David Catron per The American Spectator
La maggior parte dei politologi continua ad aggiornare il pronostico definitivo sulle Elezioni Presidenziali fino alla mattina stessa dell’Election Day.
Nel 2016, ad esempio, sia Nate Silver (dal suo blog FiveThirthyEight), che Nate Cohn (columnist del New York Times), continuarono ad aggiornare le loro proiezioni fino alle prime ore del mattino.
Ma c’è un analista elettorale che, diversamente da loro, pubblica regolarmente il suo pronostico definitivo con molti mesi d’anticipo.
Il Prof. Helmut Norpoth della Stony Brook University di New York pubblicò la sua previsione finale sulla sfida Trump-Clinton ben 246 giorni prima che gli elettori andassero alle urne.
Norpoth, infatti, già nel marzo del 2016 aveva previsto senza ombra di dubbio che Donald Trump sarebbe stato eletto Presidente.
Nonostante i suoi pronostici elettorali fossero in netto contrasto con quelli di Silver, di Cohn e di innumerevoli altri esperti politici, finì con l’avere sfacciatamente ragione.
Per la scadenza elettorale del prossimo novembre, con altrettanta sicurezza, il Prof. Norpoth prevede che Trump annienterà Joe Biden.
Più precisamente, gli attribuisce il 91% delle probabilità di vittoria.
Conquisterebbe, a suo parere, ben 362 Grandi Elettori contro i 176 di Biden.
Un margine di vittoria molto netto che non lascerebbe spazio ad ambiguità o incertezze.
La posizione di Norpoth potrebbe sembrare azzardata se si desse retta alla valanga di sondaggi che preannunciano l’imminente rovina politica di Trump, ma appare assai più plausibile se si tenesse conto delle passate performance del politologo newyorchese.
Norpoth, infatti, non è un novellino e l’elezione del 2016 non è stato il suo primo pronostico di successo.
Il suo modello (http://primarymodel.com/) ha correttamente previsto i risultati di cinque delle sei più recenti Elezioni Presidenziali.
Non solo, quando ha inserito nel suo programma i dati pre-elettorali delle ultime 27 sfide presidenziali, il suo algoritmo ha sempre generato il corretto risultato finale.
Il sistema predittivo di Norporth non tiene conto dei sondaggi d’opinione, che il Professore ritiene non rappresentino l’elettorato.
Non cerca neppure di calcolare l’effetto politico di eventi transitori come le fluttuazioni economiche o i disastri naturali.
Al contrario, è progettato intorno a cicli elettorali di lungo termine e si basa sulle analisi dei risultati delle Primarie di alcune specifiche sfide elettorali.
Esiste una quantità incredibilmente vasta di dati storici da cui Norpoth ha potuto attingere per costruire e perfezionare il suo modello.
In effetti, sono disponibili dati affidabili sulle Presidenziali a partire dal 1828 — e sulle performance alle Primarie dei singoli Candidati a partire dal 1912.
Il Prof. Norpoth ha spiegato allo “Stony Brook University News”, il notiziario internet della sua Università, che:
“Il modello di previsione considera principalmente i dati delle Primarie, che sono vere e proprie sfide elettorali, i cui voti vengono conteggiati e analizzati …
Ma utilizza anche altri dati numerici reali, come i risultati delle Elezioni precedenti, che indicano se il pendolo del consenso elettorale sta oscillando verso il Partito che occupa la Casa Bianca o verso il Partito di opposizione.
E’ un sistema di previsione che si basa sui risultati elettorali effettivi e non sugli esiti di meri sondaggi d’opinione”.
Norpoth non vede di buon occhio nemmeno i sondaggi d’opinione che calcolano in che percentuale il pubblico sia favorevole o contrario al Presidente in carica:
“Quei numeri rappresentano delle mere opinioni e non li uso. Sono convinto che la performance del Presidente in carica nelle Elezioni Primarie sia un dato reale, sostitutivo di questo tipo di sondaggi.
