Redazione: Non abbiamo mai creduto alle grida entusiaste provenienti dal G-20: “nuntio vobis gaudium magnum: habemus pactum”.
Tant’è vero che alcuni giorni fa, e prima del G-20, avevamo proposto quest’articolo: https://www.mittdolcino.com/2019/06/29/qualunque-cosa-possiate-pensare-non-leggete-questarticolo-se-credete-che-un-accordo-commerciale-sia-in-arrivo/
In ogni caso, un accordo dove la 1a potenza mondiale vende granaglie, mentre la 2a (che vuol “farle le scarpe”) alta tecnologia, che accordo è? Ci viene in soccorso Totò: “ccà nisciuno è fesso!”.
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Tyler Durden per Zero Hedge
I mercati hanno accolto con gioia la decisione dei Presidenti Trump e Xi di riprendere i negoziati commerciali.
Ma, come abbiamo detto fin da subito, questo non significa che un accordo commerciale sia da considerarsi come un dato di fatto.
Anzi, esattamente il contrario. Anche perché Pechino e Washington avevano cominciato a “ripetere a pappagallo” alcune delle loro richieste fin da prima che i colloqui collassassero.
E con Washington riluttante a rinunciare a tutti i dazi della “guerra commerciale”, una condizione che Pechino considera irrinunciabile, potrebbe volerci molto tempo prima che i mercati ottengano quell’accordo che vogliono più di ogni altra cosa.
E così il frettoloso cessate-il-fuoco raggiunto al G-20 sembrerebbe essere finito (di nuovo) sugli scogli.
Come segnale che i sospetti fra gli alti funzionari cinesi continuino a covare sotto la cenere, il “South China Morning Post” [SCMP] ha rilanciato le dichiarazioni di un portavoce del Governo e di altri media-statali, dove si sostiene che Pechino rinuncerà all’acquisto dei prodotti agricoli provenienti dagli Stati Uniti se Washington facesse di nuovo marcia indietro.
Qualsiasi discorso tornerebbe al punto di partenza se Washington non fosse disposta a rimuovere tutti i dazi doganali imposti nell’ambito della “guerra commerciale”.
“Taoran Notes” (popolare agenzia cinese di notizie economiche) ha scritto che: “Se gli Stati Uniti facessero ancora una volta marcia indietro nei negoziati, le promesse di acquistare prodotti agricoli americani sarebbero anch’esse annullate”.
Ha aggiunto che la Cina dovrebbe considerare con maggiore attenzione sia la domanda interna che le opinioni delle compagnie nazionali prima di acquistare prodotti agricoli statunitensi.
Le fonti dello SCMP hanno confermato che i negoziatori americani torneranno a Pechino la prossima settimana, per quello che sarebbe l’undicesimo round di colloqui da quando sono esplosi per la prima volta, più di un anno fa, i problemi commerciali.
Le stesse fonti hanno avvertito che se la questione relativa all’abolizione dei dazi doganali sui beni cinesi non potrà essere risolta (fatto pressoché certo), i colloqui potrebbero “interrompersi immediatamente”:
“Se i negoziatori non saranno in grado di risolvere i problemi, i colloqui si ‘interromperanno immediatamente’, con Washington che andrà avanti con nuove tariffe su 300 e più miliardi/usd di prodotti cinesi”.
Hanno anche confermato che i negoziatori americani torneranno a Pechino la settimana prossima per appianare i dettagli di ciò che è stato discusso in precedenza.
In ogni caso, prima di andare avanti con i promessi acquisti di soia e di altri prodotti agricoli americani, Pechino ha insistito sul fatto che Washington debba rimuovere ufficialmente la Huawei dalla “lista nera”, come promesso da Trump.
In seguito, Gao Feng – l’influente portavoce del Ministero del Commercio Cinese – ha ribadito che un accordo commerciale sarebbe “impossibile” senza la completa rimozione delle sanzioni.
Una tale mossa richiederebbe che l’Amministrazione Trump non insista sul fatto che alcuni dazi debbano restare in vigore per garantire che Pechino rispetti l’accordo.
Gli Stati Uniti sostengono che questi dazi possono essere revocati solo se la Cina facesse importanti passi in avanti su determinati obiettivi.
“Se le parti fossero in grado di raggiungere un accordo, i dazi doganali sarebbero completamente rimossi. L’atteggiamento della Cina sulla questione è chiaro e coerente”, ha detto Gao, aggiungendo che i negoziatori di entrambi i paesi sono in contatto per poter riprendere i colloqui.
Lo ha dichiarato anche l’editore del Global Times, Hu Xijin: “La Cina adempirà ai suoi impegni solo quando le parti raggiungeranno un accordo. Gli Stati Uniti non devono imporre condizioni ingiuste se vogliono evitare che la Cina rompa le promesse. Pechino certamente le rifiuterebbe”.
Sulla rimozione della Huawei dalla “lista nera” – una decisione cui il “Dipartimento del Commercio” statunitense sembra tenacemente resistere – Trump ha ribadito quanto la questione del gigante delle telecomunicazioni cinese sia di “difficile” soluzione. Resterà sul tavolo “fino alla fine”.
In conclusione, Pechino ha un’idea molto diversa da quella di Washington sulla ragione per cui questi colloqui andranno male.
Ma gli investitori possono trovare conforto alla loro ansia sulla base di questa considerazione: se nei prossimi giorni i negoziati collassassero di nuovo, sarebbe virtualmente garantito che alla fine di questo mese la Fed ridurrà il Tasso dei Fondi Federali di 50 bp.
L’evento sarebbe comunque positivo per i mercati azionari, perché entrambe le notizie, sia quella buona che quella cattiva, sono da considerarsi “rialziste”.
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Link Originale: https://www.zerohedge.com/news/2019-07-05/china-wont-buy-american-soybeans-until-washington-provides-more-clarity-huawei
Scelto e tradotto da Franco
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