Tutti intendono il bitcoin come la risposta alla monetarizzazione selvaggia ed alla stampa di moneta senza fine, soprattutto del dollaro. Personalmente ritengo sia solo un quarto di verità. Discutendo dell’argomento con un amico di norma ben informato abbiamo fatto alcuni ragionamenti assieme. In buona sostanza possiamo tranquillamente dire che il bitcoin è esploso a seguito della crisi del 2009: poco alla volta si è imposto, poi da 4 anni circa è esploso sia nei prezzi che nella diffusione. Il progetto sembra invece assai datato, tanto che l’architettura del bitcoin sembra relativamente “vecchia” rispetto ad altre criptovalute (…).
Tanto per andare alla conclusione, in molti sostengono che il bitcoin sia sì una risposta alla stampa di valuta senza controllo ma la sua importanza dipende dal fatto che rappresenti soprattutto un alternativa al tradizionale “safe heaven” per eccellenza, l’oro; ossia, il bitcoin molto probabilmente è davvero nato come alternativa all’oro, ma per evitare che – a fronte di flussi di denaro in acquisto governati dal panico sui mercati stile caso Lehman – l’oro decollasse mettendo in discussione la supremazia del dollaro “fiat”. Ciò si è concretizzato, guarda caso, dopo il 2009 ossia quando gli USA hanno iniziato a stampare dollari come non ci fosse un domani per salvare le proprie aziende finanziarie sistemiche, assieme ad altri paesi occidentali: il fine era di uscire dalla crisi subprime, con l’epilogo finale che ci ha portati ai tassi a zero. Pochi ricordano come l’oro, fino al 2000, fosse anche prossimo ai 200 dollari/oz: in poco più di dieci anni il suo valore si è quasi decuplicato, ai massimi post-subprime. La salita è andata di pari passo con le banche centrali che vendevano le riserve auree durante il primo decennio del III millennio, per cui tutti avevano una parte di interesse alla salita del metallo giallo.
Dal 2014 qualcosa è però cambiato nei modi di interpretare l’oro sui mercati, ossia probabilmente la paura che l’eccessiva salita dell’oro facesse diventare il dollaro una reale alternativa al verdone ha cambiato le carte intavola; da qui un intervento sui mercati nemmeno troppo celato atto a sopprimere il prezzo aureo, testimoniato dai numerosi casi di manipolazione dei prezzi dei futures scoperti dalle magistrature di mezzo mondo.
Oggi la salita dell’oro sembra stia riprendendo giusto perchè, probabilmente, la discesa del dollaro coincide di norma con la salita dell’oro; dunque, tutti sappiamo come oggi Trump voglia un dollaro debole. Ossia, potrebbe anche succedere che Trump, ovvero gli USA, per indebolire il dollaro permettano all’oro di rivalutarsi riflettendo il vero rapporto tra volumi fisici in domanda ed in offerta, cancellando la soppressione del prezzo che ormai va avanti da 5 anni grassi.
Il bitcoin inizialmente forse doveva davvero incanalare tutti quei flussi di denaro che cercavano un “safe heaven” nel metallo giallo, costituendone un’alternativa e facendolo salire oltre il dovuto. Tanto per darvi un metro di misura, il valore attuale delle prime 5 criptovalute supera a valori di mercato i 250 miliardi di dollari, ossia il controvalore delle riserve auree di Italia e Germania messe assieme: immaginate, se cotanto flusso fosse andato sull’oro e non nelle criptovalute, forse oggi saremmo a parlare di oro a 10’000 o 20’000 USD/oz (ndr).
Chi ha ideato il piano bitcoin, ossia probabilmente i servizi segreti più potenti del mondo – se di piano si può parlare -, si può concludere che abbia avuto un grande successo.
Cosa accadrà domani (sui prezzi) è difficile da prevedere. Certo, la manipolazione al ribasso di un bene fisico scarso come l’oro sembra cosa molto più difficile da attuare che una eventuale futura soppressione del prezzo di un bene digitale come il bitcoin che, per sua natura, è intangibile. Essendo per altro – e per definizione – prono a falsificazioni e furti informatici; con l’oro invece le frodi sono assai più difficili da attuare, per questioni di manipolazione e di peso del bene, soprattutto in relazione alla detenzione di metallo fisico.
Mitt Dolcino
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