, come l’ha chiamata La Repubblica.
Il problema è che la crisi di governo ha effettivamente fatto perdere all’Italia due mesi durante i quali non si è lavorato al programma.
Gli ostacoli alla riforma strutturale sono significativi e noi applaudiamo il fatto che questa sia la prima Amministrazione che dà la priorità in modo intelligente alle riforme strutturali.
Questo di per sé non significa che il Governo avrà una maggioranza per le più importanti di queste riforme: fra queste la revisione del settore pubblico, la riforma del sistema giudiziario per ripristinare un certo grado di “certezza del diritto” nelle “cause civili”, un cambiamento nella politica sociale per aumentare il “tasso di partecipazione al lavoro” delle donne.
Come ha sottolineato Franco, il programma d’investimento sarà una grande sfida.
Nel precedente legislatura dell’UE, l’Italia è riuscita a spendere solo 34 dei 73 miliardi di euro precedentemente stanziati.
Il Fondo di Ripresa, per molti versi, è molto simile al funzionamento dei Fondi Strutturali. L’Italia ha bisogno di riforme, se non altro per assorbire questi nuovi investimenti.
Lo vediamo come un utile strumento se complementare alle riforme strutturali. Siamo d’accordo che i due, insieme, potrebbero anche essere abbastanza efficaci.
Un ostacolo alle riforme strutturali è stata, in passato, l’austerità.
I Governi non si sono trovati nella posizione di poter tagliare le spese e introdurre, allo stesso tempo, le riforme.
La soluzione, quindi, è di accoppiare le riforme con una maggiore spesa. In questo senso, il dibattito europeo è in fase avanzata.
Ma le riforme strutturali incontreranno ancora molta opposizione. Il sistema politico italiano non credo sia pronto ad affrontarle.
Il massimo che ci aspettiamo da Draghi è di dare inizio a questo processo e di guidarlo nella giusta direzione.
Non penso che questo Governo avrà la capacità di portare questo processo fino in fondo.
Detto questo, è la prima volta che agli elettori italiani potrebbe essere presentata un’agenda coerente di riforme/investimenti.
La questione è se un Partito Politico, o una coalizione, cercherà o meno di appropriarsi di questo processo: perché non è ancora successo.
La linea temporale è questa: il Governo presenterà il documento finale sul programma di riforma entro il 30 marzo. La scadenza per la presentazione alla Commissione è il 30 aprile.
Il piano è di erogare il 13% del denaro previsto prima della pausa estiva.
Dalle notizie riportate non possiamo capire se questa percentuale si riferisca solo alla componente delle sovvenzioni, o alle sovvenzioni e ai prestiti messi insieme.
Né sappiamo se l’Amministrazione Draghi metterà mano a entrambe le componenti allo stesso tempo, o se anticiperà la componente delle sovvenzioni.
Penso che la mossa più intelligente sia la seconda, visto il tempo che potrebbe volerci per aumentare la capacità di assorbimento degli investimenti dell’Italia.
In questo caso gli esborsi sarebbero inferiori — ca. il 13% delle sovvenzioni pari a 80 miliardi di euro — ovvero 10 miliardi di euro.
Come ho già sottolineato, quest’importo è ridicolo rispetto all’entità del crollo economico.
Ecco perché è sbagliato pensare alla ripresa in termini di stimolo fiscale. Preparatevi alla delusione.
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Fonte: www.eurointelligence.com
Scelto e tradotto da Franco