Corto circuito più democratico che istituzionale in Francia. In cerca di risorse, con l’impossibilità di tassare i pensionati locali ed i Don Rodrigo in genere (di fatto in Francia – pensate – i manager diventati improvvisamente disoccupati vengono pagati dallo Stato in sussidi di disoccupazione in funzione del loro ultimo stipendio, un affare farsi licenziare a fine carriera avendo magari stipendi altissimi) ne studiano un’altra: trasformare il popolo francese che cerca di emigrare per trovare un futuro migliore, anche dentro l’EU, in simil-schiavi negri dei tempi che furono, gli stessi schiavi per altro in tempi passati sfruttati spesso a morte dai francesi stessi.
Nel senso, in Francia non ci sono opportunità perchè i don Rodrigo hanno occupato tutti gli spazi?
I francesi vogliono emigrare per cercarsi un futuro migliore?
Dunque – soluzione alla Macron, ossia alla Don Rodrigo – vietiamo in qualche modo ai francesi di emigrare all’estero in cerca di un futuro migliore. O meglio, se costoro vogliono emigrare lo potranno fare solo in paesi senza futuro come la Francia, con tasse altissime. Ovvero i francesi emigrati in luoghi dove è possibile costruirsi un futuro migliore, viste anche le tasse minori (che di norma coincidono con stipendi più alti) dovranno comunque continuare a pagare le tasse in Francia: per tenere in piedi il carrozzone che paga gli stipendi a gente come Macron, icona del donrodrighismo più assoluto, anche se non godono di alcun servizio fornito dallo Stato francese visto che stanno all’estero…
A parte che tale legge apre ad un vulnus fiscale enorme: se un soggetto si trasferisce in un paese terzo, dovrà prima pagare le tasse nel paese dove vive, per pagare i servizi di cui gode? O pagherà prima le imposte francesi, dove è nato ma da cui non riceve alcun servizio? O pagare le tasse in entrambi i paesi?
Restando per altro aperto il dilemma su cosa dovranno pagare i soggetti con doppio passaporto…

Legge in approvazione all’Assemblea Nazionale Francese
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Per vostra informazione, ad oggi solo due paesi al mondo obbligano i propri concittadini a pagare le imposte nel proprio paese di cittadinanza: gli USA e l’Eritrea.
Per gli USA esiste per altro una peculiarità: lo ius soli, ossia negli USA, terra di emigrazione storica, chi nasce in loco prende in automatico la cittadinanza USA, una facilitazione sotto molti punti di vista, soprattutto per chi arriva da luoghi molto sfortunati. Anche perchè gli USA difendono a spada tratta i propri concittadini nel mondo, dando sicurezza e supporto, dunque una sorta di pagamento di servigio potrebbe essere implicito (per l’Eritrea vale invece il contrario: sono talmente poveri che sperano gli eritrei emigrati versino qualche spicciolo alle casse del loro povero Stato). Ci sarà poi da ridere su cosa potrebbe succedere in un contenzioso tra Francia ed USA, nel contesto specifico…
Per altro il caso francese ci ricorda molto quello degli schiavi negri, che dovevano pagare per potersi affrancare, ossia diventare uomini liberi. Tali schiavi negri sappiate che dovevano pagare a chi li possedeva una sorta di tassa per essere “liberati” dal giogo della schiavitù, una compensazione al Padrone (la famiglia di Ursula Von Der Leyen aveva schiavi e commerciava in schiavi, ironia della sorte, nota di redazione).
Bene, oggi la Francia con tale legge sta facendo precisamente lo stesso coi propri concittadini, trattarli come gli schiavi negri dei tempi che furono, per affrancarsi.
Ma tale oppressione vale solo per la classe media e medio bassa, lo capirete meglio di seguito: della serie, “tu piccolo francese, mica penserai di emigrare in un altro paese a cercarti un futuro, lontano da affetti, amici e famiglia, lasciando i don Rodrigo locali “alla Macron” senza le fonti di sostentamento per i privilegi a cui sono abituati da generazione?”
“Dunque anche se emigri io comunque ti tasso in Francia, per 10 anni“, dice oggi lo Stato francese, circa.
