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Home » La posta in gioco della prossima settimana

La posta in gioco della prossima settimana

Franco Leaf by Franco Leaf
2 Agosto 2021
in Generale
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Greg Joned per The American Spectator

Ripetere qualcosa più e più volte non la rende più veritiera e quindi, nonostante i media ripetano a pappagallo che “questa è l’elezione più importante della nostra vita”, probabilmente non lo è.

La cosa è ovviamente soggettiva ma, considerando che Trump terminerà il suo “primo mandato” con tre nomine alla Corte Suprema, con importanti progressi sulla pace in Medio Oriente, con la riforma carceraria, con la distruzione dell’ISIS e una miriade di altri risultati che sarebbero degni di citazione, è difficile credere che una qualsiasi tornata elettorale del recente passato, o del prossimo futuro, possa essere stata più importante di quella del 2016.

Ad ogni modo, l’attuale contesa elettorale è certamente al secondo posto.

Per mantenere tutte le promesse al popolo americano Trump ha necessariamente bisogno di altri quattro anni. Ma non sarà facile.

Questa volta le élite sanno che Trump potrebbe vincere e, come animali messi all’angolo, reagiscono con sanguinosa violenza.

I loro attacchi a Trump e ai suoi sostenitori hanno oltrepassato il limite (e di parecchio) della normale diatriba politica cui l’America era abituata.

Un collega alla Facoltà di Notre Dame del Giudice della Corte Suprema Amy Coney Barrett, ad esempio, ha cercato di sabotarne la conferma per le sue convinzioni religiose.

I recenti dibattiti elettorali — nei quali Savannah Guthrie ha messo sulla graticola Trump nemmeno fosse una novella “inquisitrice”, mentre George Stephanopoulos ha trattato Biden come se fosse un suo vecchio zio — faranno scuola sul tema della faziosità dei media.

Inoltre, la censura di quella brutta storia del laptop di Hunter Biden da parte di Facebook e di Twitter è un’interferenza elettorale senza precedenti da parte delle Big Tech.

Se Biden dovesse vincere, questa ostilità non farebbe che aumentare. La sinistra che ci ritroviamo oggi ha ripetutamente chiarito che non avrà pietà per i Trumpisti.

L’ex Segretario al Lavoro di Clinton, Robert Reich, ha invocato una “Commissione per la verità e la riconciliazione per cancellare le bugie di Trump, confortare coloro che sono stati danneggiati dal suo odio ed esporre al pubblico ludibrio ogni funzionario politico, dirigente o magnate dei media la cui avidità e codardia hanno reso possibile questa catastrofe.“

(Ora immaginate con quale coraggio un bravo ragazzo che si chiama “Reich” possa mettersi a twittare questa roba …)

E che dire del famigerato giornalista sportivo (ora opinionista) Keith Olbermann, che recentemente ha dichiarato “… i sostenitori di Trump devono essere perseguiti, condannati e rimossi dalla nostra società“?

Sentite quanto amore?

Se Trump la prossima settimana dovesse fallire, il dossieraggio sugli ebrei e sulle “vestali del MAGA” potrebbe farci rimpiangere i bei vecchi tempi, quando la nostra politica era relativamente civile.

Ma le vendette personali saranno poca cosa rispetto a quelle politiche.

Biden ha minacciato di “dare una sistemata alla Corte Suprema” per poi annullare le vittorie conservatrici, garantendo al contempo che le politiche messe in atto dalla sua Amministrazione, per quanto controverse, siano blindate dai neo-giudici della sua cricca.

Ad esempio, La Corte Suprema potrebbe deliberare sulle protezioni conferite alle Big Tech.

Facebook e Twitter, in effetti, sanno bene che Biden e i Democratici non toccherebbero le amatissime protezioni di cui all’articolo 230, né tantomeno si sognerebbero di contestarne il monopolio fintanto che porteranno acqua all’Amministrazione.

È una relazione simbiotica che potrebbe segnare il destino del “pensiero conservatore”.