In ogni caso, non uso sondaggi o dati che rappresentino solo opinioni … Quando ho esaminato i risultati delle primarie del New Hampshire e mi sono accorto che Donald Trump aveva ottenuto l’85% dei voti … ebbene non ho avuto dubbi su cosa avrebbe previsto il mio modello”.
A differenza di analisti elettorali come Nate Silver di FiveThirtyEight — i cui complessi modelli includono sondaggi nazionali e locali, dati economici e qualche informazione storica — Norpoth ha creato un modello di assoluta semplicità che, quindi, è meno soggetto a errori.
Il sistema poggia sui risultati elettorali degli ultimi cento anni dai quali, senza complicati algoritmi, si evince semplicemente che il Candidato che ottiene il risultato migliore nella fase iniziale delle Primarie del suo Partito vince quasi sempre le Elezioni Generali.
Questo paradigma si è palesato a partire dal 1912, il primo anno in cui le Primarie hanno giocato un ruolo rilevante nel processo di nomina dei Candidati.
Norpoth usa spesso l’Elezione Presidenziale del 1912 come esempio di quanto le Primarie riescano a prevedere l’esito delle Elezioni Generali e il destino dei Candidati.
Nel 1912, infatti, il Repubblicano William Howard Taft era stato Presidente per un solo mandato ma, nelle primarie di quell’anno, venne sfidato per la Nomination dal suo predecessore e compagno di partito, Theodore Roosevelt.
Roosevelt vinse con facilità le primarie del Partito Repubblicano ma fu Taft ad essere nominato alla Convention Repubblicana, perché era il Presidente in carica.
Nel frattempo, il Democratico Woodrow Wilson vinse sia le Primarie che la Nomination del Partito Democratico.
Nel novembre del 1912 fu Wilson a sconfiggere Taft e a diventare Presidente.
In altre parole, il Candidato che era riuscito a vincere le Primarie del suo Partito sbaragliò il Presidente in carica, che non era stato in grado di battere il suo rivale alle primarie del GOP.
Cosa c’entra tutto questo con le elezioni del 2020?
Inevitabilmente, gli analisti elettorali convenzionali insisteranno sul fatto che il modello di Norpoth non si possa applicare all’anno in corso, a causa di circostanze uniche come la pandemia, le continue rivolte nelle grandi città (causate apparentemente dalla morte di George Floyd) e l’effetto-polarizzazione prodotto fra gli elettori dalla Presidenza Trump.
Ma in passato siamo sopravvissuti ad altre pandemie, siamo stati spettatori di rivolte e disordini. Abbiamo già avuto Presidenti “controversi”.
Norpoth respinge l’obiezione che tali “crisi” possano avere una qualsiasi oggettiva influenza sulla precisione del suo modello.
Per lui conta solo la matematica:
“La mia è una previsione “definitiva e incondizionata”. Non si modifica. È un modello matematico basato su cose che sono già accadute.
Le Elezioni Presidenziali del 2016 e i risultati delle Primarie di quest’anno sono un fatto compiuto.
Tutti pensano che Trump perderà di brutto, mentre io prevedo con quasi assoluta certezza che vincerà. Sembra una follia. Ma non lo è.”
La storia è dalla parte di Norpoth.
Il suo “Modello basato sulle primarie” ha generato pronostici corretti in ben 25 occasioni su 27 e per il 2020 prevede che il Presidente Trump annienterà Joe Biden, col risultato di 362 a 176 nel Collegio Elettorale.
Se la scorsa settimana siete stati abbastanza masochisti da assistere alla Convention Nazionale virtuale del Partito Democratico, non c’è bisogno che il Professore vi indichi come andrà a finire.
Il Partito più vecchio del mondo ha nominato il Candidato più vecchio nella storia degli Stati Uniti, portatore solo di vecchie idee politiche.
Fra un paio di mesi i fatti daranno nuovamente ragione al Prof. Norpoth e l’ex Vicepresidente Biden sarà finalmente rilasciato dai suoi “carcerieri” per godere, meglio tardi che mai, di un pensionamento che era dovuto già da molto tempo.
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Link Originale: https://spectator.org/helmut-norpoth-trump-win-november/
Tradotto da Laura
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