L’assioma [schiavi negri del 1800 = popolo francese non Don Rodrigo oggi] assume dunque un perfetto senso compiuto.
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Fonte: thanks to Hermes RIvera, unsplash.com, see LINK
Ma non è tutto.
Quanto sopra è vero a maggior ragione considerando il fatto che detta legge in approvazione al Parlamento francese opprime le persone fisiche francesi ma NON le aziende!
Mi spiego meglio: l’operaio con passaporto francese della Stellantis, ossia Peugeot (azienda con partecipazione azionaria dello Stato francese, della serie lo Stato italiano non poteva farlo con la Fiat ma i parigini invece se ne fregano) che lavora nello Stabilimento di Metz o Mulhouse stanco di fare una vita di sacrifici senza poter risparmiare un ghello e senza potersi permettere un miglioramento strutturale del proprio standard di vita operaio, se decide di emigrare in USA o in Australia o Nuova Zelanda o anche semplicemente in Repubblica Ceca o Cina, ovvero in ogni paese che abbia una tassazione decisamente inferiore a quella francese (la Francia ha la tassazione tra le più alte del mondo per i lavoratori dipendenti) continuerà a pagare le tasse in Francia, altissime tasse. Con la conseguenza che il suo standard di vita all’estero non è che si innalzerà di molto…
Un deterrente dunque contro l’emigrazione di forza lavoro francese soprattutto operaia.
Alla faccia della sinistra, anch’essa certamente interessata a non perdere l’associazionismo alle sigle sindacali sinistrorse francesi causa emigrazione.,..
Però – NOTATE – l’azienda per cui lavora detto ipotetico operaio, la Stellantis ossia Peugeot, con giubilo dei propri azionisti, potrà impunemente continuare a muoversi ad esempio in seno all’Unione Europa in cerca della tassazione minore possibile, in ossequio della circolazione dei capitali (e delle aziende), permettendo dunque agli azionisti di Stellantis di guadagnare molti più soldi, creando paralleli buchi nel bilancio statale di molti paesi ad alta tassazione come la Francia. Un gatto che si morde la coda insomma.
Memento che Stellantis è ad esempio basata in Olanda.
Tradotto: il povero operaio francese deve continuare a restare povero, deve sacrificarsi per tenere in piedi il sistema di cui si alimentano i vari Don Rodrigo parigini. Anche se emigra.
Mentre le aziende, di norma di proprietà dei don Rodrigo, potranno liberamente trasferire la loro residenza ovunque sia più conveniente per loro, per i loro dividendi ed utili, senza il rischio di dover sborsare un cent.
A parte che tale indirizzo di legge va perfettamente contro la libera circolazione delle persone, creando asimmetrie ingiustificabili in ambito pienamente democratico, è soprattutto il principio asimmetrico che colpisce: i poveracci pagano per mantenere i privilegi di quelli che stanno, questo è il tragico sunto!
Vedere poi che questo capita addirittura in Francia fa anche più impressione, dopo che ci hanno scassato i gabbasisi per secoli con i principi papochhio a questo punto di liberté, égalité, fraternité.
Egalitè soprattutto: si, égalité, , ma solo con qualcuno (che sta sopra) che resta più “uguale” degli altri…
Ai posteri l’ardua sentenza (vedremo se andrà in porto tale legge; ma l’intenzione giù tradisce l’indirizzo, ossia quello che ci dobbiamo aspettare in Francia e – sigh – nell’EU nei prossimi tempi…).
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A questo punto la chiosa.
In primis: un paese che perde le colonie poi fa fesserie, come quella di cui sopra. La Francia lo dimostra, perdendo secondo noi anche la base democratica.
Poi il secondo e più generale commento: quanto può ancora durare un’Unione Europea diventata nemica dichiarata del benessere dei propri popoli ma non dei Don Rodrigo che la comandano? Quanto deve passare prima che una rivoluzione dal basso travolga il costrutto don Rodrighiano che persevera in Europa – a danno della moltitudine – da almeno 500 anni?
Ricordando le parole del VP USA, J.D. Vance a Monaco nel Febbraio scorso…
Auguri
MD





