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Home » L’italo-argentino Milei stravince le elezioni con la ricetta della meritocrazia (sappiamo ora chi prenderà il posto di G. Meloni?)

L’italo-argentino Milei stravince le elezioni con la ricetta della meritocrazia (sappiamo ora chi prenderà il posto di G. Meloni?)

Javier Milei vince alle urne (non taroccate) con le sue ricette basate sulla cancellazione dei privilegi della casta di Buenos Aires (capitale non diversa da quella Romana, solo che nella Penisola ci sono pure quelle immarcescibili di Milano e Firenze). Dunque ha il sopravvento sugli interessi consolidati delle elites locali: taglio dell'inflazione, dei privilegi dei soliti noti e ripartenza dell'economia dal basso. Con re-industrializzazione. Ovvero con conseguente aumento della produttività. Poi stop ai sussidi "aggratis": bisogna lavorare e meritarseli. In Italia, una rivoluzione necessaria, quella dei Milei...

mittdolcino by mittdolcino
27 Ottobre 2025
in Davos vs. Adam Smith
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L’italo-argentino Milei stravince le elezioni con la ricetta della meritocrazia (sappiamo ora chi prenderà il posto di G. Meloni?)
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Javier Milei è un economista, un professore, uno studioso, un dotto, uno che nel suo speech di qualche mese fa a Davos fece scappare dalla sala K. Schwab additato come capo di un gang di approfittatori, per aver spiegato urbi et orbi ed in mondovisione come le elites di Davos di fatto sono collettiviste oligarchiche, Orwell insomma. Milei aveva ragione, ora lo sappiamo.

Traducemmo – unici in Italiano – il suo discorso integrale, ai tempi, QUI.

Solo per trovarci in rete a discriminare contro il progetto milieano il solito tuttologo, imbibito delle stravaganti e teoriche ipotesi “da non realizzare” tanto care al duo Borghi & Bagnai, secondo noi i due artefici principe del fallimento del sovranismo in Italia, che si lamentava dei sacrifici da fare nelle more della “ricetta Milei”. Eh si, questa è l’Italia….

Prima lezione, cari tutti: nulla viene gratis, nemmeno in Argentina. Bisogna fare sacrifici.


Milei vince, inequivocabile. Con il 40% dei suffragi: che poi i giornali di Davos dicano che è stata una “sorpresa” significa solo che – ancora una volta – tali media vi hanno raccontato FAKE NEWS (per indirizzare il Vostro dissenso e la Vostra attenzione lontano dagli azionisti/datori di lavoro dei media di Davos)


Dunque, passare dal 40, 50 0 100% di inflazione ad una inflazione sotto il 10% in un paio d’anni costa sacrifici. Che gli Italiani si preparino. Perchè se è vero che un paese ricco di materie prime rischia alta inflazione ma può reindustrializzarsi, come stanno facendo gli USA e l’Argentina, è innegabile che un paese povero di materie prime rischia molto di più a fare nulla, seguendo le ricette di Davos. Quell’ipotetico Paese, che fa lo struzzo, in fondo agisce proprio come sta facendo l’Italia, dietro la spinta suicidaria di Davos (per loro interessi, lo stesso che Davos sta facendo con l’Ucraina, spingerla al suicidio, per conquistarla ex post): implodere, deindustrializzarsi, tirare avanti a stenti con sussidi a pioggia, tagliare i consumi, non fare figli. Ed in ultimo, depopolare i locali, da sostituire con gli immigrati. Una ricetta cara all’ex “presidenta” Kirchner-Fernandez, che stava uccidendo l’Argentina prima della’arrivo di Milei se ci pensate bene…

Ce l’abbiamo davanti ai nostri occhi una situazione di declino implosivo e strutturale, a volerla vedere per come è davvero!

Ebbi un diverbio agli albori dell’era Milei con un tal Gilberto Trombetta, tempo fa, un economista/giornalista/politico, evidenziando – noi – precisamente il successo atteso di Milei già dalle sue prime mosse “taglia inflazione“. Avevamo ragione, oggi possiamo dirlo, sebbene il nostro interlocutore lamentasse che ciò avrebbe impoverito il paese: taglio dell’inflazione, con iniziale riduzione dei consumi, causa svolta radicale nell’economia passata dai sussidi a pioggia della Kirchner-Fernandez, non a caso di origine tedesca, alla meritocrazia espansiva ma SENZA INFLAZIONE di Milei.

E con tutta una serie di privilegiati, licenziati in tronco dai ministeri, tutti spazzati via da Milei.

