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Home » Afghanistan: il “ritiro” degli Stati Uniti non significa che la guerra sia finita

Afghanistan: il “ritiro” degli Stati Uniti non significa che la guerra sia finita

Franco Leaf by Franco Leaf
1 Agosto 2021
in Generale
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Kit Knightly per Off Guardian

La “grande notizia” degli ultimi due giorni è il ritiro americano dall’Afghanistan.

Dopo quasi vent’anni, gli Stati Uniti stanno finalmente ritirando le loro truppe da uno di quei Paesi dove non hanno mai avuto il diritto di stare.

Il “Presidente” Biden ha riaffermato che gli Stati Uniti ritireranno tutte le loro forze entro il 31 agosto, aggiungendo che sarà il popolo dell’Afghanistan a “decidere il propio futuro”.

Tutto questo viene venduto dai media come la “fine della guerra” — e che questa fine sia davvero una brutta cosa.

L’Economist titola: “La guerra più lunga dell’America sta finendo con una sconfitta bruciante” — e avverte che la vita per il popolo afgano sarà peggiore una volta che la NATO se ne sarà andata.

Politico, a sua volta, lamenta che l’America “non abbia mai capito” la ragione di questa guerra mentre, il New York Times, paragona l’abbandono dell’Afghanistan al “tradimento consumato con la fine della guerra in Viet Nam”, nel 1975.

Altri media stanno già cercando di venderci il concetto del “notevole costo” costituito dal ritiro degli Stati Uniti.

La BBC riferisce che i Talebani stiano facendo conquiste territoriali mentre, il Guardian, scrive che saranno l’Iran e la Russia a riempire il vuoto diplomatico  nella regione.

L’Evening Standard sta facendo anche di meglio, preparando la gente all’idea che la NATO debba tornare indietro e ricominciare daccapo: “Abbiamo lasciato l’Afghanistan, ma potremmo tornare indietro”

Ma questi messaggi sono corretti? I combattimenti sono davvero finiti? Biden ha davvero posto fine alla guerra?

No, assolutamente no. I canali ufficiali sono stati molto chiari al riguardo.

Il Segretario dell’Aeronautica degli Stati Uniti, John Roth, ha già detto di aver elaborato “Over the Horizon”, un piano da 10 miliardi di dollari per far volare i droni sopra l’Afghanistan, partendo dalle basi aeree in Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi.

Martedì, in una conferenza stampa, all’Addetto Stampa del Pentagono, John Kirby, è stato chiesto in che modo gli Stati Uniti potrebbero assistere le “Afghan National Security Defense Forces”, e lui ha risposto: “Nel modo che avete già visto in passato — attraverso gli attacchi aerei”.

Quindi, gli attacchi aerei e con i droni continueranno. La Casa Bianca e il Pentagono sono stati onesti al riguardo (lo “Institute for Public Accuracy” ha fatto un grande lavoro raccogliendo tutte le citazioni).

La “guerra è finita”, ma gli Stati Uniti continueranno a bombardare l’Afghanistan come e quando vogliono. Ma non si limiteranno alle bombe.

Altre prove che la guerra in Afghanistan continuerà sono disponibili nelle pagine di USA Today, che ha pubblicato una storia dal titolo: “Ecco come possiamo salvare l’Afghanistan dalla rovina dopo aver ritirato le truppe. Sono necessari nuovi modi per sostenere i migliaia di contractors occidentali in Afghanistan”.

“Nuovi modi per sostenere i contractors”, tradotto liberamente, significa “più soldi e armi per i mercenari”.

Per chi non lo sapesse, “contractors” è un termine mediatico che sta quasi sempre per “mercenari”. E i “contractors” in Afghanistan sono stati spesso sui giornali negli ultimi mesi.

A maggio, quando il “ritiro” stava presumibilmente cominciando, il NY Magazine scriveva: “Gli Stati Uniti stanno lasciando l’Afghanistan? Ditelo ai ‘contractors’. Le imprese americane del settore stanno capitalizzando questo ‘ritiro’ trasferendo in quel Paese centinaia di nuovi mercenari”.

Per poi continuare: “I contractors sono una forza su cui sia il Governo statunitense che quello afgano fanno affidamento. I ‘contratti’ in quel Paese sono un grande affare. Dal 2002, il Pentagono ha speso 107,9 miliardi di dollari in ‘servizi’ appaltati, secondo un’analisi di Bloomberg Government. Il Dipartimento della Difesa impiega attualmente più di 16.000 ‘contractors’ in Afghanistan, di cui 6.147 sono cittadini statunitensi — più del doppio delle truppe USA che comunque resteranno”.

Quindi, anche prima del “ritiro”, c’erano più mercenari, in Afghanistan, che truppe vere e proprie. E non se ne stanno andando.

Già a dicembre si diceva che la Blackwater “potrebbe sostituire i soldati americani in Afghanistan”.

In breve, ci saranno forze di terra USA e NATO in Afghanistan. Saranno lì come “contractors” o “consulenti militari”.

