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Home » La Cina non è il “grande cattivo” di questa storia

La Cina non è il “grande cattivo” di questa storia

Franco Leaf by Franco Leaf
2 Agosto 2021
in Generale
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Bill Blunden per The American Conservative

La narrativa sulla nostra “sicurezza nazionale” è mal indirizzata. Per trovare gli architetti del declino nazionale, guardate ai Consigli d’Amministrazione americani e non a Pechino

La folla globalista sembra intenzionata a spazzare via gli ultimi quattro anni come se fossero un’anomalia.

Eppure ci sono solide ragioni perché una star dei reality televisivi sia sbucata dal nulla, nel 2016, per sconfiggere il favorito dell’establishment.

Senza dubbio, il successo ha avuto qualcosa a che fare con la suddetta celebrità, ma la vittoria è arrivata perché ha parlato di un tabù che i funzionari di entrambi i lati della navata avevano sempre evitato con cura.

Ovvero, il tema dei miliardari e del loro arbitraggio globale sul lavoro.

Un gioco vizioso che aveva impoverito la classe media americana mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri in un’epica corsa verso il fondo.

Dopo anni in cui erano stati ignorati e traditi, ampi segmenti dell’elettorato diventarono ricettivi alla franchezza atipica della celebrità [Trump].

La loro miseria era arrivata a un punto tale che alcuni elettori furono disposti a cogliere qualsiasi alternativa che potesse mettere in discussione lo status quo, che li stava lentamente schiacciando.

Le fazioni globaliste, irritate da questi “disobbedienti”, fanno leva da allora sui “cani da guardia” della stampa per lanciare una raffica di accuse, insinuando che chiunque avesse sfidato il “Nuovo Ordine Mondiale” fosse un razzista, un fascista o un tirapiedi dei russi.

“Fischietti per cani” per risvegliare gli attivisti del Partito Democratico che, nel loro fervore ideologico, si sarebbero dimenticati dei pessimi accordi commerciali e dei posti di lavoro che svanivano.

Sembra che, a prescindere da quanto si diventi poveri, le élite siano sempre in grado di scatenare una “guerra culturale”.

Con la Cina che viene lanciata come principale minaccia alla “sicurezza nazionale”, dobbiamo comprendere che la narrazione è volutamente mal indirizzata.

La devastazione degli ultimi decenni (ad esempio il declino dell’industria manifatturiera americana, l’autoperpetuante guerra al terrore, il crollo economico del 2008, l’eliminazione all’ingrosso delle famiglie lavoratrici) è stata deliberatamente architettata dalle oligarchie economiche.

Un processo concepito nei “Consigli d’Amministrazione” delle grandi multinazionali ed eseguito dai delegati politici a Capitol Hill.

Il che, in un certo senso, può spiegare perché un “disegno di legge” che eliminerà i “limiti per paese” posti ai “visti di lavoro H-1B” abbia attraversato tranquillamente sia il Senato che la Camera con pochissimo clamore.

Lungi dall’essere il principale antagonista di questa storia, la Cina è solo il volenteroso destinatario di un regalo che le è stato fatto dagli interessi commerciali americani.

In altre parole, gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo cruciale nella crescita della capacità industriale cinese.

La stessa capacità industriale che sarà messa in campo nei futuri conflitti militari.

Gli studenti di storia ricorderanno di come alcune potenti famiglie degli Stati Uniti trassero profitto nel finanziare la rimilitarizzazione della Germania nel periodo che precedette la 2a Guerra Mondiale.

Secondo un vecchio detto: “La storia non si ripete, ma fa rima”.

Avrete notato che i “pezzi grossi aziendali” non abbiano detto una sola parola sulla Cina fino a quando gli hacker non hanno cominciato a rubare i loro segreti commerciali.

Il che serve a dimostrare che le alte sfere americane non entrano in azione finché qualcosa non ha un impatto diretto su di loro.

Per la folla dei globetrotters, il decadimento degli Stati Uniti è solo un’”esternalità negativa”.

Quando la spinta arriverà al limite, salteranno semplicemente sugli aerei per andare in Nuova Zelanda.

Il che sottolinea un corollario ancora più ampio: le cose non miglioreranno fino a quando i responsabili riusciranno a sfuggire alle conseguenze delle loro decisioni miopi e ristrette.

Il nostro compito di patrioti è quello di proteggere i nostri valori facendo in modo che, in un modo o nell’altro, non possano farlo.

*****

Link Originale: https://www.theamericanconservative.com/articles/china-is-not-the-big-bad-guy-in-this-story/

Scelto e tradotto da Franco

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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