La novità di oggi è che, nonostante le critiche preventive dei giornali di Davos, il popolo argentino ha smentito Davos e pure le persone che sostenevano le tesi care al Trombetta: ieri il popolo argentino ha votato per ritornare a crescere, pena sacrifici iniziali innegabili. Dunque, “Viva Milei Presidente“…

Bene così, diciamo noi, che amiamo l’Argentina come paese cugino. Certamente più cugino dell’Italia di quanto sia la Francia o la Germania, due stati che da secoli hanno tentato di impossessarsi della Penisola, trasformandola in una loro colonia.

A dirla tutta la deriva implosiva argentina parte precisamente dalla fine della WWII, ossia dall’arrivo dei nazisti, prima Buenos Aires rappresentava uno dei paesi più ricchi al mondo. Chiaramente ciò non fu un caso: dove arriva Davos, il loro ultimo nome (prima era nazismo) distrugge tutto, accumulando ricchezza nelle mani di pochissimi e “fottendo” la società. Con immani disastri sociali. In Argentina era evidentissimo, prima di Milei. E tutto sommato pure in Europa emerge prepotente la stessa deriva pre-Milei.

La ricetta di Milei in fondo è facile da capire: puntare su una vera meritocrazia, non come quella inneggiata dal governo italiano attuale dando giusto una parvenza astrusa meritocratica, in realtà il contrario; governo che ha nelle sua fila una concentrazione incredibile di gente senza alcuno studio, che quasi mai ha lavorato nel privato. Come si fa a risollevare un paese se non si hanno i rudimenti minimi?

Questo significa che bisogna spazzare via il “socialismo da Rolex” dei politici che lo applicano a loro vantaggio. E – viceversa –  premiare chi fa crescita.

Ad esempio cambiando totalmente il paradigma dell’agenzia delle Entrate che, in Italia, sembra addirittura esistere con il fine di uccidere la libera imprenditoria, soprattutto quella piccola che inizia dal basso, atto tragico ma comprensibile nel paese in cui i privilegi dei don Rodrigo sono secolari…. (secondo un recente studio, le famiglie più potenti di Firenze ai tempi della scoperta dell’America sono le stesse di oggi…)


 

29 Maggio 2016, WSJ


*****

In  fondo è facile ricordare come la prima Repubblica fosse imbibita di menti eccelse, cattedratici che il mondo invidiava, economisti, pure scienziati regolarmente “attaccati personalmente e pubblicamente” da interessi di paesi stranieri (il caso Ippolito, nelle more del golpe contro Richard Nixon, resta emblematico: attaccò l’ing. Ippolito capo del nucleare italiano con il risultato che fu la Francia – fino ad allora in forte ritardo –  a sviluppare la filiera nucleare,  l’Italia, che invece eccelleva nella tecnologia in specie decise di sua sponte – ma su spinta esterna – di rinunciare di fatto al nucleare…).

Ben ricordiamo, noi, che fine della WWII gli alleati proposero un piano Morgenthau per la Germania, che di fatto significa deindustrializzare la base economica che sostenne i nazisti; ovvero trasformando in parte tale economia industriale in agraria: il risultato dopo 80 anni è che hanno deindustrializzato per 20 anni di euro l’Italia, ma ora anche la Germania paga pegno (ma si difenderà fino allo stremo, statene certi…).

Come sapete non  riteniamo possibile alcuna ripresa economica in Italia senza la fine dell’euro.

E terminare con tale moneta è assai difficile visto che i giudici, i politici, il duo Borghi e Bagnai, i boiardi di sistema uniti sotto la comune bandiera del lombardissimo Don Rodrigo insomma si vedrebbero erosi – tutti loro – i privilegi in euro, chiamatele pensioni, chiamateli risparmi in euro, chiamatele posizioni sociali ed economiche privilegiate, chiamatele come come volete…

Specifichiamo – per inciso – che questa è critica prima di tutto politica.

Dunque – deriviamo – dall’euro si esce solo con una guerra calda, in assenza del coraggio – e della capacità tecnica – di affrontare una tale sfida. Guerra che sta arrivando.  O di una rivolta interna, che poi è la stessa cosa.