Le truppe occidentali diventeranno “private”, lavoreranno per la Blackwater o per qualche altra società che avrà ottenuto un contratto dal Dipartimento di Stato o dalla CIA.

Nel frattempo, pochi giorni fa le forze statunitensi hanno “abbandonato la base-chiave di Bagram”, lasciandosi dietro armi, “centinaia di veicoli blindati” e oltre 5.000 “prigionieri talebani”.

Abbiamo già visto tutto questo, vero?

Chiunque abbia descritto il conflitto in Siria è più che familiare con termini quali “forze di sicurezza private”, o “milizie sostenute dall’Occidente” e con tutto il linguaggio codificato che i media usano quando non vogliono dire “mercenari”.

Chiunque abbia seguito i conflitti in Ucraina e nello Yemen, o l’improvvisa crescita dell’ISIS, ha visto i modi tortuosi con cui l’equipaggiamento americano finiva “accidentalmente” nelle mani di “terroristi”, “insorti” e “forze d’opposizione”.

Questo è il modo con cui gli Stati Uniti combattono le loro guerre. Francamente, pensare che possano ritirarsi totalmente dall’Afghanistan è pura follia.

Come ho scritto nel Dicembre del 2019, l’Afghanistan è stato un enorme successo per lo Stato Profondo e le opportunità commerciali continuano ad essere troppo redditizie per potervi rinunciare.

In primo luogo, la CIA non ha passato vent’anni a ricostruire la coltivazione dell’oppio afgano per poi rinunciarvi.

Stime recenti dicono che l’Afghanistan produca il 90% dell’eroina globale, un’enorme fonte di denaro per lo Stato Profondo.

In secondo luogo, l’Afghanistan è sede di gigantesche riserve di minerali.

In effetti, l’equivalente di ben 1.000 miliardi di dollari di “terre rare” — e in particolate di litio, vitale per produrre, fra le altre cose, le batterie utilizzate in ogni singolo telefono cellulare, laptop e tablet sulla Terra.

Sforziamoci, allora, di dire le cose chiaramente. Gli Stati Uniti — come potenza globale — non possono permettersi di rinunciare all’Afghanistan.

E non lo faranno. Semplicemente, ri-calibreranno l’uso delle parole e andranno avanti.

Useranno il “ritiro” per guadagnare qualche punto nei riguardi dei pacifisti e indirizzeranno i fondi del Pentagono verso i mercenari.

Affermeranno di “aver posto fine alla guerra” ma, semplicemente, la porteranno avanti sotto un altro nome.

Saranno i contractors privati ad effettuare mirate “operazioni antiterrorismo” o “attacchi di precisione”, facendo fuori “noti criminali internazionali” …  ma nessuno userà più la parola “guerra”.

Le truppe statunitensi potrebbero anche lasciare i confini dell’Afghanistan, ma l’influenza degli Stati Uniti resterà. Tutto continuerà come prima e il fuoco cadrà ancora dal cielo.

La pace sarà solo un miraggio.

*****

Una pedante nota a margine

L’articolo cade a fagiolo quanto meno per affiancare alla teoria dell’”ignobile ritiro” degli Stati Uniti dall’Afghanistan (c’è chi ha evocato persino una Saigon 2021, costruendoci sopra discutibili teorie geopolitiche), quella di una guerra che, invece, si sta solo trasformando in qualcosa d’altro.

Ovvero, in una guerra per procura fatta sul terreno dai Contractors e in aria dall’US Air Force.

L’articolo, seppur in sintesi estrema, descrive abbastanza bene la situazione, anche se molto altro sarebbe da aggiungere.

Gli Stati Uniti non se ne andranno. Mai lascerebbero il terreno completamente libero a russi e cinesi. Troppi gli interessi economici (leciti e illeciti) e geo-strategici.

Ferma restando l’opinione che questo blog ha dello Stato Profondo statunitense, del Sig. Joe Biden e dell’invasione dell’Afghanistan (tutti meritevoli della condanna più dura), riterremmo doveroso ricordare che i guai, per quel Paese, siano cominciati dalla precedente disastrosa occupazione, quella della Russia sovietica (propedeutica alla presa di potere da parte dei Talebani)  … e che anche i russi usino i Contractors quando conviene loro.

In Medio Oriente e in Libia non è forse la Wagner a mettere gli stivali a terra, con l’aviazione russa che bombarda dall’alto? 

Solo questo. Non è un disonore, se tale può essere definito, legato a una sola bandiera.

La stessa cosa sul perseguimento dei propri interessi. Se lo fanno i russi e i cinesi va bene, se lo fanno gli americani (con la Nato a rimorchio) allora va male.

Ecco, tutto questo ci sembra un tantino ipocrita, senza voler entrare nel merito delle questioni.

*****

Link: https://off-guardian.org/2021/07/09/no-joe-biden-is-not-ending-the-war-in-afghanistan/

Scelto e tradotto da Franco

*****

Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.

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