Seppur con tanti sforzi, i social media hanno permesso alla “destra” di aggirare la cappa di conformismo dei media mainstream e continuare a promuovere una visione conservatrice del mondo.

Con quella strada bloccata per legge, il neo Ministero dell’Informazione raggiungerebbe il controllo totale della comunicazione e il pensiero non-conforme diventerebbe un crimine indegno di qualsiasi tolleranza.

La “Politica del Risveglio” [Wokeness] diventerebbe il dogma del mondo accademico americano e le politiche orientate alla vera uguaglianza (come l’Ordine Esecutivo di Trump contro la Critical Race Theory) scomparirebbero come le e-mail di Hillary, creando una nazione in cui le persone sono giudicate non in quanto tali, ma piuttosto dal colore della loro pelle.

La più grande nazione che il mondo abbia mai visto potrebbe essere azzerata dallo zelo della sinistra di ripetere i crimini più atroci della storia, sia sociali che economici.

Infatti, la politica economica di Biden, se attuata, cancellerebbe i successi economici del primo mandato di Trump.

Un recente studio di Stanford ha concluso che, se venissero implementate la misure economiche proposte da Biden, “… ci sarebbero 4,9 milioni di disoccupati in più, una riduzione del Pil di 2,6 trilioni di dollari e 1,5 trilioni di dollari di consumi in meno nel giro di un anno. Il reddito familiare medio, nel 2030, si ridurrebbe di 6.500 dollari“.

Con amici come i Democratici, nessuno avrà più bisogno di nemici.

La conseguente riduzione della produttività ridurrebbe l’innovazione e, seguendo lo stesso destino dei suoi progenitori europei, l’America scivolerebbe nell’oscurità globale.

Nel frattempo, la Cina sarebbe pronta a riempire quel vuoto.

Come scrissi su The American Spectator quasi due anni fa: “La riduzione dell’innovazione negli Stati Uniti suonerebbe la campana a morto per la leadership globale americana e, per estensione, stenderebbe il tappeto rosso all’espansione militare, economica e culturale cinese“.

L’America come unica superpotenza ha consentito una prosperità globale senza precedenti garantendo, al contempo, una maggiore attenzione per i Diritti Umani.

Dovesse vincere Biden cadremmo nella farsa: la sinistra americana, che pretende di difendere i poveri e gli oppressi, consegnerebbe le persone più vulnerabili a uno dei più grandi violatori al mondo dei Diritti Umani.

E tutto per questioni di politica interna e di potere.

E’ questa è la posta in gioco il 3 novembre. Ed è anche il motivo per cui i Democratici devono essere distrutti alle urne.

A me basterebbe un paese con due Partiti che discutano in buona fede per elaborare politiche a vantaggio di tutti gli americani.

Ma, dall’altra parte, dovrebbero esserci rappresentanti onesti mentre l’attuale scuderia democratica è composta di tutt’altre persone.

In fin dei conti, hanno candidato a Presidente un protagonista del “colpo di stato” del Russiagate.

Ora sappiamo anche che usava il figlio drogato per riempire il suo conto in banca, offrendo le sue entrature governative a società corrotte di tutto il mondo.

Davanti a queste accuse, non hanno fatto nemmeno una piega.

Dal dossier Steele a Jussie Smollett, da Nick Sandmann al laptop di Hunter … semplicemente non c’è nulla che non farebbero per ottenere il potere assoluto.

E il potere assoluto è fonte sicura di corruzione.

Se gli ultimi quattro anni ci hanno insegnato qualcosa è che l’altro lato della barricata è del tutto immune alle regole che i conservatori e gli americani devono rispettare e che l’unica giustizia che potrà essere fatta sarà nel giorno delle Elezioni.

E’ questa la nostra occasione per fargliela pagare e, allo stesso tempo, salvare il paese.

*****

Link Originale: https://spectator.org/presidential-election-2020-stakes/

Scelto e tradotto da Bart

*****

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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