Non prima però di aver distrutto eticamente e socialmente il paese dalle fondamenta: i don Rodrigo, ben sapendo che è finita, si giocano il tutto per tutto, approvano la deindustrializzazione più radicale. E le misure più coercitive ed umilianti atte a togliere la speranza alla gente, alla classe media; misure che ebbero l’apogeo recente nel lockdown COVID strettissimo di Mario Draghi (uomo di Davos, come Mario Monti), unico paese in Europa ad avere un tale rigore secondo molti metri di misura. La vaccinazione massiva con un preparato mRNA innovativo e pressochè sconosciuto negli effetti a lungo termine, non testato se era cancerogeno, da inoculare soprattutto a persone già in pensione o che stanno per andarci, completa solo il tragico quadro voluto da Davos soprattutto per l’Italia.


Fonte: al LINK


Ed un governo attuale, con una Premier per altro assai stimata anche da noi, che da una parte si posiziona perfettamente a livello internazionale, in attesa del grande cambiamento che porterà alla fine dell’euro, con guerra e/o rivoluzione interna.

Ma che in politica interna continua a fare disastri, appunto incapace di cambiare registro causa anche ministri in larga parte senza arte ne’ parte degni di una armata Brancaleone della politica: MEMENTO che la pressione fiscale italiana oggi è meno dell’1% inferiore al record assoluto del Governo di Mario Monti, colui che affossò l’Italia “cancellando la domanda interna” (cfr. CNN) su indicazione, di fatto, dell’EU austera ossia di Davos.

*****

A Davos, il clamoroso discorso anti-Davos di Milei (dove J. Dimon/JPM fa l’endorsement presidenziale a Trump)

Oggi con Milei vincente e premiato dalla sua gente alle urne le cose però cambiano, le critiche di Davos vanno in cantina.

Da una parte le economie diciamo trumpiane nel mondo possiamo dire ufficialmente che possono risorgere. Democraticamente. E dunque anche alle URNE, ma urne non taroccate. Dall’altra, specularmente, Davos affonda. Vedasi anche il El Salvador, che sta avendo uno sviluppo, anche sociale, trurbinoso grazie alle ricette trumpiane.

Manca però un paese alla conta, tra i trumpiani che dovrebbero risorgere: l’Italia, che resta al palo. Dove i successi sono solo sulla carta, Nonostante innegabili e apprezzati – da noi – successi in politica internazionale-.

Una situazione che resta irrisolvibile senza, appunto, una guerra calda, sta solo nel ribaltare il tavolo: memento che Milei e sua sorella hanno avuto la cittadinanza italiana prima della legge Tajani che ne limitava l’accesso (ora capite quale è il terrore di Tajani, importare talenti che possano cambiare lo status quo, non per nulla è nipote di Badoglio, il Tajani…). Dunque “quelli bravi di Italiani” hanno titolo per tornare in Italia a correggere le cose.

Ciò che si doverebbe fare in Italia è lo stesso fatto in Argentina da Milei, con l’aiuto USA per riprendersi la Libya, a tempo debito.

Ma soprattutto togliendo privilegi e sussidi stratificati a favore di nobiltà di casta ormai anacronistiche, non siamo più nel 1800…

A partire dal far restituire ex lege il 60% di quanto ricevuto dai Don Rodrigo che si sono rifatti la casa a spese dello stato col “Superbonus” sbloccato da Draghi, parlo di coloro che, con stipendi altissimi, hanno fatto pagare la ristrutturazione della propria villa o anche del proprio castello ai contribuenti italiani, di fatto senza tirare fuori un ghello (il pagamento extra – incrementale ex post è possibile, è già stato fatto con lo scudo fiscale se ricordate bene…).

Si, perchè l’insegnamento mirabile di Milei è che l’economia segue un minimo di etica. Ed infatti Milei ha fatto licenziamenti di massa prima di tutto nei ministeri e negli enti statali inutili, tagliando anacronistici privilegi.

Dovrà farlo anche in Italia. Con Meloni che va al Quirinale – premiata per il suo acume strategico, diciamo così, non per quello economico – al posto di uno dei presidenti peggiori della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.

Da qui in avanti la strada è segnata dunque. Milei dopo aver corretto le storture argentine e fatto ricrescere il cono sud arriverà in Italia, a capo di un  governo che darà la caccia ai Don Rodrigo.

Un ultimo appunto, come messaggio agli amici Americani: fomentare la protesta dal basso è un passo imprescindibile purtroppo, vista la massa di Don Rodrigo filo Davos che si annidano ovunque nel paese che fu di Cesare, Marco Antonio e Cleopatra, oggi così ambito da Davos, non gli verrà lasciata tregua…

Preparatevi dunque all’impatto.

MD

 

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Et voilà! I Francesi diventano come i loro ex-schiavi negri: pagare se emigri (bisogna mantenere i privilegi dei don Rodrigo parigini)

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